domenica 10 maggio 2009

A Twickenham vanno Tigers e Exiles




Leicester Tigers
24 - 10 Bath Rugby

Francamente l'unico dubbio riguardo alla prima semifinale di Guiness Premiership tra Leicester e Bath priva del piede di Butch James, riguardava l'eventualità del fiato corto delle Tigri reduci dalla semifinale Heineken. Ampio infatti appare il mismatch tra le due formazioni.
Bath forse regge il confronto nei trequarti, dove schiera il metaman della Premiership Joe Maddock e il grande e grosso Matt Banahan alle ali davanti a tal Scott Hamilton e Johne Murphy, mentre Nick Abendanon estremo si confronta con la classe di Geordan Murphy; balance nei centri dove Bath schiera Hape e Crockett contro l'esperienza di Hipkiss e la freschezza di Erinle preferito all'ultimo momento a Mauger. Anche in mediana Bath sulla carta se al può giocare: il giovane Ryan Davis dà poche garanzie ma si trova contrapposto Sam Vesty fuori ruolo al posto di Flood infortunato, mentre il mediano Claassens faro dei suoi ha davanti il francesino in formissima Julien Dupuy.
Si arriva fatalmente al pack e qui no way per Bath: solo Lee Mears sembra farsi preferire al tigrotto Chuter, mentre Flatman e Bell sono grasse vittime sacrificali per Ayerza e Castrogiovanni; in seconda linea non va meglio, gli onesti Justin Harrison e Peter Short si trovano a fronteggiare l'esperienza di Ben Kay e l'astro nascente Tom Croft; in terza il trio Newby, Wood e Crane di Leicester appare superiore a Beatty, Skysbrook e Hooper.
L'unica chance per Bath è la possibilità di spiazzare gli avversari col gioco fondato su offload e aggressiva velocità di ripartenza da ogni set piece, ma sin dall'inizo il pallino è saldamente in mano alle Tigri. Prima sopraffanno gli avversari nei breakdown grazie all'aggressiva presenza degli avanti, poi macinano il loro gioco d'attacco pur senza esagerare con le accelerazioni che la partita è lunga.
Julien Dupuy sbaglia i suoi due primi calci di punizione ma offre la solita prestazione priva di sbavature, Geordan Murphy giganteggia per la sagacia di ogni singola scelta, Sam Vesty è lucido e determinato, gli avanti, Castro. in testa, percuotono la linea avversaria, i centri sfondano.
La meta arriva prima del quarto di gara con Hipkiss, nel finale del primo tempo Sam Vesty cala la seconda, se si contano il paio di calci sbagliati di Dupuy e una meta negata per un in avanti di Ayerza è dominio.
Troppo presto per cantar vittoria, Bath va in meta al 42': Claassens agguanta palla dalla ruck ai 5 mentri e entra quasi senza essere toccato in area di meta. Il campanello d'allarme risuona a metà del secondo tempo quando il nr.8 di Bath Hooper conclude in meta una azione dei suoi trequarti, diventa una sirena ululante quando un filo di nervosismo da stanchezza pare impadronirsi di Castrogiovanni e altre Tigri.
Per fortuna che c'è il veterano Ben Kay a richiamare i suoi, l'esperienza di coach "Cockers" Cockerill a chiamare dalla panca lunga le sostituzioni giuste e il piede di Dupuy che allunga quel tanto che basta, aiutato da quello inesistente di Ryan Davis che non ne azzecca una; a dieci minuti dalla fine Geordan Murphy corona la sua prestazione eccellente scattando sul filo della linea laterale destra, Abendanon lo fa cadere ma l’estremo riesce a calciare il pallone e il veterano appena entrato Lewis Moody fugge in meta. Gara chiusa, se mai fu aperta, le Tigri sono in finale per la seconda volta in fila.
A quel punto l'unico errore delle Tigri: il coach chiama la sostituzione di Geordan Murphy per farlo rifiatare ma i suoi assistenti chiamano fuori Johne Murphy ...poco male, entra pure l'ex top scorer Tom Varndell al posto dell'eroe irlandese.
Fosse stato iscritto a referto poteva entrare anche la trentacinquenne bandiera delle Tigri Martin Corry - cinque titoli Premiership, due Heineken Cup e una Edf Energy Cup con Leicester, 64 caps con la Nazionale di cui fu sedici volte capitano, sette caps con i Lions - che ha annunciato il suo ritiro a fine stagione.
Harlequins
0 - 17 London Irish

Doveva essere la sfida tra le squadre più "elettriche" della Premiership, dagli attacchi più brillanti e con il maggior numero di eletti "best player" del campionato.
Invece la seconda semifinale al The Stoop con il grande stadio della finale a cento metri si fa raccontare molto rapidamente: i Quins con Nick Evans neo Enrico Toti, quello che gettò la stampella contro gli austriaci, gli Exiles che consegnano la bandiera e tutta la materia grigia al trentasettenne Mike Catt e il resto la mette sulla fisicità che sconfina nell'intimidazione, approfittando del solito arbitraggio autorevole ma erratico e disattento ai fatti di mischia e di breakdown del canuto White.
Quins con Nick Evans letteralmente su una gamba sola, privi di Chris Malone, con Danny Care irriconoscibile, l'estremo Mike Brown impreciso, al centro Gonzalo Tiesi poco efficace a fianco del bulldozer Turner Hall presente a sprazzi come Ugo Monye all'ala; la celebrata terza linea Robshaw-Skinner-Easter impegnata in un defatigante tenere in piedi la baracca difensiva, fatto che poco concilia con la lucidità in attacco.
Sull'altro fronte la mediana tutta-esperienza Hodgson-Catt detta i tempi e i modi, un irriconoscibile Peter Hewat estremo sbaglia di tutto e di più, Delon Armitage traslocato al centro si estranea dalal lotta per lunghi tratti e poi si fa rimuovere dai difensori a pochi centimetri dalla meta, il tallonatore Coetzee è inguardabile per non parlare dei thugs Tagicakibau, Mapusua Hala'u fia, il nazionale Kennedy è subito rotto e solo Steffon Armitage pare propositivo e poco falloso. Non per caso le due mete le segneranno un subentrato e Catt.
A fine primo tempo la partita è sullo zero a zero in un festival di errori, col primo quarto di gara sterilmente dominato dai padroni di casa: due calci non complessi sbagliati da Nick Evans, Ugo Monye e poi Danny Care vittime di prese da lotta libera, Mike Brown sbaglia un penalty a sua volta. Nel secondo quarto il pallino passa definitivamente agli Exiles che si impongono nelle fonti di gioco mischia e rimesse, ma il tasso di errori non varia.
Armitage viene buttato fuori campo a pochi centimetri dalla meta e Tagicakibau perde il controllo della palla proprio mentre la sta schiacciando in meta; Peter Hewat sbaglia due facili penalty, Tagicakibau si fa espellere temporaneamente per uno sgambetto, giusto per offrire a Brown la possibilità di fallire il sesto calcio piazzabile del primo tempo.
Finalmente a inizio secondo tempo Delon Armitage porta gli Irish avanti 3-0 e le acque si rompono: un cambio di fronte d'attacco stretcha la difesa dei Quins e porta il sostituto Hudson in meta.
Valzer di cambi per i Quins, Evans and Care rimpiazzati da Luveniyali e dal veterano Gomarsall, Jordan Turner-Hall e Monye provano a svegliarsi ma devono anche difendere: al subentrato tallonatore Irish James Buckland viene negata la meta dal Tmo per aver lasciato cadere il cabaret delle paste all'ultimo tuffo.
Nel generale festival degli errori c'è spazio finale per il veterano Mike Catt limitatosi sino al momento a gestire il territorio col suo piede preciso al millimetro (mentre Hewat sbagliava spesso): si trova nel bel mezzo di un passaggio di Gomarsall, intercetta e chiude la partita.
Incomprensibile l'impotenza dei Quins così superiori sulla carta nelle terze linee (dove invece svetta Steffon A.), al centro e alle ali (Tom Williams troppo leggerino a parte), forse spegabile per l'assenza di una linea mediana degna di tale nome (Evans su una gamba sola, Danny Care chi l'ha visto), per la scomparsa dei rifornimenti e la generale disabitudine a volare a quelle altezze per un club promosso due anni fa dalla seconda divisione.

Quanto agli Exiles, se cambiano attitudine, recuperano Hewat, restaurano Kennedy, calmano Tagicakibau Mapusua e Hala'ufia , svegliano Delon e s'inventano una apertura di ruolo, forse riusciranno a evitare una riedizione (sportiva) del bloody sunday a Twickenham la settimana prossima, ma la differenza di potenziale con le Tigri appare pressocchè insormontabile per quanto visto oggi. Vincitrici di entrambe le partite in campionato, ma per soli due e tre punti ... okkio.

4 commenti:

Zamax ha detto...

Ohioioi, ho indovinato i nomi delle finaliste, intanto. Una scazzottata western, la partita tra Harlequins e Irish, con un sacco di colpi andati a vuoto e un bel po' di colpi sotto la cinghia. Sono dei veri selvaggi, questi sbrigativi Irish. E' meglio che le Tigri stiano attente...

Abr ha detto...

Ohiohiohi Zamax mi appello, hai sparato per primo.
Ma non rinnego: preferivo e preferisco i Quins agli Irish dalla mediana "e i vecchietti fanno ohh ohh": sulla carta vuoi mettere? Monye, Care, Evans, Malone, la terza linea Robshaw-Skinner-Easter, Turner Hall; solo Tiesi me pias nen.
Sulla carta.

Vediamo se avrai ragione anche per la finale, dove mi giocherei vittoria con 5 punti di vantaggio ai Tigers (in campionato han vinto due su due, per due e tre punti!).

In effetti c'è da dire che quest'anno di smentite dell'adagio che a rugby alla fine vince sempre il più forte (vedi Munster), se ne sono viste diverse.

Zamax ha detto...

Sono combattuto. In effetti son diventato un po' tifoso dei Tigers, dopo averli visti a Treviso, e dopo aver parlocchiato dal vivo e in Internet coi suoi tifosi. Però ho voluto fare il bastian contrario e ho detto Irish. E poi c'è qualcos'altro: questi ultimi hanno perso tante partite, ma quando hanno vinto hanno spesso stravinto e annichilito gli avversari, alla stregua del Clermont Auvergne in Francia. Vorrà pure dir qualcosa.

Abr ha detto...

Non sarà sempolice, concordo. Ma anche a me "la città del rugby" m'ha acchiappato.
Se no va bene lo stesso, vorrà dire che questo sarà definitivamente ricordato come l'anno Irish e a Leicester nonrimarrà che tentare di rifarsi contro un'altra Irish in Heineken ...

'Sti Leprechaun cominciano a infastidire, gli dai un dito e spuntano da tutte le parti ;)

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