Italia celtica?
Non fatevi fuorviare dal titolo: questo post non si occupa di evidenze archeo-genetiche (ai tempi di Cesare la "Padania" fino agli Appennini e al Rubicone, Venetia et Histria esclusa, non per caso si chiamava Gallia Cisalpina) ma come sempre riguarda il rugby. Sono avvenuti due "incroci" molto importanti tra Italia del rugby e Celtic League, il campionato tra selezioni e squadre irlandesi, gallesi e scozzesi da quest'anno sponsorizzata dai birrai gallesi della Magners.
a) Il posto perso
Il primo "incrocio" riguarda la Heineken Cup 2009.
Come gia' raccontato qui, un posto tra le ventiquattro squadre che disputano la Heineken Cup (la Champions League del rugby) spetta ogni anno alla vincitrice dello scontro diretto tra la terza classificata del campionato italiano e la prima delle escluse della Magners League. Orbene, quest'anno la federazione italiana ha regalato ai Newport Gwent Dragons gallesi la qualificazione alla Heineken Cup 2009.
E' andata cosi': il comitato organizzatore europeo (Erc) aveva fissato lo spareggio tra italiani e celti per il 31 maggio; la federugby italiana in tale data ha invece calendarizzato i SUOI playoff nazionali. Mentre i Dragons sono gia' designati avendo distanziato il Connacht, noi non saremo in grado di indicare la nostra terza classificata entro la data stabilita, per cui no martini, no party.
Questa graziosa "luce verde" della Federugby ai gallesi non solo e' totalmente contraria allo spirito del rugby (si vince in campo), non solo puzza di approssimazione, ma dimostra anche disinteresse a provarci, a far crescere il rugby locale confrontandolo con quelli piu' evoluti. Chi si estranea dalla lotta ...
b) Prendiamo posto?
Il secondo incrocio italo-celtico sarebbe piu' intrigante: si parla dell'ingresso di un paio di "franchigie" italiane in tale torneo. Purtroppo la cosa non e' nuova: si muove da tempo ai confini tra lo sgub e la bufala.
Consentite una piccola escursione storica per chiarire il punto di vista anglosassone sulla vicenda.
La Celtic League esiste dalla stagione 2001/02 tra varie vicissitudini, quando solo l'Irlanda aveva adottato il modello a "superclub" o selezioni territoriali, in seguito (parzialmente) adottato anche dal Galles; nel 2004 si ventila un suo possibile allargamento mediante la cooptazione di alcune squadre italiane, o addirittura di un superamento della Lega stessa aprendola inoltre ad alcune selezioni provinciali sudafricane (il progetto fu chiamato 'Rainbow Cup'). Non se ne fece nulla. La cooptazione di team italiani torna in auge la stagione successiva: e' una sorta di "piano b" in risposta alla creazione della Anglo-Welsh Cup (oggi sponsorizzata Edf-Energy) e alla minaccia di esclusione dei gallesi poi rientrata. In sintesi, la posizione dei "celti" al riguardo dell'ammissione italiana alla loro Lega pare esser sempre stata molto vaga, se non addirittura strumentale.
Dal punto di vista italiano l'ingresso di qualche nostro club nella Celtic League e' da anni un suggestivi pour parler, vissuto con aperta ostilita' dalla gran partedelle societa' professioniste (quelle che non potrebbero entrarci), contrarie all'inevitabile ridimensionamento del Super10 che ne deriverebbe.
Fatto questo ribadito anche nell'ultima riunione del 6 maggio del LIRE (Lega Italiana Rugby d'Eccellenza): 8 contrari alla partecipazione alla Celtic League (che peraltro nessuno ci ha mai ufficialmente proposto) contro 2 favorevoli -Benetton e Calvisano, che in Celtic League ci andrebbero di corsa a costo di mollare il Super10 al suo provinciale destino; anzi 7 club contro 3 pare (ai favorevoli si aggiunge la Capitolina Roma).
La situazione e' complessa, viaggia tra smentite e precisazioni; come se non bastasse e' complicata dal fatto che il modello del torneo celtico e' largamente basato su "selezioni" ed e' indubbio che tale approccio verrebbe richiesto agli italians al fine di farci allestire un paio di team vagamente competitivi; sarebbe l'evoluzione per il rugby italico raccomandata tra gli altri anche da Nick Mallett.
Addirittura qualcuno gia' ipotizza le sedi delle ipotetiche selezioni italiane: Roma e Venezia. Purtroppo gli entusiasmi al riguardo ci sembrano ampiamente prematuri. Trascurando i club minori che pero' hanno la forza dei numeri in Lega, come si rapporteranno gli squadroni Benetton e Cammi con l'approccio per selezioni, per di piu' con un tetto agli atleti stranieri? Poter avere una selezione basata su Roma e non a Calvisano parrebbe all'opposto una delle ragioni della "conversione" della Capitolina ... E tutta questa divergenza prima ancora di iniziare a discuterne con gli anglosassoni; non mi pare un buon viatico.
Significativa di fatto e' stata l'assenza alla riunione LIRE del Presidente della Federugby Dondi, recentemente inserito nel board dell'Irb. Forse siamo arrivati al punto di necessitare qualche "forzatura" decisionista dall'alto (o di qualche "oliatura" federale dei club piu' poveri e restii).
Senza di esse saremo alle solite: alla classicamente italica mancanza di prospettive del movimento - se non di far da pensionato per vecchie glorie maori e boere, campo pratica per coach francesi e veicolo pubblicitario a basso costo per Pmi - reso sempre piu' asfittico dai veti incrociati e dagli interessi di campanile e di retrobottega.
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