giovedì 20 agosto 2009

Notizie dall'interno dei Palazzi


Un paio di notizie dalla rugby-politica: niente paura, non ci invilupperemo ancora nella paroleria Celtica, se non indirettamente.

La prima viene dall'International Rugby Board che finalmente ha preso posizione ufficiale sulla vexata quaestio delle "uncontested scrum".
E' stata pubblicata una raccomandazione a tutte le union nazionali, sintetizzabile come segue: in tutte le competizioni nazionali e internazionali si potrà sostituire un giocatore di prima linea esclusivamente con un altro di prima linea; una volta terminati i sostituti abilitati, la squadra coinvolta rimarrà con un uomo in meno in campo.
Ove tale regola verrà adottata, la Irb raccomanda di autorizzare l'impiego di 23 giocatori per squadra per partita - 15 in campo + 8 rincalzi - anzichè i classici 22, a patto che in panchina vi siano (almeno) due piloni e un tallonatore. Mallett prenda finalmente nota.

Il provvedimento, anticipato da una regola simile nel Top14 (22 giocatori, in caso di piloni finiti si rimane in 14 ma la mischia si disputa comunque in otto), vuole scoraggiare l'uso "tattico" di falsi infortuni in prima linea, talora utilizzati dal team più debole davanti per forzare il passaggio alle mischie non contese e togliere un'arma all'avversario. Una volta adottata la raccomandazione dalle Federazioni, chi volesse togliere di mezzo la mischia non lo potrà più fare a cuor leggero, rimanendo con un uomo in meno in campo.
Chissà che le decisioni sul caso Harlequins finalmente portino a un chiarimento definitivo nel campo ambiguo e scivoloso delle sostituzioni, in mischia e altrove, tattiche o per sangue cioè definitive o provvisorie.
Forse le porcate sulle sostituzioni avevano un senso ai tempi romantici e tosti del rugby dilettantistico paesano quando, come ricorda qualcuno nei commenti, dopo una strizzata d'occhio del coach uno si metteva a zoppicare e chiamava il cambio; ciò non ha più senso sportivo in era di professionismo e di televisioni.
UPDATE: l'Italia si allinea (solo per il Super10), con la variante della possibilità e non l' obbligo dell'uomo di prima linea in più in panca; chi li termina rimane in 14 ma in mischia si mandano sempre otto uomini, come nel Top14.

La seconda notiza arriva dal Sanzar, l'ente che governa TriNations e SuperRugby: per il prossimo Super15, torneo che dal 2011, quando scadranno gli attuali contratti televisivi, rimpiazzerà l'attuale Super14, è stata presentata la candidatura ufficiale di una nuova franchigia, i Southern Kings sudafricani.
Bene uno dice, e allora?
Andiamo con ordine: il tema all'ordine del giorno da quasi un anno era ristrutturare il Super14, rendendolo più appetibile ai network e al pubblico.
Rinviato lungo il timido invito Irb a considerare gli Argentini (ampliando l'estensione del SuperRugby da 10 a 15 fusi orari), tutti i partner Sanzar erano d'accordo su aumentare il numero di match, di squadre ai playoff e aggiungere una franchigia, mentre su tutto il resto era bagarre: chi voleva sottrarre spazio ai tornei nazionali (gli Aussie) chi invece no (i sudafricani), per non parlare di dove piazzare la 15' squadra; solo i neozelandesi, dopo qualche sommessa proposta per una selezione dal Pacifico o dal Giappone, si dichiaravano a posto.
Andy Marinos, ex nazionale gallese nato in Rhodesia (in foto con Peter DeVilliers) e Ceo della Sanzar riusciva a raggiungere un compromesso, fondato su un Super15 con una fase preliminare a tre gironi da 5 squadre, ognuno da disputarsi in una delle tre nazioni.
Data tale struttura, logica vorrebbe la presenza di 5 squadre per Nazione, anche per minimizzare i costi logistici. Quindi la nuova franchigia avrebbe dovuto essere assegnata all'Australia che oggi ha 4 squadre nel SuperRugby, mentre sia Sudafrica che Nuova Zelanda ne hanno cinque.
Infatti la Federazione Australiana (ARU) presentava la candidatura di Melbourne, Victoria State, invitando tre candidati indipendenti a unire le forze.
Nulla però negli accordi citati vietava ai sudafricani di presentare una loro candidata; difatti la Saru ha presentato i Southern Kings, "inaugurati" con gran spolvero in giugno con la sfida (sfortunata) contro i Lions al Mandela Stadium di Porth Elizabeth (in foto). Se mai venissero scelti, verrebbero inseriti in un girone tutto australiano e andrebbero a giocarsi overseas tutte le partite in trasferta (da sei a nove ore di differenza di fuso).
Tant'è, la franchigia dell'Eastern Cape è molto ben appoggiata dal punto di vista politico - sia il presidente Zuma che il "padre della patria" Nelson Mandela provengono di lì vicino - anche se ad oggi è sprovvista di giocatori a livello internazionale (ricorda qualche altra candidata in qualche altro continente?).

Questa candidatura sudafricana, non inattesa ma un po' provocatoria in uno schema che pareva escluderli, potrebbe avere due obiettivi politici: tener alto il sempiterno conflitto con le Australiane, a rischio rompere definitivamente il giocattolo e andarsi poi a cercare altre eventuali sponde internazionali di ripiego (Europa? Argentina+Usa+Canada?); e/o potrebbe trattarsi di una briga politica tutta interna, vòlta a rimpiazzare una delle franchigie "bianche" degli Altipiani con questa nuova "nera"
. Avendo presente le mene passate dei politicanti Stofile, Hoskins, Watson etc. sulla "transformation" del rugby in Sudafrica, questo non è un mero esercizio di dietrologia.
Ricorda anche a voi tra l'altro i complotti e i Consigli di qualche altra Federazione?
La Sanzar per intanto non ha potuto far altro che ricevere la seconda candidatura ufficiale e richiedere un "business plan di dettaglio" ad entrambe i team, annunciando una scelta definitiva (e scontata?) entro ottobre.

Franchigie, business plan dettagliato, decisione - scontata - entro il, giochi di inclusione ed esclusione ... Dov'è che abbiamo già sentito di cose così?
Consoliamoci, la politica nello sport non regna solo da noi: non è tutto oro quel che luce ...
Si potrebbe commentare che gli azzeccagarbugli della Bisanzio nostrana privi di visione strategica e puramente tattici rischiano di mandare alfine tutto a ramengo, mentre laggiù con pragmatico spirito anglosassone, prima han deciso gli obiettivi futuri e il quadro di riferimento (aumento del numero di gare, i tre gironi uno per paese etc.), poi analizzano i "piccioli" a disposizione, i costi/benefici e solo alla fine arrivano ai nomi. Una questione di metodo o, come diceva De'Sanctis: "tal contenuto, tal forma".

4 commenti:

tagus ha detto...

ben venga questa norma se verrà recepita.ho sempre ritenuto la no contest una buffonata e il suo ridimensionamento va salutato,a mio avviso, con favore anche a rischio di vedere qualche squadra finire in 14 per esaurimento scorte.
quanto alle 2 ipotesi che fai intorno alla proposta dei southern kings,a mio avviso la seconda potrebbe essere la più coerente col tentativo della politica ora dominante nel paese di allargare la propria influenza sul rugby sudafricano, come hai delineato perfettamente in vari articoli su queste stesse pagine.
naturalmente,visti i precedenti,immagino che la due diligence verrà affidata a deloitte :-)

Abr ha detto...

D'accordissimo con te sulla no contest, e come te sono disposto al rischio di vittime collaterali.
Bella quella su Deloitte, sarà ovviamente voto segreto :D

Woland ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Nicola ha detto...

Naturalmente, Abr. Così come per poter visionare gli atti bigognerà dar mandato agli avvocati e armarsi di mesi di pazienza.

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