sabato 17 luglio 2010

Ancora All Blacks

Westpac Stadium, Wellington: New Zealand 31 - 17 South Africa
(pt.: 13 - 7)
Gli Springboks fanno uno "step up" in termini di intensità e concentrazione, ma non abbastanza per superare questi All Blacks. I padroni di casa segnano anche stavolta quattro mete, gli ospiti ne realizzano due rispetto alle zero di Auckland, ma il tabellino del TriNations a due gare disputate riporta il massimo per i neozelandesi - dieci punti - contro zero per i audafricani campioni in carica.
E poteva andare pure peggio a livello di punteggio per i tourists, se Dan Carter non fosse incappato in una serata pessima nel vento e pioggia di Wellington, realizzando un misero tre su sette totale al piede. Emergono sempre meglio i contorni del nuovo gioco espansivo e positivo neozelandese, fatto di ripartenze esaltanti alla mano che sfruttano veloci tutta l'estensione del campo.

Tutto parte ovviamente dalla fase di recupero palla, e qui è sfumato il confine tra "ferocia agonistica" o "desire" come lo chiamano gli anglosassoni , sicuramente messo in campo dagli All Blacks in misura nettamente superiore agli avversari, e un atteggiamento costantemente borderline sotto il profilo regolamentare. E' un pack a immagine e somiglianza del suo leader Richie McCaw: non è smaccatamente scorretto come talvolta capita gli irlandesi, ma tra un tuffo oltre il placcato che vorrebbe somigliare a una controruck, una manina che sposta l'ovale e una gambetta in mezzo ai piedi del mediano avversario, come dicono a Roma ce stanno sempre a provà, spingendosi sempre un filino oltre il limite fin che l'arbitro acconsente.
Sia chiaro che la Nuova Zelanda ha ampiamente meritato la vittoria, ma se McCaw e compagni fanno il loro a provarci, dall'arbitro "migliore del mondo" si pretenderebbe più attenzione e inflessibilità. Invece Alain Rolland fischia la metà dei falli commessi dai Tutti Neri e usa due pesi e due misure disciplinari: Roussow fuori alla prima che combina ma Ranger se la cava, mentre a McCaw concede un mai sentito "richiamo ufficiale" dopo il richiamo "normale" per non buttarlo fuori.
Lasciatecelo dire, se il buongiorno si vede dal mattino, non sono premesse positive per i Mondiali 2011 in Nuova Zelanda sotto il profilo della fairness arbitrale, sottoposti alle pressioni costanti di un gentleman solo un filo committed come Graham Henry - se lo riperde è un uomo morto.
Sia come sia, tra una distrazioncella arbitrale - il cui numero rende superfluo analizzare come mai Steyn abbia calciato una sola punizione - e un passo troppo diverso tra le due squadre, i sudafricani non riescono a schiacciare la difesa neozelandese tutte le volte che avrebbero potuto e i neozelandesi ottengono una vittoria meritata, solo misleading come larghezza rispetto ai valori in campo.

La cronaca - Parte bene il Sudafrica: già alla prima mischia ordinata ilo Troll Steenkamp sottomette Franks, attuando una seconda spinta vincente dopo aver subito la prima. L'azione sfocia subito in un assalto e in una punizione piazzabile, ma Danie Roussow al 50' cap fa il pivello di trentadue anni, reagendo troppo vistosamente a una reazione di Richie McCaw per un buffetto in faccia. Certe cose non si fanno, soprattutto quando l'arbitro è un malato di protagonismo: al quarto minuto il numero quattro verde-oro viene spedito in panca puniti, film già visto in gara uno quando quel numero era di Bakkies Botha.
Carter sbagliava poco dopo il primo calcio della serata, ma gli All Blacks potevano capitalizzare rapidamente: al settimo Ma'a Nonu segnava una meta di potenza, all'undicesimo Mils Muliaina - altra gara fantastica la sua - finalizzava in velocità un blitz di Piri Weepu che si beveva Steyn e tutti i trequarti avversari, al momento sul piede avanzante.
Il recupero di Weepu non nasceva comunque solo dalla ferocia difensiva All Blacks ma da un fallo in ruck non visto da Rolland troppo distante: l'ovale messo a disposizione da un Boks placcato e subito coperto dai compagni, chissà mai come tornava improvvisamente a muoversi nella direzione sbagliata, Januarie se lo trovava tra i piedi e lo sciagurato lo calciava tra le braccia di Weepu con una pista di decollo sgombra davanti.
Carter falliva entrambe le trasformazioni e al quarto d'ora, a parità numerica ristabilita, i Boks si trovano sotto 10 - 0, come sancito dal teorema di DeRossi sul peso standard del cartellino giallo.
Lo stesso film già visto in gara uno, insomma; solo che stavolta per tutto il primo tempo agli All Blacks brillanti e micidiali come un mamba si contrappongono degli Springboks caracollanti ma determinati, pur avendo una buona metà dei giocatori, a partire dalla terza linea tutta - Shalk Burger, Louw , Spies - chiaramente sfasati.
Il problema dei Boks sta nella povertà di idee: in fase di attacco si sente l'assenza di DuPreez, Kirchner carica ma non ha il fisico per passare, Steyn calcia alto e Januarie vicino ma manca il tempo, nessuno va a caccia, sono tutti possessi resi agli avversari; in fase difensiva la linea stavolta placca ma se ne sta compassata in attesa, senza blitz contro gli avversari.
Sembra che i Boks abbiano deciso di fare affidamento sulle sole fasi statiche: infatti al 37', dopo che Carter aveva segnato la sua prima punizione per il 13 -0, un fallo da giallo dell'esordiente Renè Ranger - un duro placcaggio non chiuso su Kirchner che Rolland non si sente di punire appropriatamente - consente ai Boks di guadagnare una rimessa dentro ai 22m avversari. Shalk Burger lancia al volo Januarie, De Villiers gestisce perfettamente il tempismo nell'affiancarlo e ricevere l'offload, Januarie tira fuori rapido l'ovale dalla ruck formatasi sulla linea di meta e Danie Roussow si fa parzialmente perdonare segnando una meta sul palo: è 13 - 7 alla fine del primo tempo, la gara è sempre sbilanciata ma riaperta, i Boks stanno sotto break.

Alla ripresa Brendon Botha, al secolo BJ, sostituiva un provato CJ Van Der Linde e Gio Aplon entrava all'ala al posto Jean De Villiers, che s'era pagato il viaggio con la sola azione della meta; per il resto era inconsistente e addirittura pericoloso: tendenza da centro a gettarsi sul primo uomo con la palla lasciando sguarnito il largo, posizionamenti approssimativi sul gioco tattico avversario.
Il momento positivo Boks proseguiva; riuscivano finalmente ad inanellare una serie di fasi, fino al fallo ripetuto di Mc Caw al 42' con tanto di richiamo, che procurava a Steyn il facile calcio del 13-10.
Qui sè vista la forza degli All Blacks: qualsiasi altra squadra con i campioni del mondo a soli tre punti e col capitano "ammonito", avrebbe mostrato qualche segno di cedimento. Invece no, ripartono subito ad allargare veloci con raid a destra e a sinistra, fino a quando dopo un paio di minuti sul largo sinistro trovano il mismatch: la massa di Renè Ranger lanciata lungolinea da Muliaina, il piccolo e pur veloce Gio Aplon con tutta la buona volontà non può spostarlo fuori, anche perchè il giovane Maori è abile a sollevare i piedi in volo: è 18 -10 dopo l'ennesimo errore di Carter al piede.
Poco dopo Piri Weepu si prende la responsabilità di piazzare e centra al primo tentativo da destra: al 51' siamo 21 -10.
Peter de Villiers aveva visto abbastanza: fuori Januarie dentro Ruan Pienaar con Bekker a rilevare Roussow in seconda linea - anche se Victor Matfield dormiva molto più sodo, come del resto gli capita sovente quando non c'è granchè in palio: è rivelatore.
L'ingresso di Pienaar in campo dava nuovo ritmo alle azioni d'attacco dei Boks: si producevano in un quarto d'ora di solido gioco d'attacco, fatto di percussioni ripetute con veloci offload e palle rimesse in circolo molto rapidamente. I Boks guadagnavano campo e accumulavano fasi, ma alcuni errori di handling e dei "killing the ball" di McCaw e compagni al momento critico preservano l'area di meta All Blacks.
Significativo è quanto succede all'ora di gioco: McCaw già richiamato al 42' viene ri-richiamato, stavolta "officially" (sic!) da Rolland che non lo sbatte fuori come dovrebbe. I Boks non piazzano, provano la rimessa laterale e la cassaforte, questa viene fermata come tutte le altre in modo ignobile dai Tutti Neri ma per Rolland va bene tutto, poi anche Louw ci mette del suo e va ad isolarsi perdendo palla.
Come nel calcio, meta non fatta uguale meta subita: Israel Dagg (in foto, versione True Blood) appena entrato tocca la sua prima palla, si infila tra Spies e Shalk Burger, brucia Kirchner e al 64' vola alla meta personale: è 28 -10 dopo la trasformazione di Carter e soprattutto è la meta del bonus. Poco dopo lo stesso Carter punisce un placcaggio alto di Kirchner su Cory Jane, il punteggio diventa un umiliante 31-10 così simile al 32 -12 della settimana precedente.
Nel finale l'orgoglio Boks viene premiato quando Shalk Burger riesce finalmente a finalizzare l'ennesima azione multifase dei suoi, infilando la linea difensiva All Blacks e passando sopra a Cruden, segnando il 31-17 finale.

Gli All Blacks confermano di aver identificato gioco e quasi tutti gli interpreti: a partire dalla splendida e completa terza linea Kaino-McCaw-Read in su, sempre che si sia tornati al rapporto riverente degli arbitri nei loro confronti e nessuno si accorga di tutto quello che combinano in campo.
Altro punto di domanda è il Dan Carter a fasi alterne di questo periodo. Il resto dei trequarti è tutto in alta quota: i centri Ma'a Nonu e Conrad Smith, le ali quelle che si vuole, da Cory Jane ai nuovi Renè Ranger e Israel Dagg; Mils Muliaina è sempre più maturo ed efficace. Anche Weepu si dimostra affidabile in mediana.
Tra i primi cinque si distinguono il thug Brad Thorn e il sagace Donnelly, molto cresciuto ed affiatato con Mealamu, ma non tanto da riuscire a mettere in crisi per la seconda volta la rimessa laterale dei Boks; analogo discorso vale per tutta la prima linea, dove l'esperienza di Woodcock regge a malapena la baracca, ma senza poter contribuire a niente altro: forse il giovane Franks non è (ancora) il numero tre che serve.

Per quanto riguarda gli Springboks, han giocato meglio di gara uno - non era difficile, ma dimostra che non era solo "merito" All Blacks - ma è apparso evidente che l'obiettivo di scuderia era conservativo, star lì in trincea e sperare nel colpo di fortuna come nel 2009 a Dunedin, non imporsi con decisione. Altrimenti non si spiega una difesa che non sale mai o la timidezza a partire sotto i calci di Steyn.
Unica voce pienamente positiva, il recupero completo nelle fasi statiche: buono il lavoro della prima linea Van Der Linde - Smit - Steenkamp, anche col subentrato BJ Botha e Smit a suonare ogni tanto la carica ai suoi; in seconda linea, se Roussow è imperdonabile per il giallo nonostante la meta e molta profusione poi, Matfield fa il vagabondo distratto, totalmente dedicato alla sola rimessa laterale. Pessima la terza linea: Louw, fenomeno contro Francia e Italia, a 'sti ritmi pare non esserci, Spies è in forma oscena, Shalk Burger gioca a sprazzi.
In mediana Januarie ci mette tutta la sua buona volontà ed esperienza, ma visto Pienaar vien da chiedersi come mai il coaching team l'abbia tenuto fuori - e lasciato emigrare: è visibilmente l'unica alternativa consistente e dotata di neuroni a DuPreez.
Steyn senza DuPreez è un'ombra, uno specialista del piede, dedicato quanto Matfield lo è alla rimessa. I due centri Oliver e Fourie fanno il loro ma manca il guizzo, mentre il triangolo allargato ha Habana sfavato, DeVilliers fuori ruolo e Kirchner senza infamia ma senza lode e non all'altezza "fisica" per giocare a questi livelli, così come Gio Aplon.

C'è chi dice che tutto questo "serva", agli Springboks e sia addirittura programmato, per non farli arrivare troppo presuntuosi e quindi psicologicamente fragili ai Mondiali. Sarà, per noi sono piuttosto fasi naturali, non crediamo che ci siano squadre capaci di dominare per anni, men che meno di far simili calcoli: si va in campo per vincere o al limite per non perdere (malamente), rimandando la questione alla prova tra le mura domestiche. Crediamo piuttosto che il peso dell'assenza di DuPreez sia stato sottovalutato, così come pesa l'estromissione di Frans Steyn. Inoltre lo stato di forma di molti appare precario. Pesa forse anche la necessità di "inquadrare" bene e studiare contromisure innovative al gioco espansivo degli All Blacks, che siano più efficaci del semplicistico scalar più veloci in scrambling defense e calciar palla alta.
Quanto al Tri Nations, i dieci punti incamerati dagli All Blacks rappresentano sinora un semplice "missione compiuta": come si sa quel torneo si vince fuori casa. Il che comunque significherebbe che i sudafricani difficilmente si riconfermeranno quest'anno.

2 commenti:

massimo coppa zenari ha detto...

guardavo la partita e non credevo ai miei occhi. Gli Springboks sono andati MOOOLTO meglio rispetto alla settimana precedente, ed è vero che l'indisciplina li ha castigati (e stavolta pure le parzialità dell'arbitro); tuttavia è anche vero che mi sono apparsi sempre confusionari, imbambolati, rinunciatari, istupiditi, con una mischia imbarazzante e svarioni difensivi inspiegabili. Saranno cicli, chissà: allora è vero che siamo entrati nell'era degli All Blacks e che il prossimo mondiale dev'essere loro.

Abr ha detto...

Massimo, anch'io ho visto i Boks migliorati (placcavano di più) ma "timidi", non tanto in mischia chiusa dove han (quasi) dominato, quanto nella difesa delle fasi aperte del gioco: non salivano, aspettavano gli avversari.

Il coach e alcuni giocatori si sono giustificati dicendo che non riescono più a star dietro alle interpretazioni delle regole nel breakdown, che han dominatoil Super14 con arbitri australi ma con gli europei non si trovano, anche perchè 'sti qui avrebbero il complesso di Richie McCaw cui tutto è concesso (stanno arrivando i mondiali in NZL, nessuno vuol giocarsi il ticket ....).
Forse c'è anche questo, ma al confronto con gli AB sembravano ciclisti in salita col cambio rotto (o senza fiato).

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