sabato 29 maggio 2010

Leicester campione all'ultimo azzanno


Guinness Premiership Final, Twickenham: Leicester 33-27 Saracens

Dal 2005 ad oggi Leicester non ha mancato una finale e su sei apparizioni (compresa quest'ultima) si è imposta tre volte. Un anno fa sugli Irish, per un solo punto, 10-9. Anche quest'anno non si è fatta mancare il brivido, ma il risultato non è cambiato: le Tigri si riconfermano padrone della Guinness Premiership.
Twickenham accoglie le due squadre con una grande cornice di pubblico. Da una parte ci sono i solidi e collaudati Tigers, i bianco rosso e verdi di Leicester; dal'altra i rossoneri Saracens, vincitori mai di niente, gli "imbucati" mezzi londinesi mezzi sudafricani che hanno espugnato la favorita Northampton in semifinale, ma pur sempre la squadra che dominò alla grande la prima metà del campionato. Non c'è il loro allenatore, Brendan Venter, confinato fuori dallo stadio per le note vicende tra lui e i tifosi proprio a Leicester lo scorso 8 maggio.
Al primo tentativo di mischia ordinata dopo un solo minuto di gara, i Sarries portano a casa il primo calcio di punizione da posizione centrale sui 22m: Glen Jackson sblocca così il punteggio. Toby Flood paregga al 4' sempre dalla piazzola ed è 3-3. Bell'inizio, lo scontro è subito a viso aperto coi Saracens col pallino del gioco, si affidano a due consistenti linee di uomini schierati per ripartire con buon timing dal gioco al piede del Leicester. Al 10' ancora Jackson va a segno dopo un fallo di Castrogiovanni. Ma le tigri sono lì che covano, nella frenesia del primo quarto d'ora trascorso tra ribaltamenti di fronte e palle contese. Il mediano Ben Youngs, miglior giovane della Premiership quest'anno, attacca una prima volta in profondità, serve Castrogiovanni che mostra ottime mani aprendo all'accorrente Jordan Crane al largo, ma il controllo dell'ovale di quest'ultimo è maldestro.
Interessante la sfida tutta "italiana" all'interno della gara: si incornano contrapposti in mischia Matias Aguero nr. 1 Saraceno e Martin Castrogiovanni nr.3 Tigrotto: se inizialmente regna l'equilibrio, man mano che passa il tempo e si prendono le reciproche misure, Castro emergerà netto vincitore della sfida.

Partenza a razzo -
Al 14' è Matt Smith a trovare il corridoio giusto sulla sinistra per le Tigri, dopo una veloce trasmissione con Youngs ed Hamilton che allargano verso il secondo centro del Leicester che va a schiacciare sotto i pali. Leicester passa avanti 6-10.
Le difese, le difese: passano da qui le azioni più pericolose nel senso che non sempre si fanno trovare attente e concentrate o, per lo meno, senza un
timing di salita regolato sulle medesime lancette. Così la reazione dei Saracens trova riscontro con il nr. 8 capitano Ernst Joubert che viene lanciato a tutta velocità nel varco lasciato scoperto dai Tigers: nell'occasione Flood esce a vuoto con un compagno e permette ai rossoneri di dare qualità al gioco, come succede spesso quando si cerca di "chiudere" al largo lasciando scoperta la profondità. Jackson manca la trasformazione ma al 18' è nuovo sorpasso, 11-10 per i Sarries.
Passa poco e Flood segna ancora, ma Jackson riporta avanti i suoi sul 14-13.
I Saracens, come detto, hanno il merito di rendere effervescente la finale puntando sulla rapidità di manovra, facendo sempre trovare pronto un sostegno per mantenere vivo il pallone; i Tigers invece ruminano lenti il loro gioco molto "inglese", fatto di solide testate, di ruck sporcate e di gioco al piede. Ma la difesa dei Sarries si fa tagliare in due dai perfidi angoli dei Tigers quando improvvisamente alzano il ritmo coi loro ball carriers. Il comparto delle terze linee dà il suo contributo nell'assicurare palloni veloci dalle ruck, il Man of the Match Crane rompe un placcaggio, serve Castro che con mani abilissime serve la scheggia di Youngs che si tuffa tra i pali:
20-14.
E' il punteggio con cui si va negli spogliatoi e che testimonia l'andamento del match. Dicevamo: da una parte gli scafati di Leicester che sanno gestire il peso e i meccanismi di una finale che, aldilà di bellezza e spettacolarità, spesso si vince grazie a episodi e errori avversari; dall'altra ci sono i Saracens che non tirano indietro la gamba e sanno imporsi nella fase offensiva - una rarità nella Guinness Premiership - ma ha in quella difensiva il tallone d'Achille. E però si merita il palcoscenico di Twickenham.

Tigers coriacei, saraceni mai domi -
Con la ripresa la musica cambia. I detentori del titolo si spostano e mettono le tende nella metà campo londinese, dove non c'è più Borthwick che esce al 45'. Castrogiovanni arringa la folla dopo che il suo pack torchia nuovamente quello avversario e Flood dal penalty che ne consegue allunga: 23-14.
Difficile pensare che sia l'allungo definitivo: i Saracens non modificano il
modus operandi e si riversano in attacco. E ancora Joubert va a marcare grosso, finalizzando un'azione veloce che sorprende la difesa schierata con ottimi angoli e dove toccano palla la coppia mediana De Kock-Jackson, Barritt ed infine la terza linea: 23-21.
Flood sbaglia al piede dopo un fischio dell'arbitro Pearson che non si capisce bene quale fallo abbia visto, forse un placcaggio in ritardo di Tagicakibau il giovane su Geordan Murphy, ma da una posizione più avanzata. Mistero. I Tigers assumono i contorni della squadra 100% inglese e fa di tutto per passare dalle mischie, dove domina. Altro calcio di Flood per il 26-21, che più tardi spreca un altro match point. Anche Jackson sbaglia al 65' e sembra quasi che i Saracens non ne abbiano più. Sembra.

Roba da film hollywoodiano -
L'ingresso in mediana di un grande campione alla sua ultima partita di carriera, Justin Marshall, con la sua razionale pulizia e lucidità contribuisce a schiacciare Leicester in difesa. Attorno al 70' il sempre ottimo Geordan Murphy manca una presa al volo e concede palla all'avanzata saracena che ritrova la confidenza per un attimo smarrita, poco ci manca che Joubert faccia tripletta, hat trick. In compenso arriva un calcio di punizione e Jackson stavolta segna: 26-24 a dieci dalla fine. Stai a vedere che è ancora una questione di drop. Al 75' si materializza il peggio: ancora Jackson, ancora centro e 27-26, il sorpasso è compiuto. Ma è destinato a durare pochissimo.
Chiamali artigli delle tigri, chiamala dormita generale della difesa Sarries, chiamalo destino: Hamilton contesta e raccoglie fortunosamente il calcio di ripartenza, va oltre la barricata, lo raggiunge la cavalleria pesante amica, dalla mischia in piedi che ne consegue, quasi una maul dei trequarti, si materializza palla in mano il volto di Hipkiss, reduce da una stagione turbolenta. Ed è l'ultima meta dell'annata 2009/2010, la più importante e la più bella.

Le mani sul titolo -
Finisce 33-27, anche se i Saracens si procurano l'occasione per compiere il miracolo, calciando in touch a ridosso della meta in pieno injury time. Ma Parling abilissimo ruba l'ovale e con esso la conferma del titolo di più forti d'Oltremanica.
Noterete ora come lo notiamo noi, nella cronaca non emerge mai il nome del vincente dei Sarries Shalk Brits: rimasto in campo sino alla fine - chiudendo quindi Fabio Ongaro per l'ultima volta - ha offerto una prova opaca rispetto ai suoi abituali standard; forse quel quid che è mancato ai Sarries per prevalere.
Vince un club che in questi anni non ha mai mancato gli appuntamenti con i finali delle competizioni alle quali partecipa, che si tratti del campionato o della Heineken Cup. Una delle due, poco importa: Leicester c'è. Ai Saracens va più che l'onore delle armi: sono scesi in campo a viso aperto - e senza comandante - con l'atteggiamento positivo di chi non ha nulla da perdere, a coronamento di una stagione regolare inizialmente dominata e chiusa al terzo posto a quattro punti della capolista che poi si è confermata la vincitrice finale.
Leicester Tigers: Geordan Murphy (capt); Scott Hamilton, Matt Smith, Anthony Allen, Alesana Tuilagi; Toby Flood, Ben Youngs; Marcos Ayerza, George Chuter, Martin Castrogiovanni, Louis Deacon, Geoff Parling, Tom Croft, Lewis Moody, Jordan Crane
Replacements: Joe Duffey, Dan Cole, Boris Stankovich, Craig Newby, Ben Woods, James Grindal, Jeremy Staunton, Dan Hipkiss
Saracens: Alex Goode; Michael Tagicakibau, Adam Powell, Brad Barritt, Chris Wyles; Glen Jackson, Neil de Kock, Matias Aguero, Schalk Brits, Petrus du Plessis, Steve Borthwick, Hugh Vyvyan, Jacques Burger, Andy Saull, Ernst Joubert (capt)
Replacements: Fabio Ongaro, Rhys Gill, Richard Skuse, Mouritz Botha, Justin Melck, Justin Marshall, Derick Hougaard, Kameli Ratuvou
Referee: Dave Pearson

2 commenti:

massimo coppa zenari ha detto...

Avrei voluto che vincessero i Sarries: per la novità e per quanto hanno fatto per gran parte del campionato. Ma poi mi dispiaceva per Castrogiovanni: già l'anno scorso non giocò in finale. E' finita com'è finita, e va là

Abr ha detto...

Anch'io tendo a propendere per l'underdog, ma come te sono contento per Castro.

La mia idea è che ai Sarries sia mancato un filo di concentrazione dopo aver marcato nel finale, ma anche l'eroe della semifinale e di tante partite, Shalk Brits. M'è moltaso piaciuta anche goi scmapoli di gara d'addio di Justin Marshall.

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