Markette rugbistiche
I giornali e il web spesso sono occupati dallo starnazzare di checche isteriche e narrano di escort dalla mentalità imprenditoriale e di trans gelose; anche noi stavolta parliamo un po' di carnazza.
Ewen McKenzie in foto di carne addosso ne ha: che abbia un trascorso da pilone lo capirebbe chiunque. E che pilone! Con Tony Daly e il tallonatore Phil Kearns nei primi anni Novanta incuteva gran rispetto ed han formato probabilmente la migliore prima linea australiana di sempre.
Finita la stagione del rugby giocato Ewen ha intrapreso una proficua carriera di allenatore: prima coi Waratahs, inizialmente assistant poi dal 2003 head coach, guidandoli alle finali Super12/14 nel 2005 e 2008. Poi la sfortunata parentesi a Parigi sponda Stade Francais, da metà 2008 fino al mese scorso dopo poche giornate del suo secondo Top14; un clamoroso sack su di lui e il suo "collaboratore" (si fa per dire) Christophe Dominici. Ora è stato assunto dai Reds di Brisbane per tre stagioni di Super14/15, dove si ripromette di farne vedere delle belle coi vari Will Genia, Quade Cooper, James Horwill, Peter Hynes, Digby Ioane, Morgan Turinui, etc.
Fissato il suo prossimo futuro professionale, Ewen ne approfitta per uscire dal riserbo e togliersi qualche sassolino francese dalle scarpe numero quarantasette.
Non se la prende con Dominici, uno di quei classici francesi oh la la la che manco il capo può dirgli mai niente, McKenzie va direttamente sul bersaglio grosso, Max Guazzini patròn dello Stade Francais.
" Ha in mente solo due cose", ha dichiarato: "lo stadio (de France, non la squadra, ndr) e il calendario dove far posare i giocatori nudi".
Bel missilone nucleare per la mentalità puritana delle Colonies poco assuefatte come noi alle storie di bigoli, trans o escort o nudi artistici che siano.
McKenzie chiarisce la dimensione business e non "umana" di tali interessi: "He (Guazzini, ndr) has a marketing outlook which is not always in the best interests of sport". E dopo il chiarimento affonda: "Max could recruit one player over another just because he has a better look for the calendar".
Il coach australiano afferma di aver avuto giocatori che lui non avrebbe mai reclutato e altri cui è stato chiesto di andarsene perchè non volevano più mostrare le chiappe nel calendario (quest'ultima è una traduzione libera ma fedele del suo pensiero).
Dal marketing al marketting.
Vista con gli smaliziati occhi europeo-latini, l'idea del calendario "Les Dieux du Stade" (qui riprodotto da sito casualmente "queer") oramai al terzo anno è stata sicuramente vincente dal punto di vista del marketing sportivo: una operazione di rottura degli schemi tradizionali e molto anglosassoni, secondo i quali "ciò che è dello spogliatoio rimanga nello spogliatoio". Tale operazione, combinata con le magliette "artistiche" è stata sicuramente ottimale per sdoganare uno sport da faticatori presso le raffinate sensibilità di ambienti urbani Continentali snob. Sensibilità affatto diverse da quelle anglosassoni, dove classy implica from College e quindi giocoforza rugby union - in Argentina è uguale, coi Polo y Rugby Club della borghesia ricca.
Tra latini urbani invece no, il marketing conta e funziona se colpisce duro e si fa memorizzare, vedi trionfo prossimo venturo degli All Blacks nella Milano fighetta; le ricadute "queer" dopotutto sono sempre di gran moda, anche se, francamente ...
4 commenti:
Beh , McKenzie potrebbe anche avere del tutto ragione ,però con il cambio di allenatori (e gli stessi giocatori) lo Stade Francais ha ricominciato a vincere ...
Vero Giorgio, ma quel che dice nemmeno tanto tra le righe e' che non gli e' stato concesso di guidare sul serio.
Evidente ad esempio era quanto il suo "vice" Dominici si facesse i ...fatti suoi.
Non gli darei tutte le colpe insomma, la squadra ha chiaramente risentito della mancanza di una giuda ben identificata (el can de do' paroni ...)
guida e non giuda (alle volte la tastiera si comporta in modo freudiano).
chiedere che la prossima carnazza che postate sia femminile e' politically scorrect?
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