Luci (ed ombre) a San Siro
Una giornata luminosa: possiamo andar fieri della prova di carattere degli Azzurri a San Siro. Questo checchè ne dica parte della stampa ridicola, incompetente e sciovinista anglosassone ("Italy showed tremendous spirit in the closing stages and spent the final minutes camped near the New Zealand tryline, but the impressive All Blacks defence held strong", punto e basta, courtesy of BBC). .
Si può anche andar fieri, sia detto da testimone inizialmente scettico, del supporto dato dal pubblico agli Azzurri, non solo per la quantità di gente: diciamolo, non è stato supporto totale 80 minuti all long con tanto di orchestre di fiati alla francese - loro sono ben più latini di noi - ma un tifo corretto e rispettoso degli avversari (pure troppo) senza esserne succube come temevo; un appoggio zero organizzato ma vivo e pure sufficientemente competente, non è un caso che la tangenziale milanese intasata fosse quella che proviene da NordEst.
Ora, spente le luci a San Siro, è giusto considerarne anche tutte le ombre, non solo nostre, così ci togliamo il pensiero e guardiamo avanti, oltre l'evento epocale, il display della massima motivazione dei nostri, cogliendone se possibile qualche lezione.
Ombra nr.1: l'arbitraggio in mischia chiusa.
Guarda caso in settimana a Londra una riunione Irb aveva dichiarato stentorea che agli arbitri veniva richiesta tolleraranza zero per alcune tipologie specifiche di falli nei Test Match: rallentare o fermare avversari senza palla (e a San Siro di tagliafuori marchiani sui nostri se n'è visti almeno un paio), ma soprattutto reset and collapsed scrums.
"L'assistere a mischie continuamente ripetute", si legge nella dichiarazione finale della Irb che divulga la raccomandazione ufficiale agli arbitri, "nega alla squadra che prevale di concretizzare un suo legittimo vantaggio". Più chiari e tempestivi di così si muore, ma qualcuno evidentemente era distratto o non ha capito l'inglese.
In definitiva la mischia All Blacks (che ne ha fatte di tutti i colori, non solo cedimenti davanti: quei giri oltre novanta gradi, quelle terze linee sistematicamente staccate prima dell'uscita della palla), DOVEVA venire avvisata e sanzionata con cartellini gialli fin dal primo tempo; la meta tecnica poi era sacrosanta, era dovuta contemporaneamente all'espulsione di Tialata. Inaudito infine che a un non capitano, quello sbarbatello del pilone Crockett maciullato da Castro. fin che l'han tenuto in campo, sia stato concesso a un certo punto del primo tempo di interloquire lungamente con l'arbitro senza venir respinto in malo modo: ma dove siamo arrivati, alla "democrazia" del calcio? O chi gioca in certe squadre risulta "più uguale" degli altri?
Alla fine, magra consolazione, un arbitro così crea un danno incredibile non solo a noi ma agli All Blacks stessi, che se s'illudono "di aver retto" come biascicato da Graham Henry ("le leggi sono poco chiare, i giocatori non sanno bene cosa sia lecito e cosa no, le gente capisce poco": pallide scuse) e la prossima volta si trovano un Barnes, un Joubert o un Kaplan, le pagheranno tutte e care.
Ombra nr.2 : l'attacco italiano. E' giusto che gli italiani si prendano la propria parte di torto ed analizzino le proprie aree di miglioramento, in presenza di una spedizione All Blacks francamente alla loro portata. Il problema, a fronte di una fase difensiva eseguita spendidamente, sta come sempre quando abbiamo il possesso.
a) Maul avanzanti: la loro "reintroduzione" (semplifichiamo) è stata salutata a tutti i livelli come il toccasana per l'attacco italiano; di fatto ne abbiamo tentate una mezza dozzina ma ci han portato un grosso ZERO. Mi permetto quindi di dissentire da larga parte della critica (nostrana), per come le eseguiamo le ho trovate un'arma spuntata. Mentre i maestri sudafricani le eseguono a trazione anteriore, spingendo diritti davanti con dietro DUE uomini in fila il secondo dei quali con palla, noi spingiamo da dietro, girando tutti nel turbinìo nel valzer (noi difatti siamo rimasti alle rolling maul), col portatore di palla che fatalmente prima o poi finisce in prima linea. Non serviva ai Tutti Neri aggrapparsi per farci cadere illegalmente: ronzavano alla sciame d'api attorno al nostro carrettino punzecchiandolo e poi, quando fatalmente il nostro portatore di palla arrivava a esporsi davanti, allora "cadeva giù l'Armando", col Dickinson a sanzionare il cambio di possesso.
Allenatori degli avanti italiani: studiare e praticare, di più e meglio.
b) le scelte tattiche. Non di sole maul (peraltro eseguite così così) vive la fase d'attacco. Come dice in sintesi frettolosa ma veritiera la BBC: "Stout defending from the Italians disrupted the tourists' rhythm. But ... the hosts squandered possession".
Se di fronte agli All Blacks si decide, a mio avviso sensatamente, di non allargare il gioco per non rischiare di sbilanciarsi, altrettanto vero è che per non "scialacquare" (squander) il possesso con calci senza senso, agli up devono seguire gli under, ai chip dei chase.
Vedere gli Argentini a Twickenham, ieri: han messo in crisi l'Inghilterra gestendo i calci tattici non come scarico di responsabilità ma oculatamente e aggressivamente. Bisogna calciar alto non profondo, quando e dove serve e non sistematicamente; dopo il calciar, si deve cacciar palla con determinazione. Sennò è mera riconsegna del possesso. Guarda caso il miglior calcio non l'ha fatto Gower o Tebaldi nè tantomeno McLean bensì Parisse, quando nel finale ha calciato per sè stesso aprendo la linea come il Mar Rosso, e se Favaro solo avesse afferrato il suo riciclo ...
Due episodi d'attacco Azzurro al ralenti: nel primo tempo palla rubata in ruck dai nostri sui ventidue avversari, apertura rapida anche se un po' cosi' di Mauro a Gower, il quale prende palla ma, guardando la sbilanciata difesa nera, se la fa sfuggire in avanti. Secondo episodio nel secondo tempo: dalla solita mischia vincente sui ventidue c'è l'apertura all'esterno, Gower attua uno splendido passaggio rovesciato a Canale in taglio interno; questi arriva a un metro dalla meta dove viene fermato; il sostegno di Mirco arriva alto e poco efficace, veniamo respinti.
Cioè, quando muoviamo palla non saremmo male, ma è evidente che manca la convinzione per far bene quell'ultimo dannato metro, per tenere quella dannata palla in mano a ogni costo.
Del resto giocandone poche di palle ed essendo facile sbagliarle data la pressione avversaria, l'alternativa alla perfezione (uno su uno) sarebbe di provarci di più, aumentando il numero di attacchi. O sbaglio?
Ombra nr.3: nello spendore della difesa italiana, la disciplina.
Al nostro livello concedere più di dieci calci di punizione trasformabili si paga caro. Guarda caso abbiamo preso 15 punti dal piede di Luke McAlister, peraltro abbastanza impreciso, altrimenti il passivo sarebbe stato ben più pesante. Capibile che una difesa aggressiva e montante come la nostra ci esponga, ma ci sono contromisure e attenzioni da attuare, basti ad esempio vedere i sudafricani come cambiano atteggiamento difensivo, soprattutto riguardo al fuorigioco, quando sono nella loro metacampo piuttosto che oltre.
Ombra nr.4: i neozelandesi
Della mischia loro abbiamo detto: improponibile, umiliata. Crockett s'è giocato il posto, ma anche Tialata e Afoa non è che abbiano brillato particolarmente. Bocciato anche il mediano Ellis e la terza linea ha chiaramente sofferto i nostri. Si salvano solo la seconda linea, sicura in rimessa con Boric e Donnelly, e Corey Flynn al suo rientro: purtroppo ci siamo trovati impreparati a gestire il mismatch fisico del "piccolo" Robertson lasciaot solo a fermarlo nell'unica meta della gara (meta tecnica a noi dovuta nel finale a parte). Tornando ai Tutti Neri, tutto il reparto trequarti s'è dimostrato irrilevante, con Delany, Smith e Ellison non pervenuti, Sivivatu velleitario e McAlister impreciso. Quel che è peggio, non è solo questione di seconde scelte: alla fine Henry ha provato a buttar dentro alcuni espertoni (Cowan e Afoa con Tialata), come a dire mo' chiudiamo la partita, ma nessuno ha notato differenze.
In conclusione, il venti a tredici con cui i nostri han perso a San Siro ( in ogni caso anche venti a sei è un progresso rispetto al ventisette a sei di Christchurch) può rappresentare una ottima foundation, se sapranno conservare il buono - aggressività difensiva, concentrazione, copertura del campo, fitness fisica - e lavorare sugli aspetti così così, cioè disciplina e nervi saldi (neh Garcia?), fasi di possesso palla e già che ci siamo, un bel po' di ritmo in più nell'estrarre palla dalle ruck da parte del pur buon Tebaldi.
Nel massimo rispetto per gli enhancements mostrati dai nostri sul piano tattico e non solo difensivo, questo è a sensazione il massimo livello cui possiamo aspirare, attenzione, non con questi giocatori ma con questa dirigenza tecnica.
Per fare il next step servirebbe dannatamente un Julio Velasco: il volleyball nazionale una ventina d'anni fa era a livello Pro più o meno dov'è il rugby d'oggi, dopodichè (1989) il tecnico argentino inaugurò una striscia quasi decennale di successi mondiali, vincendo tutto e ripetutamente con l'unica eccezione delle Olimpiadi. Il motivo è che in regìa era arrivato un latino consapevole del problema dei latini, che NON è di dimensioni fisiche (aumentano) o di skill (s'imparano) ma è innanzitutto mentale. Instillò nei giocatori in grado di capire che partire perdenti non esiste, senza per questo renderli degli sbruffoni. Senza bisogno di scorciatoie come "equiparare" stranieri residenti, decollammo rapidamente sino ai vertici assoluti mondiali, radendo al suolo regolarmente Cuba, Usa, Brasile, Olanda etc., che erano esattamente le Galles, Inghilterra, Sudafrica e Nuova Zelanda di quello sport.
Si ma dice, il rugby è diverso, la Francia ha impiegato trent'anni a vincere il SeiNazioni ... Questo è un problema dei francesi e, aldilà della battuta, erano altri tempi; accetto piuttosto che volley avesse il grande vantaggio di godere di base larghissima per via della scuola, ma rimane che prima di Velasco lo stesso non battevamo chiodo a livello internazionale.
Lasciamo allora pur finire a Mallett 'sto ciclo coi mondiali (oramai...), ma poi per favore si dia priorità alla scuola (non mi si dica che lo sport più educativo del Globo sia precluso alla scuola italiana) e contemporanemente, altro che Celtic, si recluti un coach latino dalla mentalità vincente. Ce ne sono anche nel rugby: uno dalle caratteristiche di Marcelo Loffreda per dire, o anche in subordine Fabien Galthiè (che forse va a Bayonne).
Post Scriptum: non tutta la stampa anglosassone è sciovinista come la BBC, come noi non siamo sicuramente dei fanatici nazionalisti incapaci di riconoscere l'oggettiva superiorità straniera. Planetrugby legge la situazione in modo onesto (qualcuno lassù guarda anche le nostre partite, lately) e piazza l'arbitro Stuart Dickinson tra i perdenti del weekend con la seguente, terrificante motivazione:
"Stuart Dickinson, un uomo che mostra costantemente agli spettatori di possedere una copia delle Regole dei Gioco diversa da quella di tutti gli altri, ha trasformato sè stesso, passando dalla usuale meschina pedanteria alla assoluta vigliaccheria codarda (sic: craven cowardice). In poche parole, ha rovinato tutto e non è la sua prima volta a questo livello.
Il motivo? Gli All Blacks venivano spiegazzati da una mischia di gran lunga superiore e concedevano sette penalità in zona rossa. (Pur) tentando come potevano di girare, abbattere e prevaricare, gli All Blacks venivano distrutti da un pack Italiano che mostrava più potere di quanto il loro Governo abbia mai avuto, spaccando gli All Blacks mentre spingevano senza soste per raggiungere la meta.
Dickinson ha consentito agli All Blacks di uscirne impuniti; ci sono pochi dubbi che se gli All Blacks avessero imposto la stessa pressione, sarebbero corsi sotto i pali (avrebbero avuto meta tecnica). Di fatto Tialata s'è preso un meritato giallo, ma c'erano altri cartellini che avrebbero dovuto venire agitati, ad esempio al blindside flanker AB per il suo distacco volontario (dalla mischia) e le mani (in mischia). L'Italia se ne va senza niente grazie a Stu, molto meno di quanto avrebbero meritato".
Grazie ragazzi, per aver provato che il rugby è deterministico, ed è seguito ovunque da gente onesta oltre che competente.
8 commenti:
Come sempre ottimo articolo, completamente d'accordo.
Bisogna insistere di più, enormemente di più sui 3/4, e a mio parere bisogna formare una apertura completa perchè Gower, per quanto bravo è a mezzo servizio.
Saluti PR
tnxs matteo. Sui 3/4, il league deve dare il suo contributo ... Quanto alla querelle sull'apertura, affidabilità nei calci piazzati a parte (perchè non calcia McLeaan? Credo di conoscere la risposta, purtroppo molto anni Ottanta: per cucirgli addosso il ruolo di leader), credo sia un dibattito superato, o perlomeno meno prioritario del cercare una identità più smart al gioco d'attacco italiano, che come per il sudafrica mica è detto debba partire per forza dai 3/4 ...
Ottimo articolo, come sempre; non mi sorprende il commento di Planet Rugby, hanno da sempre un occhio abbastanza attento per l'Italia e le nazioni del Pacifico (leggeri i commenti su Galles-Samoa); mi aspetto che anche Stephen Jones del Times spari pesantemente su Dickinson. Una domanda, a proposito di up-and-under: come giudichi la prestazione di McLean? il ragazzo non mi è parso molto determinato nell'inseguire i palloni che calciava...
Grazie Alessandro.
McLean? Ha fatto quello che gli è stato chiesto: star sghiscio in difesa e presidiare il fondo per i calci tattici. ha fatto un paio di penetrazioni,una anche alla fine, non ha pestato granchè sulle gambe s'è fermato subito, come del resto qualsiasi trequarti italiano, Canale e Mirco a parte.
Già lui di personalità non è che brilli (ha solo 22 anni, d'accordo, ma un Parisse alla sua età era diverso).
Anche la decisione di togliergli i calci lo ha ulteriormente abbacchiato a mio avviso, oltre a penalizzare anche l'Italia: i due sbagli di Gower non erano impossibili per lui, e almeno una delle punizioni calciate in touch poteva essere mandata ai pali avendo un calciatore affidabile.
Insmma, se avessimo un calciatore serio (Marcato basterebbe), sei-nove punti in più ci stavano. Più meta tecnica ....
Tornando a McLean, prestazione ligia la sua, da sei.
In generale tutti bravi gli italiani in campo, compresi Sole che mai mi aveva convinto da due anni a questa parte e lo straordinario Rouyet dopo un suo inizio da brivido.
Unici appunti individuali: i nervi di Garcia, l'(in-)esperienza di Favaro, la lentezza di Tebaldi a tirar fuori palla dalle ruck.
Grazie mille per le osservazioni. Comunque, traggo conforto, dal tuo commento su McLean e il riferimento en passant a Marcato, su una mia convinzione (non molto originale, probabilmente): mi rimane la sensazione che McLean non vada al di là di un'interpretazione scolastica del proprio compito (certamente meglio di nulla), ma non sia in grado di offrire variazione e intelligenza tattica alle azioni di ripartenza susseguenti ai calci tattici avversari. Marcato, invece, mi pare dotato di una capacità di lettura del gioco decisamente piú intelligente anche se, lo ammetto, vivendo all'estero e non potendo seguire il campionato italiano, non ho idea del livello di forma e delle prestazioni abituali di Marcato: mi posso solo limitare alle sue apparizioni in nazionale. Comunque grazie ancora per i commenti molto puntuali (soprattutto sulle maul..., anche se Dickinson me lo sarei mangiato in un paio di occasioni in cui ha ritenuto che gli italiani non stessero avanzando. Ci sono un paio di commenti sul sito Keo.co.za, sull'arbitraggio di Dickinson, assolutamente da leggere...).
Grazie a te per la segnalazione del sito.
McLean pare in effetti un po' "timido", ma rimango convinto che sia un problema di istruzioni a lui fornite, oltretutto è incomprensibile che non lo abbiano fatto calciare. O meglio è fin troppo chiaro: Mallett non ha compreso l'importanza di un calciatore affidabile nell'economia del gioco moderno.
A maggior ragione per una squadra deficitaria in attacco come la sua. Così, in tempi in cui l'Inghilterra rispolvera Wilko, noi ci affidiamo a uno che NON calcia mai nel suo club.
Quanto a Marcato, sarebbe potenzialmente quel piede ancora più affidabile che all'Italia serve, ma da fragilino qual'è il patavino attualmente è "ingiuriato".
AH AH Faremo il possibile :D
Per quanto riguarda Guerrino è sicuramente la miglior opzione attuale, quindi è untouchable per il momento ma non è che abbiamo risolto il problema. Vero che i 3/4 con lui girano meglio ma el xe vecieto e ha alcune lacune per cui serve un'apertura grossa,veloce e con una buona lettura-conoscenza del ruolo e in Italia al momento abbiamo solo mezze aperture. Urge trovare-formare due tre alternative.
Saluti PR
Eh siam sempre li' PR, me so' stufato di questa sotira dell'apertura. O melgio mi sono rassegnato: ora che ne ha trovata una che gli va perche' indubbiamente difende e ha qualche idea su come si passa palla rovesciata, lasciamolo stare. Trovo assurdo che con McLean in campo gli si dia da calciare a Gower, ma lasciamo stare.
P
Piuttosto il fisico servirebbe in altri ruoli, le ali ad esempio: ci fosse stato uno un po' piu' grosso di Kaine - un Bowe, un Monye - forse Corey Flynn lo fermava e buttava fuori. Scommetterei che dall'altro lato con Mirco non sarebbe stata meta. Ecco dove serve il RL: scattosi e passaggiosi, ma tosti li vogliamo 'sti 3/4! Altro che apertura! :)
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