sabato 9 febbraio 2008

Brividi finali allo Stade de France

Francia 26 - 21 Irlanda
Altra storia a Parigi rispetto a Cardiff. La Francia ha vinto e non ci piove. Teoricamente ha vinto in cinquanta minuti grazie alla prestazione di Vincent Clerc (in foto), ossia l'uomo giusto al posto giusto al momento giusto quando i trequarti francesi infilivano la difesa irlandese come un coltello nel burro caldo. Altro che caldo, burro sciolto del tutto. Hat trick per lui e spettacolo finito.
Invece gli irlandesi, come per miracolo, si sono accorti di essere in campo anche loro. Forse sbagliavamo, forse il verde rimane il colore della speranza. Dal 26-6 al 26-21 finale. Roba di cinque punti.
Vi ricorda qualcosa? Certo, quel 16-11 di una settimana fa a Dublino contro l'Italia. Una storia del genere era già andata in scena qualche 6 Nations fa, quando dopo un primo tempo a fiumi di champagne, quasi quasi i galletti si ritrovavano con la cresta rasata dal risveglio di Finnegan, per dirla alla Joyce.
Questo pomeriggio le due nazionali hanno scritto il secondo capitolo di quella vicenda. Facce nuove e vecchi vizi per la Francia di Livremont, che comunque dimostra se non di essere affidabilissima, di saper però rendersi un osso duro per tutti. Quanto a O'Sullivan e i suoi, rimane l'ultima ancora di salvezza nella partita contro gli inglesi a Twickenham.

LA VERSIONE DI ABR
Alla fine del primo tempo avevo annotato mentalmente: ecco una squadra - quella francese - realmente "back to basics": dieci arcigni cacciatori-raccoglitori (gli otto di mischia più i due centri: Nallet e Mela, le due favolose terze ala coloured, i marpioni Bonnaire Traille e Marty etc.), una mediana non eccelsa ma scattosa, un triangolo arretrato ali-estremo da paura se lanciato in velocità, vuoi su contropiede vuoi su azione manovrata.
Erano ANNI (dalle prime apparizioni di Habana al Super14) che non si vedeva un mismatch come quello sul lato chiuso di Clerc: ogni volta che s'infilava lì Heymans a raddoppiare era meta quasi garantita, mostruosa la differenza di velocità tra Clerc e il difensore nella prima meta; anche Rougerie all'ala aperta operava incursioni "fisiche", devastanti.
L'Irlanda era sempre la solita da qualche anno a questa parte; compassata, attenta in difesa (mismatch a parte), solida nel possesso, svolgeva diligente il suo compitino: si prendeva il suo ma non di più con gli avanti, tentava quel paio di penetrazioncine (roba piccola s'intende) con i centri e l'estremo; infine regalava regolarmente il possesso all'avversario una volta che O'Gara o chi per lui tentava up 'n under o aperture all'ala, alla mano o al piede che fossero. Non perchè male eseguiti anzi, solo prevedibili, studiati in video, cablati nella difesa che non attendeva altro.
Gioco scontato e perciò non efficace è dir poco, e per fortuna che "a-chi-la-dò-stasera" (la palla of course ..) Stringer se ne sta in panca!

Nella seconda metà del secondo tempo però cambia inopinatamente tutto: il pack francese non difende più (sciolto, svanito, in debito d'ossigeno, indebolito dai cambi di Lionel Faure e Dimitri Szarzewski ), mentre quello irlandese prende finalmente ad attaccarlo senza remissione e aperture, calando due mete di forza e sfiorando quella della vittoria all'ultimo minuto.
Potevano probabilmente farcela gli irlandesi, se solo avessero avuto la pazienza di insistere col pick and go degli avanti; invece nostalgia canaglia, hanno istintivamente aperto il gioco e sparacchiato il solito maledetto calcetto dell'avemaria per l'ala, prontamente trascinato fuori da un Bleus e fine delle trasmissioni.
Almeno si spera che serva da lezione: agli irlandesi - per me il mito O'Gara è stato il peggiore in campo per scelte suicide - e ai francesi - non è detto bastino 4 mete a zero per vincere se gli avanti ti mollano.
Lezione anche per noi italiani: la partita è finita solo quando l'arbitro fischia, e può valere più un pack solido, col fiato e i rincalzi di livello che non un trio stellare Clerc Heymans Rougerie indietro (certo però che averceli ...).

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Una partita da antologia scolastica. La dimostrazione che in questo sport le individualità possono essere devastanti SOLO se supportate dalla squadra. Il mio pallino Heymans ogni tanto fa scelte suicide, fidando un po' troppo nei suoi mezzi, ma certo ce ne sono pochi al mondo abili quanto lui ad aprire le difese avversarie con quelle profonde coltellate sempre belle da vedere.
Nonostante il tono piatto quanto la pianura veneta d'inverno nella nebbia, bravo il mio compatriota Mazzariol nel commento tecnico. Almeno ha saputo un passo alla volta mettere la museruola al suo compagno di telecronaca.

Anonimo ha detto...

ho appena scoperto una cosa fabtastica: col digitale terrestre si può ascoltare solo l'audio degli effetti stadio senza commento! :-D
Secondo me la perfezione sarebbe stata poter scegliere l'audio del commento tecnico escludento il telecronista. ;-)
Godiamoci 'sto match e incrociamo le dita!

Abr ha detto...

D'accordo Zamax, anche su mazzariol che però oggi mi cade a fare "l'italiano" e si lagna troppo dell'arbitro.

Su Heymans, come tra individuo e stato ci sta la comunità, così nel rugby trovo ci stia il reparto; nel suo caso superbo (Clerc, Rougerie, lui). Più che cappelle sue, o loro, abbiamo assistito a mio avviso alla frana degli avanti transalpini.

Abr ha detto...

Pe rme l'ideale sarebbe poter scegliere tra due commenti, uno del crooner italiano e uno del commentatore avversario (inglese in questo caso).
Non possedendo digitali terragni, mi limito a abbassare l'audio nei momenti più fastidiosi e mi perdo gli effetti eh si purtroppo ...

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