The Italian job
Sabato 20 Giugno 2009, Melbourne | ||||
34-12 |
Riserve: Stephen Moore, Benn Robinson, Nathan Sharpe, Phil Waugh, Josh Valentine, Matt Giteau, Adam Ashley-Cooper.
Italy - 15 Luke McLean; 11 Giulio Rubini, 13 Gonzalo Canale, 12 Gonzalo Garcia, 14 Alberto Sgarbi; 10 Craig Gower, 9 Tito Tebaldi; 8 Sergio Parisse (captain), 7 Simone Favaro, 6 Jean-Francois Montauriol; 5 Marco Bortolami, 4 Tommaso Reato; 3 Fabio Staibano, 2 Franco Sbaraglini, 1 Matias Aguero.
Riserve: Leonardo Ghiraldini, Salvatore Perugini, Quintin Geldenhuys, Alessandro Zanni, Giulio Toniolatti, Kris Burton, Roberto Quartaroli.
Arbitro: Dave Pearson (ENG)
Nnonostante gli otto cambi dei Wallabies più due spostamenti di ruolo e le forze fresche italiane in campo, mutati i fattori dell'equazione il risultato del secondo Italian job australiano non cambia: dal 31-8 di una settimana fa al 34-12 di ieri, dalle cinque mete a una alle cinque mete a zero; tre mete nel primo tempo una settimana fa e tre anche anche sabato, 17-3 a fine primo tempo una settimana fa e 20-6 stavolta.
C'è poco da fare, è la misura della distanza tra le due nazionali; stavolta però riusciamo a tenere gli avversari a portata sino al 70', nonostante l'incapacità di andare in meta (l'Italia ha segnato sinora solo tre mete quest'anno) e vinciamo un parziale virtuale, quello del terzo quarto di partita: hai detto niente di questi tempi.
La cronaca: l'Italia dei giovani parte pimpante in mano a Tebaldi (il cui brillìo oscura Gower, oggi più centro che apertura), un ragazzo con personalità e fondamentali - placcaggio, passaggio, visione. Alla prima azione mettiamo McLean in grado di capitalizzare un fallo, grazie a un perfetto offload di Gower che lancia Sgarbi in taglio con l'angolo giusto. Nel corso dell'azione Sgarbi si infortuna al ginocchio e cede il posto a Quartaroli, che si metterà in evidenza con un bel placcaggio feroce poco dopo.
Al 10' gli australiani ristabiliscono le gerarchie: Burgess fa il break penetrando intonso tra lgi avanti dopo una ruck e guadagnando venti metri, lo ferma McLean ma i nostri avanti in arrivo si buttano sulla palla invece di ricostruire una linea; Barnes apre veloce sulla destra e Rubini si trova 4 contro uno lungolinea, ma si fa scherzare da Turner sul quale correttamente s'era lanciato; questi lo ferma Favaro ma da terra l'australiano scarica a Polota-Nau giunto a sostegno.
Il morale dei nostri decade rapidamente, tirato in basso dal solito difetto, i buchi difensivi vuoi per placcaggi faliti vuoi per problemi di adeguamento difensivo. Problemi individuali questi ma non solo, generalizzati tra i nostri; del resto una squadra costretta ad effettuare più di cento placcaggi a partita dovrebbe poter contare su mastini più accurati e su automatismi di aiuto più collaudati. Il giovane Favaro sotto questo profilo si danna l'anima ed è una ottima rivelazione, ma alla fine del primo tempo sono quasi 20 i placcaggi mancati dai nostri.
Altro problema è la ruck: è evidente che i nostri la affrontano in modo individuale, senza una strategia collettiva e "controruck" è 'na roba che forse se magna. Gravissimo: nel rugby moderno la contesa in fase aperta rappresenta la terza fonte del gioco, forse quantitativamente ancora più copiosa di rimesse e mischie; sicuramente è quella consente i rovesciamenti di fronte più repentini e micidiali.
Infatti quando li subiamo, è chiaro che non abbiamo automatismi in fase di recupero ma annaspiamo individualmente. Si sa, noi siamo ai basics, in difesa siamo al Sudafrica di dieci anni fa, impediamo montando bene (a volte) l'allargamento, la scrambling defense è nata dopo, roba da corsi superiori.
[Inciso: A tal proposito cade perfetto il confronto - absit iniuria verbis - coi contemporanei Springboks impegnati dai grandi attaccanti Lions: prima di tutto quando i sudafricani mettono le mani sull'avversario lo tirano sempre giù, e questo è il fondamento di tutta la fase difensiva e non un punto d'arrivo. Inoltre la fase difensiva di recupero "scramble" del contropiede non è vissuta come affanno episodico ma è pianificata e organizzata.
Risultato finale, contro di loro non c'è nulla di acquisito, ogni singolo centimetro va guadagnato col sangue e sudore, non solo in orizzontale ma anche in verticale (il semplice calare la palla sul terreno dell'area di meta). Evidente a tal proposito la sorpresa dei Lions quando si sono visti negare un paio di mete che in Europa sarebbero state concesse, non dal Tmo ma dagli avversari.]
Per stavolta abbiamo rimesso a posto la rimessa con Bortolami e Sbaraglini al lancio; anche la mischia chiusa reggicchia ma Staibano soffre come un cane a destra. Le note più dolenti riguardano come sempre le iniziative d'attacco: invece di continuare ad attaccare il secondo centro Aussie Quade Cooper come nella prima azione, ci rifugiamo nelle monotone bombe lunghe di McLean sul giovane O'Connor schierato estremo, finalizzate non all'up&under ma a mantenerli distanti, cedendo quindi regolarmente il possesso (alla fine sarà 75% australe!).
Ci va bene la prima volta (l'ovale cade in avanti all'estremo Aussie), poi un po' alla volta gli australi si ricongiungono, tenuti per mano dal duo mediano Burgess-Barnes e dai favolosi trequarti Lachie Turner (complessivamente il man of the series a mio avviso) e Ryan Cross inarrestabile per i nostri. Come se non bastasse, all'esperto Hynes subentra all'ala per un paio di volte l'altrettanto scafato Ashley-Cooper che alla fine segnerà due mete.
Dopo un penalty di O'Connor, arriva al 25' la seconda meta, ancora su gioco rotto con Ryan Cross in pressione suMcLean e poi su Tebaldi che perde palla, tutti troppo veloci per i nostri difensori non piazzati, poi alla fine del primo tempo l'altra di Ashley-Cooper: in una classica azione alla mano da metà campo, riescono a spiazzare i nostri centri semplicemente saltando i loro centri e lanciando l'ala chiusa in mezzo, McLean si fa assobire dall'Aussie il quale lancia Turner lungolinea che s'era bevuto Rubini; viene fermato da Gower in recupero ma la palla viene raccolta dall'ala australe che attraversa i nostri e va in meta. In mezzo alle due mete c'è una punizione di McLean che però ne fallisce altre due.
Nella prima mezzora del secondo tempo l'Italia riesce a produrre un'ottimo squarcio di gara.
Merito delle sostituzioni che equilibrano la nostra formazione, in particolare Perugini al posto di Staibano davanti e Zanni in terza al posto di Montauriol. Il primo consolida la mischia, il secondo dà una mano a Favaro nei placcaggi e a Bortolami in aria: fossero stati in campo dall'inizio ... I giovani avversari entrano un po' in confusione, peccato che riusciamo ad approfittarne solo con due calci di punizione.
Interviene anche la sfortuna, quando il palo devia un calcetto di Gower in area di meta, su cui Canale era in netto vantaggio per schiacciare; anche l'inesperto Rubini canna in pieno una sovrapposizione sempre su Canale sul lungolinea sinistro, che l'avrebbe lanciato libero in meta su un vantaggio italiano: si avvicina troppo e rende arduo il passaggio.
Tant'è, invece di un potenziale 20-19 gli Aussie si ricompongono: vuoi lo sforzo delle nostre terze linee per trutta la partita, vuoi i nostri cambi al 60', Gendenhuys per Reato e Toniolatti per Tebaldi, forse dovuti per fiato, che per usare un eufemismo non aggiungono valore, vuoi l'iniezione di esperienza con l'ingresso di Phil Vaugh al 67', portano gli ultimi dieci minuti in dono su vassoio d'argento ai padroni di casa.
Prima Lachie Turner lanciato da Cooper in un buco sguarnito a ridosso di una ruck - Perugini arranca, Parisse fa al guardia dal lato opposto - poi nuovamente Ashley-Cooper accarezzato non placcato da Toniolatti, affondano le loro penetrazioni nel burro di placcaggi sempre più fiacchi e piazzamenti sempre più rallentati, ripristinando le distanze tra le due formazioni al punto dove stavano la settimana scorsa.
Mallett comunque è contento: "Al di là dei minuti finali - ha detto il ct dell´Italia - abbiamo giocato una buonissima partita. Peccato per le due mete subite negli ultimi dieci minuti, nate la prima da un errore di Parisse e la seconda da un placcaggio sbagliato da Toniolatti. Ma perdere contro questa Australia in trasferta ci sta". Berrick Barnes evidenzia qualche problema di disciplina e mancanza di leadership in certe fasi tra i suoi, cose che hanno provocato qualche calo nel ritmo, mentre Robbie Deans fa capire che qualche annaspamento tra i suoi giovanotti mollati in acqua da soli a imparare a nuotare, era previsto e voluto: "They had to work hard to create shape and we left them out there toiling away at it and they'll be much better for the experience,".
Venendo a un bilancio dei singoli, il nostro tecnico ha lodato Marco Bortolami, attribuendogli il netto miglioramento in touche (90% di rata di successo su lancio nostro), mentre in prima linea sia Aguero sia Sbaraglini hanno fatto il loro dovere.
Ha anche visto una grande prestazione di Simone Favaro all'esordio internazionale, il quale ha messo a segno una ventina di placcaggi, e rappresenta una valida alternativa a Mauro Bergamasco sul lato aperto (nel caso il padovano parigino servisse ancora in mediana?).
Tebaldi dopo un primo tempo difficile ha alzato il livello della propria prestazione nella ripresa; "Gower - prosegue Mallett - ha organizzato bene la linea dei trequarti, creando alcuni buchi importanti e trovando gli spazi in cui lanciare i suoi compagni. Anche Garcia ha giocato una buonissima partita".
Sin qui siamo d'accordo col coach, incluso il suo stigmatizzare l'errore di Toniolatti (inammissibile "accarezzare" il braccio dell'avversario invece di placcare, manco giocasse da un'ora e fossero alla decima fase), il suo ignorare Staibano (in crisi), Rubini (inesistente: un'ala Azzurra è come il portiere di una grande squadra, riceve poche palle ma quelle non può mai sbagliarle), Quartaroli (poco servito ma un paio di placcaggi sono poco) e anche McLean, autore quest'ultimo di una SERIE opaca.
Al proposito varrebbe la pena di ripensare a Marcato estremo, quando sarà disponibile: sarà più fragile del suo neo compagno di squadra, ma almeno è più affidabile sia nei calci che nel posizionamento, e ogni tanto attacca.
Rispetto alle dischiarazioni di Mallett, in più avremmo enfatizzato l'apporto decisivo offerto da Zanni sia in rimessa che in ruck e in fase difensiva, avremmo speso una mezza parola d'elogio per il solido Reato. Avremmo infine fatto appello all'esauritissimo Canale e allo spento Parisse - ricordiamo, il primo ha giocato da titolare del Clermont la sfortunata finale del Top14 subito prima della partenza per l'Australia - per una prova finale con gli All Blacks la settimana prossima più continua e determinata, soprattutto in fase d'attacco.
[Inciso 2: Una soddisfazione da prenderci c'era rimasta qui e non proprio riusciamo a trattenerci: la prima meta di "carrettino" con regola della sua inabbattibilità ripristinata, non è stata segnata dagli italiani che tanto ci contavano, nè dai borealissimi Lions le cui Federazioni tanto s'erano spese per, ma dagli australissimi Sudafricani nel primo test contro i Lions.
Di fatto a tutti gli australi non serviva ripristinare la vecchia regola: durante l'ultimo Super14 almeno un paio di rolling maul le han rollate sino in meta lo stesso, ma tant'è: come si dice dalle mie (ex) parti, il sora-mànego (chi tiene il manico dell'attrezzo) conta più delle regole. Scusate ma di questi tempi le occasioni per due sardoniche risate non sono così frequenti, quindi ne approfittiamo.]
Qui gli highlights.
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