domenica 28 giugno 2009

Thrilling a Pretoria e i Boks azzannano i leoni



South Africa 28 - 25 British And Irish Lions
Loftus Versfeld Stadium, Pretoria
South Africa: Frans Steyn, JP Pietersen, Adi Jacobs, Jean de Villiers, Bryan Habana, Ruan Pienaar, Fourie du Preez, Pierre Spies, Juan Smith, Schalk Burger, Victor Matfield, Bakkies Botha, John Smit (captain), Bismarck du Plessis, Tendai Mtawarira
Replacements: Chiliboy Ralepelle, Deon Carstens, Andries Bekker, Danie Rossouw, Heinrich Brüssow, Jaque Fourie, Morné Steyn
British & Irish Lions: Rob Kearney (Leinster & Ireland), Tommy Bowe (Ospreys & Ireland), Brian O'Driscoll (Leinster & Ireland), Jamie Roberts (Cardiff Blues & Wales), Luke Fitzgerald (Leinster & Ireland), Stephen Jones (Scarlets & Wales), Mike Phillips (Ospreys & Wales), Jamie Heaslip (Leinster & Ireland), David Wallace (Munster & Ireland), Tom Croft (Leicester Tigers & England), Paul O'Connell (Munster & Ireland, captain), Simon Shaw (London Wasps & England), Adam Jones (Ospreys & Wales), Matthew Rees (Scarlets & Wales), Gethin Jenkins (Cardiff Blues & Wales)
Replacements: Ross Ford (Edinburgh & Scotland), Andrew Sheridan (Sale Sharks & England), Alun Wyn Jones (Ospreys & Wales), Martyn Williams (Cardiff Blues & Wales), Harry Ellis (Leicester Tigers & England), Ronan O'Gara (Munster & Ireland), Shane Williams (Ospreys & Wales)
Referee: Christophe Berdos (France)
Attendance: 52,100.

Partiamo dalla fine: fallo di O'Gara (irlandese), piazzato di Morné Steyn da 50 metri e vittoria finale degli Springboks. Non c'è che dire, perché artefice di tutto ciò è O'Gara, l'irlandese O'Gara. Mediano di quell'Irlanda che doveva essere la spina dorsale della spedizione di McGeechan in Sud Africa. Una ironia della sorte, una finale mozzafiato che ha consegnato anche il secondo test match tra le due formazioni alla storia delle partite da rugby da mostrare a chi si ostina a non capirne la spettacolarità.
Ma alla fine, appunto, hanno vinto i padroni di casa che si sono portati sul 2-0 in una serie di tre incontri. La matematica non lascia scampo. Ora Oltremanica si augurano soltanto di evitare il cappotto. E pensare che questa volta erano partiti alla grande, mettendo subito la freccia e a correre verso meta.
Cinque minuti e arriva il primo calcio di punizione per i turisti: tutto nasce da Schalk Burger che si becca un cartellino giallo dopo aver tentato di cavare un occhio all'avversario. Nulla di che, sia ben chiaro, solo il tentativo di far capire ai Lions che a Pretoria sarà dura, che la battaglia di una settimana fa era solo l'antipasto. Siamo nel pieno delle terre boere, quando attacca la parte boera dell'inno nazionale il clima si surriscalda. E' l'inno di battaglia. Stephen Jones bagna un po' le polveri piazzando l'ovale tra i pali: 0-3.
Se una settimana fa il mediano gallese era sembrato opaco a Durban, questa volta la musica che imbastisce è diversa e così cinque minuti più tardi provvede a gettare altra acqua sul fuoco sudafricano: si avvia nel lato chiuso, serve un offload all'accorrente Rob Kearney che corre verso la meta: Jones trasforma, i Lions sono davvero partiti forte e ora i padroni di casa rincorrono sul risultato di 0-10.
Rincorrono, ma più che altro sembrano esere un po' sotto anestesia, perché si intuisce che vogliono chiudere i conti oggi, solo che faticano ancora a capire come arrivare all'obiettivo. Occorre ancora qualche giro di orologio poi JP Pietersen firma la meta della rivalsa. I turisti, dopo il blitzkrieg, devono tornano a fortificare le trincee, perché i sudafricani hanno trovato il modo di aggirarli e coglierli di sorpresa. Il risultato ora è sul 5-10 perché Pieenar non ha ancora il piede caldo.
Tre minuti, altro mortaio di Jones, 5-13. La pressione degli indigeni sale, un po' disordinata al punto da concedere ai Lions la possibilità di respirare e di portarsi nella metà campo avversaria per la fallosità degli avversarsi. Eppure, fanno notare i dispacci inglesi che giungono da laggiù, i Lions deve assolutamente segnare, sfruttare qualsiasi occasione per allungare, perché la sensazione è che gli Springboks siano prossimi ad una nuova offensiva.
I nordisti seguono il consiglio: altro mortaio, questa volta con un drop, di Jones. I Lions portano a casa altri tre punti prima della fine del primo tempo. Tutto quello che ci volevano per McGeechan in attesa che le ostilità riprendano per altri 40 minuti, quelli che davvero segnano il confine tra la (semi)redenzione e l'inferno. L'avvisaglia arriva un attimo prima del fischio di cessate il fuoco: bombarda di Frans Steyn da 60 metri. Ovale spedito in mezzo ai pali. Certo che gli Steyn in Sud Africa hanno tutti un piede che sembra lo storico cannone Derna...
Il secondo tempo è all'insegna della più "infima" guerra psicologica, quella tra gli avanti, giusto per intenderci. Anche in questo caso nulla di che, roba che solo la cavalleria può sbrigare. Mezzi pesanti da una parte, artiglieria dall'altra, ma occorre agli Springboks l'assalto della fanteria per tornare in gara.
Al contrario, è ancora Stephen Jones a caricare il mortaio con un altro calcio di punizione, ora i Lions hanno 11 punti di vantaggio sui padroni di casa. Finalmente si accende Bryan Habana che buca l'avanzata nemica, coglie di nuovo alle spalle i Lions e segna la meta che rimescola la carte in tavola. Steyn trasforma.
Serie di duri scambi di placcaggi, anche Brian O'Driscoll vuole lasciare il segno dopo che quattro anni fa venne fatto fuori da Tana Umaga durante la spedizione neozelandese. Alle ore 15:35 avviene il fatto che segnerà l'incontro: entra Ronan O'Gara per Jamie Roberts, mentre Morné Steyn mette a segno un altro piazzato e degli undici punti che dividevano le due formazioni ne rimane solo uno.
Due minuti più tardi gli risponde il solito Jones. Quando mancano poco più di 10 minuti alla fine i Lions sono chiamati a difendere quattro punti di vantaggio. Sembra di tornare a Marsiglia 2007, quando gli inglesi eliminarono ai quarti di finale dei Mondiali l'Australia, aprendosi il varco verso la finale di Parigi. Contro il Sud Africa, ovviamente.
Ore 15:44: meta di Jacque Furie. Lo stadio trattiene il respiro, perché è chiamato a convalidarla o meno il TMO, tale Stu Dickinson, quello della meta inglese alla finale dei Mondiali sopra citati. C'è, è meta, Steyn converte.
Altri cinque minuti, Lions sotto di tre punti. Ma c'è ancora Stephen Jones, artigliere preciso come non mai. Altro colpo di mortaio, altro centro: 25-25, ormai è questione di secondi.
Che finale che sarebbe, un pareggio con un ultimo incontro in programma sabato prossimo. Col cavolo, a rugby il pallone è ovale e prima o poi penderà o da una parte o dall'altra.
Ha deciso di pendere dalla parte del Sud Africa: O'Gara attorciglia Furie quando questo è ancora in aria, è fallo. Morné Steyn indica i pali, ci sono 50 metri a dividerlo dalla gloria. Preciso come sempre, lui che ha piazzato il record di distanza di un drop nello scorso Super 14. 28-25, la battaglia finisce qui. La guerra pure, magari sabato prossimo i Lions proveranno ad arrendersi con onore. Ma intanto che piedi che fabbricano agli Steyn, laggiù in Sud Africa...
Qui gli highlights

3 commenti:

Abr ha detto...

Povero O'Gara come me l'hai stroncato .. Evidentemente McGeechan non aveva previsto diverse cose: di finire i piloni a metà del secondo tempo tanto per cominciare, di dover rimpiazzare entrmbe i centri per proseguire ...

O'Gara ha perso il posto d'apertura titolare perchè non ha il fisico per reggere i sudafricani, figuriamoci al centro.
Infatti in pochi minuti ROG era così bendato e rattoppato da ricordare uno di quegli ufficiali britannici in giubba rossa dell'epopea coloniale, un eroe da "last stand" con l'Union Jack in una mano e la pistola nell'altra ....

ROG non ha sbagliato scelta, in quella fase il possesso era la cosa più importante, ha provato a sacrificarsi su quell'up&under; DuPreez l'ha anticipato e sic transit.

La partita però non l'ha persa lui quanto Vickery la precedente.
In realtà la stava per far vincere ai Lions coach De Viliers, scegliendo testa calda Schalk Burger titolare rispetto all'in formissima Broussow.
Ha recuperato DeVilliers, col buon senso di ascoltare la folla e far entrare Monrnè Steyn al posto dell'impreciso Pienaar, scordandosi inoltre degli equilibri razziali e NON facendo entrare nel finale i suoi vari Januarie e Ralepelle.
In compenso la partita l'ha persa alla fine la pianificazione errata della sua panchina da parte del coaching team di McGeechan: delal serie, come gettare al vento una supremazia davanti scientificamente costruita dopo gara uno (un solo pilone in panca, alla Mallett, e Shane Williams, Ellis e O'Gara: utility backs?)

A proposito di tale supremazia, non va scordato di dare onore al merito al gigante in seconda linea, Simon Shaw, un titano che ha ancorato mischia e rimessa Lions per 80 minuti.
Ricorda nel fisico quel caratterista inglese cui danno sempre il ruolo del leale sergente di ferro nei film sull'epopea coloniale.
Per i Boks invece vince il collettivo, con Smith Botha e Matfield a caricare i fucili dei boeri oltre che sparare col loro. Ma come si buttano su ogni palla appena appena contendibile!

Certo che, poveri centri e flanker Lions, dopo un'ora con addosso DeVilliers, t'arriva un Fourie palestrato come non mai; Munari direbbe, c'è da mettersi nelle mani di un avvocato ...

ringo ha detto...

Caro socio,
il buon Ronan io non volevo stroncarlo, è solo che l'ironia della sorte ha voluto che fosse comunque uno dei magnifici irlandesi a commettere il fallo che ha sancito la sorte di questo tour. Poi nulla toglie che il suo up and under fosse una scelta tattica logica.
Però, guarda caso, ti ricordi la finale di Heineken? Quando venne messo sotto pressione da Rocky Elsom e praticamente si azzerò? A me la faccia che ha fatto dopo il fallo sembrava la stessa, sarebbe bello capire come mai.
SIMON SHAW SUPERBO, FANTASTICO, UNA VECCHIA LENZA di quelle che c'è da augurarsi il rugby ne sforni altri, ora come ora mi viene in mente il buon Tom Croft: dalla sua ha ancora tempo per arrivare ai 37 anni di Shaw.
Ps: qui però, tra tutte le regole nuove, secondo me andrebbe rivista anche quella della mischia no contest. Nel rugby di oggi diventa troppo facile per chi ha tutti gli effettivi in campo.

Abr ha detto...

Molto appropriato il ricordo di Rocky Elsom che annienta ROG in semifinale Heineken, Socio. Quanto alla sua faccia, era quella di un pugile groggy alla quindicesima ripresa: non ha il fisico per reggere le "attenzioni" australi.

La regola sulla mischia no contest: richiesta dai francesi, la Irb nicchia, ma dal prossimo anno sarà introdotta in qualche campionato: se hai finito i piloni, rimani in 14.

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