Oh when the Saints ...
Oggi la coscienza efficientista coi suoi difetti piu' calvinisti tace, sogghigna felice l'animus ludico lasciato libero di compiere una veglia da mezzanotte alle soglie delle quattro del mattino, compromettendo l'efficienza del lunedi' lavorativo. No, niente discoteca (non ho l'eta' ...):
e' stato il SuperBowl numero 44 a ripagare abbondantemente lo sforzo.
A Miami si disputavano quest'anno il Vince Lombardi Trophy i Colts di Indianapolis, campioni in carica e dominatori del torneo da molte stagioni , guidati dal pluri Nfl best player Peyton Manning, e i New Orleans Saints, mai stati in finale nella intera storia della franchigia, in mano al promettente quarterback Drew Brees, reduci da una stagione regolare pressocche' perfetta ma nettamente sfavoriti.
E' finita 31-17 per i Saints: e' stata una partita appassionante, appesa sul filo del rasoio per tre quarti e tre quarti del quarto quarto. Alla fine si fa presto a dire che han vinto gli episodi (il kickoff di meta' gara recuperato dai Saints che calciavano, una conversione da due punti dei Saints un po' controversa, l'intercetto su Manning portato in meta); nella realta' ha vinto il sangue freddo e la capacita' di eseguire il game plan da parte degli "inferiori" sull'olimpico ma un po' scontato senso di superiorita' dei Colts. Non ha vinto il team piu' forte, ha vinto quello che ha voluto e saputo vincere; in americano si dice che li hanno "outplayed".
La squadra di Nu O-lin' aveva del resto un sacco di motivazioni extra sportive per portare il piu' ambito trofeo dello sport professionistico di squadra al Mondo nella sfortunata citta' del jazz, ma puoi anche godere di tutte le simpatie, non basta, alla fine dipende solo dal commitment e dal sangue freddo di chi scende in campo.
Commitment totale ad esempio quello del difensore dei Saints autore dell'intercetto (in foto) che ha ammazzato la partita: togliendosi il casco subito dopo, ha mostrato una rasatura a palla di biliardo, solo un ciuffo su un lato della testa con la scritta "SB 44" e dall'altro un ciuffo col profilo del Vince Lombardi Trophy. Il ragazzo non s'era lasciato scelte, o vincere o rinchiudersi finche' non gli ricrescevano i capelli.
Il sangue freddo e' quello mostrato da altri due protagonisti, l'allenatore e il quarterback dei Saints MVP della gara: non hanno sbagliato nulla e quando l'han fatto (perche' succede anche nelle migliori famiglie), ad esempio alla fine del primo tempo quando i Saints han fallito tre down in fila a un metro al goal, han saputo rimediare immediatamente, recuperando palla e segnando i tre punti che li ha tenuti in partita; potevano vincere solo cosi'.
Qui il link per gli highlight della gara e tutte le informazioni che si desiderino (come so' avanti gli americani ad analizzare e condividere FATTI, non chiacchiere, sui loro sport).
Chiaro il messaggio, o appassionati del nostro sport, quello della palla ovale grande?
Primo, non si parte mai battuti, nemmeno nello sport piu' statistico del mondo dopo il baseball. Secondo, e' fondamentale crederci ma non basta, non si vince partendo testa bassa all'attacco dei piu' forti o cercando scorciatoie. Si vince pianificando ed eseguendo; non e' finita, in piu' serve la lucidita', la capacita', l'umilta' e l'esperienza per "leggere" al volo cosa sta succedendo ed attuare quelle varianti in corso d'opera che le circostanze e l'avversario impongono. Dicesi sangue freddo. Ne sanno qualcosa gli inglesi in questo weekend di Sei Nazioni.
e' stato il SuperBowl numero 44 a ripagare abbondantemente lo sforzo.
A Miami si disputavano quest'anno il Vince Lombardi Trophy i Colts di Indianapolis, campioni in carica e dominatori del torneo da molte stagioni , guidati dal pluri Nfl best player Peyton Manning, e i New Orleans Saints, mai stati in finale nella intera storia della franchigia, in mano al promettente quarterback Drew Brees, reduci da una stagione regolare pressocche' perfetta ma nettamente sfavoriti.
E' finita 31-17 per i Saints: e' stata una partita appassionante, appesa sul filo del rasoio per tre quarti e tre quarti del quarto quarto. Alla fine si fa presto a dire che han vinto gli episodi (il kickoff di meta' gara recuperato dai Saints che calciavano, una conversione da due punti dei Saints un po' controversa, l'intercetto su Manning portato in meta); nella realta' ha vinto il sangue freddo e la capacita' di eseguire il game plan da parte degli "inferiori" sull'olimpico ma un po' scontato senso di superiorita' dei Colts. Non ha vinto il team piu' forte, ha vinto quello che ha voluto e saputo vincere; in americano si dice che li hanno "outplayed".
La squadra di Nu O-lin' aveva del resto un sacco di motivazioni extra sportive per portare il piu' ambito trofeo dello sport professionistico di squadra al Mondo nella sfortunata citta' del jazz, ma puoi anche godere di tutte le simpatie, non basta, alla fine dipende solo dal commitment e dal sangue freddo di chi scende in campo.
Commitment totale ad esempio quello del difensore dei Saints autore dell'intercetto (in foto) che ha ammazzato la partita: togliendosi il casco subito dopo, ha mostrato una rasatura a palla di biliardo, solo un ciuffo su un lato della testa con la scritta "SB 44" e dall'altro un ciuffo col profilo del Vince Lombardi Trophy. Il ragazzo non s'era lasciato scelte, o vincere o rinchiudersi finche' non gli ricrescevano i capelli.
Il sangue freddo e' quello mostrato da altri due protagonisti, l'allenatore e il quarterback dei Saints MVP della gara: non hanno sbagliato nulla e quando l'han fatto (perche' succede anche nelle migliori famiglie), ad esempio alla fine del primo tempo quando i Saints han fallito tre down in fila a un metro al goal, han saputo rimediare immediatamente, recuperando palla e segnando i tre punti che li ha tenuti in partita; potevano vincere solo cosi'.
Qui il link per gli highlight della gara e tutte le informazioni che si desiderino (come so' avanti gli americani ad analizzare e condividere FATTI, non chiacchiere, sui loro sport).
Chiaro il messaggio, o appassionati del nostro sport, quello della palla ovale grande?
Primo, non si parte mai battuti, nemmeno nello sport piu' statistico del mondo dopo il baseball. Secondo, e' fondamentale crederci ma non basta, non si vince partendo testa bassa all'attacco dei piu' forti o cercando scorciatoie. Si vince pianificando ed eseguendo; non e' finita, in piu' serve la lucidita', la capacita', l'umilta' e l'esperienza per "leggere" al volo cosa sta succedendo ed attuare quelle varianti in corso d'opera che le circostanze e l'avversario impongono. Dicesi sangue freddo. Ne sanno qualcosa gli inglesi in questo weekend di Sei Nazioni.
2 commenti:
Il vostro fucile è solo uno strumento: è il cuore di pietra quello che uccide!
Augh! (A mio avviso, cuore caldo okkei ma soprattutto mente fredda ...).
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