giovedì 26 marzo 2009

Celtico si, ma tra un anno e mezzo

Sul sito ufficiale della Magners League e' apparso questo "Statement from John Hussey, Chairman of Celtic Rugby on behalf of the board of Celtic Rugby".
In sintesi: il Board del Celtic Rugby di ieri ha deciso di approvare in linea di principio l'invito a due team italiani di partecipare alla Magners League.
Serve pero' che vengano soddisfatte da parte di questi due team una serie di condizioni non ancora perfettamente formalizzate, imperniate fondamentalmente sugli standard delle strutture in cui si gioca e sui termini finanziari e commerciali, diritti televisivi inclusi. La finalizzazione del tutto richiedera' del tempo, per cui di scendere in campo non se ne parla prima della stagione 2010/11.
La dichiarazione si chiude con la disclaimer da parte del boss celtico che puzza di exit strategy: voi italiani dovrete dimostrare che their inclusion would not lead to a lowering of the level of play. Insomma, siamo invitati in salotto ma ci presentano le pattine ...
Checcevolete fa'
, e' parte del puzzonismo che questi figli di mangiapatate, carbonai e pecorai han sviluppato nei confronti dei Southern, ma va detto che le nostre prestazioni recenti non li aiutano certo a declinare meglio il rispetto.
Le loro braccia aperte con occhio al nostro portafogli si sommano all'appeal di un futuribile Treviso-Connacht che manco le qualificazioni di Challenge Cup; ma tant'e', questa e' la strada identificata per dare un indispensabile scossone all'ambiente.
Questo e' l'amaro calice che deve trangugiare un movimento che c'ha provato col modello franco/inglese dei club "tirati" dalla nazionale, esaurendone la spinta propulsiva. Ora andremo a farci indicare la via in Nazioni da 5, 6 milioni di abitanti, noi che ne vanteremmo dieci volte tanto.

Ora sta a noi: abbiamo PIU' DI UN ANNO per decidere come, dove, chi; unico vincolo, che saranno in due (squadre). Fatte come e giocanti dove ("The Italian teams will be based in two venues in Milan, Rome and/or Treviso" riporta rugbyweek e le breaking news irlandesi), sta a noi. Sopravviveremo al florilegio di idee, proposte, solleticazioni e polemiche? E riuscira' a farlo il gia' provato movimento nazionale o arriveremo alle pallonate (ovali) in faccia?
Che fare del/dei campionati nazionali, e chi va in Challenge Cup e chi (e quanti) in Heineken: chi torna dall'estero e chi paga, dove paracadutare tutti gli stranieri, chi viene selezionato e con che modalita' viene rilasciato dal club e con che modalita' questo viene risarcito: che fine faranno i vecchi sponsor e i contratti esistenti. Etc.etc.
Sara' un anno e passa di pianificazione o di polemiche? Esiste in Fir la capacita' politica e organizzativa di definire un approccio, imponendolo e/o concordandolo con i club?
Mostly, sapranno reperire le risorse necessarie, tecniche (giocatori & staff tecnico-organizzativo), commerciali (turistico-logistico-televisive) e finanziarie (fidejussioni, compensazioni ai club)?
Sono tutte considerazioni che speriamo di veder organicamente affrontate e risolte; siamo scettici a prescindere, conoscendo la tipica capacita' italiana di aver grandissime e brillantissime idee (siamo un popolo molto intelligente, pure troppo a volte), ma poco "vocato" a quello che gli anglosassoni chiamano "execution", cioe' a tutto quel lavoro di perspiration non di inspiration per mettere in pratica quello che s'e' pensato. Che tanto poi, con una spilla e un cacciavite sappiamo far miracoliii ....
A maggior ragione se tutto questo complesso tecnasma va costruito dopo la delusione del SeiNazioni, che sicuramente indebolisce i main sponsor dell'approdo in Celtic, cioe' Mallett e Dondi, e le loro capacita' di mobilitare sponsor, data anche la crisi finanziaria corrente.
Questo indebolimento potrebbe non essere un male alfine: uno dei rischi che abbiamo sempre sottilineato e' quello dell'approccio top-down, impostato nel "tirare" il rugby mediante lavoro dall'alto, senza considerare anzi apertamente boicottando il radicamento territoriale GIOCATO di questo sport, perche' Roma fa piu' fine di Paese (prov. di Tv).
Il che alla fine ha dato come risultato una mancata valorizzazione e attrattivita' dei vivai locali proprio mentre tutti gli sport calcio incluso cercano ragazzi alti e forti come servirebbero al rugby; una accelerazione dell'import dei giocatori di altra scuola (argentini a parte, vedi McLean) e una generale "calcificazione" del tifo di uno sport che per caratteristiche intrinseche (l'umilta') e' poco adatto sia al becerume da CurvaSud quanto al fighettismo sguaiato da'a' CanottieriLazzio.

A tal proposito, ci sia concesso, salutiamo con sollievo e immensa soddisfazione la fine del contratto tra SeiNazioni e La7 e la migrazione verso Sky del rugby internazionale.
Nulla contro la Tv di Telecom la quale, Cecinelli a parte, ha schierato un commentatore e un paio di esperti in gamba, con un coverage delle partite (italiane) degno della nazionale di calcio; il problema come sempre non sta nei mezzi, sta nell'approccio.
Non puoi campare di aspettative regolarmente tradite se punti a un pubblico di fighetti urbani in cerca di mode low cost, all'insegna dello slogan popular cheap "esclusivamente per tutti".
Gli sportivi da Playstation, i follower, gli orfani de Panatta-Bertolucci ar Foritalico, restano solo se vinci: c'e' da meravigliarsi se tra la prima e l'ultima partita del SeiNazioni l'audience gli e' scesa del 40%? Non puoi trattare uno sport di muscoli e coraggio ma anche e soprattutto di cervello e competenze, come fosse una sfida tutta corazon: ma vai a commentare i combattimenti tra galli in Messico allora!
Nessun rimpianto quindi, anzi e' arrivata esattamente l'ora che il rugby italico faccia "regroup" e si rifugi nei canali a pagamento: chi lo ama e ne recepisce i valori lo segua, sia detto senza alcuna ansia da pulizia genetica o puzze sotto il naso; sara' un'ottima occasione per quei pub dislocati dove di rugby non si parla solo in febbraio e marzo, ma dove sportivi ed ex vanno a far terzo tempo vero.
Se poi arriveranno i risultati, arrivera' anche il pubblico; troviamo singolare pensare che possa avvenire il contrario, come ha dato talvolta da intendere il Cecio (uno che forse ne sa di rugby piu' di quanto non gli sia stato chiesto di mostrare).

8 commenti:

Anonimo ha detto...

caro Abr, intanto complimenti (sinceri) per il sito, che è davvero fantastico ed una guida fenomenale per seguire la palla ovale.
poi, se mi permetti, una tirata d'orecchie: basta con questi riferimenti alla curva sud o a'a canottieri lazzzzio, roma (che SICURAMENTE ha più attrattive di paese in provincia di treviso, sia per chi gioca che per chi viene a vedere una partita, nonchè per lo stadio, ecc ecc) non è becerume o fighettismo sguaiato, non iù delle altre città perlomeno. e qui a roma (come anche in paesi vicini come ad esempio frascati) c'è un'enorme passione per il rugby, e anche una discreta storia alle spalle (caligiuri docet...e non solo!).
perchè è tanto di moda attaccare roma in stile semi-leghista, pensando che tutte le colpe dei "poteri centrali" siano trasferibili alla città?
qui c'è il flaminio (a paese non credo...ma neanche a rovigo o a padova...e alle partite della benetton a treviso lo stadio è sempre ignobilmente vuoto..o sbaglio?), che si riempie (certo, non solo di romani, anzi) ad ogni sei nazioni, qui si potrebbe fare una selezione che possa (giustamente secondo me) portare in CL anche realtà come l'aquila o benevento, o anche la stessa napoli, e comunque il centro-sud dell'italia, senza per questo rompere le uova nel paniere al movimenti "settentrionale", che avrebbe l'altra selezione (o benetton che sia, ma mi sembra pazzesco).
infine...io adoro il rugby, ma proprio tanto, eppure...sono abbonato in curva sud (a.s. roma, terribile calcio, palla tonda) da 20 anni...spero per questo di non essere becero, spero che il rugby non prenda tutti i difetti del calcio (a livello sportivo è, a mio parere, indiscutibilmente superiore), ma del resto, forse, è bene che le differenze tra i due sport restino senza troppe prese in giro.
spero di non averti annoiato e mi scuso per il...mezzo sfogo.
un salutone e...complimenti ancora per il sito!!!

Abr ha detto...

Grazie mille Michelangelo!
Recepisco le tue critiche e mi spiaccio di aver dato l'impressione di voler generalizzare: c'e' tifoso e tifoso, la responsabilita' e' sempre individuale.
Idem per quanto riguarda le CurvaSud: e' diventato un modo di dire, francamente pensavo a SanSiro non alla Mitica ....
Quanto agli sfotto' ai calciofili, insisteremo dont' worry: la sana differenziazione tra lo sport per carrettieri giocato da gentiluomini (il rugby) e quello per gentiluomini giocato da carrettieri (il calcio) deve essere costantemente sottolineata, propiro per mantenerci distanti da certe degenerazioni.

Cio' detto, in fondo a tutte le leggende c'e' sempre un fondo di verita': evitando di generalizzare, ti sarai reso conto che un bel po' di "fighetti" tra i tifosi esiste a Roma, come del resto a Bergamo o Verona: gente che passa di li' e rimane solo se si vince, gente che insulta l'avversario, chew non prova alcun senso di appartenenza e tira la bottiglia.

Cio' detto, veniamo piuttosto al punto importante: vero e' che Roma gode da tempi non sospetti di una presenza tifata e giocata non indifferente, ma guardiamo in faccia la realta' delle cose: Nazionale a parte (che riempie gli stadi ovunque, a Padova a Torino a Reggio come a Roma), la Citta' Eterna gode di molto meno pubblico, appassionati e sopratutto giocatori di altre parti d'Italia. Prova ne sia la richiesta della Capitolina di abbandonbare il "freezer" del Flaminio deserto per le sue partite di campionato.
Ci sono invece aree (l'Aquila, il Veneto centrale, Parma) dove il rugby e' (ancora) fenomeno sociale, non affascinante sport minore per differenziarsi dalla plebe calciofila.
Ora, se e' giusto che la nazionale abbia una casa al Flaminio, sarebbe ora, ad esempio parlando di franchigie in Celtic League, di far tornare il rugby di livello dove gli compete. Prima di perderlo del tutto, diluito in un sogno di grandeur che non 'e consistente: il rugby puo' e deve crescere a partire DAI TERRITORI dove si gioca (club romani inclusi ma col loro peso assoluto), non mediante operazioni top-down che ci han portati dove siamo ora, correndo il rischio di sradicarlo.
Un albero senza radici non cresce, muore.
In questo sorry ma saremo sempre strong (e la Lega come il campanile di Paese c'entrano meno di zero: e' solo buon senso).
Torna a trovarci!

GiorgioXT ha detto...

Roma ? ci vuole del coraggio, molto coraggio a vantarla per le presenze allo stadio : è inutile citare i 3000 del derby roma-urc quando i paganti erano meno di un terzo.... e quando le altre partite sia della Capitolina che Roma Olympic fanno dai 400 ai 600 biglietti !
Treviso porta 3500 paganti ad una partita senza speranza come quella con i Leicester...

Venendo ad un altro punto : la migrazione su SKY è una cosa NEGATIVA . (punto)
è negativa prima di tutto per l'obiettivo di fondo , per SKY il rugby serve per poter fare ancor più monopolio e vendere abbonamenti; per La7 o Raisport o qualsiasi altra TV "free" il Rugby serve per attirare pubblico.
Non è una differenza da poco, e per il nostro sport è fondamentale.

Abr ha detto...

Tnxs GiorgioXT.
Non sono d'accordo con la tua posizione riguardo allo spostamento su Sky.
Lasciando pur perdere considerazioni sulla "qualita'" del commento (cosa che interessa nella misura in cui identifica il "target", molto chiaro quello di La7: non quello degli appassionati).
Cali di "popolarita'" e visibilita'?
Il mondo tv sta cambiando rapidamente (vedi Fiorello e Mike su Sky) dividendo nettamente tv generalista e pay tv per l'entertainment "elettivo"; tantissimi "sportivi" si troveranno in casa il rugby per via del calcio, anche per come sono costruiti gli abbonamenti Sky - a parte i pacchetti destinati a quelli che seguono solo la loro squadra (e glie ne fregherebbe assai in ogni caso, anche se il rugby fosse al posto della Santa Messa).

Se la preoccupazione e' quella dell'esposizione a un pubblico "potenziale", non sarei cosi' preoccupato insomma.
Se invece lo e' la fruizione da parte degli appassionati, idem come sopra: occasione aggregativa, nel pub piuttosto che dall'amico. O perche' no, allo stadio ...

GiorgioXT ha detto...

La differenza sostanziale non è nelle dirette del 6N ... la differenza sono le decine di spot al giorno che La7 ha fatto in questi anni , unica promozione moderna ed efficace di questo sport...
Sky fece pochissima pubblicità persino per la RWC, e comunque "sepolta" in mezzo a calcio, F1, golf, tennis...
questa è la differenza. A chi fa Rugby, La 7 è servita eccome , anche solo per far capire di cosa si parlava, Sky non serve se non a quelli che sono già appassionati.

Abr ha detto...

Gli spot su La7, tv che mediamente fa il 2% di share? Mmmm.... va ben, tutto fa brodo.
Per me "promozione efficace" non si fa in tv (scorciatoia che porta fuori strada) ma sui campi; si fa col sudore del day by day, costruendo un movimento vincente che POI inevitabilmente richiama il mainstream media e il grande pubblico.

Modello Italia del volley da Julio Velasco ai primi anni 2000: un movimento zeppo di stranieri ma dai nazionali assolutamente indigeni, ricordiamolo. Ricordiamo che in quegli anni il volley divenne il secondo sport di squadra piu' praticato in Italia superando il basket.

Sono tra quelli che credono che sono i cicli vincenti ad appassionare gli spettatori e estendere i movimenti anche fuori dalle loro aree sociali e territoriali elettive, non il viceversa.
Ricordo ancora una volta, meno 40% di audience tra la prima e l'ultima partita del 6N su La7.

for those... ha detto...

Secondo me si tratta di promozioni che hanno 2 fini diversi:
quella di cui parli tu, abr, fatta sui campi, è indirizzata ai praticanti. E' quella più diretta e più "sana" perché andrà a creare praticanti e non (solo) telespettatori ma che richiede anche molti più sforzi organizzativi.
L'altra, quella che ha tentato La7, è più finalizzata ad acquisire spettatori, amatori passivi, potenziali acquirenti di prodotti rugby (è ovvio, un ritorno economico ci deve essere!) che, perché no, col tempo potrebbero diventare anche amatori attivi.
Io credo che il "metodo La7" non fosse poi così sbagliato come dici.
L'intento era palese. Esclusivamente per tutti. Ma mentre tu lo vedi come un "imborghesimento" del nobile rugby, io lo vedo come un tentativo di diffusione capillare utilizzando la potentissima scorciatoia TV.
Per inciso, non facciamoci infinocchiare dal 2% di share de La7. Ricordiamoci che lo share è calcolato dai famosi "utenti campione" dell'Auditel. Tu ne hai mai conosciuto uno di utente campione? Se fossimo io e la mia cerchia di amici, per esempio, lo share de La7 salirebbe al 50%! E non certo per il 6N.
Concordo pienamente con ciò che dice GiorgioXT. A SKY non interessa acquisire nuovi clienti PER e ATTRAVERSO il rugby. Non spreca risorse per pubblicizzarlo perché sa che per acquisire nuovi clienti deve pubblicizzare il calcio, il cinema (di prima visione) o la F1.
Tutto il resto è prodotto di nicchia e non si sprecano a diffonderlo, tanto ci sono gli adepti che garantiscono la base.
Il mio collega che ha SKY SPORT non ha mai visto una partita di rugby perché non lo capisce. Magari se gli venisse spiegato con spot stile La7 - rugby rules for dummies - verrebbe invogliato.
Ovvio, il drawback di questo approccio pedagocico è che - a chi capisce già di rugby - fa girare le balle sentire Cecinelli che ad ogni singolo mark fa spiegare al povero Mazzariol cosa sia... quanto durerebbe Civoli che ad ogni singolo fuorigioco di Iaquinta si rivolge a Mazzola con "ecco, Sandro, spieghiamo perché il guardalinee ha alzato la bandierina..."?!
La7 tentava di acquisire nuovi clienti ATTRAVERSO e PER il rugby. Di certo è stata una scelta strategica obbligata dato che non hanno i soldi per i diritti del calcio "importante", ma è (stato) un bel tentativo di ritagliarsi spazi commerciali "popolarizzando" uno sport che - obiettivamente - si filano in pochi.
Ed è in fondo ciò che La7 fa con tutti i propri programmi, proponendo un palinsesto molto poco popolare/commerciale (vedi per es. i monologhi di Paolini senza interruzioni pubblicitarie o la coppa america di vela)
Io credo che il gusto delle persone vada educato e non necessariamente assecondato. E per farlo devi abituarli ad apprezzare una cosa che può essere inizialmente ostica.

Abr ha detto...

For those, allora mi sono spiegato male: non ne faccio certo un discorso da "Purista del rugby". A me le telecronache del Cecio non mi scandalizzano, al massimo mi fanno ridere, nessun problema se spiegasse al neofita (se poi lo fa veramente o lo mette solo in confusione, questo e' altro discorso).
Il mio discorso affronta, mediante competenze acquiste "per prossimita'", i meccanismi della promozione pubblicitaria, con un po' di digressioni alla sua applicazione allo sport.

Provo a rifrasare, con una considerazione apodittica che poi tentero;' di spiegare: han fatto piu' adepti al rugby Munari e Raimondi su Sky che non Cecio e tutti gli spot di Paolini su La7.

Per la serie di semplici ed intuibili motivi sopra detti:
- gli "avventizi" passano, guardano, capiscono poco ma s'entusismano (e tornano) solo se vinci: caso negativo il rugby (ripeto, MENO 40PERCENTO di audience su La7 tra prima e ultima partita del 6N), esempio positivo, il volley negli anni '90;
- i pubblicitari lo sanno, piu' che l'audience conta il target: ci sono trasmissioni col 2% di share che costano moltissimo perche' possiedono un pubblico cosiddetto "mirato", non generico (esempio: Radio24).

Quindi, Munari parla a un pubblico "mirato": poche casalinghe, se un calciofilo "surfa" tra i canali nell'intervallo di Fenerbahce-Maribor e capita su Sharks-Bulls, siccome lo sport che amiamo e' fantastico, sappiamo che e' probabile la fidelizzazione, azzardo, a un rateo di due su quattro. Lo snooker personalmente ho imparato ad apprezzarlo vedendo O'Sullivan su Eurosport.
Su LA& invece? Forse ne fidelizza uno su quaranta. Ripeto, non perche' Cecio & Co. siano scarsi, ma per via del tipo di audience.
Un esempio: chi conosceva il significato di "Texas Hold'em" in Italia, prima dei Caressas' e il loro poker su Sky?

E la Formula1, da anni oramai sul satellite, ha forse perso di appeal tra le masse?
Forse infatti ci siamo persi un bit ragazzi, guardate che il satellite oramai ha MILIONI di abbonati in Italia.
Di questi solo una frazione s'e' abbonata per i film di seconda visione o per i porno che non ci sono, l'ha fatto per il calcio.
Della serie "audience mirata", attirabile, fidelizzabile.

Uno dice, si ma i canali in chiaro.
Ancora una volta, okkio alla trappola dei numeri: audience non significa target. Per capirci, se mandassimo il rugby su Rete4, guardata principalmente da casalinghe e pensionati, faremo un buco nell'acqua. E non dimentichiamo che il satellite oramai non e' piu' "roba da snob": Mike e Fiorello docent.

Veniamo infine al link tra audience e pratica sportiva.
Una volta gli sport erano basati sulle sociaeta' che non campavano senza sponsor; oggi dipendono dalle Federazioni che distribuiscono i proventi dei contratto tv.
Peccato che le audience si misurano (non sto a discutere con che mezzi, ma ti assicuro che pur non conoscendo nessun utente campione, i dati Auditel muovono i milioni di euro)
Ergo, lo sport minore attecchisce anche dal punto di vista dell'audience solo se apri cicli vincenti.
Allora il pubblico "avventizio" arriva; quando perdi se ne va. Esempi che cito sempre, il volley.

Guardiamo infine bene la campagna rugby di La7: per attirare utenti ha DOVUTO settare aspettative esagerate, ogni partita dell'Italia sembrava una finale dei mondiali di calcio! E avete presente il Cecio alla prima meta dell'Irlanda contro di noi (dico, l'Irlanda!): sembrava gli fosse morto il gatto.
Non avevano scelta, han giocato in realta' una partita "short", mirata al guadagno NON TANTO degli "avventizi", ma NOI FEDELISSIMI DEL RUBGY alla loro rete.

Anche il linguaggio del Cecio, non fatevi ingannare: ne sa di rugby molto piu' di molti di noi.
Fin che si e' nella rete locale da centomila spettatori, tutto ok, ma quando ti rivolgi ai milioni e' tutto studiatissimo a tavolino. Come quello del motomondiale: "Valentino c'e'!": credete gli sia uscita per caso?

As simple as that.
Spero di essermi spiegazzato meglio.

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