Italiane in coppa
Come al solito iniziamo a stilare un bilancio della giornata di Coppe Europee dell'anno partendo dalle italiane.
La giornata recita sei sconfitte su sei partite per i nostri, a confermare l'esistenza di un divario col resto d'Europa divenuto abissale. Sottolineiamo divenuto, cioè cresciuto rispetto ai pur lenti progressi ottenuti sino a una stagione prima.
Ricordiamo le non causali coincidenze: il 19 dicembre 2008 veniva pubblicato il famoso comunicato Fir in cui si annunciava il progetto Celtico, che infiniti lutti addussi agli Achei etc.etc. C'è comunque una eccezione notevole, ma procediamo con ordine.
I sogni di ripartenza di Parma, una delle migliori l'anno scorso, sono finiti nel freddo di Bourgoin-Jalleau, piccolo centro (22 mila abitanti) alle porte della Savoia, così come a fine inverno scorso erano finiti sotto la pioggia di Brive (50.000 abitanti), solo che quella volta era l'ultima giornata, poteva ancora qualificarsi e finiva con uno stretto 34-29. Sono passate ere geologiche? Era un'altra squadra? Il discorso non vale solo per Parma purtroppo.
Stavolta i sogni li chiude un secco 21 a zero con tre mete nei primi venti minuti di gioco. Dopo un calcio di punizione centrato dai parmensi alla mezz'ora, il secondo tempo è la caccia al bonus da parte dei Berjallens, ma Parma segna prima la meta dell'onore: al 25' Bourgoin perde palla in zona d'attacco, i ducali ripartono veloci con Coletti e Favaro e finalmente lo spagnolo Martin imprendibile al largo. Alla mezz'ora i padroni di casa raggiungono l'obiettivo bonus, dopo pochi minuti c'è anche la quinta meta per il finale 31-10. Cocco Mazzariol in campo dopo sei mesi.
Parma è ultima del girone 1 con quattro punti contro i sei dei rumeni sconfitti nettamente a Leeds; rimangono due partite in casa, la prima proibitiva contro Leeds, la seconda con gli Oaks in cui vincere è obbligatorio per prendere la terza piazza, obiettivo minimale a bocce ferme in un girone che sulla carta non pareva proibitivo, almeno relativamentre alle performance dell'anno scorso.
Chi invece dichiaratamente e volutamente non c'è proprio è Roma, pur davanti a 3500 persone in casa, che in due weekend segna solo 3 punti al Racing, stavolta almeno partendo dal 3-0 ma subendo alla fine un 3-53 da otto mete .
Vanno in meta anche Festuccia e l'ex LoCicero, gioca venti minuti anche Frans Steyn e segna una meta, non Chabal rimasto in Francia, e ai regazzini accorsi spiace forse più della sconfitta. Romani ultimi del girone staccatissimi a zero punti, la penultima Baiona con Perugini di nuovo in campo e Gower ne ha dieci.
La Coppa non era nelle priorità dichiarate sin dalla vigilia e viene usata dalla società per "tenere in gioco" le seconde scelte, manco fosse Munster più Leinster con la panchina di Tolosa; a nessuno vien da chiedersi cosa sia peggio per l'immagine del movimento italiano: tentare di far trovar lungo agli avversari almeno in casa, o snobbare platealmente chè tanto?
A margine dell'evento (turistico, per i francesi) un annuncio interessante: sul modello di quanto sta accadendo a Firenze con la nascita del TRE (Toscana Rugby d'Eccellenza), anche la dirigenza della Roma vorrebbe proporre i Praetoriani come base di un progetto di aggregazione locale, per valorizzare i talenti locali e puntare a riportare la pallovale romana ai fasti della fine anni '90. In Italia, non in Keltia. Bella idea, si spera ora trovino le risorse economiche, perchè di interessate promesse senza impegno il rugby romano se n'è già sentite fare diverse, e i recenti eventi dimostrano che oramai le chiacchiere stanno a zero persino nella Città Eterna.
Dopo i 70 punti subiti a Tolone e la "pausa di riflessione" imposta dalla neve sabato, domenica i Bressallieri di Rovigo provano a salvare almeno l'onore in casa. Ci riescono in parte, segnando la prima meta con un intercetto di Andrea Pratichetti e portandosi in vantaggio per 7-3. La macchina provenzale messa in questi due weekend nelle mani (e piedi) di Felipe Contepomi si mette in moto, con calma dato il freddo, segnando le due mete per tempo come da minimo sindacale per ottenere il bonus. Finisce 7-30.
Anche Rovigo è ultima a zero punti del girone 3, in gennaio andrà a Castres leader del Top14 per poi ricevere i Saracens leader della Premiership ...
Non so se i rodigini come i parmigiani di questi tempi grami, una volta messa a segno una metonzola europea, si sentano a posto (i romani invece è come se usassero i pugni di Tyson per provare la durezza della loro mascella ...); per guadagnare il rispetto degli avversari serve altro. Lasciamo pur stare la vittoria o la "fortezza casalinga", in Europa ci vuole un distacco di sette punti o meno per farsi dire "good game" senza prese per i fondelli; subendo meno di quattro mete poi, si lascia un ricordo dolorosamente importante e si inizia a parlare di rispetto; per non dire del riuscire a segnarne quattro, vada come vada ....
Col Petrarca si sale di un piccolo scalino, all' "onore" salvato per un tempo intero, pur senza arrivare ai livelli della prima partita coi Falcons che a Padova si salvarono per un pelo, causa l'idea arrogante ma "applicabile" (da altre parti) che l'occasione fosse buona per un po' di turnover.
Ad Albi dopo un rinvio di 24 ore e il cambio di stadio, alla mezz'ora i patavini sono sotto per 15-3 con due mete sul groppone, ma non si lasciano cadere preda dello scoramento. Recuperano mediante una meta di Spragg, un drop e un penalty di Mercier, peccato per la risposta al piede di Manca che chiude il primo tempo sul 18-16 per Albi. Dopodichè i Tutti Neri de'noantri cedono, non come la settimana scorsa in casa ma quasi, consentendo le due mete che servivano ad Albi per ottenere il bonus offensivo, negare quello difensivo e chiudere la gara sul 38-16.
Bello l'impegno dei giovani di Padova; pur essendo un po' più avanti di altri connazionali, in Europa ci stanno solo per un tempo e questo non è sufficiente. In classifica del girone 5 il Petrarca rimane sconsolatamente ancorato al fondo con l'unico punticino rimastole dalla visita del Novocastrum (Newcastle).
Passiamo alla Heineken Cup, con Viadana cambiano i fattori ma il concetto del lottare per la "meta della bandiera", tener botta limitando il passivo ma senza strappar brandelli di carne (punti di bonus) agli avversari, non cambia.
I padani vanno a farsi strapazzare dagli Ospreys per 45-19 e bisogna pure dirsi soddisfatti rispetto alla settimana precedente. Anche perchè i gallesi sono più o meno quelli solidissimi dell'andata, a dimostrazione che la passerella di Reggio Emilia e i 62 punti subiti eran dovuti primariamente all'atteggiamento "rilassato" dei padroni di casa. Una figura da verginelle: invitano i "barbari" al party, li trattano gentilmente e per questo credono che non cercheranno di "approfittarsene" di loro....
Sei mete per gli Ospreys, due di Bowe che ringrazia di non aver ricevuto squalifiche per il placcaggio della settimana prima; meta "della bandiera" lombarda segnata anche stavolta da Quinell, gallese che evidentemente ci teneva. In classifica Viadana rimane inchiodata allo zero, manco un bonus, e le prossime partite sono con Leicester e Clermont, due delle squadre più impressionanti viste sinora in Europa assieme al "ritorno" di Munster.
Dulcis in fundo arriviamo allo stadio Monigo, dove Treviso dà alla Europa, e ai tosti Saints di Northampton in particolare, una dimostrazione non solo di livello tecnico ma anche organizzativo ottimo: mentre altrove, anche in talune capitali si deve rinviare la partita per la neve accumulata, a Treviso dove nevica per tutta la mattina, un esercito di volontari ottimamente organizzato da Vittorio Munari & Co. ripristina tutto e con meno di una oretta di ritardo si gioca in un campo tenuto perfetto dai teloni. Lo sport di squadra in generale non è solo campionissimi che scendono in campo a strabiliare, quello si chiama tennis; è anche capacità di gestire.
La cronaca: primo tempo equilibrato, i padroni di casa dettano i ritmi e controllano bene le folate multifase degli avversari ma non riescono a capitalizzare tutte le opportunità: due errori (un palo) di Goosen e un solo centro dalla piazzola.
Chi capitalizza sono purtroppo gli avversari, che colgono il classico abbassamento delle difese immunitarie a fine primo tempo per marcare una meta molto dubbia col flanker Dowson, assegnata dal Tmo nonostante Ghirladini strappasse il possesso all'avversario un attimo prima della marcatura. Ci siamo mi son detto, anche stavolta come a Munster Treviso regge solo un tempo.
A inizio del secondo tempo arriva difatti il bis col centro Clarke e avrebbe potuto essere tripletta se Ben Foden poco prima non avesse perso palla mentre la appoggiava in meta.
E mi son ridetto, ecco la nostra Bestia Nera, con gli inglesi manco Treviso batte chiodo; anche alcuni inglesi iniziano a pregustare il solito gusto dell'italiana che non può reggere il loro ritmo per tutta la gara e in questo senso un paio di ripartenze dai 22m diAsthon sono più spocchiose che overconfident. Invece siamo a Treviso: davanti a Luciano Benetton i padroni di casa ci tengono, serrano i ranghi e riprendono a macinare il loro gioco, imbrigliando efficacemente le iniziative avversarie: è una partita fisicamente alla pari, giocata a viso aperto tra squadre con skill diversi ma che alla fine si equivalgono.
Al 50' arriva la meritata meta di Mulieri, subito dopo un calcio di Botes, subentrato a Picone e piazzatore al posto di un debilitato Goosen, riporta il punteggio su un più potabile 11-14. La gara rimane lì fino a dieci minuti dalla fine, quando coach Mallinder, un inglese sveglio che non casca nella spocchia e schiera la miglior squadra di cui dispone in entrambe le settimane, sfrutta a dovere la panchina più lunga: il ventenne lock Lawes, già "attenzionato" dalla nazionale e subentrato a Ignacio Fernadez-Llobbe, marca la terza meta.
Treviso comunque non molla e ottiene dopo pochi minuti la meta di punizione (in Italia si dice ancora "meta tecnica"), schiodando la mischia chiusa avversaria sulla linea di meta. La partita finisce 18-21 per i Tourists inglesi, dei quali piace lo spirit indomito e forse un po' presuntuoso che rivelano dall'espulsione di Neil Best al 72': in 14 assaltano la linea per cercare il bonus con la quarta meta. Senza successo, ma anche i trevigiani non riescono a riportarsi mai manco a portata di drop: finita la benzina e con essa quello che agli inglesi non manca mai, il "desire" di vincere.
Aree di miglioramento ce ne sono ancora diverse, ad esempio la concentrazione in carenza d'ossigeno: non esiste che in Europa si becchi regolarmente mete allo scadere del primo tempo e all'inizio del secondo, non esiste che si subisca pressione con l'uomo in più alla fine.
Ma non stiamo più parlando di "mete della bandiera" o di un tempo solo: conta che Treviso guadagna un interessante punto di bonus e soprattutto lo nega ai Saints campioni in carica di Challenge Cup; se ne ricorderanno ("they'll think about") perchè forse gli costerà caro. Questo è il vero "perdere con onore", con brandelli di carne avversaria tra i denti; come sottilinea coach Franco Smith, questa è una squadra degna della Heineken Cup, che se la gioca alla pari contor qualsiasi avversario. Il che la dice lunga sui miglioramenti di Treviso e sul suo costituire una notevolissima eccezione nel panorama del rugby italiano.
Peccato. E' un vero peccato. No, non stiamo piangendo sul triste destino delle italiane tutte, o per inverosimili sogni di passaggio del turno per Treviso ora sfumato. Peccato, sullo sfondo dell'incombente (o no?) Celtic League, dover leggere sempre le solite dichiarazioni "a tesi" sulla inconsistenza delle italiane senza fare i dovuti distinguo.
Gli ultimi sono Baron LoCicero & Festuccia, turisti parigini a Roma. "In Italia si urla troppo, c'è molta confusione e nessuno pensa a organizzarsi per migliorare il livello. Celtic? Guardiamo quelle squadre che prendono 60 punti e già ci rappresentano in Europa. Pensiamoci bene prima di fare passi che potrebbero rilevarsi più lunghi della gamba".
Aldilà delle banalità sulle urla e la confusione, aldilà del giusto richiamo a pensarci bene che vale per molte ma non per tutte: non si specifica, non si distingue, non si fa un atto di onestà intellettuale riconoscendo che però, caspita, una italiana diversa c'è!
Ed è un club (orrore!) che non ha mai chiesto interventi Federali, che cresce in Europa e fa crescere i suoi senza bisogno della Celtic (Pavanello, Semenzato, ma anche McLean, Picone e Zanni stessi etc.etc.). Sì, proprio quel club accusato in estate di "spaccare": il Veneto, l'Italia, i maroni dei manovratori ...
Menzionare pubblicamente la diversity e i successi della Benetton significherebbe negare l'assunto di base di LoCicero et alter, "L'Italia è tutta, isole comprese. Chi vuole portare il rugby esclusivamente lì dove è nato sbaglia". A parte che il rugby è sbarcato (più che nato) a Genova e non in Veneto, a parte che nessuno vuol "portare (via)", casomai "preservare" (il proprio), sarebbe ora di prendere atto che l'Italia è fatta di tante realtà a livello differente e tentare di applicare la medesima "cura" a tutte, causa disastri. Se iniziative unitarie stile TRE hanno molto senso in certe realtà dispersive, prive di massa critica, i successi di Treviso dovrebbero essere usati come case history da replicare prioritariamente ovunque si possa: dimostrano che l'Italia è come il resto del mondo, dove passione vera unita a capacità organizzative, strategie di lungo periodo e risorse importanti, significano successo.
Basterebbe funzionasse nel tempo in un altro paio di casi, assieme a un paio aggiuntivo di fusioni "stile TRE" e il rugby italiano sarebbe a posto, senza smantellamenti, sputtanamenti e soldi gettati nel Canale d'Irlanda.
Meno Fir e più LIRE (nel senso di soldi, di sponsor, ma forse non solo ...) insomma, anche per limitare i danni enormi che la Federazione sta facendo ai livelli giovanili, coi suoi assurdi diktat "eugenetici" e le sue sparute Accademie.
5 commenti:
Il proverbio dice che non c’è due senza tre: ecco, non vorrei proprio che dopo che con Perpignan e Northampton siamo incappati in due giornate meteorologicamente
catastrofiche, il tempo ci rovinasse pure lo scontro col Munster! Comunque, nonostante il gelo e la neve, grazie ai teloni e agli spalatori di ogni ordine e grado (il pilone Ceccato si divertiva un mondo a guidare il trattore: si vedeva che aveva la mano esperta dei moderni zappatera) il campo era sorprendentemente buono, regolare, senza particolari gibbosità, solo un po’ pesante. L’unico rettangolo verde nel gran sudario bianco della pianura in un raggio di parecchi chilometri. I britons per scaldarsi tradivano la birra per il brulé, battevano i piedi per terra e intonavano “oh when the saints go marchin’ in”, e si grattavano la testa domandandosi se per caso non fossero capitati per sbaglio a Niznij Novgorod… Il momento più divertente nell’attesa del fischio d’inizio è stato quando uno dei nostri (spettatori) si è alzato in piedi intonando a squarciagola “Chiiiiiiiist'è 'o paeeeeeese do soooooole…”
Ehi, listen here:
http://www.northamptonsaints.co.uk/3831_6270.php
Robson pays tribute to Treviso hard work
By Editor
Northampton Saints chief executive Allan Robson today paid tribute to the man hours and hard work put in at the Stadio Comunale di Monigo on Saturday to ensure that the Heineken Cup clash between Treviso and the Saints could go ahead.
The Heineken Cup hits Italy!
© Northampton Saints
Early arrivals at the stadium on Saturday morning were greeted by a seven-inch blanket of snow that had fallen overnight, only being kept off the pitch by plastic sheeting.
But an army of volunteers, including Saints head of performance Nick Johnston, team manager Paul Shields and Treviso head coach Franco Smith, got to work, clearing the snow using shovels, brushes and a Heineken Cup interview backdrop!
The situation looked dire, though, especially as the snowfall became harder during the early afternoon. But this stopped, and the two diggers and snow plough that had been brought to help could finally clear the pitch, which was passed fit to play for the game to begin just over an hour behind schedule.
Robson said that this turnaround would not have been possible without the commitment of many people, not least the Treviso club management.
"Everyone wanted the match to go ahead," he said. "There was never any question of that. The only problem was the massive amount of snow that had fallen overnight and in the morning of the game.
"The Treviso club pulled out all the stops and the fact that the game went ahead is testament to what the Heineken Cup means to everyone who plays in it. I'm sure everyone from Northampton who travelled to Italy would join me in thanking Treviso for all their efforts this weekend, especially their chief executive Vittorio Munari, who worked tirelessly to ensure that all the fans could enjoy a game of rugby."
Grazie a Zamax per le preziose testimonianza "dal fronte".
Commitment to succeed and execution, questo è diventato Treviso.
Gli altri sono rimasti alle chiacchiere, a chiedersi e adesso il giocattolino chi me lo dà, a gracchiare che è tutta colpa di chi, mentre spala neve, il rugby "lo vuol portare via" (a chi?) etc.etc.
PS. Il Petrarca è in poule con i Newcastle Falcons , non con il Leeds , e c'è una certa differenza...
Benetton comunque ha dimostrato di essere già adesso più che pronta per la eventuale celtic League... d'altra parte gli investimenti sono stati fatti con i soldi , non con le parole ... Rizzo sarebbe volentieri rimasto al Petrarca , ma non con una riduzione del compenso quando da TV gli hanno offerto più del doppio. E' logico che sia andato via, molto meno logico che in nazionale maggiore non sia stato più provato dal test in sudafrica.
Tnxs per avermi fatto notare lerrore da fretta ch eho corretto; coi Falcons il senso non cambia anzi s'intensifica.
Le risorse fanno i successi, sportivi e non. Chi non ne ha meglio stia a casa, chi ne ha pochine deve "inventarsi" formule nuove, tipo aggregazioni, marketing (vedi Guazzini) etc.etc.
Invec ein Italia chi mette a disposizione risorse viene fischiato, chi ne ha poche viene ostacolato e chi non ne ha cerca e spesso trova chi l'aiuta col gioco delle tre carte.
Su Rizzo non so, forte lo è ma a volte mi pare discontinuo. E Mallett è chiaro che vuole solo quei te o quattro piloni attorno, invece di dispiegare un nucleo dominante a livello mondiale: saremmo l'unica nazionale che potrebbe avere due o tre linee di prime linee assolutamente intercambiabili senza cali di performance.
Posta un commento