sabato 25 luglio 2009

I primi della classe

Gli Springboks tornano in vetta al mondo del rugby grazie alla vittoria nella prima partita "Freedom Cup" con gli All Blacks di questo Tri-Nations (ce ne saranno altre due, la prossima tra una settimana sempre in Sudafrica).
Due partite in una: 17-3 al 45', ma il divario poteva essere molto più grande; un parziale di 11 -16 a favore degli ospiti nell'ultima mezzora.

Sab.25 luglio 2009
SudAfrica 28-19 Nuova Zelanda

Le formazioni sono il meglio schierabile oggi dai due team, con tutti i limiti noti degli All Blacks odierni: mediana provvisoria, seconde e terze linee in cerca d'identità e forma, tallonatore non capace di supplire i limiti in rimessa laterale, prima linea forte ma non dominante. Apparentemente meglio va nei trequarti, con Muliaina tra due potenze come Rokocoko e Sivivatu e coi due centri Ma'a Nonu e The Snake Conrad Smith.
Coach DeVilliers rimane nei suoi canoni: estremo non di ruolo per garanire potenza al piede e imprevedibilità di ripartenze, ali potenti e veloci per convergere dai lati sui calci. Cambia al centro, schierando il solido Fourie al posto del più manovriero Jacobs a fianco di DeVilliers il falco degli intercetti.
In mediana conta su uno che non si discute, il numero uno al mondo nel ruolo Du Preez, e insiste con Pienaar all'apertura. In terza linea Broussow rimpiazza Schalk Burger; il resto sono loro, la muta di avanti più affiatata e spietata del mondo in mano al leader John Smit.

Il primo tempo (la cronaca la trovate nel post del Socio) a parte i primi dieci minuti tattici, è letteralmente dominato dai Boks: quando decidono di finirla coi calci e partire fisici, sono devastanti. 80% del possesso, tre rimesse rubate, due mischie rovesciate, otto punizioni piazzabili procurate; il 17-3 mente, nel senso che il piede di Pienaar pur autore della meta tradisce, fallendo ben tre calci più una trasformazione.
E' un game plan semplice e spietato quello dei Boks, fatto di abrasività e pressione sia in fase difensiva che offensiva, la quale oltre a esaurire chi difende, perdipiù causa molti falli a chi la subisce.
In difesa si contende tutto quello che si muove (enormi Botha e Broussow), in attacco si va giù verticali al primo passaggio, tanto hanno l'imbarazzo della scelta nei ball carrier (oggi immensi il solito Spies e il redivivo Juan Smith, e quando si muove The Beast Mtawarira lo stadio si infiamma) e ci dispiace molto se il gioco risulta poco "champage", arioso e aperto. Ma che tranvate addosso alla difesa, un passaggio e via dentro e poi ancora e ancora!
Ce n'è anche per le due ali: a loro sono destinati i calci profondi di Pienaar e Steyn e anche un paio di DeVilliers.
Gli All Blacks sono annichiliti più che all'inizio contro gli australiani: sanno difendersi ma devono provarne troppe di borderline, e al vecchio Rolland non sfugge nulla, nessun tuffo in ruck o placcatore che non rotola via. In attacco poi i Kiwis non battono chiodo: inaridite le fonti di gioco, risultano prevedibili e soprattutto inferiori ai Boks nell'uno contro uno.

Nel secondo tempo succede qualcosa di interessante.
Il primo elemento è l'ingresso di Mornè Steyn all'apertura. Segna subito una bella punizione per il 17-3, ma poi si capisce come mai il coach gli preferisca Pienaar dalla precisione nettamente inferiore; si fa vedere meno e placca male. Difatti è a lui che scappa Conrad Smith e con una serpentina va in meta al 50', riaprendo inopinatamente la partita.
Non è solo un episodio, gli scafatissimi All Blacks sono tornati in campo cambiando tattica: ora contrastano la superiorità nella contesa dei Boks mandando non due ma ben quattro difensori in ogni ruck, tanto difendere al largo non serve.
Riescono così finalmente a fermare gli attachi avversari e a recuperare un gran numero di palle. In attacco i neozelandesi smettono di tentar ricircoli e allargamenti che ultimamente non gli funzionano, per passare a un più umile ma efficace penetro, apro veloce e ripenetro. In tale ottica l'ingresso di Weepu al 49', più rapido e immaginifico di Leonard, è essenziale.
Va a finire che i Kiwis mettono paura ai Boks, serrando sul 17-13 e poi al 65' sul 20-16.
Una delle forze dei Boks campioni del mondo, almeno in casa, è la pazienza, il saper soffrire senza scomporsi. Prima di tutto per la capacità dei Boks di mantenere il gioco lontano dalla propria area. Nemmeno scrambling che tanto l'attacco è sempre lì vicino, siamo alle competenze e attitudini individuali: Broussow e tutti gli avanti rallentano ogni attacco e ricostruiscono in un lampo la linea difensiva ogni volta.
Una partita in bilico la perde il primo che fa un errore, o la vince chi sa far pressione: succede agli ospiti attorno al 70' di sbagliare un passaggio sui 22 avversari, Mornè Steyn calcia via e si lancia, i Kiwis lo recuperano con affanno ma alla fine la palla capita in mano a Fourie lanciato coi suoi cento kili come un inarrestabile Tav sul lungolinea destro verso la meta. Un paio di penalty per squadra fisseranno il punteggio finale.

I neozelandesi ripetono il disastroso primo tempo di una settimana prima ma stavolta non ce la fanno a recuperare completamente. Eppure ci sono piaciuti di più della volta scorsa: nel secondo tempo avevano una chiara tattica, una idea strategica precisa.
Un Graham Henry non del tutto affranto ha dichiarato: ""We needed more composure and discipline and should've created more opportunities". Disciplina e creare più opportunità; prima han bisogno anche di fissare 'sta rimessa laterale e l'altra fonte, la mischia, e forse per questo aiuterebbe sostituire il mediano.
Chiaro che Donald è un ripiego ma stavolta non è male, mentre ci chiediamo come mai Leonard in mediana e non Weepu da subito (problemi di durata?).
Ci sono piaciuti Conrad Smith su tutti e non solo per la meta e il compagno di reparto Nonu; potenti e pericolose ma macchinose le due alone figiane, Muliaina come al solito non sbaglia nulla; tutto il pack invece ha perso il confronto coi rivali di ruolo, nessuno escluso: nemmeno McCaw, nemmeno Isaac Ross, Kaino o So'oialo.

Quanto ai Boks, a due anni dal trionfo di Parigi, proseguoino sulla falsarica Lions e rappresentano ancora un quesito devastante per tutti. Si sa come giocheranno: abrasivi e poco larghi, sempre a verticalizzare (sono le idee di DeVilliers accettate da John Smit e soci, o è piuttosto il gioco della squadra "imparato" al coach? Poco importa). Però pur sapendolo, nessuno riesce a sopravanzarli.
Come se non bastasse, i sudafricani hanno aggiunto due variantine prelibate: la prima per i razzi JP e Habana alle ali, terminali destinatari dei calcioni alti in fondo - se non altro per non farli congelare, la palla alla mano non arriva mai in fondo da loro.
La seconda è il cadeau loro gentilmente offerto dalla Irb, il ritorno alla inabbattibilità delle rolling maul dopo le Elv del demonio: nessun team, manco nei club boreali, le sa ancora sfruttare come loro.
Pierre Spies è stato raggiunto solo da Juan Smith come workload, ma la palma di Mvp la darei al suo compagno di club e di reparto, il compatto Broussow che batte nel ruolo il Migliore, Richie McCaw. E' l'interprete perfetto delle ruck moderne: placca tutti e zac, te lo trovi subito in piedi a rubar palla.
Davanti troneggia Bismark Du Plessis con capitan John Smit leader con l'esempio e Mtawarira, un classe 1985 (!) già devastante in un ruolo dove l'esperienza paga.
E' inutile nominare la seconda linea Matfield-Botha più dominante del mondo; in mediana Fourie Du Preez (27 anni e par più scafato di Troncon!) ha dato anche stavolta lezione di grabber al mediano opposto, come fatto con quello dei Lions.
Unico dubbio l'apertura: si potesse fondere l'intelligenza tattica, lo spirito di sacrificio, l'esserci sempre come un mediano di mischia di Ruan con la precisione di Mornè ... La coppia di centri fa faville anche se oggi DeVilliers s'è visto meno del solito, le rodatissime ali sono quelle giuste per il tipo di gioco dei Boks.
Frans Steyn infine, il pizzico di imprevedibilità che serve a un team quadrato come questo. Senza contare poi che in panca ti ritrovi signori come Roussow, Kankowski, Olivier ...
Basta così, si sarà capito oramai che i Boks di coach De Villiers mi piacciono troppo coi loro sorrisetti di sfida, li trovo la quintessenza del rugby fatto di combattimento e disciplina: dovessi affacciarmi mai col mio carro di là del Vaal, non avrei dubbi chi vorrei fosse nel mio Trek.
Dopo quel che hanno fatto ai Lions gli SPringboks meritano pienamente il primo posto del ranking mondiale. Tutto è comunque soggetto a costante verifica: settimana prossima a Durban non in quota, alla Nuova Zelanda "operaia" basterebbero un paio di "fix" e di adeguamenti e potrebbe tornare prima.

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