Gli altri Test
Oltre ai test match già descritti a parte - Galles -Canada, Inghilterra-Australia, Italia-Argentina, il programma del weekend ha proposto altri confronti molto interessanti.
A Sochaux: Francia 42 - Pacific Islands 17
Cinque mete a una, 4 calci per parte, una sgambata 15 contro 14 causa placcaggio "alla isolana" di Napolioni Nalaga (l'anno scorso metaman #1 del Top14) al 20', che gli ha fruttato un rosso stile "primo esempio" e a JB Elissalde un trauma cervicale che lo terrà fuori dal prossimo test a favore del subentrato Tillous-Borde di Castres.
Grandi individualità in mostra lato Pacifico col solito stile spegiudicato e accattivante da rugby Sevens; un test di rodaggio e nulla più per la Francia di Lievremont, che come dice chi sa scrivere di sport "ha vinto ma non convinto"; comunque, toma toma quatta quatta, per intanto i Galletti portano a casa due vittorie su due incontri.
Anche se lo sanno tutti che la vera prova, per questa Francia dalle molte ombre e poche luci, senza sottovalutare il pur faticoso prevalere sull'Argentina, arriverà nel prossimo weekend con la splendida Australia. Nella quale s'è finalmente manifestato il valore aggiunto di Robby Deans: ha innestato il killer instinct tipico dei mischiaroli di Canterbury nell'esperienza e propensione a gioco fisico degli avanti australiani; dietro niente serviva, Giteau Mortlock etc. avevano già le loro lauree honoris causa. In foto il giovane Medard schierato estremo, autore di una meta.
Murrayfield: Scozia 10 - Sudafrica 14
Mentre l'Italia sembra giocare con mentalità da perdente predestinata si ma "con l'onore delle armi" (by the way un uso medievale privo di senso e ignoto a tutti gli altri), ci sono Nazioni che scendono in campo con degli obiettivi magari ambiziosi, ma con la consapevolezza che tutte le partite iniziano sempre e comunque zero a zero. Una di queste squadre è la Scozia di sabato scorso.
L'antefatto: a fine mese i capintesta del rugby mondiale si riuniranno per comporre il tabellone dei mondiali 2011, sulla base del ranking mondiale a quella data. Orbene, al fine di salire all'ottavo posto a scapito dell'Irlanda e avere una testa di serie, la Scozia avrebbe dovuto battere i campioni del mondo in carica Springboks, si proprio quelli che hanno seccato i Dragoni Gallesi senza quasi fare una piega la settimana prima, punto e a capo.
Bene, ci ha provato fino alla fine e ci è fin quasi riuscita, punto esclamativo!
Giocano "alla sudafricana" gli scozzesi e nel primo tempo e mettono in crisi seria i troppo compassati Boks, basandosi sul pack pilotato dal sempre eccellente Blair in mediana.
Purtroppo perdono presto Chris Paterson l'infallibile e questo avrà un peso: sbagliano due calci con Parks, poi ne centrano uno con Godman apertura titolare e alla chiusura del primo tempo un break di quest'ultimo innesca una serie di ruck prossime all'area di meta sudafricana, chiuse in meta da Nathan Hines. Dieci a zero sui campioni del mondo!
Gli Springboks rientrano in campo finalmente svegli, si installano nella metàcampo scozzese e senza fretta ma con metodo erodono il vantaggio: punizioni di Pienaar al 46' e al 55', e infine passano in vantaggio 10-11 grazie alla meta del mai morto Jaque Fourie, subentrato due minuti prima a uno spento Bryan Habana all'ala chiusa. Il vantaggio è perfezionato al 66' da un altro calcio di Pienaar.
Ballarono quindi solo per un tempo gli scozzesi? Niente affatto: nell'ultimo quarto d'ora ci provano e ci riprovano, abilmente contenuti dai Boks che però raramente riescono a ripartire. Sino a quando i padroni di casa ottengono un facile calcio in mezzo ai pali che gli consentirebbe tornare sotto di un solo punto, ma Godman incredibilmente sbaglia il rigore.
Sic transit, adieu ottavo posto, record scozzese ai mondiali a rischio (sinora è sempre riuscita a passare ai quarti), Boks speculativi e sornioni che incassano la seconda vittoria su due della tournèe. Coach Frank Hadden si dichiara scontento e frustrato per la mancanza di disciplina (o di mira?) dei suoi nel finale, ma è stata la miglior partita della Scozia da anni, impensabile dopo la passata subita dagli All Blacks la scorsa settimana. Grandi progressi, come del resto dimostrano i suoi due club, e problemi per chi ritenesse di essere per principio al loro livello ( ci dovrebbero fischiare le orecchie).
Croke Park: Irlanda 3 - Nuova Zelanda 22
Sospesi 'sto giro esperimenti leziosi di doppie aperture, i Tutti Neri schierano tutta la potenza disponibile - dalle ali Sivivatu-Rocokoco al centro Ma'a Nonu al mediano Weepu per non parlare degli avanti - per rispetto del temibile pack del Munster, quello che tipicamente entra in forma di solito ad aprile-maggio per le finali delle competizioni europee.
Reggono di fatto per mezz'ora buona gli irlandesi e tutto sommato a fine primo tempo si è su un recuperabile 3-10, ma poi non c'è più partita di fronte agli 82,000 del Croke Park.
Il segnale della svolta avviene sul 3-3 allo scadere del primo tempo: Tommy Bowe vola ad anticipare la meta sicura di Riche McCaw in bandiera e con uno schiaffetto manda la palla in out, ma a rugby non si può: o placchi l'uomo o calci via la palla o la annulli, altrimenti è fallo (praeter-)intenzionale antisportivo. Ergo, meta tecnica e 10 minuti fuori per l'ala irlandese.
La superiorità numerica comunque non sarà un fattore in questa partita, Tony Woodcock si farà buttar fuori anche lui dopo pochi minuti per una reazione; il fatto è che questi Al Blacks appena sentono l'odore del sangue non li fermi. Se poi fai tanto di mostrare che pieghi il ginocchio, allora non ce n'è più. Li hanno martellati finchè non hanno ceduto, a riprova che a rugby e sul campo di battaglia, come dice Patton difendendosi e basta non si vince. Molto significativa la marcatura finale di Brad Thorn che si trascina di slancio due tre placcatori fino in area meta.
Per gli all Blacks marcia di avvicinamento conclusa (per nulla facile sulla carta), ora sale a Twickenham e sotto a chi tocca.
Dulcis in fundo buone nuove per Kirwan: Giappone 29 - Usa 19.
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