Italia rugby, missione compiuta
Italia 23 - 20 Scozia
First half
Nel rugby nessuno regala mai niente, soprattutto una partita. La Scozia si è già tolta la grande soddisfazione di aver vinto contro l’Inghilterra una settimana fa, ma non è scesa a Roma per far passerella. L’Italia non vuole il cucchiaio di legno, non se lo merita e Nick Mallet dalle tribune ha dimostrato quanto sia un tipo determinato. Nella città dei gladiatori, gli azzurri si giocano tutto.
Il pallone lo consegnano i parà. Speriamo bene, ball of Heaven. Arbitra Nigel Owen.
Gli scozzesi iniziano aggressivi, portando pressione sui nostri trequarti. Sono certamente più leggeri mentalmente, e sbagliano pure. Intercetto di Parisse, raggruppamento, calcio di Masi che mette sotto pressione Danielli sull’assalto di Galon, rimessa per l’Italia nei 22 avversari, ma il lancio di Ghiraldini non è dritto. Ottimo il lavoro della mischia, si recupera palla e Masi arriva a tanto così dalla meta. Poi la Scozia si riorganizza e riesce ad allontanare la manovra avversaria. Dopo sei minuti le polveri sono già accese da un pezzo.
Prima nota tattica da segnalare: la Scozia patisce il nostro pacchetto di avanti, regalandoci il primo calcio con Marcato. C’è la forza, non la precisione. Seconda nota: gli scozzesi non sembrano aver fatto i compiti e si lasciano intercettare una seconda volta come un anno fa a Edimburgo con Robertson. Si salvano, si fa per dire, con una meta ai cinque metri ed introduzione azzurra. I nostri spingono, loro arretrano e non tengono, fanno cadere la mischia, Owen fischia e si mette in mezzo ai pali con il braccio alzato per la meta tecnica. 7-0 al 13’.
La Scozia prova la reazione giocando al largo, ma ha problemi con la trasmissione dell’ovale e quasi ci scappa il terzo intercetto in meno di venti minuti.
Al 19’ gli scozzesi entrano per la prima volta nei nostri 22 e segnano una meta che nasce dalla determinazione ad esplorare il lato chiuso. Ci pensa Hogg dopo che Webster pasticcia sui propri piedi e rischia di mandare tutto a pallino. Figurati se Paterson sbaglia: 7-7 al 21’. Quattro minuti dopo Parks imita il compagno Paterson con un bel calcio dalla distanza, 7-10 per la Scozia.
Il bandolo della matassa ce l’hanno in mano loro. Attaccano un po’ disordinatamente, ma attaccano. I nostri placcano tanto, ma poi ci scappa il placcaggio mancato o del tutto sbagliato che apre la strada a Southwell. Per fortuna loro, come detto, attaccano un po’ disordinatamente e perdono l’ovale. Andiamo sotto pressione, Parks ci castiga con un calcio che ci schiaccia nei 22, più vicini alla linea di meta di quanto dovremmo essere. Fischio (hands in ruck) per la Scozia che non sceglie i pali, ma la rimessa. Sul cross kick che ne esce, Marcato chiude ottimamente e ci lascia respirare.
L’Italia si riporta in avanti, prova ad avanzare, ma indietreggia. Conquista però un fallo e Marcato non sbaglia: 10-10 al 37’.
Tornano ad attaccare bene gli scozzesi, poi si incartano nei nostri 22. Recuperiamo, ripartiamo, ci arrestiamo e torniamo indietro. Masi prende e calcia. Calcia così forte che praticamente la palla si fa tutto il campo ed esce oltre l’area di meta permettendo alla Scozia di ripartire da una mischia nella nostra metà campo. Errori che si pagano: inziativa scozzese sullo scadere, pick and go, giocate rapide e vicine che penetrano la difesa azzurra, poi arriva Blair che raccoglie nuovamente da una ruck e trova l’autostrada verso che conduce sotto i pali. Trasforma Paterson, 10-17, tutti negli spogliatoi.
Sarebbe stato un gran ottavo di finale ai Mondiali.
Second half
Si riprende dove si era finito. Con l’Italia un po’ così, frastornata. Vanno in due dei nostri dietro ad un up and under e finiamo per perdere il possesso contro uno scozzese. La Scozia mescola le carte, ora dopo due – tre passaggi va con il calcio ad esplorare la profondità e a recuperare campo. Bella prestazione di Webster, oggi schierato centro. Trova sempre la linea del vantaggio ed è a sostegno dei compagni, mai in ritardo.
L’Italia conquista un altro calcio di punizione, Marcato ci riprova dalla lunga distanza, la potenza ancora una volta è quella giusta, ma non la precisione. Nonostante gli scatti di Robertson e di Parisse a voler segnare la carica, l’Italia sembra starsene a metà tra l’essere convinta di poter ribaltare il risultato e l’esserne incapace in questi primo quarto d’ora di secondo tempo. Al 56’ Parks ed Hogg ci graziano perdendo palla in avanti su un incrocio, dopo che il mediano di apertura era riuscito ad andare oltre il placcaggio entrando nei nostri ventidue. Entra Nieto, esce Castrogiovanni. Faranno il loro ingresso anche Ongaro e Perugini. Interessante la valutazione dei radiocronisti scozzesi: se venissimo da Marte e non sapessimo niente di questo 6 Nazioni, diremmo comunque che questa è la partita tra le ultime due squadre per il numero di errori commessi.
E difatti: percussione di Jacobsen, riprende l’ondata scozzese, passaggio al largo, Parisse stavolta il pallone lo intercetta e trova una prateria, la cavalca, raggiunto dal difensore passa all’interno a Canale che si tuffa sotto i pali. 60’: 17-17. Parks, perfetto fino a questo momento, incastra i suoi.
Cambio a mediano di mischia con l’ingresso di Travagli. Ora davvero il match ha preso un’altra piega e può ribaltarsi a favore di una o dell’altra formazione da un momento all’altro.
Dieci minuti alla fine: fuorigioco scozzese, Marcato carica e mette tra i pali tre punti che valgono oro. 20-17, è stata l’Italia l’unica ad aver marcato (!) fino a questo punto del secondo tempo.
Cambio di fronte, stavolta calcio di punizione per la Scozia, un azzurro non rotola via dopo il placcaggio. Alla piazzola Paterson che batte anche i fischi del Flaminio: 20-20. Questo qui non sbaglia nemmeno a radiocomandargli fuori l’ovale.
Centoventi secondi alla fine. Ondata italiana, pick and go, dentro sempre più nei 22 della Scozia con lo sforzo degli avanti, da un lato all’altro del campo, poi di nuovo verso l’interno, si piazza Marcato per il drop, calcia, segna. 23-20. Sorride Mallet in tribuna. Potrà mangiarsi la zuppa senza il cucchiaio di legno.
La Versione di Abr
Allineato con l'analisi del Socio - che finalmente al 191' giorno del blog riesce a inserirsi le (belle) foto da solo ;) - aggiungo qualche nota generale.
Prima di tutto la vexata questio del wooden spoon: secondo l'interpetazione "lasca" inglese (ad es.: Planet rugby), spetta alla squadra ultima classificata del torneo, ergo all'Italia (stesso score della Scozia ma meno due in differenza punti); secondo invece una interpretazione "filologica" (ad es.: RugbyRama), spetterebbe alla squadra che finisca il torneo senza vittorie: quindi c elo saremmo risparmiati.
Sia come sia, personalmente (e interpreto anche il Socio) sono decisamente per questa seconda lettura: il rugby è una guerra, si festeggia chi vince e non si tiene la contabilità; sotto questo profilo l'Italia batte la Scozia, li abbiamo sent them homeward (mandati a casa, come dice il loro splendido inno riferendosi agli inglesi), non per caso Hadden si dichiara "gutted" ai suoi tifosi, e fine delle trasmissioni.
Di più, è vendetta compiuta; tre punti di scarto vs. due punti in meno ai mondiali (anche se avrei fatto volentieri scambio).
Venendo alla partita, abbiamo giocato lontani dalla nostra miglior prestazione (quella contro la Francia). Contratti per la posta in palio? Certo che non se ne puo' piu' di tutte 'ste "contratture": 'na volta per un motivo, 'naltra volta per un altro ...
Mi dicharo felice per fattivo il riscatto - meta e un bel paio di break - di Gonzo Canale, ma l'eroe della giornata (assieme al solito miglior numero otto del Torneo Sergio Parisse) è sicuramente Jonny Marcatson.
Basterà il suo drop della vita a 100 secondi dalla fine (in foto) per dimostrare che una apertura di livello mediamente europeo ce l'avremmo in casa pure noi italiani?
Non sarà un fisicone, non sarà sempre perfetto nelle opzioni che sceglie (può solo che migliorare, basterebbe ... lo facessero giocare di piu' nel suo club), ma sa calciare non sparacchiare, sa aprire non crossare, soprattutto guarda il mediano di mischia fin che la palla è degli avanti; sa giocare con la testa anche quando la pressione sale, mentre altri centri giocano dal primo all'ultimo minuto più che altro coi muscoli e col "cuore" - non mi riferisco solo a Masi, un altro nome a caso? Mirco B.
Con tutto il rispetto alla coerenza nelle scelte e al doverci credere fino in fondo di Mallett, ca suffit: Masi e il suo piedone vengano trasferiti all'estremo quanto prima, se proprio non si volesse farlo giocare al centro, il suo ruolo vero (dove invero uno capace di far break con regolarita' ci servirebbe come il pane) .
L'Italia ha sofferto in modo eccessivo, soprattutto tra il 20' e il 60', una squadra senza fulmini di guerra e assolutamente al nostro livello ma molto più quadrata ed esperta: gli Highlanders non sono certo dotati di attacco più impressive di quello inglese, irlandese o francese (tutti han fatto soffrire meno la nostra difesa). C'mon, gli scozzesi han segnato oggi il doppio delle mete messe a segno nell'intero resto del torneo ...
Sono stati pari a noi nella disciplina (la nostra pero' pagata col braccino difensivo corto) e nei trequarti, migliore nella tecnica (Parks e Blair) e nel cervello (Blair) dei mediani, inferiore ai nostri nel pack.
Una sostanziale parita' complessiva, tutto è pari nelle statistiche: due mete, due calci (più due sbagliati per noi, quindi loro sono stati più fallosi), due trasformazioni, possesso e territorio nel secondo tempo; uniche differenze, possesso nel primo tempo (molto ampiamente per loro) e .... un drop (per noi).
La Scozia e' riuscita a guidare per gran parte della gara, ammaestrando i nostri avanti in tutte le fasi statiche e dinamiche (rimessa, ruck, maul) eccetto la mischia chiusa.
Ci hanno imposto il loro gioco "made in Blair" (a mio avviso MotM, incomprensibile la scelta di Strockosh): un sano e intelligente mix di possesso, calci tattici e up&under, agevolati dal "braccino corto" della difesa italiana, preoccupata della disciplina per via di Paterson.
C'è da dire che l'arbitraggio sotto questo profilo è stato perfetto (direbbe un italiano) o condiscendente (ha detto qualche scozzese, esagerando: s'e' visto molto peggio nel Torneo); buon segno in ogni caso, di raggiunta saldezza da parte nostra e di rispetto internazionale.
Il piano avrebbe dovuto essere puntare sul guadagno territoriale, ma avevamo problemi nel controllo e nel mantenimento del possesso. Il piano B avrebbe dovuto essere difendere con veemente calma (non hanno attaccanti incredibili) e attendere l'errore per poi ripartire veloci, cosa attuata solo nel secondo tempo.
Prima Picone rallentava le ripartenze puntando sul possesso sterile e lasciandoli rischierare, i nostri calci angolati ridavano regolarmente il possesso all'avversario.
Fino a quando Picone e Parisse sono finalmente riusciti a rubar palla, quando Travagli con nuove istruzioni e Marcato con piedi e opzioni diverse hanno rilevato i due mediani titolari. L'Italia non per caso a mio avviso non ha smesso di soffrire, afferrando saldamente le redini della partita, solo quando è stata cambiata la nostra linea mediana.
Ma tant'è, cose che capitano quando la posta in gioco fa tremare i polsi dei troppo dotati di cuore, e quando s'incontrano due buone squadre grosso modo equivalenti anche nei loro difetti.
La giornata ha mostrato una versione ancor più evidente dei medesimi concetti (posta in palio, annichilimento reciproco dei pari livello) con Galles-Francia, ma questa è tutta un'altra storia.
Nel rugby nessuno regala mai niente, soprattutto una partita. La Scozia si è già tolta la grande soddisfazione di aver vinto contro l’Inghilterra una settimana fa, ma non è scesa a Roma per far passerella. L’Italia non vuole il cucchiaio di legno, non se lo merita e Nick Mallet dalle tribune ha dimostrato quanto sia un tipo determinato. Nella città dei gladiatori, gli azzurri si giocano tutto.
Il pallone lo consegnano i parà. Speriamo bene, ball of Heaven. Arbitra Nigel Owen.
Gli scozzesi iniziano aggressivi, portando pressione sui nostri trequarti. Sono certamente più leggeri mentalmente, e sbagliano pure. Intercetto di Parisse, raggruppamento, calcio di Masi che mette sotto pressione Danielli sull’assalto di Galon, rimessa per l’Italia nei 22 avversari, ma il lancio di Ghiraldini non è dritto. Ottimo il lavoro della mischia, si recupera palla e Masi arriva a tanto così dalla meta. Poi la Scozia si riorganizza e riesce ad allontanare la manovra avversaria. Dopo sei minuti le polveri sono già accese da un pezzo.
Prima nota tattica da segnalare: la Scozia patisce il nostro pacchetto di avanti, regalandoci il primo calcio con Marcato. C’è la forza, non la precisione. Seconda nota: gli scozzesi non sembrano aver fatto i compiti e si lasciano intercettare una seconda volta come un anno fa a Edimburgo con Robertson. Si salvano, si fa per dire, con una meta ai cinque metri ed introduzione azzurra. I nostri spingono, loro arretrano e non tengono, fanno cadere la mischia, Owen fischia e si mette in mezzo ai pali con il braccio alzato per la meta tecnica. 7-0 al 13’.
La Scozia prova la reazione giocando al largo, ma ha problemi con la trasmissione dell’ovale e quasi ci scappa il terzo intercetto in meno di venti minuti.
Al 19’ gli scozzesi entrano per la prima volta nei nostri 22 e segnano una meta che nasce dalla determinazione ad esplorare il lato chiuso. Ci pensa Hogg dopo che Webster pasticcia sui propri piedi e rischia di mandare tutto a pallino. Figurati se Paterson sbaglia: 7-7 al 21’. Quattro minuti dopo Parks imita il compagno Paterson con un bel calcio dalla distanza, 7-10 per la Scozia.
Il bandolo della matassa ce l’hanno in mano loro. Attaccano un po’ disordinatamente, ma attaccano. I nostri placcano tanto, ma poi ci scappa il placcaggio mancato o del tutto sbagliato che apre la strada a Southwell. Per fortuna loro, come detto, attaccano un po’ disordinatamente e perdono l’ovale. Andiamo sotto pressione, Parks ci castiga con un calcio che ci schiaccia nei 22, più vicini alla linea di meta di quanto dovremmo essere. Fischio (hands in ruck) per la Scozia che non sceglie i pali, ma la rimessa. Sul cross kick che ne esce, Marcato chiude ottimamente e ci lascia respirare.
L’Italia si riporta in avanti, prova ad avanzare, ma indietreggia. Conquista però un fallo e Marcato non sbaglia: 10-10 al 37’.
Tornano ad attaccare bene gli scozzesi, poi si incartano nei nostri 22. Recuperiamo, ripartiamo, ci arrestiamo e torniamo indietro. Masi prende e calcia. Calcia così forte che praticamente la palla si fa tutto il campo ed esce oltre l’area di meta permettendo alla Scozia di ripartire da una mischia nella nostra metà campo. Errori che si pagano: inziativa scozzese sullo scadere, pick and go, giocate rapide e vicine che penetrano la difesa azzurra, poi arriva Blair che raccoglie nuovamente da una ruck e trova l’autostrada verso che conduce sotto i pali. Trasforma Paterson, 10-17, tutti negli spogliatoi.
Sarebbe stato un gran ottavo di finale ai Mondiali.
Second half
Si riprende dove si era finito. Con l’Italia un po’ così, frastornata. Vanno in due dei nostri dietro ad un up and under e finiamo per perdere il possesso contro uno scozzese. La Scozia mescola le carte, ora dopo due – tre passaggi va con il calcio ad esplorare la profondità e a recuperare campo. Bella prestazione di Webster, oggi schierato centro. Trova sempre la linea del vantaggio ed è a sostegno dei compagni, mai in ritardo.
L’Italia conquista un altro calcio di punizione, Marcato ci riprova dalla lunga distanza, la potenza ancora una volta è quella giusta, ma non la precisione. Nonostante gli scatti di Robertson e di Parisse a voler segnare la carica, l’Italia sembra starsene a metà tra l’essere convinta di poter ribaltare il risultato e l’esserne incapace in questi primo quarto d’ora di secondo tempo. Al 56’ Parks ed Hogg ci graziano perdendo palla in avanti su un incrocio, dopo che il mediano di apertura era riuscito ad andare oltre il placcaggio entrando nei nostri ventidue. Entra Nieto, esce Castrogiovanni. Faranno il loro ingresso anche Ongaro e Perugini. Interessante la valutazione dei radiocronisti scozzesi: se venissimo da Marte e non sapessimo niente di questo 6 Nazioni, diremmo comunque che questa è la partita tra le ultime due squadre per il numero di errori commessi.
E difatti: percussione di Jacobsen, riprende l’ondata scozzese, passaggio al largo, Parisse stavolta il pallone lo intercetta e trova una prateria, la cavalca, raggiunto dal difensore passa all’interno a Canale che si tuffa sotto i pali. 60’: 17-17. Parks, perfetto fino a questo momento, incastra i suoi.
Cambio a mediano di mischia con l’ingresso di Travagli. Ora davvero il match ha preso un’altra piega e può ribaltarsi a favore di una o dell’altra formazione da un momento all’altro.
Dieci minuti alla fine: fuorigioco scozzese, Marcato carica e mette tra i pali tre punti che valgono oro. 20-17, è stata l’Italia l’unica ad aver marcato (!) fino a questo punto del secondo tempo.
Cambio di fronte, stavolta calcio di punizione per la Scozia, un azzurro non rotola via dopo il placcaggio. Alla piazzola Paterson che batte anche i fischi del Flaminio: 20-20. Questo qui non sbaglia nemmeno a radiocomandargli fuori l’ovale.
Centoventi secondi alla fine. Ondata italiana, pick and go, dentro sempre più nei 22 della Scozia con lo sforzo degli avanti, da un lato all’altro del campo, poi di nuovo verso l’interno, si piazza Marcato per il drop, calcia, segna. 23-20. Sorride Mallet in tribuna. Potrà mangiarsi la zuppa senza il cucchiaio di legno.
La Versione di Abr
Allineato con l'analisi del Socio - che finalmente al 191' giorno del blog riesce a inserirsi le (belle) foto da solo ;) - aggiungo qualche nota generale.
Prima di tutto la vexata questio del wooden spoon: secondo l'interpetazione "lasca" inglese (ad es.: Planet rugby), spetta alla squadra ultima classificata del torneo, ergo all'Italia (stesso score della Scozia ma meno due in differenza punti); secondo invece una interpretazione "filologica" (ad es.: RugbyRama), spetterebbe alla squadra che finisca il torneo senza vittorie: quindi c elo saremmo risparmiati.
Sia come sia, personalmente (e interpreto anche il Socio) sono decisamente per questa seconda lettura: il rugby è una guerra, si festeggia chi vince e non si tiene la contabilità; sotto questo profilo l'Italia batte la Scozia, li abbiamo sent them homeward (mandati a casa, come dice il loro splendido inno riferendosi agli inglesi), non per caso Hadden si dichiara "gutted" ai suoi tifosi, e fine delle trasmissioni.
Di più, è vendetta compiuta; tre punti di scarto vs. due punti in meno ai mondiali (anche se avrei fatto volentieri scambio).
Venendo alla partita, abbiamo giocato lontani dalla nostra miglior prestazione (quella contro la Francia). Contratti per la posta in palio? Certo che non se ne puo' piu' di tutte 'ste "contratture": 'na volta per un motivo, 'naltra volta per un altro ...
Mi dicharo felice per fattivo il riscatto - meta e un bel paio di break - di Gonzo Canale, ma l'eroe della giornata (assieme al solito miglior numero otto del Torneo Sergio Parisse) è sicuramente Jonny Marcatson.
Basterà il suo drop della vita a 100 secondi dalla fine (in foto) per dimostrare che una apertura di livello mediamente europeo ce l'avremmo in casa pure noi italiani?
Non sarà un fisicone, non sarà sempre perfetto nelle opzioni che sceglie (può solo che migliorare, basterebbe ... lo facessero giocare di piu' nel suo club), ma sa calciare non sparacchiare, sa aprire non crossare, soprattutto guarda il mediano di mischia fin che la palla è degli avanti; sa giocare con la testa anche quando la pressione sale, mentre altri centri giocano dal primo all'ultimo minuto più che altro coi muscoli e col "cuore" - non mi riferisco solo a Masi, un altro nome a caso? Mirco B.
Con tutto il rispetto alla coerenza nelle scelte e al doverci credere fino in fondo di Mallett, ca suffit: Masi e il suo piedone vengano trasferiti all'estremo quanto prima, se proprio non si volesse farlo giocare al centro, il suo ruolo vero (dove invero uno capace di far break con regolarita' ci servirebbe come il pane) .
L'Italia ha sofferto in modo eccessivo, soprattutto tra il 20' e il 60', una squadra senza fulmini di guerra e assolutamente al nostro livello ma molto più quadrata ed esperta: gli Highlanders non sono certo dotati di attacco più impressive di quello inglese, irlandese o francese (tutti han fatto soffrire meno la nostra difesa). C'mon, gli scozzesi han segnato oggi il doppio delle mete messe a segno nell'intero resto del torneo ...
Sono stati pari a noi nella disciplina (la nostra pero' pagata col braccino difensivo corto) e nei trequarti, migliore nella tecnica (Parks e Blair) e nel cervello (Blair) dei mediani, inferiore ai nostri nel pack.
Una sostanziale parita' complessiva, tutto è pari nelle statistiche: due mete, due calci (più due sbagliati per noi, quindi loro sono stati più fallosi), due trasformazioni, possesso e territorio nel secondo tempo; uniche differenze, possesso nel primo tempo (molto ampiamente per loro) e .... un drop (per noi).
La Scozia e' riuscita a guidare per gran parte della gara, ammaestrando i nostri avanti in tutte le fasi statiche e dinamiche (rimessa, ruck, maul) eccetto la mischia chiusa.
Ci hanno imposto il loro gioco "made in Blair" (a mio avviso MotM, incomprensibile la scelta di Strockosh): un sano e intelligente mix di possesso, calci tattici e up&under, agevolati dal "braccino corto" della difesa italiana, preoccupata della disciplina per via di Paterson.
C'è da dire che l'arbitraggio sotto questo profilo è stato perfetto (direbbe un italiano) o condiscendente (ha detto qualche scozzese, esagerando: s'e' visto molto peggio nel Torneo); buon segno in ogni caso, di raggiunta saldezza da parte nostra e di rispetto internazionale.
Il piano avrebbe dovuto essere puntare sul guadagno territoriale, ma avevamo problemi nel controllo e nel mantenimento del possesso. Il piano B avrebbe dovuto essere difendere con veemente calma (non hanno attaccanti incredibili) e attendere l'errore per poi ripartire veloci, cosa attuata solo nel secondo tempo.
Prima Picone rallentava le ripartenze puntando sul possesso sterile e lasciandoli rischierare, i nostri calci angolati ridavano regolarmente il possesso all'avversario.
Fino a quando Picone e Parisse sono finalmente riusciti a rubar palla, quando Travagli con nuove istruzioni e Marcato con piedi e opzioni diverse hanno rilevato i due mediani titolari. L'Italia non per caso a mio avviso non ha smesso di soffrire, afferrando saldamente le redini della partita, solo quando è stata cambiata la nostra linea mediana.
Ma tant'è, cose che capitano quando la posta in gioco fa tremare i polsi dei troppo dotati di cuore, e quando s'incontrano due buone squadre grosso modo equivalenti anche nei loro difetti.
La giornata ha mostrato una versione ancor più evidente dei medesimi concetti (posta in palio, annichilimento reciproco dei pari livello) con Galles-Francia, ma questa è tutta un'altra storia.
15 commenti:
Ho poco da aggiungere. Marcato ha dimostrato personalità; ha fatto pure degli sbagli (tra cui un calcio piuttosto facile), ma ha giocato con coraggio e lucidità al momento giusto. L'ultimo slancio offensivo italiano, ricordiamoci, è nato da un suo bel calcio verso l'out di destra che Blair (mi sembra) ha dovuto calciare affannosamente in touche. A quel punto mi son detto (piuttosto ho quasi urlato): qui, se siamo una squadra seria, "adulta", dobbiamo riuscire con un drop ad accoltellare l'avversario sul filo di lana della partita. E così è stato ...sorprendentemente!
Ma, lo dico a beneficio dei milioni di amici throughout the world di Right Rugby, guarda che nel suo club Marcato gioca sempre, e al suo posto, solo che non calcia le punizioni. Insomma, cattivi sì, ma non proprio criminali... :-)
Masi è certamente un buonissimo giocatore, veloce, compatto e pure duretto, visto anche che gioca centro quasi regolarmente col Biarritz, che è uno dei grossi club del Top14 transalpino, ma non ha l'esprit de finesse tecnico e mentale per giocare apertura. Lì è sprecato e scombussola la squadra. E viste le condizioni tutt'altro che entusiasmanti dei nostri centri, poteva benissimo giocare nel suo ruolo naturale, oppure estremo naturalmente; dove però non vedrei male neanche Galon che nel Sei Nazioni, pur senza voli pindarici, si è dimostrato un giocatore affidabile e senza sbavature.
Per quanto riguarda il Galles e la sua "aggressività difensiva" mi sembra che essa derivi più dall'organizzazione di gioco, dall'abbattimento dei tempi morti, dagli automatismi mediante i quali la squadra riesce velocemente a riposizionarsi, più che dall'ardore e della preparazione fisica. Questo, a mio parere, è un aspetto del rugby moderno che trova le squadre italiane, anche quelle di club, nettamente in ritardo.
Molto d'accordo sull'ultimo punto: non è questione di "ardore" (quello che io definisco "cuore"), il rugby moderno è fatto di automatiscmi e adeguamenti mandati a memoria collettiva, di squadra.
Anche a me Galon è piaciuto in tutti i suoi ruoli, ala chiusa e nel finale estremo: solido, una sicurezza. Poi è pur emancino.
Il Marcato: mi riferivo al suo livello di responsabilizzazione nel Benetton, ovvio che lì ce l'abbiate un po' coi padovani e tendiate a tenerli in ombra ;)
Eh l'avevo capito! Ma di fronte alla vasta platea mondiale mi preoccupavo del buon della parrocchia...voglio dire, della patria...
In ombra? Noantri gavemo el masimo rispeto par i ONTI... :-D
"buon...nome della parrocchia"
Sospetto da sempre che tu debba avere qualche ascendente castellano, altrimenti non si spiegherebbe ... ;)
Per i non veneti (la vasta platea mondiale etc.etc.), sappiate che i "Gran dotori" (i padovani) riscuotono il cordiale livore del contiguo contado pedemontano (vicentini e trevigiani), in particolare di Castelfranco Veneto, città che come dice il nome fu creata appositamente con esenzioni fiscali-legali (con avanzi di galera insomma, stile Livorno vs. Pisa) per fronteggiare la signoria patavina.
I padovani ricambiano tali manifestazioni con la massima indifferenza, essendo del tutto focalizzati nei loro strali verso i "caga-in-aqua" venessiani ...
Tutto molto sanamente strapaesano e "sportivo" comunque (castellani a parte: il senso storico stesso del loro esistere è "contro").
Tornando al rugby: mi sovviene che, nella vasta platea mondiale etc.etc., tra tutti il vero profeta è stato Eraclix: " vinceremo con un drop all'ultimo minuto".
Solo che lui diceva di Masi, così per buttarla ridere ...
Credito comunque a Eraclix che essendo uno che se n'intende, senza nulla togliere ad altre aree di colonizzazione rugbistica più recente :D mi sa che vien da una qualche Bassa pure lui... (là xe tradission vera).
Ca$$o che fiuto! Famiglia di ceppo Vedelaghese... ;-)
Cucu' me l'avevi già rivelato - anche tu come Alzheimer stai ben messo; castellano era usato a spregio ;)
Che piacere voi due che vi beccate. Ora, io dovrei patteggiare per il socio, per via anche di una settimana trascorsa a Padova la scorsa estate. Però zamax mi sta simpatico. Se mi posizionassi in un posto franco, problemi? ;)
Tra l'altro - e non so il perché - io il socio lo davo di Rovigo :D
@ Abr
Perché pure tu come Reagan & I ...? ;-)
Benché il "ceppo" si sia ramificato soprattutto in Brasile e in Italia non restino oramai che una quindicina di famiglie (credo), strategicamente ha avuto l'accortezza di imbastardirsi pure sotto Padova, tra le terme e i colli...
@ Ringo
Di Rovigo? Per forza, lo vedevi troppo brillante...
Già il primo padovano ad entrare nella storia, Tito Livio, ne raccontava di leggende... I romani lo presero in simpatia proprio per l'ingenuità campagnola e la buona volontà. Al contrario il secondo, Trasea, fu vittima di Nerone perché era cocciutamente e ingenuamente attaccato alle tradizioni Antenoree della città. E così via. Un altro bel tipo, Ruzante, nel '500 scrisse nella lingua più selvaticamente country che la penisola abbia mai conosciuto in tutta la sua storia. Insomma, si son buttati nel rugby per disperazione...
Buonanotte! ;-)
Aaaarghhhhh!!!!!
(a parte che i Colli hanno 200mt medi di dislivello col Polesine, non ho nulla contro Rovigo, derby contro i "bressalieri" del Battaglini a parte, anzi; solo che dalle mie parti si diceva: "Co' Rovigo no' me intrigo").
[eh si,il campanile è ancora un bel fattore lassù nel Nordest]
Sopra era la risposta a Ringo; per lui tra l'altro, essendo nel mezzo del triangolo Lodi- Cremona- Piacenza, dire Rovigo è una sorta di espressione di vicinanza nel senso di altezza sul livello del mare e di vicinanza al Grande Fiume di cui lo ringrazio. :D
Zamax e allora 'o vedi che forse siamo pure parenti per via del ceppo termale!
Ruzante di Pernumia, contado moselicense: se a partire dai suoi tempi e fino al Settecento la forza culturale del toscano non avesse inquinato il veneto colto (main sponsor: Goldoni oimè) come fa l'inglese con le altre lingue oggi, il Ruzante sarebbe considerato una specie di Shakespeare de'noantri.
Inutile infine ricordare i contributi immortali all'avanzamento della cultura mondiale prodotti nella City of Doctors, agli incoli delle lande pedemontane, assurti a ottimi livelli di benessere grazie alla indefessa attitudine al lavoro e non certo in virtù della levatura culturale.
In estrema sintesi, mentre a Padova si elaboravano la medicina, il diritto secolare e l'astronomia moderne, nella Marca Giojosa et Amorosa al più si fornicava, guatando eclissi e fulmini con la bocca aperta..
:D
[Come se non bastasse a rugby giocavamo prima di altri ...]
Ps.: Alzheimer, moi? Dilagante! ;)
Ecco, socio, hai centrato il punto ;) sicuro di non avere anche rami plancentini?
Oh no Ringo, my roots are eastward and my heart is westward.
As a result, wherever I lay my hat, that's my home.
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