sabato 21 marzo 2009

La nuova Inghilterra promossa a (quasi) pieni voti

Twickenham, London: England 26 - 12 Scotland

In Inghilterra avevano avvertito Martin Johnson, giusto per non perdere il vizio di mettere pressione sul manager di turno: la vittoria con la Francia non avrebbe valore se non fosse arrivata anche quella contro la Scozia. Dall'altra parte gli scozzesi avevano la storia contro, dal 1983 non espugnano Twickenham e di mezzo oggi c'era la Calcutta Cup, il primo trofeo dal quale tutto ebbe inizio. 6 Nations compreso.
Di mezzo c'è un torneo che lascia abbastanza contenti gli Highlanders - il cucchiaio di legno lo hanno rifilato a noi e si sono battuti con orgoglio anche contro l'Irlanda -, meno i tuttibianchi che però, a conti fatti hanno raggiunto un insperato secondo posto nel Torneo, che pero' irriterebbe gli esigenti media inglesi del settore quanto l'analoga piazza conquistata ai Mondiali non fosse che sembra stiano ingranando, grazie a certi nuovi innesti come Delon Armitage giusto per citarne uno
Primo tempo - Un match a due facce: i primi minuti sono in mano scozzese ma il brutto 'infortunio del mediano tuttobianco Ellis al 16' sostituito (bene stavolta) da Danny Care da' agli ingesi la possibilita' di parlarci sopra e ne risulta un resto di primo tempo tutto di marca inglese. I primi tre punti li mette a segno il solito cecchino Chris Paterson dopo otto minuti. Non è difficile intuire anche la tattica della Scozia: far cadere nel tranello dei falli i rivali, mai così presi di mira dagli arbitri e che hanno affollato la lista di sin bin in queste cinque partite. Poi, però, i padroni di casa salgono in cattedra. Johnno ha le idee chiare, meglio puntare su quelli che una settimana fa hanno umiliato la Francia.
Occorrono una ventina di minuti per vedere la prima meta con Ugo Moyne e sette minuti più tardi la replica è di Riki Flutey, con la conversione di Tobey Flood. Inizia a prendere il largo l'Inghilterra, si aggiungono altri sei punti con il piede caldo di Tobey Flood, fino ad arrivare ad un tranquillo 18-3.
Se la Scozia fosse un pelino più brava con le mani... - Ma è Inghilterra - Scozia, non una partita qualsiasi. Per quanto si capisca che la prima potrebbe chiudere i conti quando vuole, grazie alla grinta e alla continuità di gente Simon Shaw, Joe Worsley, Phil Vickery ed Andrew Sheridan. Eppure ecco che angoli da smussare ci sono, con la Scozia che non molla, si organizza, si difende e poi prova a ripartire, soprattutto nel secondo tempo, quando il distacco si assottiglia.
E' di nuovo merito dei piazzati di Paterson e Godman, questa volta l'indisciplina inglese si fa sentire. Se non fosse per una mediocre abilità nella gestione dell'ovale nel gioco slanciato degli scozzesi, sarebbe un bel casino per Martin Johnson.
Si arriva infatti al 18-12, in meno di venti minuti il cielo sopra Twickenham si fa un po' più pallido.
Inghilterra di rimbalzo - Basta però un drop di Daniel Care per ristabilire le distanze, quando l'orologio segna il 72'. Occorrevano punti per la Scozia, accade l'esatto contrario.
Dal 75' la mischia è no contest, dopo il forfait di Julian White: non ci sono più piloni tra le file inglesi. E da una mischia no contest arriva la terza meta dei padroni di casa con Matthew Tait, Andy Goode sbaglia la trasformazione ma poco importa, è 26-12. Nell'occasione della meta si fa male il centro scozzese Hugo Southwell che sbatte contro Armitage con il collo e la testa durante un placcaggio. La stessa dinamica dell'incidente di Harry Ellis.
La 116esima Calcutta Cup va all'Inghilterra. E Martin Johnson ora può dormire sonni tranquilli.

(QUI gli highlights BBC).
Un commento "tennico" (by Abr)
Innanzitutto onore alla grinta di coach Johnson e dei suoi che dopo l'inizio stentato e le due sconfitte conquistano di slancio il secondo posto del torneo. Piazzamento che di l'establishment inglese avrebbe potuto salutare con la stessa rabbia che costo' il posto al suo predecessore Ashton piazzatosi secondo al Mondiale 2007; stavolta invece sono tutti contenti e celebrativi.
Al contempo la Scozia, dice Hadden ma anche capitan Blair, squadra relativamente giovane Paterson a parte, ha dato tutto quello che e' nelle sue possibilita' attuali, rimanendo in partita fino al 70'; poi s'incolpano i soliti errori individuali e altre amenita' mallettiane: il rugby, e' un fottutissimo fatto, rimane uno sport che non perdona i mismatch, difficile da vincere a questi livelli senza mai attraversare quella sottile linea bianca, pur arrivando a un metro da.
Sta di fatto che la Scozia chiude il Torneo al quinto posto, con una unica vittoria contro i peggiorati italiani e per di piu' in casa al Murrayfield.
Tutt'e' due i tempi iniziano nello stesso modo: la Scozia intraprendente riesce a bloccare le iniziative inglesi, creando piu' di qualche problema e una iniziale paranoia da falli nei bianchi con la rosa. Peccato che non riescano a dare continuita' a tale tattica perfetta, peccato che il livello medio delle individualita' sia troppo squilibrato tra i due team.
Peccato infine per quella fuga di Thom Evans lungo la linea sinistra dell'attacco al 12' sullo 0-3, "terminata" da Ugo Monye, poteva cambiare l'inerzia della gara. Pochi minuti dopo, al 16' forse e' stata proprio la pausa dovuta ai soccorsi a Ellis a consentire agli scossi tuttibianchi un indispensabile "regroup".
Da quel momento l'intensita' e' cresciuta e i fantasmi sono svaniti dalle teste dei ragazzi di Martin Johnson, ricostruendo la "Fortezza Twickenham" con tre vittorie casalinghe in fila. Al 23' a forza di precussioni lungo tutto la linea alla fine i bianchi trovano il mismatch: Monye si beve Paterson e un centro e cala in meta e dopo pochi minuti e' il turno di Flutey, che ha in verita' poco controllo dell'ovale quando lo schiaccia ma per Damasco TMO e' tutto ok; ancora una meta di potenza sugli svilupppi di una rimessa laterale.
Nel secondo tempo gli scozzesi risalgono dal 18-3 al 18-12, non male, ma al 72' Danny Care gioca il vantaggio con un drop e al 77' gli inglesi sfruttano una mischia no contest per lanciare in meta Tait.
Adesso nella perfida Albione possono persino recriminare, ahhh se non avessimo perso per un punto in Irlanda, ahh se avessimo tenuto di piu' la disciplina la' e a Cardiff ...
Tant'e', oggi si puo' giustamente dire che questa Inghilterra ha trovato una sua fisionomia molto assomigliante guarda caso al suo allenatore: grinta, intensita', scompostezze mitigate dall'esperienza e dalla voglia di vincere. Secondo Johnson il prossimo passo per migliorare e' quello fisico: per battere gli australi (da' per scontato quindi che i boreali siano tutti battibili), serve che tutti e non solo alcuni raggiungano una adeguata massa per velocita' (uguale quantita' di moto).
Un'ultima nota, urge una nuova ELV da inserire al piu' presto: abolire quell'assurdita' della mischia "no contest", situazione troppo comoda e addirittura losca in certi frangenti (contro la Francia gli ultimi minuti di gara erano stati una sofferenza per la mischia inglese). Perche' non rendere obbligatoria la presenza in panca di almeno due o tre prime linee (piloni/tallonatori)?

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