sabato 10 ottobre 2009

Croke Park, non solo uno stadio

Esulando per un attimo da quello che è l'argomento di questo blog, ecco l'articolo apparso su Libero oggi sulla storia del Croke Park, dove questa sera l'Italia pallonara affronterà l'Irlanda per i Mondiali del Sud Africa. Basta però leggere tra le righe per capire che interessa anche noi.

Ci sono luoghi dello sport che sanno di epica e lotta, sangue e identità. Come il Croke Park, lo stadio dove gli Azzurri questa sera affronteranno l’Irlanda. Perché esiste un filo rosso che lega il Croke Park all’isola, la colonia dell’impero britannico più vicina a Londra, eppure la più ribelle. Domenica 21 novembre 1920: nel campo di Dublino si gioca una partita di calcio gaelico tra le contee della capitale e di Tipperary. Si combatte la guerra d’indipendenza: quella mattina 14 agenti segreti inglesi vengono uccisi dai ribelli. Per rappresaglia, l’esercito di sua maestà fa irruzione nello stadio e spara sulla folla. 13 morti, tra di loro il giocatore del Tipperary, Michael Hogan, al quale oggi è dedicata la tribuna centrale.

È la prima “Bloody Sunday”, domenica di sangue, che l’Irlanda intera ricorda ancora oggi, seguita da quella del 30 gennaio 1972 a Derry, Irlanda del Nord, e raccontata da uno dei brani più famosi degli U2. Un’altra data, 6 dicembre 1922. L’indipendenza è conquistata e le autorità decidono che il Croke Park deve essere la casa dello sport irlandese. Banditi i britannici football e rugby, solo calcio gaelico (un incrocio tra i primi due) e hurling, simile all’hockey su prato.

Gli anni sono trascorsi e le cose cambiate. Come il Croke Park, tirato a lucido nel 2004 e che oggi, grazie ai suoi 82.300 posti, è a tutti gli effetti il quarto impianto più capiente in Europa, dopo il Camp Nou, Wembley e lo Stadio olimpico di Kiev. La lotta ha lasciato posto allo sport, ma l’epica è intatta. Nel 2006 cade il divieto verso tutti i giochi non gaelici: la nazionale irlandese di rugby deve disputare il Sei Nazioni e il suo stadio, il Lawnsdone Road, è chiuso per ristrutturazioni. Così l’11 febbraio 2007 scende in campo al Croke contro la Francia. Un ritorno sfortunato per l’Irlanda, che perde 17-20. Due settimane più tardi arriva a fare visita l’Inghilterra.

Le tribune sono occupate in ogni ordine di posto per sostenere i beniamini in maglia verde. Nella sera di Dublino tornano a riecheggiare le note di “God Save The Queen”. Ma la pelle d’oca si fa sentire quando la banda militare attacca con “Ireland’s Call”, l’inno suonato solo in occasione delle partite della nazionale di rugby che comprende anche i giocatori dell’Ulster. Il Croke Park torna teatro di una nuova battaglia, combattuta su un campo d’erba e destinata a fare storia: i vecchi nemici vengono rispediti a casa sconfitti per 43-13, la vittoria più larga ottenuta dall’Irlanda contro gli inglesi.

Alla storia è passata anche la partita di calcio contro il Galles del 24 marzo 2007. Qualificazioni per gli Europei 2008: il risultato finale dice 1-0 per i padroni casa, rete di uno che di cognome fa Ireland, Stephen Ireland. Se non è epica questa, poco ci manca.

Dario Mazzocchi, © Libero

1 commento:

Fabrizio ha detto...

Complimenti al cronista. Un pezzo da brividi.

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