domenica 15 febbraio 2009

I folletti verdi fanno tutto loro


ItalyItaly 9 - 38 Ireland Ireland
(primo tempo 9 - 14)

Italy: A Masi (Biarritz); K Robertson (Viadana), G Canale (Clermont-Auvergne), Mirco Bergamasco (Stade Francais), M Pratichetti (Calvisano); L McLean (Calvisano), P Griffen (Calvisano); S Perugini (Toulouse), F Ongaro (Saracens), M Castrogiovanni (Leicester), S Dellape (Toulon), T Reato (Rovigo), A Zanni (Calvisano), Mauro Bergamasco (Stade Francais), S Parisse (Stade Francais, capt).
Subs: A Bacchetti (Rovigo) for Robertson 20, C Nieto (Gloucester) for Castrogiovanni 33, G Garcia (Calvisano) for Canale 48, C Festuccia (Racing Metro) for Ongaro 42, J Sole (Viadana) for Reato 49, C del Fava (Ulster) for Dellape 49, Castrogiovanni for Perugini 59, G Toniolatti (Capitolina Roma) for McLean 72.Penalty goals: McLean (3).Yellow cards: Masi 1, Perugini 36.

Ireland: R Kearney (Leinster); T Bowe (Ospreys), B O’Driscoll (Leinster, capt), P Wallace (Ulster); L Fitzgerald (Leinster), R O’Gara (Munster), T O’Leary (Munster); M Horan (Munster), J Flannery (Munster), J Hayes (Munster), D O’Callaghan (Munster), P O’Connell (Munster), S Ferris (Ulster), D Wallace (Munster), J Heaslip (Leinster).
Subs: P Stringer (Munster) for P Wallace 35, G D’Arcy (Leinster) for Stringer 41, T Court (Munster) for Horan 55, R Best (Ulster) for Flannery 60, D Leamy (Leinster) for Ferris 63, Stringer for O’Leary 72, G Murphy (Leicester) for Kearney 76, Ferris for Heaslip 76, M O’Kelly (Leinster) for O’Connell 76.

Tries: Bowe, Fitzgerald (2), D Wallace, O’Driscoll. Conversions: O’Gara (4), Kearney. Penalty goal: O’Gara.Yellow card: O’Gara 31.Referee: C White (England).

Sabato 21 marzo: forse il 6 Nations 2009 si deciderà all'ultima giornata con lo scontro diretto, quello tra Galles ed Irlanda. Forse. Perché da una parte bisognerà vedere quanto questo Galles abbia fatto maturare il killer istinct che solo gente che viene dal Sud del mondo ha nel dna.
Dall'altra ci sarà da tenere d'occhio l'Irlanda che ha iniziato con il botto battendo la Francia - e non è cosa da poco perché i celtici vestiti di verde hanno sempre sofferto con i galletti anche quando erano dati per favoriti e poi uscivano dal campo come perdenti - e che oggi ha espugnato il Flaminio, facendo finta di soffrire.
Mica si poteva pensare che dopo il 6-0 nel primo quarto d'ora di partita l'Italia potesse sopravvivere. D'accordo un Ronald O'Gara che ci ha impiegato un tempo per prendere confidenza con l'ovale non di marca Gilbert e con se stesso, al punto di beccarsi un giallo, ma gli uomini di Mallet erano così incazzati in campo che Masi lo ha fatto capire dopo 46 secondi: placcaggio alto, sin bin.
Paradossalmente hanno fatto meglio gli azzurri, portandosi sul 6-0 con McLean. Poi però le sensazione era che noi difendevamo sempre e comunque, loro attaccavano. Insomma, facevano la partita. Grazie anche al solito errore: quando gli italiani vogliono fare i francesi, quello che esce non è un rugby champagne, ma un rugby che sa di tappo.
18': l'Italia attacca da rimessa laterale vicino ai 22 avversari, palla al largo, i tre quarti velocizzano la trasmissione del pallone, ma un passaggio affrettato di troppo consegna l'ovale alla saetta Tommy Bowe che corre, corre e corre. Mirko Bergamasco ci impiega qualche attimo di troppo a capire che la palla non è più di possesso azzurro, l'ala irlandese ha ormai messo il turbo e ci provano in tre a fermarlo. Lui va in meta e la partita finisce lì.
Perché arriva un'altra punizione trasformata da McLean, ma onestamente gli Azzurri combinano troppo poco. E gli irlandesi con fuori O'Gara decidono di andare sempre in rimessa per le punizioni. Al 36' i dieci minuti sulla sedia dei cattivi spetta a Totò Perugini, gli irlandesi imbastiscono un'azione che sfiora le 20 fasi, la difesa italiana regge e sembra poter respingere l'assalto ed invece arriva il varco di Ferris con con un off load serve Luke Fitzgerald, con Zanni in ritardo e certamente spossato dalla fatica di tenere a bada i folletti dell'isola di San Patrizio. Si va negli spogliatoi sul 9-14.
I secondi 40 minuti sono un incubo.
Al 46' la meta di Wallace il terza linea favorita dal solito Heaslip, al 75' la doppietta di Fitzgerald. Ecco come la descrive Scrum.com: A dreadful lineout misses all the jumpers but the Italian counterattack fizzles out as Bergomasco slices a kick ahead into touch. A quickly taken lineout releases Fitzgerald, who is home free and touches down under the posts. He was largely unopposed and the try, whilst giving a certain sheen to the score, will not give Declan Kidney much cause for celebration. O'Gara converts the relatively tricky extras.
Il punteggio indica Italia 9, Irlanda 29 perché intanto O'Gara ha preso confidenza eccome con l'ovale. E con se stesso. A tre minuti dallo scadere, O'Driscoll intercetta e vola solo solo solo sotto i pali. 38-9.
5 mete a zero, un pack messo a dura prova e dormite che fanno venire di scappere sotto le coperte per non rivederle. Più agonismo rispetto ad una settimana fa a Twickenham, ma l'Italia di Nick Mallet sembra ancora un ibrido. Tra cosa non si sa, ma lo è. Perché 40 minuti senza combinare nulla sono brutti da digerire.
Dicevamo: forse bisognerà attendere l'ultima giornata. Perché nonostante tutto l'Irlanda oggi ha dovuto giocare contro se stessa, nel senso che è stata brava a darsi una lavata di capo dopo un inizio segnato dal nervosismo e dalla valutazione probabilmente affrettata dell'avversario. E' stata cinica nel primo tempo, andando però a cercarsi la vittoria negli ultimi dieci minuti. Tornata dalla pausa, ha mostrato confidenza, sicurezza e quanto altro per far dimenticare quei pomeriggi sornioni che spesso le sono costate care.

La Versione di Abr
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Concordo molto con l'analisi di Ringo ma non certo col titolo del post: nel primo tempo, parte chiave della partita, abbiamo fatto tutto noi non i Folletti Verdi, regali compresi.
I momenti chiave per potersi fare un giudizio sulla disfatta azzurra del Flaminio sono precisi:
a) l'attitudine iniziale: gli Azzurri entrano in campo per mostrare la reazione alla performance di Twickenham di una settimana prima; sanno bene di aver di fronte il pack più tosto del Sei Nazioni e lo affrontano a muso duro.
Entro 46 secondi quasi a mo' di segnale Masi stende l'estremo Kearney con una bracciata ad altezza collo, 10 minuti in panca ma il tono del match è settato: verdi, se volete i vostri punti veniteveli a prendere.
La solida difesa italiana e l'atteggiamento intimidatorio provocano ben 5 errori in 15 minuti agli irlandesi (saranno ben 10 le loro palle perse a fine partita); si innervosiscono, oltre che imprecisi divengono fallosi e aldilà dell'immeritato regalo a Bowe nella prima mezzora ci subiscono.
b) il braccio di ferro: il momento topico della partita è tra il 35' e la fine del primo tempo, quando i nostri in trincea reggono e respingono per ben diciotto volte gli assalti all'arma bianca irlandesi ma cedono alla dicannovesima; li spingiamo indietro per venti metri ma non riusciamo mai a riguadagnare il possesso dell'ovale, fino a quando spunta Ferris e scarica sul taglio di Fitzgerald che entra in meta. Onore alla loro pervicacia ma gli e' andata di fortuna anche stavolta: riposo sul 9-14, inerzia della gara per la prima volta ma definitivamente in mano agli ospiti.
c) il crollo: non è questione di schemi o di personalità e nemmeno entro un certo limite di errori. L'Irlanda è più forte e più fisica dei nostri precari e contati avanti attuali e in ogni caso più abituata al gioco d'impatto ad alto livello (mi sovviene la finale di Heineken 2008 tra Munster e Tolosa); una volta che i Verdi la smettono di cercare le fighetterie e accettano la sfida fisica, ci schiacciano non prima di avercela messa tutta ma veramente tutta (punto b).
Vero e' che l'arbitro White di mischia chiusa non ha mai capito granche' e prende decisioni a caso, ma la verita' sulla debacle dei nostri e' 50% legata alla forza dirompente del pack avversario e 50% fisica, siamo arrivati alla frutta. Si spiega cosi' la nostra fallosita', il non veder più un possesso palla, i 114 placcaggi con 19 errori nostri contro 50 e 4 dei Verdi, questo l'affannato conto finale difensivo. Logico poi che ogni errore nostro venga capitalizzato dai piu' esperti avversari: i britannici sono cinici e giustamente non conoscono rituali barocchi latini tipo l'onore delle armi, per loro o si vince o si perde.
Dimentichiamo pure la prima meta regalata a Bowe e le ultime due in pieno "garbage time": rimangono le mete unanswered di Fitzgerald e Wallace tra 39' e 45' a condannarci per insufficienza di pack.
D'altro canto abbiamo portato la sfida sull'unico terreno che potevamo, quello fisico lì davanti; fin che è bastata l'irruenza, l'orgoglio e in certa misura la sorpresa, abbiamo retto. Poi come la Folgore ad El Alamein, una volta finite munizioni e benzina (un solo pilone in panca! Castro fatto a pezzi da Horan costretto a rientrare, Ongaro, Canale e McLean fuori, Toniolatti estremo e Masi ancora all'apertura!), l'Ottava Armata ci è passata sopra senza pietà.

- Cosa non va nell'Italia Mallettiana:
non c''e molta capacita' di pianificazione, diciamolo: un solo pilone in panca contor l'Irlanda (!), un solo utility back/apertura. Emerge piu' grave la coperta corta di un pack contato, in condizioni fisiche precarie soprattutto in prima linea e in ogni caso non più capace di fare la differenza come l'anno scorso - vuoi per gli infortuni, vuoi per i progressi degli altri, vuoi per le nuove regole che privilegiano la dinamica sulla potenza. Torna deficitario dopo tante partite ottime il conto disciplinare (2 espulsi, 18 punizioni prese!). "Vecchi" che non sanno dare consistenza per tutta la gara - Ongaro, Canale; "giovani" non d'impatto - Festuccia, Toniolatti.
- Su cosa fare leva positiva: finalmente dei giovani positivi in campo: Reato, Zanni, McLean e Pratichetti, da rivedere Bacchetti emarginato in un ruolo periferico per il nostro tipo di gioco. Qualche lieve progresso si registra in rimessa laterale (4 perse su 12 lanciate e tre rubate), mediana "basic" ma dignitosa e affidabile, terza linea grintosa fin che ha birra.

In giro gia' si legge di tifosi che parlano di "vergogna Italia"; a nostro sommesso avviso confondono, da tifosi (nulla di male ad esserlo beninteso, ma l'analisi che ne risulta e' per forza di cose poco lucida) quello che desiderano con ciò che si può realisticamente avere.
Onesti giocatori di rugby pur di medio alto livello non possono fingersi campioni assoluti se non lo sono; la delusione per averlo creduto, o per aver appoggiato il salvifico approccio top-down della Fir a prescindere da vivai, base e club non va confuso con la realta' dei fatti e del nostro livello attuale, paragonabile a quello della Scozia.
I nostri vanno giudicati per quello che riusciranno a combinare al Murrayfield, unica partita alla loro portata anche quest'anno (ed è una buona notizia recente, prima del torneo non ci credevamo più).
Con l'Irlanda di Declan Kidney non c'era nulla da fare nemmeno se Castro, Parisse, Bortolami e Ghiraldini fossero in forma come l'anno scorso, Picone avesse almeno metà della velocità mentale di Griffen e Marcato pesasse novantacinque chili.
Quanto all'Irlanda non è stata una passeggiata di salute nemmeno per loro: frastornati e messi sotto almeno per 30 minuti, graziati dalla Dea Bendata, han subito più punizioni in mezz'ora che in tutta la partita contro la Francia. A quel punto han fatot il loro bel bagno di umiltà, basta coi frilli delle partenze di Kearney da lontano e si sono riaffidati al collaudato pack bulldozer di Munster rinforzato da quella forza della natura di Heaslip, man of the match a Dublino la settimana scorsa e a mio avviso (ma anche secondo PlanetRugby) anche al Flaminio e leader tra i nr.8 europei, posizione che l'anno scorso era di Parisse. Se davvero gli irlandesi vogliono andare a sfidare il Galles al Millennium, mezz'ore di errori e palle perse come la prima al Flaminio non se le possono permettere mai più.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

due considerazioni+una banalità:

Bergamauro > avevamo, su questo stesso blog, paventato ripercussioni nefaste sulla prova del nostro dopo la mazzata fattagli subire dal gigante sudafricano. Mi pare che si siano rivelati timori infondati. Per carità, non è che Mauro abbia fatto nulla di trascendentale, però si temeva una sua prestazione nervosa, tesa, fallosa e invece ha giocato tranquillo, facendo il suo. E questo è bene.

Paolino Griffen > ora, io non voglio fare il tifoso calciofilo medio che ne sa sempre più dell'allenatore (specialmente quello della nazionale!) ma, per quanto detto e ripetuto nel post... post-england, non sarebbe SEMPRE meglio un mediano "scarso" (che nella fattispecie si è rivelato tutt'altro che scarso) ma vero che uno forte ma finto?
Tutto questo per dire solo... welcome back, Paul!! Sono strafelice per lui, uno dei miei idoli!

labanalità > certo che Cecinelli non capisce proprio un ca**o di quel che succede sul campo da gioco!! :-) Ciò detto, sempre sia lodato il cecio che offre rugby aggratisse a noi dissidenti che continuano garbatamente a rifiutare le mille offerte sky che giornalmente pervengono via telefono (OT: ma non potrebbero percaritadiddio segnarsi sui loro database quando uno rifiuta per la decima volta??)

Abr ha detto...

Ho notato anch'io il Mauro calmo e umile lavoratore nel sottobosco: contraltare del livido nervosismo di alcuni tipo Masi all'inizio, grande prova di maturita' da parte sua.
Poi pero' anche lui come gli altri difende fin che ne ha ma non riesce a riconsegnare un possesso uno ai suoi mediani.

Quanto alla mediana, Griffen e anche mcLean dimostrano a Mallett che non serve il mostro da 95kg, basta qualcuno che ci abbia gia' rifatto, ocn un minimo di personalita' e/o esperienza per reggere la pressione.

Cecinelli? Caso pietoso, alla Vilcoyote, destinato a inseguire vanamente l'oggetto del desiderio (la vittoria sempre e comunque degli Azzurri): fossimo superstiziosi ...

Quanto a Sky, ce provano .. Tanto quanto fastweb, telecom etc.etc. Scatenati, con le loro tecnichette di vendita da manualetto. Chi l'avra' inventati i call center .... ai miei tempi per far due lire da precari si andava a fare la stagione della vendemmia o i pony express, mo' so' tutti afro e sudamericani, evidentemente si fa troppa fatica.

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