Gareth Thomas & Co., questione di outing
“Sono un uomo. E sono gay”: parola di Gareth Thomas, rugbista gallese che per cento volte ha indossato la maglia della sua nazionale. Un simbolo da quelle parti, dove il rugby è lo sport per eccellenza; un campione che da capitano ha trascinato il Galles al Grand Slam 2005, vincendo tutte le partite del 6 Nazioni, impresa che non riusciva dal 1978; un volto noto anche per quell’esultanza particolare dopo una meta, quando comincia a battere le mani sulla pelata. Un omone alto In patria i tifosi, che si sono complimentati per il coraggio dimostrato, da tempo lo hanno soprannominato Alfie, lo stesso nome del protagonista di due pellicola ed interpretato da Michael Caine e Jude Law, nei panni di un impenitente dongiovanni etero. Ma la vicenda intima di Thomas ha attraversato momenti orribili, tanto da aver ipotizzato il suicidio. Il bel rapporto con l’ormai ex moglie, “che ho sinceramente amato”, e la comprensione di famigliari e colleghi hanno evitato il peggio: “Spero, uscendo allo scoperto, di poter aiutare quelli che si trovano nella mia situazione. Ma ora voglio solo focalizzarmi sull’essere un giocatore di rugby”. L'arbitro Owens e Max Guazzini - Possibile in uno sport macho, atletico e da veri uomini? Perché il rugby è anche questo. Pare di sì: d’altra parte è pure una palestra di vita e la vita non sai mai che sorprese ti riserva, se sei rugbista una volta lo sei per sempre e così via. Tanto che uno degli arbitri più capaci ed esperti, tale Nigel Owens (sempre gallese, ndr), nel maggio del 2007 aveva rivelato pure lui di essere gay. Ci si attendeva a quel punto un certo imbarazzo in vista dei Mondiali di Francia dello stesso anno, ma ai giocatori in campo pareva non importare granché delle tendenze sessuali del giudice di gara che ha continuato, serenamente, a svolgere il suo compito e ancora oggi gira il mondo per dirigere match internazionali. Basso profilo, nessun gesto eclatante e il rispetto dovuto ad ogni avversario: sono le tre regole che non hanno reso traumatizzanti certe uscite. Non mancano i tipi originali, capaci di costruirci un business attorno. Parigi: Max Guazzini è il proprietario dello Stade Français, formazione nella quale militano i fratelli Bergamasco e Sergio Parisse. È l’ideatore del calendario “Dieux De Stade”, dodici scatti bollenti che ritraggono i suoi giocatori in pose da atleti dell’Antica Grecia e che spopola nella clientela omosessuale. Le magliette dello Stade sono rosa e a fiori, se non addirittura con un’opera di Andy Warhol raffigurante la principessa Bianca di Castiglia stampata sopra. Costa 75 euro ed è venduta sugli Champe-Elysees, la via della moda parigina. Tra marketing, madrine d’eccezione (Madonna e Naomi Campbell) e creatività, lo Stade è divenuto non solo uno dei club d’Oltralpe più popolari, ma anche uno tra i più competitivi in Europa, esportando il rugby in una città che non è mai impazzita per la palla ovale. Fattore spogliatoio - La faccenda Thomas ha però una complicanza di più: il fattore spogliatoi. Perché nonostante le parole di Stephen Jones e Martyn Williams, informati da Johnson e che avrebbero detto “perché non ce l’ha mai detto prima?”, quando arriveranno le pacche sulle spalle in campo e fuori, qualcuno potrebbe pensarci due volte di fronte a Thomas. Non tanto per ignorante pregiudizio, quanto perché il rugby si sa che sport è, per l’appunto. Si vedrà.
2 commenti:
Una delle figure più radicate nell'immaginario popolare italico e ben raffigurata nei film sexy anni '80 di Pierino e la Fenech, è l'omosessualità quasi "contagiosa": vanno tenuti lontani, il solo "contatto" con loro è pericoloso ...
Beh, mi torna in mente la considerazione di un famoso coach del football americano, che esclamo': "Sport di contatto?! Il ballo è uno sport di contatto, il nostro è uno sport di scontro!".
Ecco forse perchè nel rugby non ci si fa poi più di tanto caso.
Poi c'è lo spogliatoio, certo, e anche qui la mitologia popolana alla Montagnani & Co. torna, con le saponette che cadono etc.etc.
Volevo precisare che la maglietta dello Stade Français con Bianca di Castiglia non riproduce un'opera di Andy Warhol. E' un disegno realizzato "alla maniera" di Andy Warhol.
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