giovedì 28 gennaio 2010

Loss von Celtic

La notizia della serata e' il prevalere della ragione: la Fir anticipa il probabile no celtico e si chiama fuori dalla partecipazione di squadre italiane alla Magners Celtic League. Ufficialmente trattasi di problemi di schei: quei 5 milioni secondo il pres. Dondi esplicitati dai Celti in fase troppo avanzata; "ehh ma se me lo dicevate prima...", la scusa buona per venirne fuori senza macchia, facendo ricadere le responsabilita' sullo spirito eccessivamente mercantile degli isolani nordici.
Sia come sia, forse siamo riusciti a scamparla per davvero ("se non si verificheranno ripensamenti da parte del Board celtico"); non per merito o scienza ma grazie al piu' classico degli stelloni italici; forse e' finalmente chiusa con 'sto tormentone durato quasi un anno e che infiniti addusse lutti agli Achei etc.etc.
Forse finalmente non sentiremo piu' quelli che "si tratta di una grande opportunita' di crescita", forse cominceremo a leggere anche nei comunicati stampa Fir frasi ricche di senso come questa: "Nei prossimi mesi lavoreremo con ancor maggiore intensità ed impegno per far sì che le competizioni nazionali possano essere sempre più formative per l’alto livello ed appetibili per gli sponsor ed il grande pubblico".Si tratta
dell'unica strada seria e vera per crescere (anche se tra il dire e il fare ...), altro che scorciatoie indicate dal Gatto e la Volpe.
Speriamo che finalmente ci si ispiri a delle "best practices" per costruire qualcosa che genera crescita invece di lanciare un paio di Paloma Segundo en orbita elliptiqua (bandidos, cabrones!) nello spazio esterno, cioe' due team lontani e staccati dal resto del movimento. Ci sono nel nostro sport Paesi e situazioni leader cui ispirarsi che contrariamente ai Celti almeno un poco ci somigliano in termini di mentalita', opportunita' di mercato, radicamento territoriale etc.etc,; speriamo si guardi verso il meglio e il più grande, non verso le troppe situazioni di vivacchiamento che affliggono lo sport nostrano e internazionale. Partendo da un paio di fattori critici di successo essenziali che non sono top ma bottom: la "colonizzazione" in qualche misura delle scuole assieme alla "selezione naturale" tra club, che fa emergere le migliori organizzazioni e giocatori.
Speriamo infine la si finisca con 'sta deriva di stampo calcistico nella quasi generalità dei commenti, nei forum come nella critica: avete notato la somiglianza delle reazioni al caso Juventus? Un mix di vittimismo e giacobinismo: l'ira bambinesca per il bel giocattolino (?!) rovinato al posto del ragionamento pacato; il grido "a fuoco il Palazzo d'Inverno" degno di cause ben peggiori. Per insediarci chi poi? Non abbiamo mai lesinato critiche all'attuale dirigenza federale, ma tutto 'sto alzar urla, picche e falcetti non ci convince: quale sarebbe l'alternativa, sulla base di quale progetto?
Abbiamo versato abbastanza inchiostro su 'sta storia, partita male, gestita peggio e che speriamo di dimenticare in fretta. Se non fosse per gli inevitabili contraccolpi, recenti e prossimi venturi: Viadana e Treviso accetteranno rassegnate o tenteranno per conto loro? Dopotutto la seconda in tempi non sospetti prima dell'intervento federale, qualche discussione al riguardo l'aveva già intavolata.

PS 29/1: Il Board Celtico ha detto la sua chiudendo definitivamente la porta, fortunatamente per noi. La risposta al j'accuse di Dondi è implicita ma chiara: il criterio guida era che chi c'è già in Celtic non doveva rimetterci una lira, l'advisor Deloitte ha evidenziato cosa mancasse alle due candidature italiane alla luce di tale linea guida; nonostante alcune settimane di discussioni con la Fir non s'è riusciti a trovare la quadra economica in tempo utile. Che peccato, grazie comunque a tutti e fine delle trasmissioni.
Per chi ha vissuto trattative ad alto livello la traduzione è chiara, Dondi e i Celti stanno fondamentalmente dicendo la stessa cosa da punti di vista diversi: "Eravamo d'accordo che offriva l'Italia ma quando è arrivato il conto questa ha detto, è troppo caro io non pago, quindi nel club non entra più". Irrilevante star lì a disquisire adesso a chi spettasse scegliere il locale e se me lo dicevi prima, o ve l'avevo detto che con i "Dagos" così andava a finire.

UPDATE 31/1: Lo conferma l'Irish Examiner del 30:"(...) Financial agreements were understood to be the major stumbling block with the Italian Rugby Federation (FIR) refusing to agree to a Celtic Rugby request for a €3m entry fee along with a demand for a slice of TV revenue. In a statement issued last night, the board of Celtic Rugby Ltd expressed disappointment ("delusione", ndt) at the development".
Questo con buona pace di chi ancora ci sperava perchè "la Celtic è un campionato ad altissimo livello"(ma lotta per la sopravvivenza da quando esiste), di quelli che "è tutta colpa nostra perchè siamo in mano a dilettanti che han fatto casino" (non meno di chi ci aveva detto di si "in linea di principio"), o "non ci vogliono perchè siamo tecnicamente scarsi" (non sanno che in Celtic di inizialmente imbattibili per una delle squadre italiane ce n'è da tre a cinque su dieci, con le altre si gioca) e quelli che "abbiamo sbagliato a non presentare le grandi piazze" (mai una parola al riguardo fuor dalle sedicenti "grandi piazze" stesse, nè ufficiale nè ufficiosa).


Nel frattempo, in concomitanza con la partita di apertura del Sei Nazioni con il Galles del 6 febbraio, centenario dello stadio di Twickenham, il principe Edward (in foto), un vero appassionato e grande tifoso di rugby (lo ricorderete ai Mondiali, durante e anche dopo le partite ...), diventera' vice patron della Rugby Football Union inglese, la maggiore del mondo. Il fratello maggiore William e' vice patron della Federazione gallese dal 2007. La patron di entrambe le federazioni e' la nonna regina, of course.
Che c'entra questo col gran rifiuto di Dondi? Beh, innanzitutto per mettere la foto del figlio piccolo di Diana al posto di una del Pres., e poi so' belle cose queste, simboliche, legate alle tradizioni. Fatue quanto belle.

6 commenti:

GiorgioXT ha detto...

Un piccolo appunto "Los" se cita il "Los von Rom" dei sudtirolesi va con una "s" sola , se invece è un raffinatissimo gioco di parole con Loss = perdita ... Complimenti !

Sono convinto che per noi la CL sia finita; non vedo come potrebero ripensarci e scendere a patti .
Ora resta da mettersi a lavorare -finalmente- per uno sviluppo autonomo e che parta dal basso.

Il Problema è che per avere successo così la dirigenza federale deve stravolgere la propria politica, abbandonare le società tanto amate e sostenute e appoggiare le tanto esecrate ed odiate società "degli orticelli" come Petrarca, l'Aquila, ecc. che i giocatori li producono eccome...

Abr ha detto...

La seconda che hai detto Giorgio, ovviamente ... ehmm...
La prima versione del titolo era "Lost in translation", poi m'e' sovvenuto il ricordo delle scritte sui muri sudtirolesi ed e' rimasto quel refuso: dicesi eterogenesi dei fini direi da quanto ci sta bene.

Giorgio, piu' che politica l'attuale dirigenza mi sa dovrebbe cambiare la propria "cultura" centralista, il che e' ancora piu' difficile.
A maggior ragione quello che mi piacerebbe vedere ora e' NON le reazioni singole di Benetton, Aironi e/o altri, ma tanto per cominciare la ricostruzione di una Lega delle Societa', controbilanciamento essenziale alla Fir: non come la Lire di prima, centro a sua volta di conflitti strumentali,ente inutile, chiuso e diviso, aldila' dell'impegno dei singoli dirigenti suoi.

Anonimo ha detto...

...pricinpe Harry... ma va bene lo stesso, tanto di birra ne beve abbastanza!

Tommaso l'Aretino

Abr ha detto...

Urca se ne beve; Dondi invece ha u'aria così monacale ...ammirevole per quello, mi dicono che paga il biglietto quando va a vedersi le partite di club ..

Zamax ha detto...

Be', io sono contento, per ragioni più volte esposte, anche se perdo la comoda possibilità di vedere dal vivo una decina di partite ad alto livello a poca distanza da casa. Si torna alla normalità, e si spera, ad una seria programmazione in base alla concreta realtà. Secondo me, anche quella sorta di limbo in cui abbiamo vissuto ultimamente ha fatto assai male alle nostre squadre di rugby. Grandi piazze o piccole piazze, il dilemma è falso. L'importante è che la "grande piazza" non sia un risultato artificiale. Per cui, ad esempio, se a Roma o a Parma le varie compagini locali decidono di unire le forze, io non ci vedo niente di male, anzi. E' una giusta razionalizzazione, non un invenzione. Abbiamo un campionato, abbiamo le Coppe. Non è poco. E' poco, se a parte la partecipazione di due sqaudre nella Heineken Cup, tutto il resto è trascurato (come si fa prender sottogamba la Challenge!!!!!???) dal movimento, dai media pochissimo solleciti, e poco sollecitati. Insomma, tutto è buttato lì, scusate il linguaggio, alla cazzo di cane. Salvo svegliarsi per il 6 Nazioni. Dove dovrebbe avvvenire il miracolo. La politica e la scuola potrebbero fare molto, almeno in Veneto, se ci fosse la volontà. (Da ragazzo della pallavolo, che mi annoia, ne avevo piene le tasche, però a qualcosa è pur servito quel totalitarismo sportivo scolastico...)

Abr ha detto...

Tutto da quotare "il ns. corrispondente" da area Treviso.
Nota bene, una provincia da 800.000 abitanti, alla faccia di quelli che "il paesone da 70.000 anime.
In una Nazione un po' più sveglia la si chiamerebbe "area urbana"; congiuntamente a Venezia e Padova-Vicenza con le quali non ci sono soluzioni di continuità, supera i tre milioni di abitanti in un raggio di 50km: anvedi mo' le "grandi piazze".

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