Maramao Australia
Olympic Stadium di Sidney (80,228 spettatori), TriNations Tounament & Bledisloe Cup:
Australia 18-19 New Zealand
Avevano tenuto la testa per tutta la partita, reggendo senza danni l'inferiorità numerica, rimediando in pochi minuti una meta degli avversari, passando indenni da un tentato drop di Carter a tre minuti dalla fine, ma alla fine si sono incartati all'ultimo minuto. Fatalità di tipo calcistico, imprevedibile e inopinabile?
Coach Deans punta il dito sulla "esperienza": "They're masters at getting home and we're working hard at acquiring that art."
In una certa qual misura anche Graham Henry gli dà ragione: ""Our guys showed a huge amount of intestinal fortitude. It just shows the guys have got the guts to hang in and keep going".
La miglior sintesi a nostro avviso arriva da un lettore di BBC Sport: "Pretty intense game, basic errors though, and Kaplan was OK".
Esaminiamo i fatti, alla ricerca della "leggibilità" che tanto ci piace nella partita a scacchi giocata coi muscoli.
Il primo tempo
Dopo gli alti lai anti-Boks, gli All Blacks usano il kicking game senza vergognarsene pur senza esagerare. Gli Aussie puntano più suoi grabber e sul lavoro paziente vicino agli avanti e anche le rolling maul: 73% il possesso dei casalinghi nei primi 20 minuti.
I Kiwis provano a muovere la linea arretrata e sono pericolosi quando lo fanno. In particolare si mette in luce McAlister (pur leso alla prima azione), sicuramente più a suo agio come centro che all'apertura. Ah, rendendo le cose semplici e senza fronzoli, gli All Blacks riescono a tenere in rimessa laterale. La percentuale di errori pare ridotta ma non scomparsa, così come la fallosità in ruck.
Se i problemi concreti dei Wallabies erano stati disciplina e rimesse, si può dire che li abbiano sistemati entrambi più che decentemente. Deans sistema tempestivamente un altro tema tattico: alla mezz'ora fuori Baxter che non regge Woodcock (a espertone, espertone e mezzo) e dentro Alexander in prima linea a destra, riassettando la mischia chiusa.
Il primo tempo termina logicamente 12-3 per i padroni di casa: 4 piazzzati su 4 per Giteau contro uno di Carter. La differenza la fa la disciplina e la capacità di superare la linea del vantaggio (78% Aussie contro 50% Kiwis), mentre gli errori di handling (6 a 1 nel tempo: avanti e tenuti in ruck) penalizzano anche stavolta il vantaggo territoriale dei Tutti Neri (63% del tempo nella metà campo avversaria).
E' break, ma i Wallabies possono recriminare: Sharpe lanciato a sieran sonata da un offload di Barnes ha il solo Cowan tra lui e la meta, ma non ci crede e viene placcato, guadagnando il facile ultimo calcio del tempo invece di una meta decisiva.
I cambi decisivi nell'intervallo e nei primi minuti del secondo tempo.
Berrick Barnes è tenuto in spogliatoio per problemi al ginocchio; Ashley va primo centro e l'Australia schiera nr.13 il "tradizionale" Ryan Cross. Henry risponde con la mossa dovuta (infortunio) ma alla fine decisiva di cambiare The Snake Conrad Smith con il più potente Ma'a Nonu.
Dopo qualche minuto esce anche un O' Connor ben partito ma poi privo di riferimenti (mala sequenza finale di un calcio di liberazione fallito e tentativo di drop sbananato) Mitchell passa estremo ed entra l'esperto Peter Hynes all'ala forte; anche McAlister poco dopo si va a cercare l'ennesima botta dura e deve uscire; entra Donald e va all'apertura spostando Carter primo centro: mossa già vista all'ultima, decisiva partita della scorsa edizione del TriNations.
In tutta questa girandola molto anticipata rispetto ai classici cambi per fiato finali, l'Australia perde raziocinio tattico e guadagna in contropiede (due discese lunghe di Hynes rischieranno di cambiare il volto della partita), mentre Graham Henry estrae dalla manica il decisivo Ma'a Nonu.
Secondo tempo: al 42' il solito Brown si fa espellere per tackle pericoloso ma gli Aussie reggono: Carter sbaglia il penalty per punire il fallo dell'australiano, piazza poi al 45' il 12-6 ma Giteau risponde subito col 15-6.
Spingi spingi però, gli All Blacks si installano definitivamente nell'area Aussie e questi ultimi cedono del tutto l'iniziativa: si rivedono dopo tanto tempo le ondate nere, portate primariamente da Sivivatu e Ma'a Nonu.
Al 50' Carter è in meta, ma l'ultimo passaggio di Sivivatu è in avanti; poi ci arriva Cowan, ma sfrutta una chiara ostruzione di Kaino. Solo al 60' Carter può capitalizzare una delle rare indiscipline avversarie segnando il 15-9. Too little too late?
Pare di si, l'Australia come sempre par risvegliarsi dall apassività solo quando viene avvicinata. Riguadagna terreno soprattutto grazie alle doti di velocista potente di Hynes, ma gli All Blacks però conservano il belief, fino a quando al 64' rubano palla nella metacampo avversa e ne sortisce l'azione decisiva.
Donald lancia McCaw, questi scarica subito a a Ma'a Nonu che incrociava dietro di lui, passaggio rapido a Reid sul largo sinistro poi Sivivatu; questi rompe un placcaggio e scarica su Nonu che aveva seguito, calando in meta. Carter trasforma per il primo vantaggio neozelandese, 15-16.
Il vantaggio dura solo pochi minuti, gli Aussie si risvegliano e paiono determinati e solidi quanto gli avversari: ripartono subito, testa bassa e palla passata a penetrare con Mitchell, Sharpe e infine Elsom, che guadagna il calcio del 18-16 (6 su 6 per Giteau oggi).
Mancano dodici minuti alla fine, i padroni di casa paiono in pieno controllo: ficcante discesa di Hines, poi mulitfase con penetrazioni di Cross, Smith e Horwill, boccato con maestrìa da Hore. Dopo un po' di ping pong aereo i Kiwis lanciano la sequenza d'attacco pick&go più lunga della partita, 14 fasi per guadagnare cinque centimetri la volta e preparare il drop di Carter. Il quale perà lo sbaglia malamente.
E' finita stavolta? Non con gli All Blacks: dopo un altro po' di ping pong, un calcetto di Carter sull'angolino destro della difesa australiana coglie Drew Mitchell e Lachie Turner in stato confusionale: vengono catturati, c'è il tenuto a terra e il calcio di punizione per Carter, che non può non infilare fissando il risultato finale.
Pareggiato il controllo delle fasi statiche, illeggibile la gerarchia territorio-possesso per via di errori e kicking game, da un lato la ritrovata disciplina degli australiani non è bastata a compensare la loro eccessiva compassatezza; dall'altro è come se gli All Blacks avessero deciso di affogare gli errori in un mare di quantità.
L'arbitro Kaplan è apparso veloce, preparato ed attentissimo: ogni replay di fatto ha smentito saccentino-Munari tutte le volte che ha enunciato il suo solito, categorico dissenso.
[Munari l'è un bravo fioeul preparato e brillante che alla fine ammette i suoi errori, ma con un difetto, dovrebbe smettere di pensare alla calciofila; gli slow motion da noi NON servono a valutare se l'arbitro abbia torto o ragione, ma per vedere dov'era, cosa ha visto e per comprendere la sua interpretazione, che può anche essere criticata].
Bledisloe Cup confermata e prima vittoria esterna del torneo: otto punti in 4 partite rilanciano alla grande le chances di mantenere il titolo degli All Blacks. Ora servirebbe una serie di "aiutini" australiani nelle prossime sfide casalinghe coi Boks, per poi battere questi ultimi in Nuova Zelanda e confermarsi nell'ultima sfida casalinga con gli Aussie.
Come dice Henry, è stata una vittoria "con le palle" e della persistenza caparbia più che del bel gioco.
A proposito, cari puristi, sarebbe questo il tanto osannato "bel rugby" da contrapporre al bieco "non juego"(*) dei Boks? Tanto bell'agonismo, d'accordo, e "palle" in campo eccome (ma anche in aria), tanto gioco rotto e multifase infarciti di errori di esecuzione.
Non solo "palle" comunque: Henry ha ancora una volta dimostrato di essere più wise di Deans nei cambi: la sostituzione di Conrad Smith con Ma'a Nonu col senno di poi è stata una genialata.
Grande Hore, forse il migliore in campo, esempio perfetto assieme all'umile Cowan di questi Neri Operai non perfetti ma determinati.
La terza linea Kaino-McCaw-Reid, pur più fallosa, s'è fatta lievemente preferire per iniziativa a Elsom-Smith-Brown; Isaac Ross oggi ha vagolato, spremuto in fase difensiva e molto concentrato nella rimessa, mente Thorn oramai fa solo più il thug difensivo, forse per mimetizzare McCaw; pari le prime linee.
Fuori abbiamo detto di Nonu ingresso decisivo e di Sivivatu nettamente preferibile a Rokocoko (quasi tutte le azioni d'attacco si sono sviluppate sul suo lato); il ritorno di Carter vale di per sè una iniezione di fiducia e tranquillità ai suoi.
Lato Aussie, poco da dire: buchi di ruolo non ne presentano (Burgess è mediano solo diligente, ma non sbaglia nè calci nè aperture), forse l'esperienza è un problema per davvero: nonostante le apparenze i Wallabies sono un team relativamente giovane, con i soli Baxter, Sharpe e Hines over 29 e il resto in media 25 enne.
O forse è un problema di "palle", cioè di leadership e focus nei momenti "caldi": a volte danno l'impressione di non aver del tutto chiaro cosa fare collettivamente, di far affidamento solo sugli skill individuali.
C'è una bella differenza tra i Boks che sfidano gli avversari a pallate e testate dicendo: "vediamo chi la prende e cosa sapete fare" e mezzore di passività, pur con ordine e disciplina.
Caro Deans, oramai son due anni a zeru tituli, senza contare il prima ...
(*): "non juego": epiteto coniato ai mondiali di calcio di Spagna 1982, vinti dall'Italia, dagli inviodiosi detrattori spagnoli del gioco italiano.
9 commenti:
Bello il gioco spumeggiante d'Oceania, eh? Secondo me, finchè staranno a parlare di mark e modifiche regolamentari, i Boks faranno sfracelli. Se poi tutto questo rientra nella guerra psicologica, va bene, ma poi bisogna anche "fare i fatti". Peccato per Deans e soprattutto per l'Australia, ancora a becco asciutto... Preferisco dire così che seru tituli, tanto per evitare di pensare alla calciofila!
Anch'io sono spiaciuto per gli Ozzy.
Oramai certe espressioni fanno parte del lessico, dài ...
Eh... Sai com'è, le contaminazioni. Anche perchè il soggetto è quanto di più lontano dal rugby (almeno da quello che ci piace, che non è Cecinelli ma molto di più) riesca a immaginare, per questo da quel lato tendo a essere ipersensible. Non che io segua granchè il calcio, eh? Tutt'altro.
Comunque tu continua a scrivere seru tituli finchè vuoi, ci mancherebbe! Tanto so che non è uno sfottò verso i "perdenti".
Parlando d'altro, al di là del dispiacere per l'Australia già tagliata fuori (squadra giovane di un Paese amichevole, forse per questo mi è simpatica) resta il fatto che il match dimostra quanto gli Springboks strameritino il titolo per quanto visto fin qui.
Beh, coach Deans ha dichiarato di crederci ancora alla posibilità del titulo, inlcuso il pareggio nella Bledisloe: se continuiamo ad "aggiungere" elementi, dice ...
Effettivamente deve far regroup in vista delle due partite interne coi Boks.
Un calciofilo si domanderebbe, ma lo "spogliatoio" lo segue? Come se si potesse andar a prender botte così, tirando indietro il piedino ...
Discorsi che ho sentito fare su un certo allenatore, che si permetteva di trattar male i giocatori (li strattonava, poveretti) in quel di Roma .. mavalà ...
Ho sentito anch'io di quella storia a tinte fosche... Sarà bene raccomandare ai vari Wallace, Heaslip, Powell, Williams e Jones di andarci piano se no lo diciamo ai servizi sociali!
Andarci piano se nei Lions venivano strapazzati da ... McGeechan?!
Sarebbe la sempiterna scena di Obelix tutto dolcione e del piccoletto Asterix incazzoso ... hai presente Raimondi - Munari? :)
eheheeh. Dico, li prego di andarci piano coi nostri emissari che in un futuro prossimo li affronteranno. Evidentemente nel nostro Paese non siamo ancora abituati a simili rudezze, se ancora creiamo un caso attorno a uno spintone in spogliatoio.
Ah, Celtic League, capisco...
Sarà che personalmente tendo a rimuoverla: mica son così convinto che ci andremo (aldilà che ci faccia bene o meno andarci e a quali condizioni, ma questo è altro tema).
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