sabato 28 novembre 2009

Azzurri vincenti e sufficienti


Ascoli, Stadio Del Duca: Italia 24 - 6 Samoa


Italia: McLean; Robertson, Canale, Garcia, Mi. Bergamasco; Gower, Tebaldi (37' st Picone); Zanni, Mauco Bergamasco (dal 15' al 24' pt Favaro), Sole (29' st Favaro); Geldenhuys, Del Fava (29' st Pavanello); Castrogiovanni (39' st Rouyet), Ghiraldini (38' st Ongaro), Perugini. (Bocchino, Sgarbi). All. Mallett.
Samoa: Esaù (35' st Munipola); FàFili, Williams, Mapusua, Lemy; Fuimaono-Sapolu (10' st Mai), Polu; H. Tuilagi (all'8' pt Timoteo), Treviranus (36' st Semeane), Stower; Thompson (35' st Fà Amatainu), Levi; Vàa, Schwalger (36'st Williams), Johnson (1' st Taulafo). All. Tafua.
Arbitro: Berdos (Francia)


I numeri dicono che l'Italia è tornata a vincere: non accadeva dal giugno 2008 e da 13 partite di fila. Il 24-6 su Samoa chiude il digiuno di vittorie e porta gli Azzurri all'undicesimo posto nel ranking mondiale a scapito proprio degli isolani, stanchi e lenti prima di tornare ciascuno alle proprie case sparse per tutta Europa e il mondo. La partita giocata ad Ascoli, con uno stadio ancora pieno, dice invece che questa nazionale non è stata la più bella vista nel mese di novembre: non è d'altra parte facile venire da due match come quelli contro gli All Blacks e il Sud Africa e non è facile affrontare l'appuntamento più importante dell'autunno con una squadra contro la quali non si è mai vinto. La pressione si fa sentire, in più mancava il capitano Sergio Parisse per l'infortunio ai legamenti del crociato del ginocchio destro. Ma il rugby è uno sport di squadra e se Zanni ha saputo ben riparare all'assenza di Parisse e Ghiraldini ha disputato un match da capitano ordinato, è altrettanto vero che si poteva fare male. Non tanto nel risultato finale, quanto nel gioco espresso nel corso degli ottanta minuti.

«Oggi era importante il risultato, non il gioco». Nick Mallett

Perché se Samoa fosse stata più in palla, allora sarebbe stati cavoli amari. Ed invece i nostri avversari non hanno ingranato la marcia giusta, venendo meno in tutte le qualità che li contraddistinguono: l'impatto, il gioco al largo, l'estro e la fisicità. Hanno confermato di essere piuttosto indisciplinati, ma si è capito subito che gli Azzurri ne avrebbero approfittato a fatica, vale a dire da quando si è presentato Mirco Bergamasco alla piazzola. Rimane il mistero: è davvero impossibile scovare un tiratore scelto tra le file italiane? Ce n'è bisogno come il pane in vista del 6 Nations, quando saranno i falli subiti a fare la differenza. Intanto segniamoci un regalo di Natale per Gower e soci: un gps da utilizzare nei calci di liberazione, finiti spesso ancora nelle mani degli avversari, messi in condizione di ribaltare il fronte di gioco. Fortuna che, per l'appunto, i samoani avevano le gambe spente e il cervello pure.
La conferma azzurra rimane la mischia: i tre davanti (Castrogiovanni-Ghiraldini-Perugini) sono pezzi pregiati e questa volta arriva anche la meta tecnica per manifesta superiorità nello stesso fazzoletto di terra di San Siro, lato destro del campo e a cinque metri dall'area che scotta. I nostri avanti rimangono il punto stabile dal quale ripartire ogni volta, nel senso che si stanno rendendo sempre più affidabili e garantiscono continuità. Bella la prestazione anche di Tito Tebaldi, autore di un drop nella prima parte del secondo tempo, fondamentale per assicurare all'Italia il margine per ragionare con tranquillità e giocare più sciolti. Peccato che poi dalla teoria non si sia passati alla pratica. Il giovane mediamo di mischia si è conquistato i galloni per essere titolare.
La partita - Samoa è in palla nei primi dieci minuti scarsi di incontro, merito anche di un'Italia fredda e un po' imbastita, con una rimessa laterale persa e qualche ingranaggio da oliare. Parisse prova a coordinare i compagni appoggiandosi alle stampelle a bordo campo, si intuisce che dall'altra parte della barricata i pacifici non dispongono delle carte giuste per punire certe incertezze e così acquistiamo fiducia. Tanto che nel giro di due minuti incanaliamo la partita sul binario giusto: al 6' il primo calcio di punizione calciato e trasformato da Bergamirco, al 7' la meta di Luke McLean che danza "alla samoana" in mezzo ad una difesa samoana disordinata e confusa. Evita un placcaggio, un secondo, una serpentina e via dentro l'area di meta partendo da poco fuori i 22 sugli sviluppi di una azione un po' così, frutto di disattenzioni e confusione un po' da una parte, un po' dall'altra. La trasformazione di Bergamasco non va a buon fine ma è già 8-0. Esau accorcia con un bel calcio di punizione da poco prima la metà campo, perdiamo Bergmasco Mauro per un brutto colpo e sangue (Bergamauro se la ricorderà questa partita per le testate portate a casa), poi torniamo a segnare su punizione sempre grazie a Mirco: 11-3.
Il fatto è semplice: basta essere pazienti, portare pressione sugli avversari e questi, dopo due o tre fasi, finiscono per commettere un errore o concederci un altro calcio di punizione. Ma l'Italia non sa aspettare e non sfrutta le piattaforma che le garantiscono quelli della mischia. Si ostina a organizzare una partita di ping-pong che però richiede precisione e piede caldo, elementi dei quali al momento non disponiamo. Samoa rischia pure di romperci le uova nel paniere andando vicina alla meta, solo un intervento al limite di Joe Sole ci salva. Sarebbe stato tutto più difficile a quel punto, ma in compenso a tre minuti dalla fine del primo tempo Gower centra i pali dalla lungq distanza: 14-3. Esau fa in tempo a mettere a segno un piazzato pochi secondi prima del fischio dell'arbitro francese: 14-6 e fine dle primo tempo.
La ripresa non ha molto da raccontare. Samoa cambia le pedine in campo, ma il risultato non muta. A dare uno scossone ci pensa il drop di Tebaldi dopo nove minuti (17-6), solo un nostro pasticcio consentirebbe agli ospiti di rimettere in gioco il risultato. Ma gli errori ormai non si contano più: perché se prima i nostri calci finivano direttamente nelle mani degli avversari consentendo loro di perdere meno terreno di quello che effettivamente si intendeva guadagnare, nel secondo tempo molti calci di spostamento muoiono direttamente oltre la linea di rimessa laterale e si sprecano altri metri conquistati. Entrano Pavanello e Favaro per Del Fava e Sole, al '58 Fa'afili si fa espellere per un placcaggio alto ai danni di McLean. La parola fine è ormai scritta a questo incontro, ma agli Azzurri occorrono almeno 15 punti di vantaggio per scalare la classifica mondiale. Così ci attacchiamo alle spalle della cavalleria pesante e andiamo oltre la collina.
Otto carristi all'opera - Al 75' diamo appuntamento a Samoa in quel dannato (e benedetto) fazzoletto di terra equivalente a quello di San Siro che gli avanti neozelandesi si porteranno in patria come ricordo. Ongaro prende il posto di Ghiraldini, Rouyet quello di Castrogiovanni che non crede ai suoi occhi: sente odore di gloria e gli tocca uscire dal campo e non nasconde il rammarico dietro la folta chioma che incornicia la lunga barba. I carristi attaccano a spingere e a schiacciare ciò che rimane del baluardo samoano. Un po' di riscaldamento, fino alo colpo finale quando l'arbitro fischia e corre in mezzo ai pali con il braccio sinistro alzato. E' la meta tecnica che a Milano non ci fu concessa: guardando al bicchiere mezzo pieno, ce la siamo ripresa con gli interessi perché i sette punti in questione ci permettono di concludere nel migliore dei modi il novembre di test, conquistando un posto nel ranking: 24-6.
A mente fredda si possono dire tante cose a proposito di ciò che si è visto allo Stadio Del Duca di Ascoli Piceno. L'Italia non ha giocato bene, ma è meglio che fare i conti con l'ennesima sconfitta onorevole. La ciliegina sulla torta è, mettiamola così, meno rosse e polposa rispetto alle aspettative, ma rimane prelibata dopo il filotto di partite perse. Ciò non vuol dire che il management la possa passare liscia: in vista di febbraio, urge trovare uno che sappia calciare. Altrimenti la fatica della mischia finisce per restare abbandonata a se stessa.
In attesa di fantasia, bentornata vittoria.

5 commenti:

Abr ha detto...

Insomma per tutta chiarezza, il post l'avrei ttitolato MISSIONE COMPIUTA.
Dopotutto abbiamo fatto meglio del Galles con loro (il motivo forse è quello spiegato da Munari ..)
Mi piacciono quelli che raggiungono l'obbiettivo pieno, sotto pressione e senza avere scuse. E non ha senso storcere il naso a fronte di obiettivo fissato e sottoscritto a bocce ferme da tutti, e infine raggiunto.

Lo sappiamo bene che le partite con All Blacks e Boks sono state due opportunità parzialmente perse ma non montiamoci la testa, sennò faremo la fine dei francesi ....
Chiarito questo, è giusto far le pulci (con rispetto) agli Azzurri e allo staff, perchè li vogliamo sempre migliori.

Abr ha detto...

Ah, dimenticavo: mille volte meglio avere ottenuto la meta tecnica ora e guadagnare grazie ad essa una posizione nel ranking Irb, che averla contro i Kiwis giusto per poter dire, abbiamo peso solo di sette punti.
Ovviamente sarebbe stato meglio averle tutt'e due ...ma è bello credere nella gustizia divina.

Inoltre, va riconosciuto e detto che la difesa italiana è impeccabile.
Nefaste sono ancora certe esecuzioni, soprattutto di Tebaldi: calci tattici e lentezza ad aprire. Ma il ragazzo è dotato e estroso (vedi drop) e dessendo giovane si farà.

Sul calciatore: ovviamente non possiamo inventare quello che non c'è. Anche Mallett però dovrebbe finirla con le improvvisate dilettantesche suggerite dal suo genio creativo.
Per il suo gioco a trazione anteriore è fondamentale avere un cecchino vero in campo; allora se ne dovrebbe fare una ragione, rinunciare a qualche chilo di muscoli e scegliersi un calciatore vero (Marcato, Orquera, Bocchino o chi vuole lui), ma che sia uno che nella sua squadra calcia in gara vera sempre lui (aver buone percentuali in allenamento conta nulla, come sa chiunque abbia fatto uno sport agonistico qualsiasi), ed eventualmente schierarlo estremo.

ringo ha detto...

Beh, concordo Socio: ho provato, come si suol dire, sviluppare il concetto nelle prime righe, tenendo conto dai due test dai quali giungevamo e dal fatto di dover giocare la partita del mese contro una formazione contro la quale non abbiamo mai vinto. Diciamo che mi sarei atteso non un gran gioco spumeggiante o roba varia, ma più concentrazione di fronte ad una Samoa in apnea: con più tranquillità e intelligenza, non avremmo sprecato ottime opportunità.
Alla fine dei conti, Mission Accomplished. Concordo con Mallett quando dice "contava il risultato non il gioco". Per quello, lo attendiamo al varco del 6 Nations.

Abr ha detto...

Più tranquillità e intelligenza: dopo 560 giorni e 13 turni di sconfitte, solo fossero robot o tutti nuovi e dall'australia ce l'avrebbero ...
Diamo tempo al tempo, dal mio punto di vista è già tanto che non siano caduti in sindromi "latine" e paure di vincere, data l'abbondanza di scuse a disposizione.

Sono stati bravi i giocatori a fidarsi ancora del coaching team e a non rassegnarsi, remando contro (o meglio, smettendo di remare) in attesa di cambiamenti.
E' sfuggito un commento molto significativo a Ghiraldini: "dopo il tour in giugno abbiamo acquisito fiducia", probabilmente voleva dire nel coach, fiducia persa dopo il 6nazioni 09.

Abr ha detto...

Ah dimenticavo: e se per i calci ... Felipe Contepomi? E' tornato a giocare da uan settimana, ho letto da qualche parte che necessiterebbe di passaporto europeo per sistemare certi problemi ... Come dice, a Mallett i latini non ispirano?

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