Munster mag-nifico, Leinster resiste
Munster 43 - 9 Ospreys | |||||
Thomond Park, Limerick; spettatori: 26,000 |
Repl.: 16 Denis Fogarty, 17 Tony Buckley, 18 Mick O'Driscoll, 19 Niall Ronan, 20 Peter Stringer, 21 Barry Murphy, 22 Denis Hurley,
Ospreys: 15 Tommy Bowe, 14 Jonny Vaughton, 13 Sonny Parker, 12 Andrew Bishop, 11 Shane Williams, 10 James Hook, 9 Mike Phillips, 8 Filo Tiatia, 7 Marty Holah, 6 Ryan Jones, 5 Alun-Wyn Jones, 4 Ian Gough, 3 Adam Rhys Jones, 2 Huw Bennett, 1 Paul James,
Repl.: 16 Richard Hibbard, 17 Cai Griffiths, 18 Filipo Levi, 19 Andy Lloyd, 20 Tom Smith, 21 Jamie Nutbrown, 22 Dan Biggar,
Arbitro: Wayne Barnes (England)
Formazione tipo per Munster, Ospreys privi di un pezzo importante, l'estremo Lee Byrne, lo rimpiazzano con l'ala irlandese Tommy Bowe e Vaugthton al suo posto; manca anche Gavin Henson al centro, rimpiazzato da Sonny Parker.
Un vero rullo compressore questo Munster: realizza da solo piu' punti e tre volte la differenza di punteggio di tutte le altre tre semifinaliste di Heineken Cup messe assieme. Lo fa non al Trambacche ma a mezza nazionale gallese, stendendola per 4 mete e due drop a zero (piu' tre calci di punizione centrati per parte).
Gli Opreys han tenuto la partita piu' o meno in piedi per 50 minuti ma hanno avuto l'iniziativa solo a risultato ampiamente acquisito; dopodiche' la devastazione dell'ultima mezzora, con tanto di uscita uno a uno per standing ovation ai protagonisti di casa.
Un display esaltante del solito pack munsteriano guidato da O'Connell (oggi mandato in meta .. dai trequarti), non solo prima e seconda ma tutta la terza linea in gran spolvero con David Wallace sopra a tutti ma anche Quinlan e Leary: reparto sicuro in rimessa, devastante in mischia e furioso in ruck e nelle fasi difensive.
In piu' stavolta c'e' anche il dominio impressionante del reparto arretrato "oltre" O'Gara (con gli Ospreys, mica col Portogallo ...): segnatamente i due centri Lifeimi Mafi in foto - autore di pressocche' tutti i break decisivi - e Keith Earls - due mete, una del tutto personale - le due attive e presenti ali Doug Howlett e Ian Dowling.
Sopra a tutti l'estremo australiano Paul Warwick man of the match, con le sue serpentine ha eclissato persino il ricordo di Shane Williams: cala la prima meta e due drop, uno dei quali "alla Steyn" da metacampo, un segnale di tracotante, fattuale sicumera.
Quanto agli Ospreys, non si sono mai arresi ne' han sbagliato granche': oggi a Thomond Park, unico campo al Mondo dove i calci di punizione avversari si svolgono nel piu' intimidatorio dei silenzi totali (giusto un promemoria per le fisime dei Pierantozzi e del fu Cecinelli), semplicemente non ce n'era per nessuno.
Qui sotto il film della partita (sopra le realizzazioni di Munster, sotto quelle degli gli Opreys; "H" sta per punizione, la palla per meta, il tondino giallo per espulsione temporanea, il segnetto nero sulla H per drop). Fotografa bene cosa e' successo: la apparente parita' fino al 30' nonostante il giallo a Tiatia (un brutto placcaggio in ritardo e di spalla), lo "strappo" di Munster a fine primo tempo, l'equilibrio instabile a inizio del secondo e il dilagare irlandese dell'ultima mezzora.
Potessero giocarsela al Thomond Park fino alla fine, non ci sarebbero dubbi sulla riconferma di Munster sul trono europeo: troppo migliorati i campioni in carica rispetto alla prova "monodimensionale" tutta pack e difesa della finale dell'anno scorso. Oltre all'ipoteca sul titolo questa prova impressionante di potenza vale moltissimo anche in ottica della selezione Lions.
Ancora una volta nella loro breve storia gli Ospreys rimangono nel limbo delle squadre importanti che non riescono a lasciare tracce decisive nella storia; l'anno scorso il "premio di consolazione" della Edf-Energy Cup era costato il posto all'allenatore, quest'anno senza contare il Sei Nazioni sono fuori dalla Heineken, fuori dalla Edf Energy e troppo indietro in Celtic: annus horribilis questo per le ambizioni dei Falchi Pescatori.
London Harlequins 5 - 6 Leinster | ||
The Twickenham Stoop, Twickenham; spettatori: 12,638 |
Repl.: 16 Tani Fuga, 17 Mark Lambert, 18 Jim Evans, 19 Tom Guest, 20 Andy Gomarsall, 21 Chris Malone, 22 Tom Williams.
Leinster: 15 Rob Kearney, 14 Isa Nacewa, 13 Brian O'Driscoll, 12 Gordon D'Arcy, 11 Luke Fitzgerald, 10 Felipe Contepomi, 9 Chris Whitaker, 8 Jamie Heaslip, 7 Shane Jennings, 6 Rocky Elsom, 5 Malcolm O'Kelly, 4 Leo Cullen, 3 Stan Wright, 2 Bernard Jackman, 1 Cian Healy.
Repl.: 16 John Fogarty, 17 Ronan McCormack, 18 Trevor Hogan, 19 Sean O'Brien, 20 Simon Keogh, 21 Girvan Dempsey, 22 Shane Horgan.
Arbitro: Nigel Owens (Wales)
Che differenza rispetto al Thomond Park! La' gioco aperto, efficacia ed efficienza, di qua sangue sudore e lacrime, lotta nel fango tra due squadre carenti in punti differenti, le meno complete tra tutte le quarti di finaliste ma non per questo le meno pericolose.
I Quins sono piu' individualisti e dotati di "belief", imperniati su Danny Care e Nick Evans all'apertura (Chris Malone in panca) a selezionare le partenze di Ugo Monye, Turner Hall e Strettle, Easter e Skinner a fare il lavoro sporco; quelli di Leinster ordinati pur nella difficolta' costante, aggrappati ad alcuni punti fermi ben definiti - primo di tutti Rocky Elsom che porta la croce e canta la messa (sia fetcher recupera-palle che ball carrier), Leo Cullen dominatore in alto, il piede di Contepomi e le ripartenze di Kearney, il carisma con mani sporche di fango di O'Driscoll e lo spirito di sacrificio di Gordon D'Arcy: non sono piu' gli irlandesi "belli" contrapposti ai rudi Munsteriani.
Ne risulta una partita vibrante: pochi i punti messi a segno ma e' senza sosta, molto "inglese" stile street fight, devastante nei colpi dati e presi.
I Quins conquistano nel corso della gara un certo predominio in mischia chiusa e sono piu' intraprendenti ma procedono per sequenze di spallate singole, con poche combinazioni; Leinster invece detiene il controllo delle sue rimesse e si difende con un certo ordine, accontentandosi spesso di calciare indietro agli avversari e aspettarne l'errore, avendo eletto a bersaglio il relativamente inesperto Mike Brown schierato estremo al posto di Evans.
La maggiore esperienza aiuta Leinster a capitalizzare due calcetti di punizione messi a segno da Contepomi, mentre la veemenza degli attacchi alla trincea procura ai Quins una sudatissima meta proprio di Brown dopo mille fasi con gli avanti a ridosso dell'ultima linea irlandese e non trasformata. La durezza del match causa anche un giallo a Easter e infortuni importanti: a Evans, al suo rilievo di lusso Chris Malone e al sostituto del sostituto Tom Williams.
Fatto sta che le spinte contrapposte e le reciproche debolezze si equivalgono. Alla fine, nei minuti della disperazione, il Leinster con un punto di vantaggio da mantenere bombarda gli avversari di "calci di rinvio" alla Buffon dell'estremo Kearney; i Quins con un solo punto da recuperare continuano a tentare di risalire il campo.
La squadra di casa senza piu' calciatori e incapace di sfondare individualmente si trova priva di opzioni; viene rischierato l'infortunato Nick Evans, col quarto uomo che tenta di raccapezzarsi (il regolamento distingue le sostituzioni "per ferita sanguinante" - reversibili - da tutte le altre, dette "tattiche" e per le quali non si potrebbe tornare in campo). Alla sua fasciatissima ma non sanguinante gamba destra e' affidato il drop dell'avemaria che piu' di una volta ha tolto dalle peste l'emergente realta' londinese (fino a un paio d'anni fa in seconda divisione).
Stavolta il trick riesce appena largo e Leinster resiste sulla linea del Piave: per un solo punticino va a giocarsi un derby coi cugini di Munster, mentre i Quins si sono giocati tutto e probabilmente pagheranno caro lo sforzo e gli infortuni nel cruciale proseguo di Premiership.
Un Bilancio dei quarti di finale Heineken
Quattro partite dei quarti di finale di Heineken e Munster a parte, emerge un atteggiamento da "primo non sbagliare" generalizzato: solo una squadra su otto si sente sicura dei suoi automatismi di attacco, tutte le altre preferiscono tenersi sul sicuro (pur aggressivi e mai rinunciatari), avanzando solo a testate (Cardiff, Leicester) o rifugiandosi nel ping pong per mitigare lo "street fight" (Leinster).
Beninteso, in nessuna partita il pubblico se ne puo' andare a cuor leggero 5 minuti dalla fine per uscire veloce dal parcheggio (tranne forse proprio a Munster): le gare risultano vibranti di agonismo e apertissime, anche se tecnicamente poco brillanti.
A mio avviso poche squadre Boreali (forse una sola) se la sono sentita di investire sulle ELV, molti stanno puntando su un pronto depotenziamento delle stesse, aiutando questo output con prestazioni vibranti ma scadenti e confuse.
Eppure proprio l'evoluzione di Munster sarebbe li' a dimostrare i benefici delle ELV: fino all'anno scorso monodimensionale tutta pack, elemento necessario e sufficiente per vincersi la Heineken; quest'anno "forzata" a muovere i trequarti oltre il piede di O'Gara. Ha dovuto perfezionare ulteriormente gli avanti (con tanto di ripristino delle rolling maul: se ne sono contate almeno due, una delle quali quasi meta) e oggi supera Opsreys e Tolosa ma anche Bath nella capacita' di gioco muovendo la palla. E' l'unica squadra boreale degna di affrontare gli australi, nazionali incluse.
Tant'e', evolvere significa mettersi in discussione, mentre la resistenza passiva al cambiamento preserva le rendite di posizione. In tale scenario fanno sorridere quelli che, in fondo alla scala come gli italiani, si oppongono al un cambiamento che potrebbe rimescolare le carte: per paura di perdere il poco che hanno (i carrettini e i piloni ciccioni ...).
Va anche detto, con stile rugbista rispettoso ma schietto: nel quadro della resistenze al cambiamento vanno messi pure certi arbitri.
Anche la sfida di Twickenham risulta diretta onestamente male dal gallese Nigel Owens, esponente con l'irlandese Lewis e l'inglese White di quella schiatta di "old farts" che han fatto oramai il loro tempo. Abituati al protagonismo ma privi del fiato e del colpo d'occhio necessari per star dietro al rugby odierno, prendono sovente decisioni basate sull'intuizione piu' che sulla visione diretta, influendo troppo sull'atteggiamento delle squadre e nel punteggio finale. Ancora paternalismo arbitrale adatto a dilettanti, mentre l'era professionale imporrebbe piuttosto guidance e tutela.
Dei 4 arbitri dei quarti di finale Heineken si salva solo Barnes, perche' il disequilibrio di forze nel campo di Munster e' troppo evidente ma soprattutto perche' essendo piu' giovane corre di piu' e vede meglio, oltre ad essersi dovuto confrontare con critiche feroci e un grosso esame di coscienza post mondiale.
E' decisamente l'anno dell'Irlanda questo: dopo il Grand Slam anche una finalista assicurata in Heineken Cup. Di tutte le squadre sulla carta piu' deboli, proprio un derby con Leinster al Croke Park di Dublino casa di questi ultimi potrebbe essere l'unica insidia nel percorso dei campioni in carica di Munster in super forma verso la seconda finale in fila: perche' e' un derby stile Roma-Lazio e perche' si conoscono come le loro tasche.
Se poi le Tigri di Leicester - che hanno appena confermato Cockerill il vice di Heineke Mayer come head coach - riusciranno a superare indenni il Millennium (compito non semplice) e il logorio del finale della Premiership (missione ancora piu' ardua), avremo al Murrayfield un finalone spettacolare di Coppa Europa con le due migliori squadre in questo scorcio di stagione boreale a giocarsi il titolo di "Tri-Campeon" europeo al pari di Tolosa.
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