domenica 28 settembre 2008

Also spracht Nick Mallett

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Fondamentale l' intervista a coach Nick Mallett sulla Rosa del 24 settembre: alcune anticipazioni interessanti sulla Nazionale (e avremmo a nostra volta fresca fresca una notizia per lui!) e sulla copertura dei vari ruoli, oltre a fornire ancora una volta una visione chiara (e del tutto condivisa qui) sulle responsabilità precise di Fir e Lega sui destini del rugby in Italia. Espone infine qualche interessante riflessione sulel nuove regole. La riportiamo pressocchè per intero.
a) Ruoli critici in Nazionale.
Il c.t. ha scoperto le carte sulle idee riguardo al numero 10: «L'esperimento Masi è finito (gaudeamur igitur! ndr). Lì serve un giocatore che sappia prendere al volo la decisione giusta, mentre Andrea è un po' emotivo. Proverò Orquera, (Luciano, classe 1981, al Brive dal 2006, quest'anno apertura titolare sinora, in attesa di Andy Goode, ndr) anche se in quel ruolo servono chili, specie ora che da mischia l'attacco ha più spazio e il corridoio tra apertura e primo centro è più sollecitato.
Andrea Marcato
mi piace, ha segnato i calci decisivi contro Scozia e Argentina, e in Galles da estremo ha fatto bene (e daghèa! Estremo lo vede, punto e a capo - ndr). Ha anche messo su tre chili di muscoli, credo che per giocare apertura gliene servano altri due. Luke McLean ha testa e fisico. Merita altre chance...».
Siamo sempre alle solite, muscoli priorità nr.1, anche se il peso dei calci piazzati nell'economia delle partite è ben lungi dall'essere tramontato con le nuove regole, anzi ... Per non parlare dell'esperienza di gioco giocato.
Mallett in effetti non ha tutti i torti: soffriamo di carenza di esperienza vera, internazionale, in certi ruoli chiave:

«Il problema è che ci sono pochi italiani in ruoli come estremo, apertura e seconda linea (nell'ulrimo ruolo c'è poco a livello internazionale, oltre a Bortolami in crisi e Dellapè rotto - ndr). All'apertura stiamo seguendo un ragazzo del Racing Parigi, che ha 23 anni e una nonna italiana (Jonathan Wisniewski ndr), ma spera in una chiamata della Francia. La realtà è questa: io non posso chiedere a Treviso o Calvisano di far giocare Marcato e McLean apertura, quindi devo trovare altre soluzioni...»
Come dire, mi piacerebe tanto non sperimentare ma sono costretto. Qui una novità in mediana per lo sperimentatore Mallett ce l'avremmo noi, o meglio il Top14: nell'anticipo di ieri sera a Grenoble tra Bourgoin e Stade Francais (25-32 per la cronaca) abbiamo assistito live (su Eurosport2) all'inedito: venti minuti di Mirco Bergamasco mediano di mischia. Ok non è l'apertura ma è pur sempre una novità "muscolare" in un ruolo cruciale, no?
Uscito Albouy,
il nostro utility back è stato usato da coach Ewen McKenzie e dall'allenatore dei trequarti Dominici ancora una volta come tappabuchi (nell'ultima partita è stato impiegato come ala chiusa di rilievo). Tutto sommato il Mirco non ha fatto una brutta figura: ha gestito correttamente una mezza dozzina di mischie, ha preso un paio di iniziative e ripulito delle ruck, anche ha ben lanciato Hernandez per uno dei suoi drop ...
b) Selezioni NOW o morte.
Veniamo alle solite, dolenti note sul movimento: prima dolenza, i migliori sono sempre quelli che se ne vanno:

«In Europa non siamo competitivi (a livello di aperture, o di club? O tutt'e due ... Ndr) ed è lì che si cresce. In Italia ci sono 4-5 club professionistici .. (ma) Viadana ha un bilancio di 5 milioni di euro, Tolosa di 25. È logico che i migliori italiani vadano a giocare fuori, mentre da noi arrivano ex internazionali a fine carriera, come Cribb e Fraser Waters, che possono fare il bene di Rovigo e Treviso, ma non del movimento. Sono i Ghiraldini e i Cittadini gli uomini da difendere a tutti i costi. La Fir dovrebbe tenere gli italiani in Italia».
Da Mallett arriva non solo il lamento ma anche l'indicazione della soluzione: naturale che club come i nostri perdano i giocatori bravi a favore di società di campionati più ricchi; la soluzione è il solito monito ai Club, alla Lega, alla FIR, se ne viene fuori solo con le Selezioni:
«Come fanno in Scozia, Irlanda e Galles. Qui c'è spazio per due squadre di 30 giocatori, con i migliori italiani sotto contratto Fir e qualche straniero di livello (possibilmente giovane e naturalizzabile, ndr) per essere competitivi in Coppa Europa e fare eventualmente la Celtic League, che con l'ingresso dell'Italia amplierebbe il proprio mercato. Se non si va in Celtic si può pensare a un doppio contratto, con la Fir e i club: alla fine della Coppa Europa i giocatori tornano a giocare un Super10 semiprofessionistico.
C'è l'opposizione di alcuni club (sette su dieci; ma due club - Benetton e Calvisano - vorrebbero andare in Celtic da club e non attraverso le selezioni, ndr), ma il Consiglio Federale appena eletto ha la possibilità di farlo.Io dico solo che se non si cambia, rischiamo di perdere quel decimo posto nel ranking: Stati Uniti, Tonga e Figi stanno crescendo».
Messaggio sufficientemente chiaro?
c) L'ossimoro delle regole confuse.
Infine un cenno alle nuove regole: anche lui da buon sudafricano appare piuttosto confuso: «Non ci sto capendo molto. In Francia penalizzano molto i sostegni di chi attacca, nell'emisfero Sud puniscono più chi difende. Al Sei Nazioni bisognerà parlare con tutti gli arbitri, per capire il loro metro».

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