Espugnata la House of Pain
Non credete a quanti minimizzino, sintetizzando la vittoria 28-30 sulla Nuova Zelanda del Sudafrica, nel peggiore e statisticamente piu' avverso dei campi (Dunedin, Otago: The House of Pain, non solo per le statistiche ma anche per i rigori del clima).
La sintesi in voga sarebbe: un guizzo fortunoso di Enrico Januarie seguito dalla difesa del risultato di 14 eroi, scippa con destrezza la vittoria dalla tasca dei piu' meritevoli e spettacolari All Blacks.
Tale sintesi e' fuorviante e riduttiva.
Innanzitutto ridurrebbe i meriti dei due contendenti, che hanno offerto una prova da annali del rugby, uno scontro che rimarra' nelle cineteche per anni.
Personalmente l'ho vista in diretta, poi rivista immediatamente, poi ridigerita altre due volte nel corso di 24 ore ... Saro' malato, ma partite cosi' intense e ben giocate da due squadre diverse, per certi versi opposte, non se ne vedevano da tempo.
Prima di tutto, tanto di cappello agli All Blacks: con o senza McCaw, dimostrano ancora una volta la mostruosa intensita' di un team allenato alla perfezione. Si presentano regolarmente in sei o sette a pressare, sia il controcalcio seguente un up&under che addosso al portatore di palla, si fiondano da tutte le parti in fase di possesso, proponendo offload su offload e fasi su fasi, come la spendida sequenza che ha portato in meta il terza linea Lauaki subentrato a Kaino nel secondo tempo.
Se poi andiamo alle individualita', qui si fa torto a chi non si nomina: Carter sempre impeccabile nelle scelte, Ellis disciplinato metronomo, Ma'a' Nonu maturatissimo e temibile "apriscatole", lo spendido collega di reparto Conrad Smith sempre in grado saltare almeno un placcaggio ... e i piloni, le seconde e le terze, il triangolo allargato ...
Gia' ma allora .. Maramao perche' sei morto? Pane e vin non ti mancavan, l'insalata era nell'orto .. Come mai i migliori dei migliori non ce l'hanno fatta? Per via di un estemporaneo guizzo, della serie per un punto Martin perse la cappa?
Signori, giu' il cappello: il fatto e' che gli All Blacks hanno MERITATAMENTE perso contro una squadra al loro livello. Ergo, prima deduzione, davanti non avevano dei pellegrini qualsiasi, anzi. A questi stellari livelli la superiorita' dipende tipicamente solo da alcuni episodi, e' normale.
L'analisi dice che i Boks sono riusciti a prevalere capitalizzando gli episodi favorevoli "aggrappandosi" alla solidita' di certe fasi: segnatamente la rimessa laterale (dopo l'uscita di Ali Williams) e l'indefessa attenzione difensiva; soprattutto hanno dimostrato di essere grandiosi sul piano caratteriale.
Ad amplificare tale prestazione, Boks non sono arrivati alla House of Pain in splendida forma. Tanto per cominciare DeVilliers ha apportato solo un paio di modifiche rispetto alla prima partita perdente con gli All Blacks della settimana scorsa: il piede esperto e sensibile di Percy Montgomery all'estremo, la vecchia gloria JP Pietersen.
Steyn invece, l'autore di un opaco scampolo di partita come mediano la settimana prima, rimane in panca ed entrera' a sostituire un Jacobs al centro francamente n on all'altezza: sostituzione positiva piu' per Jacobs fuori che per quello che ha fatto vedere il giovane taleno. Ma s'e' riscattato con la freddezza del'incoscienza giovanile, calciando senza paura la trasformazione finale della vittoria.
I sudafricani non sono in splendida forma, si diceva: hanno tanti acciaccati. Pietersen e' stato prima di questa partita autore di ZERO mete nell'ultimo Super14, lui ex metaman dell'edizione precedente; Shalk Burger reduce da un pesante infortunio umilmente dedicatosi al resistere resistere resistere difensivo, Juan Smith l'ombra del poderoso nr.7 che ha piantato le bandierine decisive in area di meta avversaria nel Mondiale, come il suo collega umile a lavorare in trincea; di Frans Steyn l'incompiuto abbiamo detto, vagolante tra sogni di apertura e piu' concrete ma apparentemente svogliate prestazioni al centro; un Habana forse sulla china discentente, mai visto nei suoi veri panni querst'anno. Che dire poi della pattuglia di reduci dall'emisfero Boreale? Matfield, Smith, Montgomery: esausti, infortunati, poco lucidi nel finale dati i ritmi assolutamente non piu' abituali per loro.
Il tutto condito dalle usuali polemiche a sfondo para-razziale (meglio sarebbe dire, politico) che da sempre accompagnano il rugby sudafricano, inquinato e appestato come e peggio del calcio italico; tale da portare Heineke Meyer a Leicester al posto di Loffreda invece di dove meriterebbe e vorrebbe essere, a guidare la nazionale del suo Paese. Ma tant'e, senza per questo nulla togliere all'onesto e pragmatico DeVilliers.
Ciliegina sulla torta, mica sono i Kiwis o i Wallabies: l'introduzione delle ELV nel Sudafrica pur all'avanguardia nella loro sperimentazione (Stellembosch), e' vissuta con (il giusto) sospetto e diffidenza, non con l'entusiasmo di chi le percepisca come un ausilio, un vantaggio tattico.
Ben, nonostante tutto - acciacchi, infortuni esaurimenti, inzuppamento nelle polemiche - i Boks si sono tutti ricordati di chi sono e soprattutto di come sanno difendersi.
No pasaran si son detti, ed effettivamente, 15 o 14 in campo, gli All Blacks per andare in meta han dovuto sviluppare the perfect play, nove fasi perfette di quella che passera' alla storia come l'azione offensiva principe che battezza l'era delle ELV.
Per il resto, pochi metri o centimetri, niet: non passa lo straniero.
Gli e' che i Boks non hanno disimparato a difendere arcignamente attorno al punto di impatto, anticipando il piu' possibile e soprattutto impiegando il minor numero di uomini possibile: due massimo tre, con uno che regolarmente si rialza dalla ruck e si rischiera prima della rimessa in gioco della palla.
Era splendido vederli rischierarsi allargandosi al largo, mentre Munari (un altro tifoso visceralemente Boks, solo in incognito) lamentava, novello Smeagol ne il Signore degli Anelli "Siamo perduuutiiii, ora i Tutti Neri andranno in metaaaa!".
Dee-fense corale, come sempre vince le partite: ha mantenuti i sudafricani a contatto, addirittura avanti di due punti per buona parte del cuore della gara, tra meta' primo e meta' secondo tempo circa; giocoforza che poi, negando agli avversari la possibilita' del ko, abbiano trovato loro un topolino sgusciante che chiudesse il conto aperto e riportasse il Sudafrica alla vetta del ranking Irb.
Anche perche' non sono rimasti li' passivi e basta (tranne l'inizio del secondo tempo sino alla meta): DeVilliers il ball carrier e il fantasioso coraggio di Januarie hanno ripetutamente sfidato i (difensivamente) compassati avversari, al punto che a meta' del primo tempo il rapporto del tempo trascorso nei ventidue avversari era 5 a 1 in favore dei sudafricani.
Migliore in campo, anche a prescidere dal guizzo fatato che l'ha elevato alla gloria di un Rivera in Itlaia Germania 4-3, ci sta Enrico Januarie: sempre presente e sveglio, tra l'altro il famoso "guizzo" non e' un episodio estemporaeno: ha provato a partire di sorpresa per tutta la partita, e pochi minuti prima della meta era partito con una azione simile.
Al suo livello, il solito eccellente centro DeVilliers, sempre pronto a caricarsi sulle la responsabilita' di leader offensivo. Anche Butch James m'e' piaciuto, solido e poco appariscente come sempre; Van Neikerk nr.8 ha offerto prestazione efficace, concretizzando spesso con metri guadagnati il lavoro del pack. E poi ca va sans dire, Bakkies Botha e Matfield (espulsione sul finale a parte, ma l'arbitro avrebbe dovuto espellere anche McDonald per lo stesso motivo - placcaggio alto su Habana che sarebbe andato inmeta - cinque minuti prima). Infine citiamo le terze linee Burger e Smith, sacrificati in un oscuro e senza soste ma decisivo lavoro in trincea.
Solo Jacobs, centro sostituito a inizio secondo tempo da Steyn, m'e' parso lievemente non adeguato al livello stellare in campo.
A esaltare ancor di piu' se ce ne fosse bisogno la prestazione dei sudafricani, dalla parte neozelandese non ce n'e' uno, come detto, che sia stato autore di prestazione poco degna: forse Kaino non ha messo in mostra le doti fatte intravedere nel primo match.
Una ulteriore nota, che polemica non vuole e non puo' essere dopo una partita cosi' spendida. Notare prego le modalita' delle marcature: una meta dei Tutti Neri contro due delle Gazzelle (Pietersen e Jaunarie); un drop per parte (uno su uno di James, tre i tentativi di Carter), una trasformazione per parte (una su una per i Kiwis, una su due, per fortuna loro quella decisiva, di Steyn per i Boks); sei calci di punizione centrati da Carter contro cinque di Montgomery (due errori su cinque tentativi) e Buck James (2 su 2).
Tutto cio' per dire: ma non ci avevano venduto che il "potere" dei calciatori veniva ridotto dalle ELV e si segnavano piu' mete? Qua "i migliori" stavano per vincere con sei punizioni e una meta ...
Vabbe', se pero' tutte le partite sono come questa, ci stiamo dentro vah.
Ottimo l'arbitraggio di un ottimanete assistito australiano Goddard, lo stesso (pessimo, ma meno dei due contendenti) di Argentina - Italia: che anche gli arbitri stiano finalmente capendo e imparando?
I due team (da imparare a memoria e ricordare ai posteri):
New Zealand: Mils Muliaina, Sitiveni Sivivatu, Conrad Smith, Ma'a Nonu, Rudi Wulf, Dan Carter, Andy Ellis, Jerome Kaino, Rodney So'oialo (captain), Adam Thomson, Ali Willliams, Anthony Boric, John Afoa, Andrew Hore, Tony Woodcock.
Rimpiazzi: Keven Mealamu, Neemia Tialata, Kevin O'Neill, Sione Lauaki, Jimmy Cowan, Stephen Donald, Leon MacDonald
South Africa: Percy Montgomery, JP Pietersen, Adrian Jacobs, Jean de Villiers, Bryan Habana, Butch James, Ricky Januarie, Joe van Niekerk, Juan Smith, Schalk Burger, Victor Matfield (captain), Bakkies Botha, CJ van der Linde, Bismarck du Plessis, Gurthro Steenkamp.
Rimpiazzi: Schalk Britz, Brian Mujati, Andries Bekker, Luke Watson, Ruan Pienaar, Francois Steyn, Conrad Jantjes.
2 commenti:
"Gli e' che i Boks non hanno disimparato a difendere arcignamente attorno al punto di impatto, anticipando il piu' possibile e soprattutto impiegando il minor numero di uomini possibile: due massimo tre, con uno che regolarmente si rialza dalla ruck e si rischiera prima della rimessa in gioco della palla.
Era splendido vederli rischierarsi allargandosi al largo..."
Sbaglio o questo è uno dei problemi principali del rugby nostrano? Io, da outsider, cioè da uno che si è avvicinato al rugby senza aver mai preso una palla ovale in mano, e perciò attento agli aspetti tattici del gioco più che ai particolari, ho sempre pensato che le nostre squadre impeghino troppi uomini nei raggruppamenti, e poi di conseguenza ritardino nel rischierarsi. Questo vale anche nelle fasi d'attacco e spiega perché abbiamo tante difficoltà nel sviluppare il gioco alla mano, negli incontri internazionali.
E' problema classico non solo nostro ma di tutte le squadre di livello continental-basso Zamax: gli avanti sono "educati" a buttarsi tutti sopra la ruck. Perche' "gli avanti devono bloccare gli avanti".
Serve anche a tirare il fiato....
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