domenica 20 giugno 2010

La Gloriosa Rivoluzione Inglese di Sidney

A Sidney: Australia 20 - 21 England (Pt. 13-15)
Visti i due principini d'Inghilterra in tribuna ai Mondiali in Sudafrica per la deludente prestazione dei calciatori di Capello, verrebbe da dire che stavolta han sbagliato continente, pur sempre australe: almeno uno dei due fosse andato a Sidney, avrebbe goduto di una prestazione superba della Nazionale inglese, una delle migliori partite di rugby dell'anno.
Ma chi sono quei fulmini di guerra di bianco vestiti in campo a Sidney, veniva da chiedersi? Non somigliavano minimamente alla solita Inghilterra macchinosa vista sino alla settimana scorsa: riescono a riscattare un Emisfero intero con una preziosa vittoria sull'Australia, la prima dai mondiali del 2007, la prima da Tourists nell'Emisfero Sud dalla famosa finale dei mondiali 2003: una di quelle vittorie destinate a far morale e a consolidare certe scelte di uomini, allenatore convinto o meno.
Vittoria per un solo punticino ma è quanto serve, anche se qualche responsabilità ce l'ha anche croce e delizia Matt Giteau, du emete ma piede non sempre felicissimo, come a volte gli capita, ricordate recentemente in Scozia?
Comunque ne è uscita una partita entusiasmante, con punteggio sempre in bilico e sette cambi di squadra in vantaggio. Grazie in primis alla metamorfosi tutta dinamica inglese, superbi in attacco e difesa soprattutto nel primo tempo. Gli australiani invece sempre quelli sono stati, la partita se la sono giocata come al solito, belli aperti, esperti e a testa alta. Anche i Wallabies hanno dato il loro contributo al cambio di paradigma rispetto alla settimana precedente: la mischia ordinata terribilmente sofferente nella prima partita ha saputo ADEGUARSI, hanno prima infastidito e poi retto decentemente la prima linea inglese, soprattutto con l'ingresso del giovanissimo Slipper.

La cronaca - Si legge subito chiara la differenza d'intensità della gara inglese rispetto alla settimana precedente: il primo elemento a manifestarsi è Lewis Moody alla caccia di Quade Cooper, gli salta addosso appena riceve palla facendogli perdere il possesso due volte in un minuto. Cooper, come il mitico Carlos Spencer che tanto ricorda, soffre se gli togli quel microsecondo per analizzare e magari fare un bel doppio passo: di fatto viene eliminato per un bel pezzo uno dei fattori cruciali della prima partita.
Anche la seconda e la terza differenza si manifestano immediatamente: il giovane mediano dei Tigers Ben Youngs (in foto) è maledettamente più veloce di Danny Care a estrarre la palla dalle ruck, accompagnando le accelerazioni del pack; all'estremo Ben Foden è stata data finalmente licenza di inserirsi nella linea e provare a sfondare.
As a result
, i primi due minuti sorprendono i Wallabies e un placcatore che non rotola via regala i primi tre punti per il piede di Toby Flood.
Attorno al quinto minuto potrebbe arrivare un'altra mazzata per i padroni di casa: prima mischia ordinata, la prima linea Wallabies entra in anticipo, punizione a favore inglese. I perfidi albionici chiamano la mischia per schiantare sin dall'inizio i giovinotti in gialloverde già pesantemente sottomessi la settimana precedente, ma mal glie ne incolse: forse complice l'uscita di Cole a destra per ferita, gli australiani riescono a reggere e girare la mischia, tra lo sconcerto e il susseguente nervosismo della prima linea bianca, con Steve Thomson che non si capacita e non riuscirà a farsene una ragione per quasi tutto il primo tempo. Il nervosismo tra piloni continua anche mentre la palla viaggia tra i trequarti, al settimo minuto l'arbitro Poite (ottima direzione la sua) imbeccato dal guardalinee concede un calcio di punizione contro Tim Payne che Giteau sfrutta pareggiando.
[I cultori della mischia e del rugby Union lo sanno bene: la mischia ordinata è una gara nella gara con le sue logiche particolari, e come nel calcio lì il più debole ti può fregare se riesce a destabilizzarti in modo più o meno lecito; se il più forte reagisce non adeguandosi ma innervosendosi, allora è fatta].
L'unico vantaggio inglese in gara uno - la mischia ordinata - è perduto? Poco male se l'attacco viaggia a mille all'ora: la palla viene portata avanti dritto per dritto dai giovani Hape e Ashton, mentre i più maturi Cueto e Tindall stanno più conservativi e viene ben orchestrata da Flood e Youngs. A completare la nouvelle vague inglese dei giovani arditi fianlmente con licenza d'assalto, a mille all'ora attacca anche Ben Foden dalla propria metà campo, contrattaccando su ogni calcio di liberazione dei Wallabies.
Il pallino è in mano inglese ma gli Aussie non subiscono impotenti, appena possono guadagnano campo, sopratutto grazie alle incursioni di James O'Connor e sfruttando i falli inglesi in ruck: al 13' è Lawes a non rotolar via e Giteau può piazzare il 6-3 da 45 metri.
Anche i Wallabies non sono immuni da falli: uno a metà campo di Pocock su incursione partita da una iniziativa del solito Foden, genera al sedicesimo una rimessa dentro ai 22m, ben eseguita dal duo Thompson- Croft; palla a Youngs, il quale come Tebaldi a Witbank finta l'apertura e s'infila nel buco lasciato sguarnito dall'australiano boccalone che ci casca, aprendosi la strada per la meta: 6-10 dopo la trasformazione di Flood.
Poco male, l'Australia può contare sulla piattaforma della mischia ordinata (!): al 21' Will Genia immette la palla ai suoi a metà campo, la vincono pulita, il mediano apre a Cooper su cui incrociano Giteau diretto a ore cinque e Ioane a ore sette, palla a quest'ultimo mentre Flood resta sull'apertura, Hape abbocca su Giteau e Tindall rimane largo. Mar Rosso aperto, al sopraggiungere dell'ultimo uomo Foden, Ioane scarica a Giteau che marca in mezzo ai pali e si auto trasforma: 13-10. A una meta in prima fase, risponde meta in prima fase.
Le fasi arrivano subito dopo: al 27' le due ali Cueto e Ashton si schierano a sinistra coi due centri, gli avanti fanno fisarmonica tra centro e destra per fare sponda, le ruck sono orchestrate da Youngs; servono 12 fasi, ma alla fine Palmer riesce a dare un offload a Ashton che si infila tra i piloni sfruttando il mismatch e vola in meta. Flood manca la trasformazione, alla mezz'ora è il 13-15 con cui si chiuderà un magnifico primo tempo.
Nei dieci minuti che restano è pressione territoriale australiana: interessante che i Wallabies contrariamente all'Inghilterra, mirino alle rimesse laterali e non al fondo campo, forse per evitare le ripartenze di Foden (siamo tornati ai vecchi tempi dei calci in touch?); un segnale che si rivelerà decisivo, Giteau sbaglia due punizioni in fila: la prima molto angolata, la seconda cogliendo il palo; Flood ne aveva fallita in precedenza una da metà campo.

Alla ripresa rientra in campo uno scampolo di Inghilterra Old Skool: al triangolo allargato viene evidentemente impartito l'ordine che incursioni basta, si deve giocar di territorio ed eventualmente up&under.
La cosa rende il possesso agli australiani, che non si fanno pregare: dopo una serie di ruck a metà campo orchestrate da Will Genia (un po' in ombra oggi pur non avendo sbagliato nulla), questi apre a destra a Giteau, alla mano a Cooper poi O'Connor; mentre Ashton placca l'estremo in corsa sul lungolinea destro, Drew Mitchell incrocia dietro e si propone per l'offload, poi passa a Matt Giteau verso il centro per evitare il ritorno di Flood. Una magnifica azione alla mano come solo gli australiani sanno fare, procura all'Arcangelo la seconda meta in mezzo ai pali della giornata: con la trasformazione fa 20-15 al 42'.
Toby Flood accorcia subito per un fallo guadagnato dalla mischia ordinata, tranquillizzata dal tè caldo dell'intervallo: 20-18 al 44', ma nel calciare una smorfia di dolore si disegna sul volto dell'apertura Tigers e Wilkinson inizia a scaldarsi. Entra al 50', è il suo ottantesimo cap (è il quinto inglese di sempre ad arrivare a tanto), giusto per infilare il piazzato che si rivelerà decisivo, anche questo procurato dalla mischia ordinata: 20-21 al 51'.
Coach Deans corre ai ripari in mischia sostituendo Ma'afu col giovanissimo Slipper, la mossa si rivelerà corretta ma tardiva.
Nell'ultima mezz'ora si susseguono gli assalti multifase australiani, gli inglesi fanno lo switch al defensive mode che conoscono e attuano bene ma certo, mezz'ora da reggere è lunga.
La prima opportunità di passare per gli Aussie è una entrata laterale di Thompson al 66', ma il calcio di Giteau termina largo; un paio di minuti dopo si vedono assegnare un autentico rigore in mezzo ai pali senza portiere, una punizione da 20 metri per un fuorigioco di Hape, ma l'Arcangelo incredibilmente sbaglia ancora. A due minuti dalla fine c'è una agevole opportunità di minibreak anche per Wilko, per un placcaggio in aria nel corso di una rimessa laterale: sbaglia anche lui.

Poco male, finisce tutto lì: tra i migliori 50 minuti di rugby visti quest'anno, destinati a ringalluzzire Martin Johnson e a corroborare la "linea giovane" inglese, la vera vincitrice con Youngs davanti a tutti, Foden, Ashton, Hape e anche Lawes autore di alcune buone percussioni. Flood è la giusta apertura per questo tipo di gioco, mentre Wilko si ritaglia lo spazio di finisseur per i minuti finali - non va dimenticato che i suoi tre punti sono stati quelli decisivi. Prima linea ok se non gli salta la mosca al naso, seconda linea sempre in controllo anche se non è molto aggressiva nelle rimesse avversarie: terza linea di livello mondiale con Moody e Croft oggi a livelli splendidi.
Gli Aussie scontano una certa sorpresa per l'approccio inglese mutato a 360 gradi e la seconda parte di gara no del piede di Matt Giteau; per il resto mostrano di poter far convivere agevolmente Genia, Cooper, O'Connor e Giteau (anche se Berrick Barnes forse avrebbe un piede - o una testa? - più affidabile).
La capacità di "tener botta" con quella prima linea in assenza dei titolari è importante, così come e la consistenza del pack tutto, con Pocock sempre più guastatore-recuperatore di ovali alla McCaw e con Elsom pericoloso in fase d'attacco; il duo Reds Will Genia e Quade Cooper invece è stato un po' schiacciato, non ha potuto dare apporti decisivi. Se Horne sta crescendo al centro e Drew Mitchell è come sempre molto propositivo, è un peccato per Ioane grande ball carrier, probabilmente con questa partita s'è giocato il TriNations per via di un infortunio alla spalla.

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