I Bleus killer dei giganti
Prima di illustrare i meriti dei Bleus, un rapido cenno alla nuova arma di distruzione psicologica di massa messa a punto dalle superpotenze del rugby: sputtanare l'inno degli avversari.
Inventata dagli inglesi, sinora era rimasta sempre nelle righe: esecuzioni lente, soffuse, volumi bassi e accenti melodici più che marziali; ci sta.
Ora invece i francesi han portato la pratica to the next level: al ridicolo.
A Tolosa hanno affidato l'esecuzione dell'inno sudafricano a un rasta stonato e ubriaco che manco ricordava tutte le parole, soprattutto nella seconda parte in Afrikaans, "Die Stem van Suid Afrika". Più che una provocazione s'è trattato di un vero e proprio affronto. Shame on Frogs, con tutta quella ansia patologica di voler dare lezioni a tutti, va spesso a finire che si rivelano per dei gran paysan. E ora veniamo alla partita.
A Tolosa: France 20 - 13 South Africa .
Dopo aver battuto gli All Blacks in Nuova Zelanda (una volta in due gare), continua l'operazione di demolizione dei vertici del rugby australe e mondiale da parte dei Galletti: stavolta è toccato al Sudafrica numero uno del ranking mondiale.
Attenzione, i Bleus non sono certo un piccolo Davide: la Francia è uno dei top team mondiali e come tale può battere chiunque, ma ha in più quella capacità innata di esaltarsi contro le più forti, in casa, a Cardiff o nell'altro Emisfero poco importa.
I francesi si sono imposti giocando una partita feroce e tutta votata alla aggressività: una lezione di rugby. Diversamente da chi raccomanda di stare "umili", di giocare "non per vincere" e di "tenere i piedi per terra", loro han scientemente portato la sfida ai numeri uno sui loro terreni preferiti, la fisicità e le rimesse laterali. In più hanno sfuttato alla grande il tallone d'Achille sempre più palese degli Springboks, la mischia chiusa. Dulcis in fundo, ci han messo il loro classico, facendo impazzire gli avversari col gioco d'attacco spumeggiante, veloce e imprevedibile, ora finalizzato sugli avanti, ora improvvisamente aperto al largo o sui centri, ora tattico coi piedi di Dupuy e Traille. Magnifici.
Lato sudafricano è emerso tutto il logorio di fine stagione, in specie nel secondo tempo, oltretutto metà del quale giocato in inferiorità numerica. Un Super14, un TriNations e una Currie Cup giocati tutti fino in fondo come quest'anno, non sarebbe umano non avessero conseguenze psicofisiche sugli atleti.
L'aver subito tutte quelle controruck e contro-controruck, ma soprattutto aver perso tutti quei possessi in fase di ripartenza, la dice lunga sullo stato dei Boks di novembre. E ci rivela anche un filo di pretattica dello scaltro coach PdV: in ottica mondiale gli stava benissimo perdere, anche se il 17-13 gli andava probabilmente meglio.
La cronaca: partono feroci i francesi, disputando ogni ruck come se i sudafricani fossero loro, e in effetti l'effetto choc pare funzionare ma la pressione dei Galletti sull'ordinata difesa Boks procura solo una punizione trasformata da Dupuy al 7' minuto.
I Boks pian piano riprendono le misure e dal secondo quarto paiono impadronirsi della partita, sgretolando la fiducia dei francesi e inanellando prima una punizione, poi un drop sempre di Steyn e infine una meta di rapina, con Smith che sfrutta una incomprensione in rimessa laterale tra francesi. Alla mezz'ora insomma i Boks sembrano aver messo il loro solito sigillo di predominio alla gara, imperturbabilmente solidi come scogli nel mezzo della burrasca, guidando per 6-13.
Le cose invece vanno diversamente: fondamentale per il morale, i Bleus riescono a replicare immediatamente, mandando in meta Clerc dopo una palla persa in avanti da Kankowski (alla fine dela gara saranno innumerevoli). La cosa dà morale ai Galletti nonostante le due punizioni controvento sbagliate da Dupuy. Inoltre si avvertono i primi schricchiolii lato Boks: rimesse laterali "sporcate" o addiritura rubate, la mischia che inizia a vacillare, indiscipline.
A fine primo tempo il patatrac: Steyn sgambetta Clerc lanciato su un up&under, si becca il giallo e tre punti del penalty di Dupuy il tempo finisce coi Boks in vantaggio 11-13.
Il secondo tempo inizia con dieci minuti di inferiorità numerica dei sudafricani: sulla carta gli costerà solo 6 punti (i tre del primo tempo più un'altra punizione al 49') per il 17-13, ma nei fatti ci lasceranno moltissime energie. Infatti per tutto il secondo tempo sono i francesi all'attacco, e da quello che s'è vistoin campo i Boks sono stati bravi a chiudere il secondo tempo senza subire mete, con un parziale "solo" di 9-0.
Attorno al 50' la mischia chiusa cede di schianto e Mtawarira viene sostituito dal veterano CJ Van Der Linde, cui Lievremont contrappone subito Marconnet fresco e quindi continuando a dominare la mischia, poi entra Marty al posto di David al centro a far coppia col compagno di squadra perpignanese Mermoz. Il coach da Dax continua il timing perfetto dei suoi cambi introducendo Swarzewski al posto dell'ottimo Servat, ma soprattutto al 55' due giocatori che avranno un impatto decisivo sulla gara, Chabal e Bonnaire. Il primo ruba una rimessa decisiva a 5 metri dalla sua meta e porta più tardi un placcaggio devastante su DuPreez, il secondo rafforza il dominio aereo dei Bleus sui saltatori di Matfield. E scusate se è poco.
Ripeto, onore ai sudafricani per essere riusciti a resistere resistere resistere per tutto il tempo, perdipiù nuovamente in 14 dopo l'espusione temporanea di Kankowski al 67'. Ci sono due punizioni ulteriori per Parra subentrato a Dupuy, una delle quali vergognosamente sbagliata (ma anche Steyn aveva sbagliato poco prima il calcio del risorpasso per lui fattibile), l'altra centrata al 78' per il punteggio finale. Un cenno merita la grandissima prova del pilone Barcella, enorme in mischia chiusa e agile come una terza linea in campo aperto.
La settimana prossima gli stanchi Springboks con le loro certezze un filo incrinate saranno a sfidare l'Italia "in un piccolo centro ai confini della Slovenia", come ha avuto il coraggio di dichiarare un giornalaio italico a un articolista scozzese. La buona notizia per noi è che diversi Boks, tra cui Bismark DuP. e Habana, potrebbero essere sanzionati "alla Carter" e potrebbero saltare la gara. Vero è che a noi bastano e avanzano gli Springboks "B", ma s'è visto che in quella nazionale ci sono alcuni "untouchables" senza i quali molti automatismi saltano.
Ma andiamo con ordine, una partita alla volta: adesso tocca gli All Blacks.
Agli Springboks, e alle polemiche tutte casalinghe e invero scopertamente piccine picciò associate al fatto che per adesso "ai confini della Slovenia" (ma non era dell'Arizona?) ci siano "solo" 15.000 spettatori prenotati a vederli (urca da che pulpiti!), s'inizierà a pensarci da domenica.
2 commenti:
Naas Botha ha dato addirtittura la colpa della sconfitta al macellaio canoro rastafari! :-D
Curiosità: non so in TV, ma a S.Siro ci siamo persi oltre metà dell'inno neozelandese per problemi al microfono della cantante.
Beh sec i pensi è stato un bell'affronto; solo che Botha lo sa, un "uomo" dovrebbe reagire a queslle provocazioni moltiplicando la rabbia combattiva ...
Si a S.Siro ci siamo persi tutti gli inni: Dallan chi l'ha sentito (naturale, sommerso dal pubblico) ma anche la banda: lontanaaaaa ....
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