The Perfect Game
Era ora! L'Australia vince la prima partita di questo Trinations e dimostra sul campo cosa serve per battere i Sudafricani: giocare la partita perfetta - o meglio, riuscire a mantenere la concentrazione per ottanta minuti, fino ad effettuare un paio di giocate perfette in una partita dal grandissimo equilibrio.
I soliti errori di handling sono infatti stati commessi, il che dà un tocco ancora più "umano" alla vittoria.
Lato Boks non è che si sia visto poco: la difesa è stata capace di espiantare ben tre mete già fatte, l'attacco ha saputo andare oltre agli efficaci schemi a una fase mostrati nella scorsa partita, compiendo sfondamenti ricchi di offload.
I sudafricani han piuttosto dato l'impressione di aver lasciato il pallino agli avversari - in fondo gli bastavano due punti in due gare per vincere matematicamente il torneo più importante dell'anno. Inoltre, rincalzi a parte (solito punto debole), hanno perso efficacia in aree solitamente forti come il gioco al piede, la mischia e sopra a tutto il savoir faire sotto pressione - non tanto la disciplina quanto le scelte.
Perchè stavolta la pressione difensiva l'han subita i Boks, eccome: mentre molti come al solito guardano in aria o al massimo al largo, i Cangurotti erodevano letteralmente la terra sotto i piedi alle Antilopi Saltanti.
Al Suncorp Stadium, Lang Park di Brisbane:
Australia 21 - 6 South Africa
(primo tempo: 9-6).
Le squadre
Un solo cambio nei sudafricani, Odwa Ndungane sostituisce l'infortunato JP Pietersen, una scelta naturale, mentre in panca torna Danie Roussow al posto di Bekker.
Importanti invece i cambiamenti apportati da Deans dopo la sconfitta della settimana scorsa: parte per la prima volta il ventenne Will Genia, il mediano di casa, al posto di Burgess; rientra Berrick Barnes primo centro spostando Ashley-Cooper outside, e tutti questi "circondano" Matt Giteau apertura di mani buone e veloci; anche Dave Pocock, flanker nato nello Zimbabwe, parte per la prima volta e rileva l'indisciplinato Brown in terza linea, mentre il tallonatore Tatafu Polota-Nau subentra a Moore, Drew Mitchell recupera il posto di titolare all'ala al posto di Peter Hynes. In panchina il giovane Pek Cowan subentra allo storico pilone Al Baxter. Tutte scelte orientate al futuro: abbassano l'età media australiana a 23 anni, pur resistendo il trentenne capitan George Smith.
Australia: James O'Connor, Lachie Turner, Adam Ashley-Cooper, Berrick Barnes, Drew Mitchell, Matt Giteau, Will Genia, George Smith (captain), David Pocock, Rocky Elsom, Mark Chisholm, James Horwill, Ben Alexander, Tatafu Polota-Nau, Benn Robinson. Replmts: Stephen Moore, Pek Cowan, Dean Mumm, Wycliff Palu, Luke Burgess, Quade Cooper, Peter Hynes.
South Africa: Ruan Pienaar, Odwa Ndungane, Jaque Fourie, Jean de Villiers, Bryan Habana, Morne Steyn, Fourie du Preez; Tendai Mtawarira, Bismarck du Plessis, John Smit, Bakkies Botha, Victor Matfield, Heinrich Brussow, Juan Smith, Pierre Spies. Replmts.: Chilliboy Ralepelle, Jannie du Plessis, Danie Rossouw, Schalk Burger, Ricky Januarie, Adi Jacobs, Frans Steyn.
La partita
Primo tempo apparentemente povero a giudicarlo dal punteggio: due penalty e un drop di Giteau al 5', 27' e 35' minuto, un drop e una punizione di Mornè Steyn al 29' e al 37'. Invece la partita è viva, tecnica, interessante e fremente sin dall'inizio: tutto un cambio continuo di fronte, senza una chiara supremazia ma con gli australiani che riescono a rimanere concentrati per tutta la gara e poco a poco disvelano nuove armi sempre più letali.
Questi ultimi adoperano sistematicamente il piede, i sudafricani no; i Boks usano al solito le rimesse laterali (o se capita la mischia) come perno del gioco, puntando alla conquista territoriale muovendo la palla prima coi centri o Habana mediante offload veloci, poi con gli avanti a testate, e il piede si usa non in modo preventivo ma solo a fasi precedenti chiaramente esaurite.
Al 3' minuto gran spettacolo da intendori: la competente regia tv australiana allarga alla prima mischia chiusa (introduzione Boks), mostrando lo schieramento raddoppiato della linea dei trequarti sudafricana. C'è Steyn, poi a dieci metri DeVilliers due passi davanti a Ndungane, cinque metri in là Fourie con Habana, sull'out opposto Pienaar. Palla a Mornè che apre a DeVillliers, attira i due centri, offload a Fourie sullo stesso canale, venti metri di guadagno territoriale ... fantastico!
Non passa molto tempo che emerge la prima nuova arma letale australiana: le terze linee (Pocock, Elsom, G.Smith) e la loro aggressività nelle ruck. Ma in attacco siamo alle solite: multifase sfiancanti (7 fasi al decimo minuto) e sterili contro la difesa più ordinata del Pianeta.
Al 14' gli Aussie su rimessa laterale adottano il medesimo schieramento sudafricano sopra descritto e Drew Mitchell riesce effettivamente a penetrare qualche passo. Dal recupero Boks nasce una delle azioni ubriacanti più ricche di offload dei sudafricani (e sono già due) tra Habana, Fourie e Pienaar.
Passano due minuti e alla successiva rimessa laterale australiana ancora fasi su rifasi e guadagno territoriale nullo. E qui si disvela la seconda nuova arma letale australe: Will Genia, non solo autore di passaggi puliti e più veloci che non Burgess, ma ogni tanto capace di piazzare un guizzo. E' lui a raccoglier palla dall'enneima ruck e finalmente incunearsi rimbalzando tra i giganti avversari invece che riaprire; vede Lachie Turner lanciato senza difesa sul lato chiuso e scarica perfettamente.
Qui Bryan Habana ci mette una gran pezza: si fionda addosso alla giovane ala australiana che sta volando a venti centimetri dal suolo, arrivandogli sul fianco a impedirgli la meta, cacciandolo fuori a forza di braccia e ginocchio con un colpo (pur corretto) che avrebbe fracassato le costole a chiunque. Nell'azione successiva, ancora da rimessa laterale australiana, Giteau si incunea sin quasi alla meta ma rimane isolato.
A parte i primi minuti, nel primo quarto stiamo raccontando più di Australia in attacco che di Sudafrica: che gli succede? I Boks le han provate tutte: percussioni centrali con offoload (almeno due), ruck multifase con gli avanti, un paio di rolling maul molto ben eseguite, un paio di up&under di Steyn; solo che manca sempre un ultimo quid ...
Al 20', sul 3-0, un Habana evidentemente frustrato tenta addirittura un drop malriuscito, ma il secondo quarto di gara inizia marcato con la Protea. Azione successiva: rimessa laterale sudafricana, trequarti schierati classici in linea, palla a Jean DeVilliers, si beve Giteau e Barnes, altro offload perfetto a Jaque Fourie fermato a due metri dalla meta.
In sequenza due segnali di opposta direzione: al 26' la difesa arrembante Aussie recupera palloni e fa arretrare i Boks, al punto da procurare un fallo di Broussow per il 6-0; subito dopo c'è la prima rimessa laterale rubata (due su otto nel primo tempo) che mette Steyn nelle condizioni di droppare, e lui non sbaglia il 6-3.
Insomma, alla mezz'ora la partita non ha ancora un chiaro padrone.
Proprio al 30' c'è la prima, brutta palla persa australiana su brutti passaggi senza pressione avversaria; Deans nel suo booth pronuncia chiaramente la marca del famoso cancello automatico, anche perchè Lachie Turner deve uscire, rilevato da Peter Hynes.
A stretta ruota esce anche Polota Nau, impressonane per la mole di placcaggi effettuati e torna Moore col naso sempre più rotto coperto da un ridicolo cerottino. Un istante prima del cambio, altro evento chiave della partita, la mischia australiana era riuscita a "stappare" Smit.
La cosa non rimane senza conseguenze: l'attacco conseguente mette Giteau nelle condizioni di pareggiare il drop di Steyn, e siamo 9-3 a cinque minuti da giocare nel primo tempo; gli avanti Boks rimediano subito, procurando a Steyn un calcio di punizione per il 9-6. Habana è costretto a uscire (per precauzione si saprà poi, il che la dice lunga sulle priorità degli Springboks), rimpiazzato da Jacobs.
Finisce un bellissimo primo tempo a viso aperto e senza chiare leadership: possesso 50%, Boks, nella metà campo avversaria per il 56% del tempo e più a lungo nei 22 avversari (2,56" contro 2,19") ma con poca efficacia, tutto il resto più o meno pari.
Secondo tempo
Riparte con un po' di ping pong alternato, poi i sudafricani prevalgono e si portano in attacco, un po' di ruck e Steyn prova il drop al 42', mancato di poco.
Fino al 52' le due squadre si confrontano molto duramente, a gran velocità e usando tutte le armi a loro disposizione - piedi, ruck, mischie, rimesse, avanti, ali - ma senza prevalere l'una sull'altra.
Poi Genia s'inventa di non far calciare una facile punizione in mezzo ai pali ma se la auto batte veloce per rubare la meta di sorpresa. Ce l'avrebbe anche fatta se non fosse per Fourie DuPreez in collaborazione con Matfield che gli fa scoppiare la palla sotto il corpo mentre la sta schiacciando: è la seconda meta fatta negata agli Aussie.
Altro momento topico è al 58' quando la mischia sudafricana cede tre volte in fila su introduzione Aussie: scricchiolii sinistri non solo lato Smit, anche Mtawarira ha chiaramente la lingua fuori.
Entrano Schalk Burger e Roussow, escono Broussow un po' in ombra e Botha.
Nel giro di due minuti altro rischio colossale: Jacobs tenta di evitare una rimessa laterale sulla sua linea di meta con un passaggio sucida preda di Giteau; questi si lancia contrastato da Fourie, che gli caccia il piedino a sfiorare la linea laterale: terza meta fatta e sfumata per i Wallabies.
Siamo entrati nell'ultimo quarto di gara e daje e ridaje, finalmente all'Australia riesce una esecuzione perfetta: 62' minuto, Genia estrae dalla mischia, passa a Berrick Barnes schierato apertura (segnatevi questo), sulla sua destra in pacchetto si muovono Mitchell stretto, un passo più in là Ashley Cooper lievemente divergente e dietro ai due Giteau; DeVilliers prende Mitchell che converge ma la palla arriva perfetta a Ashley Cooper mentre Fourie difende il largo, e la strada della meta si apre finalmente per gli australiani: 16-6 e sudafricani privati dell'obiettivo minimo, il punto di bonus.
Al 65' altra mischia stappata dagli australiani ma Giteau fallisce il calcio di punizione. Come mai coach DeVilliers non manda dentro Jeannie DuPlessis? Entra invece Frans Steyn al posto di Pienaar, evidentemente per droppare o ripartire dalla lunghissima distanza.
Il Sudafrica ha perso energie, struttura e sicurezza, non riesce più ad avanzare. Al 74' O'Connor prova un drop dalla lunga distanza, quasi a segnalare all'annaspante Frans Steyn di questo periodo che è arrivato un new kid in the block. Dopo un minuto il diciottenne australiano si impadronisce di un pallone maltrattato dai sudafricani oramai in carenza di ossigeno al cervello: è la meta che chiude definitivamente la partita. C'è da segnalare solo l'uscita di Benn Robinson migliore in campo e l'esordio di Pek Cowan.
Gran bella partita, coi sudafricani un po' sfilacciati nel finale. Adesso ad Hamilton contro gli All Blacks la prossima settimana sarà partita vera, con qualche piccolo tarlo nella testa.
Accusati di essere squadra senza testa, i Wallabies hanno seguito la resi di Deans, il quale insisteva che tutto il problema stava nella esecuzione un po' così.
Stavolta hanno eseguito, almeno nel secondo tempo, e sono passati. Sotto questo profilo la partita di Will Genia è stata esemplare: la qualità dei suoi passaggi ha messo Giteau in maggior conforto, le responsabilità che s'è preso (come la sua quasi meta) hanno sicuramente risparmiato a Matt un sacco di botte, ed infatti per una volta questi non ha portato il Cristo e cantato la messa. Però però però, guarda caso, l'azione perfetta che mata la partita nasce quando l'apertura la esegue Barnes.
"For a young group, that was the step we were looking for." Ha dichiarato Deans alla fine, "The boys kept playing for eighty minutes".
Capitan Smit a nostro avviso centra un punto importante lamentando la carenza di "intensity" da parte dei suoi: "We had our moments and just couldn't put it together".
Il coach Peter DeVilliers come al solito parla a suocera perche' nuora intenda: ha detto a ragione che la mischia è "new grey area of rugby: it used to be the breakdown, now it is the scrum ... sometimes it is more guesswork", ma lo dice per scaricare le responsabilita' di Smit e soci. Ha fatto poi cenno al "body language" degli arbitri, secondo lui esprimente gioia quando i suoi vengono penalizzati. Ora, capiamo la strategia di cui sopra, ma casca male perche' Wayne Barnes ha arbitrato la partita perfetta, come da analisi puntuale step-by-step di Planetrugby, che evidenzia un'unica imperfezione - del Tmo: dopo la mancata meta di Genia era una rimessa dai 22m e non mischia a 5m.
E adesso come si mettono le cose, chi vincerà le Bundaberg Rum Tri Nations Series?
I Boks con 17 punti vanno a chiudere il loro torneo con la visita agli All Blacks nove punti sotto di loro. Ai Neozelandesi manca ancora una partita, sempre in casa con l'Australia.
I padroni di casa devono vincere la prossima coi Boks, per poi giocarsi tutto ricevendo i Wallabies e almeno una delle due gare dev'essere vinta con più di 4 mete.
Gli Springboks invece possono anche perdere l'ultima partita; se lo fanno con un distacco di meno di 7 punti e subendo meno di quattro mete, avrebbero matematicamente vinto il torneo.
Tutto può ancora accadere insomma, inclusa la parità di punti tra le due squadre a fine torneo - evento mai successo sinora. In quel caso il primo fattore "tiebreaker" sarebbe la differenza tra punti fatti e subiti (alla data +25 Sfa, -14 Nzl), ed eventualmente anche le mete.
Dal 1996 nove sono le vittorie neozelandesi, con una striscia di quattro dal 2005; due a testa quelle dell'Australia (2000, 2001) e del Sudafrica (1998, 2004).
6 commenti:
il sudafrica ha avuto meno controllo del solito,forse può aver influito il fatto di avere 2 partite a disposizione per fare 2 punti,non saprei dire.
di certo l'australia ha difeso e giocato con una ferocia straordinaria e quando si è disposti al sacrificio fisico ,come polota nau immolatosi in una serie di placcaggi devastanti per i placcati ma alla lunga pure per lui ,si può tarlare la testa anche agli avversari più solidi.
secondo me,però, il vero emblema del cambio di atteggiamento australiano è la fredda,silenziosa ma implacabile aggressività di pocock.
condivido in toto la tua analisi:l'australia è stata spesso sterile,ha commesso ancora errori di handling ed ha subìto in touche,tuttavia la grande determinazione aussie ha impedito ai boks di mettere punti e così ,dopo tre quarti di gara e guardacaso dopo che in chiusa la mischia gialla aveva preso il sopravvento,quando finalmente è entrata la giocata la partità si è spaccata in due.
strana evoluzione quella australiana,stenta dove da anni era perfetta:esecuzione,rimessa laterale,regia(anche se meglio con genia)ma in compenso ha messo a posto la mischia trovando 2 piloni di ottimo livello,inoltre va considerato che fra due anni tutti i ragazzini fuori avranno già una bella esperienza ai massimi livelli,compreso un estremo che ai mondiali sarà un vecchio ventenne,ocio.
ultima notazione: qualcuno ha notato il bocia che nello spogliatoio australiano parlava alla squadra prima della partita?qual'era dei 3 del triangolo?stavo aprendo la birra ed ho visto l'immagine di sfuggita.
Era Barnes
grazie.
peccato,speravo fosse o'connor,mi sarei lanciato in uno sproloquio sulla eterodossia di un diciottenne che arringa i compagni e sul fatto che deans sta costruendo una squadra dal grande "mental" .pazienza
Berrick oh Berrick ... avesse un filo in più di solidità fisica, che apertura straordinaria sarebbe, e che leader in campo! Anche in questa sua relativa fragilità mi ricorda Larkham.
Indimenticabile per me in gara 1 la sua gestione del periodo in 14 dopo l'espulsione di Giteau (perchè molto son bravi quando tutto gira bene, il campione lo vedi quando la pressione è a mille e tutto va male).
Sono d'accordo con l'analisi di tagus - che è d'accordo con la mia :)
Sommo i due fattori: da un lato gli Aussie che pur ancora tra errori crescono, riuscendo a rimanere sul pezzo per ottanta minuti, trovando il paio di giocate e le piattaforme (mischia e ruck); dall'altro i sudafricani un po' "molli" - non certo nei placcaggi, prova ne siano le tre mete strappate, ma nel procedere oltre, quell'ultimo maledetto passo che stavolta è mancato a Fourie (un metro dalla meta) o alle rolling maul eseguite benissimo ma concluse senza costrutto.
Mollezza anche secondo me imputabile al fatto che nella testa dei Boks questa non era certo l'ultima spiaggia.
Spezzo una lancia in favore di Genia: che partita ha fatto... Come lui tanti altri, dal man of the match Robinson a Barnes all'intera terza linea, naturalmente. Certo che se fossi Burgess inizierei a preoccuparmi.
Beh, Burgess ha trovato uno "pulito" come lui ma con un pizzico di inventiva e improvvisazione in piu', giusto quel che serve per scaricare Giteau un filo e lasciarlo concentrato invece che andare sempre a cercarsi le botte.
Bisognera' vederlo ancora il Genia comunque: sai i creativi, a volte combinano dei bei disastri.
Cmq. sono convinto che Burgess sia l'uomo giusto da start dalla panca: in caso di necessita' entra senza squilibrare. Il contrario di Januarie insomma ....
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