Italia a testa alta
Doveva essere una scoppola che passasse alla storia. E' stata una bella partita nella quale l'Italia di Mallet ha mostrato carattere e dalla quale è uscita a testa alta. Il punteggio dice 26-0, le differenze fisiche si sono viste. I limiti azzurri pure. Ma i bookmakers negli ultimi giorni ci davano sotto di 40 se non di più. E poi non va dimenticato che questa non era l'Italia dei titolari, ma equipaggiata con seconde linee - nel senso di riserve - che hanno fatto bella figura.
La cronaca è scarna, più che altro perché da raccontare è la partita dei nostri. Comunque, le mete portano la firma di Francois Steyn, Bismarck du Plessis (2) e Tendai Mtawarira, il pilone di colore che, a fine match, è stato fatto nero dalla nostra prima linea. Dimostrazione che contro una grande mischia l'Italia non ha paura, confermando come avanti stiamo messi bene, seppur con l'assenza di Castrogiovanni e Parisse. Pure il Sud Africa in alcuni punti era rimaneggiato, ma è la nazione campione del mondo, ha comunque schierato gente come Botha, Smit, Habana, Matfield e altri capoccioni.
E' andata meglio del previsto. Punto. A parte per quella insolita voglia di giocare al piede quando magari si poteva tentare qualcosa di più facendo girare l'ovale. Non è un caso che la prima meta di Steyn è nata da un calcio in profondità recuperato da Habana, lanciato in uno slalom nella nostra difesa. In altre due occasioni si è rischiato grosso con questa manovra. Ci sta perché è un test match, soprattutto, in questo caso, per il neo equiparato Luke McLean, che allo scadere ha cercato i suoi primi tre punti con un drop uscito di poco e calciato da ottima posizione. Sarà per la prossima volta, contro l'Argetina, a Cordoba, settimana prossima.
LA VERSIONE DI DANNY
Per quel che passa attualmente il convento nazionale del rugby (e non), dobbiamo esser felici - piu' che felici - di 26 punti di scarto col Sudafrica.
Fosse pero' un 38 a 12 .... Troviamo infatti che mentre quel 26 si spieghi con una giornata un po' cosi' dei Boks, sia tatticamente che nelle scelte, quello zero nostro la dica lunga sulla nostra partita.
Certo dice, le assenze, ma gli schierati non hanno raggiunto la sufficienza non certo per non aver vinto, ma per non averci lontanamente voluto provare. Non c'entrano qui megaschemi mallettiani (non) provati, o impari confronti con giganti come Bakkies Botha o Bryan Habana, ma mere carenze individuali.
Di fatto il rugby internazionale, come dice Rob Andrews si fonda su pochi basics ben precisi: il primo dei quali e' che l'avversario che parte in uno-contro-uno, va placcato. Noi non sempre lo facciamo, e questo e' un dannatissimo fatto cui qualcuno dovra' prima o poi porre rimedio.
Certo, qualcuno si salva: Ghiraldini ha una bella personalita', Garcia ha fatto un esordio molto positivo; ma siamo stati rollati dalle loro maul come se piovesse (e infatti pioveva) e in rimessa laterale per loro era facile come rubare le offerte in chiesa; nel finale poi ci hanno pure "scherzato" in fase chiusa: vero che Mtawarira non reggeva piu', ma e' bastato un cambietto sudafricano e la mischia a cinque metri da noi baldanzosamente chiamata per andare in meta, s'e' chiusa con un umiliante droppetto da tre punti, pure sbagliato.
Comunque uno dice vediamo il bicchiere mezzo pieno, davanti c'era il miglior pack al mondo assieme a quello inglese, evabbe'. Piuttosto, mentre Marcato poverino come estremo piu' che calciare non poteva fare, non ho capito McLean dove fosse e a cosa stesse pensando: l'avete visto aprire una volta, una sola? Aridatece Masi vah ...
Insomma non ci sono piaciute le scelte tattiche rinunciatarie di questa nazionale, ci ha ricordato performance di altre nazionali, quelle che puntano allo zeroazero quando giocano contro "quelli forti", che tanto puo' sempre succedere qualcosa (si, che si perde ai rigori).
Approccio ben rappresentato da quel zero finale: non si impara niente restituendo il possesso ai piu' forti ogni volta che la palla esce dal pack. Avremmo preferito finire sotto quaranta a sette, o a tredici.
LA VERSIONE DI DANNY
Per quel che passa attualmente il convento nazionale del rugby (e non), dobbiamo esser felici - piu' che felici - di 26 punti di scarto col Sudafrica.
Fosse pero' un 38 a 12 .... Troviamo infatti che mentre quel 26 si spieghi con una giornata un po' cosi' dei Boks, sia tatticamente che nelle scelte, quello zero nostro la dica lunga sulla nostra partita.
Certo dice, le assenze, ma gli schierati non hanno raggiunto la sufficienza non certo per non aver vinto, ma per non averci lontanamente voluto provare. Non c'entrano qui megaschemi mallettiani (non) provati, o impari confronti con giganti come Bakkies Botha o Bryan Habana, ma mere carenze individuali.
Di fatto il rugby internazionale, come dice Rob Andrews si fonda su pochi basics ben precisi: il primo dei quali e' che l'avversario che parte in uno-contro-uno, va placcato. Noi non sempre lo facciamo, e questo e' un dannatissimo fatto cui qualcuno dovra' prima o poi porre rimedio.
Certo, qualcuno si salva: Ghiraldini ha una bella personalita', Garcia ha fatto un esordio molto positivo; ma siamo stati rollati dalle loro maul come se piovesse (e infatti pioveva) e in rimessa laterale per loro era facile come rubare le offerte in chiesa; nel finale poi ci hanno pure "scherzato" in fase chiusa: vero che Mtawarira non reggeva piu', ma e' bastato un cambietto sudafricano e la mischia a cinque metri da noi baldanzosamente chiamata per andare in meta, s'e' chiusa con un umiliante droppetto da tre punti, pure sbagliato.
Comunque uno dice vediamo il bicchiere mezzo pieno, davanti c'era il miglior pack al mondo assieme a quello inglese, evabbe'. Piuttosto, mentre Marcato poverino come estremo piu' che calciare non poteva fare, non ho capito McLean dove fosse e a cosa stesse pensando: l'avete visto aprire una volta, una sola? Aridatece Masi vah ...
Insomma non ci sono piaciute le scelte tattiche rinunciatarie di questa nazionale, ci ha ricordato performance di altre nazionali, quelle che puntano allo zeroazero quando giocano contro "quelli forti", che tanto puo' sempre succedere qualcosa (si, che si perde ai rigori).
Approccio ben rappresentato da quel zero finale: non si impara niente restituendo il possesso ai piu' forti ogni volta che la palla esce dal pack. Avremmo preferito finire sotto quaranta a sette, o a tredici.
4 commenti:
Direi che nel complesso è stata una buona prestazione, però Barbieri e Zanni sono stati inesistenti nei placcaggi, McLean ha preso molte decisioni sbagliate al piede e le ali non hanno fatto tutto quello che potevano fare...
Sono molto d'accordo con te Carlo, e lo vedi nella "versione di Danny" appena aggiunta.
Aggiungo che Canavosio non ha per niente sfigurato nei minuti in cui ha preso il posto di Picone... da mm si merita una chance
Concordo sul Pablo, anche se il centro Simon Picone non ha sfigurato.
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