NPC, Celtic League e approcci seri
La frequentazione di un giornalista pro., al secolo il Socio, mi ha insegnato che prima di tutto va riportata la notizia. Che è la seguente: la Federazione Neozelandese e Air New Zealand han deciso di fare un bel passo indietro.
Ricorderete il progetto di ristrutturazione completa del campionato NPC a partire dall'anno prossimo, fondato sul taglio di 4 squadre e la creazione di due sottoserie. Bene, pare che non se ne faccia più niente, almeno per il prossimo anno.
Minacciati di azioni legali da parte delle selezioni minacciate di taglio (Counties Manukau, Northland e Tasman in prima fila), l'Ente Federale confortato dal main sponsor ha deciso che si, il progetto rimane valido, solo che se ne riparlerà per il 2011, quando ci sarà il Super15 da accomodare nel calendario, ma per il prossimo giro va bene com'era prima.
Contrordine compagni insomma, con annessa figura da cioccolatai. Qualcuno nei forum, che evidentemente conosceva bene i suoi Kiwi Chickens, ci aveva pur messo in guardia sulla "decisione definitiva" non ancora decisa e non proprio definitiva ...
Sin qui la notizia. Il commento viene da sè, occhio a dipingere noi italiani peggio di quanto siamo, riguardo nello specifico ai processi decisionali di organismi federali del rugby: tutto il mondo è paese, anglosassoni inclusi.
Ci riferiamo all'alto lamento che in questi giorni rimbalza per il piccolo mondo antico del rugby italico: staremmo per perderci la straordinaria opportunità (!) rappresentata dalla Celtic League, per via del travaglio della Fir nella scelta delle selezioni, sfociato dell'errore d'aver lasciato fuori "i grandi centri". La colpa di non riuscire nella straordinaria impresa sarebbe tutta dei soliti italians?
Non diamolo per scontato: di casini ne sanno combinare pure loro, vedi esempio NPC citato. E poi come direbbero loro, bare in mind, gli astuti pecorai delle brughiere celtiche sono perfettamente consapevoli che a far la figura dei cioccolatai in caso di diniego agli italians, non saremmo solo noi. Dopotutto è stato il Board della Lega Celtica a mostrare la giarrettiera agli allupati italians, quando il 9 marzo 2009 si è pubblicamente dichiarato disponibile ad accoglierci, ancorchè "in linea di principio", come sottolineava il famoso e pluricitato articolista scozzese.
Si sa poi che quel che sta veramente a cuore ai Celtici sono i nostri "piccioli": denari per l'iscrizione, nuovi sponsor, contratti televisivi. Normale, dopotutto il loro è un piano di espansione commerciale, non una "crociata" per la Resurrezione condita di palingenesi localiste, come traspare da certe trasfigurate cronache nostrane.
Il resto conta relativamente, è buono al più come pietosa scusa. Ivi incluso il vessato discorso delle "grandi città": è cosa nota che lassù volessero Venezia, e a 25 km dalla Laguna sono atterrati, e Roma; per quest'ultima beh ci abbiamo provato con tutta la più buona volontà ... Quanto a Milano, chi l'ha mai sentita prima? E poi in che stadio, a Monza? Son speculazioni sorte post San Siro.
Se i Celti troveranno soldi freschi, contratti tv e sponsor (o prospettive di) nei pacchi natalizi dall'Italia, allora si "accontenteranno" di buon grado del Vèneto e della Bassa Padana, di gran lunga più densamente popolate e industrializzate delle loro brughiere.
Per inciso, sarà fondamentale l'audience al Giglio di Reggio con gli Ospreys, sabato: Treviso s'è già riguadagnato il rispetto con le prove a Munster e col Perpignan, molte delle possibilità di presentarsi bene per Viadana dipendono dal numero di spettatori e dalle prestazioni del prossimo weekend.
Se invece i pacchi in arrivo dall'Italia conterranno solo carte e certificati, allora aumenteranno i "dubbi insormontabili" e dato che la decisione va presa alla unanimità, allora altro che "grandi città", potremmo anche infilarci dentro New York (fino a metà Novecento la città con più italiani al Mondo) ma niente sbarco italiano in Magners. Al massimo ci concederanno un rinvio stile NPC, per tentare di salvare tutte le facce in gioco.
Se succederà, in questo blog nessuno si straccerà le vesti. Perchè crediamo fermamente che non esistano scorciatoie al duro e oscuro lavoro da fare su territorio, scuole, giovani, qualificazione degli istruttori e via dicendo, cosa che nel progetto non si intravede minimamente anzi, si andrebbe verso una ulteriore Centralizzazione. Il rugby italiano deve sprovincializzarsi, certo, ma non al costo di sparire dal territorio; la esterofilia di molti potrebbe trovar sfogo nello studio di modelli vincenti più adatti a noi, tipo il rilancio dei campionati avvenuto in Francia.
Tant'è, molti si sono giocati troppo su questa storia - alcuni Celti inclusi - e il dado è tratto, indietro non si torna (vedi Calvisano); quindi in Magners League in un modo o nell'altro delle selezioni italiane o prima o poi ci DEVONO arrivare; sarà un successo per tutti ... forse.
4 commenti:
Pro... quasi pro. Giusto per la scaramanzia, sai: qui in Italia non basta un esame, vogliono divertirsi con una seconda manche.
In bocca al lupo! :)
chissà,forse indietro si potrebbe pure tornare.
le dichiarazioni del numero uno degli ospreys"non si vede nè sponsor nè contratto televisivo"lascerebbero intendere che non solo dalla scozia venga ventilata la possibilità di porre veto.
il problema è che un rifiuto celtico non porterebbe ad un auspicabile lavacro con azzeramento e ridefinizione di ruoli e strategie ma,temo, alla solita pastetta che ha fruttato il super 10 deprimente di questi ultimi anni e le altre scelte livellate verso il basso di cui spesso si è detto.
in sostanza niente notte dei lunghi coltelli da cui ripartire su nuove basi ma i soliti lunghi cucchiai e forchette alla volemose bene.
Mah, il "volemose bene" avrebbe senso nel caso di rinvio post mondiali stile NPC, che è l'opzione che temo di più perchè ci terrebbe nel limbo per un anno in più.
In caso invece di bocciatura piena, sarebbe uno smacco e una mancanza di rispetto palese sul palco più alto a un VP della Irb: non robe da poco sul piano politico.
In al caso rmi aspetterei che il Grande Vecchio ne traesse le conseguenze e facesse uno sdegnato passo indietro.
Il vero problema è, chi dopo di lui?
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