Conversioni sulla via di Perth
Prima di entrare nel merito della importante, forse decisiva vittoria del Sudafrica sull'Australia, lasciate ai vostri umili imbratta tastiere la soddisfazione di veder convergere molta della critica verso le posizioni sostenute qui sin da tempi non sospetti.
Ci riferiamo al presunto noioso "non juego" sudafricano, sino a ieri autentico mantra dei più.
Aldilà del tifo di stampo anglosassone, geloso per il colpo d'incontro subìto dalla spedizione Lions più potente da tanti anni, l'errore d'analisi è l'aver tenuto il naso troppo all'insù a seguir le palle calciate, perdendo la superiorità attuale dei Boks che sta invece per terra, nei punti di contesa.
Tant'è, dopo una partita vincente con 4 mete fuori casa (...), registriamo le conversioni sulla via di Perth, in primis del bravo Vittorio Munari, che dopo tutto il sarcasmo delle ultime puntate ("come si dice aprire in Afrikaans?"), si fa ammirato teorizzatore dell'efficacia tattica ("fanno una sola fase, ma con quella 'sti qui vanno in meta"), della crucialità dei fondamentali nel punto d'impatto: nel rugby puoi avere tutti gli schemi complicati che vuoi provati e riprovati, e tutta la classe in campo che credi, ma se alla fine gli avversari conquistano più ovali di te, fatalmente perdi.
Sottolineiamo che, tramontata la fola del "solo noiosi calci in aria", non è solo una questione di atletismo, ma anche di "intelligenza". La famosa "partita a scacchi" in campo si gioca non tanto elaborando astrusi teoremi, quanto proprio come fa uno scacchista: avendo un piano ben preciso fondato sulle proprie capacità, sapendo come rispondere alle mosse avversarie ed eseguendo alla perfezione in modo semplice e lineare, leggibile dai compagni, senza barocchismi e personalismi (guarda caso Frans Steyn rimane fuori a pensarci su, n'est pas?).
Avevamo visto giusto prima di altri? O molti sedicenti esperti ogni tanto passano ad abbeverarsi qui nel nostro Controcorrente, pur senza citare mai la fonte? Di fatto c'è stato un bell'incremento delle visite al sito nonostante l'estate: proselitismo e propaganda ne facciam pochina, quindi grazie a tutti i lettori per il passaparola.
Subiaco Oval di Perth, Australia:Australia 25-32 South Africa
Primo tempo: 6-22.
Aus - bonus difensivo; 3 mete: Giteau 2, Turner; Trasf.: Giteau 2; Puniz.: Giteau 2
Sfa - bonus offensivo; 4 mete: Du Preez, Fourie, Habana 2; Trasf.: M.Steyn 3 Puniz.: M.Steyn 2
Due obiettivi divergenti da parte dei team che scendono in campo: la necessità assoluta di dimostrare di essere all'altezza del blasone da parte dei padroni di casa nonchè del loro coach; per i sudafricani, la ricerca non spasmodica, opportunistica, dei sei punti che bastano per vincere il TriNation nelle tre partite che restano.Vista così, la gara parte "battezzata": tensione da ultima spiaggia da una parte, vigile rilassatezza dall'altra.
Il tutto acuito dal momento sconcertante che lo sport di casa attraversa: perso il mondiale di rugby league, da tempo incontrastata riserva di caccia, perse pure le Ahes -cricket - dopo ere geologiche di supremazia sug'Inglesi, mancavano solo le scoppole nel TriNations.
Il risultato finale è cinque punti guadagnati sui sei che servono ai Boks, contro uno che serve niente agli Aussie.
La partita
Nelle precedenti partite la prima mezzora è sempre stata di marca Aussie, stavolta al 33' il punteggio è già 3-22 per i Boks.
Tre mete, al sesto, decimo e 33' minuto; la prima di Fourie DuPreez, guizzante a concretizzare una punizione guadagnata dai trequarti a 10m dalla linea di meta; la seconda di Jaque Fourie (in foto): riceve una palla veloce da una mischia nei 22m tagliando sul lato opposto a quello in cui si sposta il suo mediano, movimento che apre il Mar Rosso per il potente centro Boks; la terza di Bryan Habana, involatosi da fuori la linea dei 22m su un up&under di DuPreez su cui l'ala Turner si trova isolato sotto la pressione Boks, con DeVilliers a rubare e lanciare l'ala accreditata di 10'2" sui 100m.
Tre mete in prima fase di mediano e trequarti, due nate da set pieces e una dall'aria, due mete da skill individuali che finalizzano meccanismi collettivi oliati e applicati alla perfezione (ruck vinta, up&under vinto) e una su schemino da junior rugby.
Per chi non avesse compreso, il kicking game è solo un elemento (ieri nemmeno preponderante tra l'altro, se non nella successiva fase di gestione del risultato), non la determinante dell'attuale strapotere Boks. Consiste nel far bene le cose basiche, semplici e lineari: sostegno immediato ai compagni, contesa della palla, arrivare per primi e in di più nel punto; aldilà della preparazione e della volontà, funziona quando si sa cosa fare e cosa farà il compagno.
La differenza, nel rugby come nella vita, non la fa l'intelligente complicanza del Mister o il guizzo individuale del blessed by God (come diseduca il calcio), bensì l'execution sincrona di tutta squadra.
Passata la prima mezz'ora, il resto è gestione e ricerca del punto di bonus dei sudafricani.
Lo raggiungeranno al 54' ancora con Habana: un'altra prima fase classica 9-11 da mischia chiusa, DuPreez si lancia sul canale dei mediani i quali marcano lui, Steyn e la finta all'interno di DeVilliers, mentre da dietro arriva l'ala chiusa che riceve ed entra nel burro.
Nei primi venti minuti succede che Giteau sbagli due punizioni in fila; sono errori poco determinanti, anche il perfetto Mornè sbaglia una trasformazione e una punizione nel primo tempo, forse la notturna non aiuta la precisione. Gli errori iniziali di Giteau sicuramente incidono nel morale dei suoi che pure controllano possesso e territorio; forse accentuano il protagonismo dell'Arcangelo, non da leader ma per la volontà di riscatto di fronte al suo (ex-)pubblico.
Nel secondo tempo l'orgoglio dei padroni di casa e una certa rilassatezza sudafricana soprattutto a bonus raggiunto (mai in difesa, solo nella disicplina) concretizzerà tre mete contro una e una punizione, un parziale di diciannove a dieci.
Alzi la mano però chi abbia pensato per un solo momento che i Wallabies stessero per prendere il controllo della gara. Gioco veloce ma lento (sorry non so definirlo meglio di cosi'), troppo farraginoso e sempre uguale a se stesso lato Aussie: alzano il ritmo procedendo a pieno vapore, ma non l'efficacia.
Tratte di quindici fasi esasperate e defatiganti risolte tre volte su trenta tentativi: un duplice guizzo individuale di Giteau, la meta finale di Turner, coi Boks cambiati per sette undicesimi (solo Jacobs entra per l'infortunio di JP Pietersen, mentre Bekker rilievo di Botha rimarrà in campo anche dopo uno stiramento alla spalla).
L'immagine del secondo tempo è Elsom sfinito dal super lavoro, mani sulla testa a ogni sosta, contrapposto al colpo d'occhio calmo e professionale, da parcheggiatore di discoteca, con cui Fourie pur coi piedi sulla sua linea di meta dirige lo scivolamento difensivo dei colleghi trequarti.
Altra prova di lack of execution e mancanza di freddezza lato australiano è il tentativo abortito di Giteau di trasformare con drop la sua seconda meta: un vero leader invita alla calma non alla frenesia; perchè gettare due punti per salvare venti secondi, quando rimanevano ancora cinque minuti da giocare? Per fortuna sulla sirena ea difese immunitarie Boks abbassate, ci pensa Lachie Turner a segnare, guizzando in mezzo agli avanti dal lato chiuso; meta trasformata, porta il bonus di consolazione ai padroni di casa.
Gli Springboks
Capitan Smith è diretto: "L'abbiamo sempre detto, il nostro gioco è far quel che serve per vincere. Stavolta serviva correre (palla in mano una sola fase, ndr) e segnare delle mete (non solo forzare errori e metter dentro le punzioni, ndr)". Detto, fatto: perfetto l'approccio cesariano veni vidi vici, alla faccia di quelli che lo stile monodimensionale sudafricano.
In realtà il sornione coach Peter DeVilliers gode: sta depistando ancora una volta, lo stile Boks e' monodimensionale per davvero. Come detto in precedenza, han sempre giocato uguale, dai Lions in poi, con semplicità, coesione e pochi fronzoli; chi aveva analizzato male ora si giustifica dicendo che i Boks avrebbero improvvisamente "aperto" il gioco? Meglio cosi'.
Il pack ha retto ottimamente in difesa, pur avendo Broussow rubato meno possessi del solito in ruck (forse ne han rubati di piu' gli Aussie stavolta); qualche zoppichìo in mischia chiusa con la prima linea che arranca nel finale e qualche touche perduta (un paio di volte, una costa la seconda meta di Giteau).
Poco di che sull'economia compessiva della gara: sono macchie nella perfezione, offsettate dalla partita finalmente buona anche in difesa di Mornè, dalla splendida copertura tattica di tutto il campo per tutta la partita, dai puntalissimi adeguamenti difensivi eseguiti senza frenesia, con efficacia e collaborazione.
Personalmente mi aspettavo di più da Ruan Pienaar, ma la sua fantasia oggi non serviva: avevan deciso di muover palla - una sola fase eh! -con DuPreez. Per cui c'è stato gran impegno per i centri in fase offensiva - il canale di penetrazione cercato e' sempre vicino, mai largo - con DeVilliers migliore in campo, determinante in tre mete su quattro, assieme a Fourie splendidi a supporto di e supportati da Juan Smith, Bismark, Spies e tutto il pack arrembante sia nel sostegno che nella rush defense.
Segnali d'allarme: la disciplina un po' all'inizio sulle ruck (per fortuna loro Giteau non e' stato preciso al piede) e nel finale soprattutto in mischia chiusa: 14 contro 5 i falli fischiati ai sudafricani nel finale. Stanchezza? Relax?
Collegato al precedente, la profondità della squadra: certi cambi non sono all'altezza. Come Bismark non ce n'e': porta palla, tallona, serve la rimessa e spinge in mischia; idem dicasi per la sagacia di DuPreez e manco il carisma di capitan Smit non è sostituibile, ma se trova un pilone avversario che lo faccia soffrire son dolori; idem non è rimpiazzabile la capacità di Bakkies Botha di fungere da scogliera in cui s'infrangano venti e maree avverse.
Gli infortunati risultano irrecuperabili: JP Pietersen (opzioni: Frans Steyn, Ndungane, Pienaar stesso ...) e Bekker (probabilmente verrà sostituito in panca da Roussow).
I Wallabies
Coach Deans ha ragione a dire che non ci sono differenze enormi tra la sua squadra e le altre due del TriNations. Prova ne siano tutti i punti di bonus guadagnati: tre gare su quattro finite con meno di sette punti dui distacco.
Tutti han ragione a sostenere che non è la classe individuale, soprattutto nei trewquarti come tradizione, che manchi agli australiani. Rispetto a prima della gestione Deans, la mischia è diventata competente in tutte le fasi statiche non solo in rimessa e le terze linee non mancano certo di esperienza e competenze (con qualche caduta disciplinare di Brown).
Quindi cosa gli manca?
Alcuni sostengono che il rugby union australiano soffra la concorrenza di altri sport più popolari laggiù come il League o l'Ozzy Rule: dimenticando di dove arrivassero fuoriclasse eccelsi che han segnato un'epoca, come David Campese, Mr.Nobody (is perfect) John Eales o Paperoga Larkham. Senza contare che Ashley Cooper ha 25 anni, Giteau 26 come Elsom, 23 Barnes, 24 Horwill, 21 Cooper come Genia, diciotto O'Connor: averne di concorrenza se i prodotti sono questi.
Bah, rimaniamo sul concreto: manca un po' di accuratezza nella execution soprattuttto difensiva (tante palle perse per errato ball handling, evidente sotto gli up&under avversari) e un bel po' di continuità e idee.
La differenza coi Boks che sanno sempre cosa fare è evidente: Elsom, G.Smith e Brown non sono meno potenti e coraggiosi di J.Smith, Broussow e Spies; Ashley Cooper vale DeVilliers e Cross regge fisicamente Fourie; solo sono meno efficaci, più sparpagliati, peggio sfruttati in ottica complessiva.
Tradotto: gabina di regìa e leadership - in campo.
Coach Deans pare identifichi nell'evanescenza del mediano Burgess parte del problema. Può darsi, Genia pare più rapido (e uguamente ligio e pulito), ma quindici rimangono le inconcludenti fasi d'attacco anche con lui in campo, superate una volta su dieci non dalla paziente e sapiente costruzione di opzioni e opportunità, ma dal guizzo creativo di un campione a caso.
No, sotto questo profilo il problema grosso non può essere un mediano di mischia che leader in campo non ha mai preteso di essere.
Miriamo piuttosto al bersaglio grosso Giteau: segna coi suoi guizzi da campione, ma smona i suoi sbagliando i due calci iniziali per rimanere agganciati e mettere pressione sulla disciplina avversaria, poi canna una traformazione per fenesia nel finale: fa otto punti buttati quando han perso di sette, ma l'impatto vero è sul morale più che sul tabellone. L'Arcangelo Matt gioca da favoloso egoista quanto DEV'ESSERE un grande goleador; prima pensa cosa può far lui della palla che riceve, solo dopo pensa tattico.
Il vero problema australiano insomma, lo sosteniamo sommessamente da tempo, è all'apertura.
Barnes ha 23 anni e purtroppo una certa fragilità; dietro di lui c'è un Quade Cooper, il "suo" apertura di club nei Reds, il quale ieri sera s'è presentato con un passaggio rovesciato sotto pressione a lanciare la seconda meta di Giteau: un classico da apertura vera-primo centro vero, da Top14 o Guinness Premiership. Il ruolo sembrerebbe coperto anche in prospettiva, cosa aspetta Deans?
11 commenti:
il nocciolo dei problemi dell'australia risiede nell'ultimo periodo del tuo articolo:gabina :-) e leadership.
l'australia ha perso nel giro di un paio d'anni un leader della pasta di gregan e forse la miglior apertura al mondo, al netto dei punti dalla piazzola; i due formavano anche reparto:è comprensibile che possano avere difficoltà in mediana .
a questo si aggiunge la perdita di mortlock che, anche se apparso sottotono nella prima partita,probabilmente avrebbe potuto dare ancora qualcosa in termini di gestione della squadra nei momenti caldi.
se pure gli all blacks,cui certo non mancano possibilità di reclutamento,vanno in difetto di personalità se gli mancano contemporaneamente mc caw e carter,è comprensibile che abbiano problemi simili gli aussies,lievemente meno ricchi di opzioni al massimo livello.
ciò detto,burgess al momento non è adeguato alla tenzone ma forse merita tempo:qualcuno ricorda la prestazione di du preez nella finale della currie cup 2005 persa dai bulls contro ofs?*
in pochi allora avrebbero pensato di ritrovarlo 4 anni dopo riferimento mondiale nel ruolo.
quanto all'inversione barnes\giteau probabilmente potrebbe dare contemporaneamente più linearità alle scelte di gioco ed aggiungere imprevedibilità in mezzo al campo.
devo ammettere di aver visto poche volte cooper.la sua giocata, a parer mio,è arrivata quando il sudafrica aveva già parzialmente mollato i pappafichi ma gli va riconosciuto il merito di averla provata ed eseguita a regola d'arte.
* quella currie cup del 2005 venne alzata da naka drotske,al suo addio da giocatore dopo 3 lustri al servizio dello stato libero di orange,e la somiglianza con bob hoskins che piglia per le orecchie roger rabbit era davvero esilarante
Mitico Drotske!
E avevo rimosso quella bad perf. del giovane DuPreez: il quale ha 50 caps da sabato e gioca da consumato leader, ma ha "solo" 27 anni, entra giusto adesso nella maturita'.
A parte a padova, il Quade l'ho visto un paio di volte coi Reds quest'anno: non male, e' fantasioso e imprevedibile oltre che solido, manca l'esperienza e ogni tanto fa un bel po' di casino, ma le (non tantissime) vittorie impreviste dell'ultima franchgia australiana sono spesso merito anche suo.
E Barnes gli fa da primo centro a Brisbane, con Genia mediano (ma quest'ultimo ha giocato poco).
Barnes calcia e quindi segna il doppio dei punti ma con solo 2 mete in Super14, mentre Cooper ha segnato 4 mete come Genia, una sola in meno del metaman dei Reds Ioane. In piu' il Quade e' leader nel minutaggio in campo.
Il fatto è che gli Springboks ora hanno pure il doppio mediano di mischia: il tipo con l'8 stampato sulla schiena oltre al tipo con il 9.
Molto vero! Spies compie molte pre-scelte. Un punto al Socio.
Lo Stato Libero di Orange... Tagus, quando i gendarmi del politically correct verranno a cercarti fammi sapere, che ti nascondo in cantina (gratis)!
Non vorrei farti preoccupare, ma se aggiungiamo l'aggravante dello smile dopo lo strepitoso GABINA offertoci da Abr, direi che la tua situazione si è fatta seria.
Tranqui raga., qui celati in miniera (ma con l'abbonamento Sky e un link a Internet) siamo in un nasco. clandestino politically incorrect che Gladio o la Volante Rossa eran nulla a confronto.
:-) grazie per il rifugio nicola, prendo buona nota.se la cantina è fornita di salami appesi e vino sulle mensole posso resistere per mesi agli assalti dei lacchè.
per il vero sono un liberal\conservatore ma non così retrivo:mi riconosco in prezzolini.
di ofs mi è sempre piaciuta l'assonanza woodyalleniana ed il rugby sudafricano coi suoi campi ingialliti e la coppa mi ha sempre affascinato.
trattandosi di me non può mancare lo stucchevole amarcord:
nel 1987 iniziai a lavoricchiare e, vivendo ancora a babbo dei miei,ad aprile 88 avevo messo da parte 3 milioni della vecchia divisa con l'intento dichiarato di andare in sudafrica a vedermi la finale della currie.
poi nel ponte del 25 conobbi una ragazza,i 3 milioni si vaporizzarono in un paio di serate alla grande e ti saluto pretoria.
ora che mi ci fate pensare,finiti i quattrini si vaporizzò pure la ragazza...ma questa è un'altra storia
Storia opposta alla mia tagus: erano anni in cui sognavo al massimo di andare al The Forum di L.A. a vedermi Magic Johnson (banale...), quando una splendida Afrikaner mi fece comprendere, tra le altre cose, la bellezza di quei posti e della Tribu' Bianca degli Altipiani. Il rugby mi piaceva gia' da prima comunque.
Che donne in Sudafrica, eh? Straordinaria soprattutto la percentuale di capolavori della natura: un vero miracolo biologico.
Oh yeah, esemplari strardinari :)
Se poi penso che le loro bisnonne guidavano i carri dei loro uomini, conducendo il bestiame ei figli in terre oscure ...
Posta un commento