C'e' baruffa nell'aria?
Isoliamo l'appendice al post precedente, per dar conto del dibattito che si va sviluppando nei riguardi della partecipazione di squadre/selezioni italiane alla Celtic League.
Rugby giocato in sosta, ciò che prende l'attenzione di tutti - addetti ai lavori e tifosi anche occasionali - è la prospettiva Celtic League, quella che Dondi vorrebbe ribattezzare Roman-Celtic League (suona freudianamente "Roman-Centric League", per fortuna il nome del birraio sponsor coprirebbe l'obbrobrio): la Gazzetta dello Sport ha raccolto un po' di opinioni di cui qui di seguito diamo conto.
Sta di fatto che, aldila' del roboante comunicato e del cuore gettato (giustamente) oltre la barricata, i giochi non paiono ancora del tutto compiuti.
Gavazzi e Gaetaniello in gennaio saranno a Glasgow per "vendere" per conto della Fir le quattro squadre ai Celtici. Per portarne a casa due o massimo tre, anche per motivi meramente economici: "servono - per ogni selezione in Celtic, ndr - 36 giocatori sotto contratto, uno stadio da almeno 5000 posti, fideiussioni per 8 milioni di euro".
Vale la pena (sempre) di sentire anche l'opinione di Vittorio Munari, dg del Benetton giustamente scettico: "La famiglia Benetton investe nel rugby da decenni, ora non so se la sentirà di continuare. In rose di 22 giocatori, 17 dovranno essere di formazione italiana. Fatichiamo ad arrivare ai 13 per la Heineken Cup, come saliremo a quella cifra? Tanto più se gli azzurrabili saranno nella selezione federale" (quella "regalata" a Roma, ndr).
Paolo Baratella dirigente di Rovigo - club spacciato come uno dei meno contrari alle selezioni - lascia intendere si tratti di un blitz "dei federali" non del tutto digerito: "Decisione presa in fretta, senza un confronto coi club. E che ci crea problemi .. chiediamo di essere ascoltati".
Qualcuno guarda oltre, come Luigi Torretti consigliere Fir di designazione veneziana: "Il ruolo dei club continuerà ad ambire ai vertici nazionali e a lavorare sui giovani, ma Venezia ha appeal turistico ed è al centro di una grande regione di rugby. I gestori del futuro stadio di Tessera (Ve) hanno già dimostrato interesse per far giocare qui una franchigia. Ormai si deve lavorare su questa prospettiva".
Le dichiarazioni degli addetti ai lavori si accavallano: a fianco dello scettiscismo traspare molto attendismo. Eh si, perche' alla fine bisognera' andare sul concreto, altro che tradizioni e campanili, ai "piccioli" si deve arrivare, secondo il detto popolare: le nozze coi fichi secchi non si possono fa'.
Fotografa la realta' in tutta la sua concretezza Franco Tonni di Viadana : «La Fir non ha i soldi per 2 selezioni; meglio 4 entità private, o al massimo una pubblica. Ora si guardi chi ha i requisiti. Serviranno 6 milioni di euro (non erano otto, piu' giocatori? Ndr), a noi ne mancano solo uno e mezzo».
Della serie, cara Fir non fare tanto il ganassa, piuttosto aiuta i club giusti che han bisogno di poco e vai sul sicuro ...Probabile che anche la Benetton sia sulla stessa lunghezza d'onda, forse ancor piu' "leave me alone" che non Viadana.
Bisognera' capire come sono messe coi "piccioli" (perche' inutile girarci tanto attorno, di questo si tratta) le altre - Overmach e Calvisano in testa. Rimane da vedere se alcune tra le squadre minnows (romane a parte: loro aspettano la Selezione al Flaminio che gli cadra' in mano come una pera matura ...) riusciranno mai a far fronte comune non per boicottare e rimandare come fatto sinora ma per confederarsi.
Rimane il problema dei pochi italiani disponibili, forse il compromesso aldila' dei talebanismi (giustificati) di Mallett sara' aderire alla regola della Celtic (max. otto stranieri e non solo cinque a referto).
Non e' finita qui, stay tuned per le prossime puntate del reality.
Rugby giocato in sosta, ciò che prende l'attenzione di tutti - addetti ai lavori e tifosi anche occasionali - è la prospettiva Celtic League, quella che Dondi vorrebbe ribattezzare Roman-Celtic League (suona freudianamente "Roman-Centric League", per fortuna il nome del birraio sponsor coprirebbe l'obbrobrio): la Gazzetta dello Sport ha raccolto un po' di opinioni di cui qui di seguito diamo conto.
Sta di fatto che, aldila' del roboante comunicato e del cuore gettato (giustamente) oltre la barricata, i giochi non paiono ancora del tutto compiuti.
Gavazzi e Gaetaniello in gennaio saranno a Glasgow per "vendere" per conto della Fir le quattro squadre ai Celtici. Per portarne a casa due o massimo tre, anche per motivi meramente economici: "servono - per ogni selezione in Celtic, ndr - 36 giocatori sotto contratto, uno stadio da almeno 5000 posti, fideiussioni per 8 milioni di euro".
Vale la pena (sempre) di sentire anche l'opinione di Vittorio Munari, dg del Benetton giustamente scettico: "La famiglia Benetton investe nel rugby da decenni, ora non so se la sentirà di continuare. In rose di 22 giocatori, 17 dovranno essere di formazione italiana. Fatichiamo ad arrivare ai 13 per la Heineken Cup, come saliremo a quella cifra? Tanto più se gli azzurrabili saranno nella selezione federale" (quella "regalata" a Roma, ndr).
Paolo Baratella dirigente di Rovigo - club spacciato come uno dei meno contrari alle selezioni - lascia intendere si tratti di un blitz "dei federali" non del tutto digerito: "Decisione presa in fretta, senza un confronto coi club. E che ci crea problemi .. chiediamo di essere ascoltati".
Qualcuno guarda oltre, come Luigi Torretti consigliere Fir di designazione veneziana: "Il ruolo dei club continuerà ad ambire ai vertici nazionali e a lavorare sui giovani, ma Venezia ha appeal turistico ed è al centro di una grande regione di rugby. I gestori del futuro stadio di Tessera (Ve) hanno già dimostrato interesse per far giocare qui una franchigia. Ormai si deve lavorare su questa prospettiva".
Le dichiarazioni degli addetti ai lavori si accavallano: a fianco dello scettiscismo traspare molto attendismo. Eh si, perche' alla fine bisognera' andare sul concreto, altro che tradizioni e campanili, ai "piccioli" si deve arrivare, secondo il detto popolare: le nozze coi fichi secchi non si possono fa'.
Fotografa la realta' in tutta la sua concretezza Franco Tonni di Viadana : «La Fir non ha i soldi per 2 selezioni; meglio 4 entità private, o al massimo una pubblica. Ora si guardi chi ha i requisiti. Serviranno 6 milioni di euro (non erano otto, piu' giocatori? Ndr), a noi ne mancano solo uno e mezzo».
Della serie, cara Fir non fare tanto il ganassa, piuttosto aiuta i club giusti che han bisogno di poco e vai sul sicuro ...Probabile che anche la Benetton sia sulla stessa lunghezza d'onda, forse ancor piu' "leave me alone" che non Viadana.
Bisognera' capire come sono messe coi "piccioli" (perche' inutile girarci tanto attorno, di questo si tratta) le altre - Overmach e Calvisano in testa. Rimane da vedere se alcune tra le squadre minnows (romane a parte: loro aspettano la Selezione al Flaminio che gli cadra' in mano come una pera matura ...) riusciranno mai a far fronte comune non per boicottare e rimandare come fatto sinora ma per confederarsi.
Rimane il problema dei pochi italiani disponibili, forse il compromesso aldila' dei talebanismi (giustificati) di Mallett sara' aderire alla regola della Celtic (max. otto stranieri e non solo cinque a referto).
Non e' finita qui, stay tuned per le prossime puntate del reality.
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