"The ruck is everything". Martin Johnson è alle prese con la sua Inghilterra in questa fase di pre season, con una sgambata ed una sessione di allenamento a Twickenham davanti agli occhi di giornalisti, tifosi e commentatori, specie quelli più insidiosi. E lui non si è lasciato desiderare, mettendo nero su bianco i punti cardinali del prossimo autunno di Test Match. Tra le tante cose, a tal proposito, ha lanciato un messaggio a chi vuole indossare la maglia inglese: si è giocatori di Test Match per tutto l'anno, anche quando si è alle prese con i singoli club, i singoli campionati e le singole competizioni di coppa. C'è aria nuova nell'ambiente dopo la vittoria sull'Australia nel secondo faccia a faccia down under con i Wallabies a giugno. Una vittoria celebrata dai media d'Oltremanica perché ha ricordato anche quella volta, il 2003, finale di Coppa del Monda, drop di Jonny Wilkinson e il capitano della compagine di Clive Woodward, lo stesso Johnno, ad alzare la Web Ellis Cup.
Tutto nasce da lì, per il manager: nelle ruck, "ce ne sono 80-90 per partita e vuoi che la palla esca veloce" dall'area dove le truppe si scontrano e i predatori entrano in scena. Chissà che non abbia un secondo destinatario oltre ai giocatori questo messaggio: tipo gli arbitri o tipo le formazioni della Premier, dove se ne vedono di tutti i colori in fase di contesa, con il gioco che in certe situazioni (e in certe situazioni come l'inverno) è destinato ad arenarsi e a rallentare. Ok la mischia e le rimesse laterali, ma il succo del discorso sono le ruck e allora il management inglese è al lavoro per cavarne di fuori, oltre all'ovale, qualcosa di buono.
"E' la migliore squadra che abbiamo al momento. Continuo a dirlo, ma è vero" ha proseguito riferendosi alla sua truppa, destinata a misurarsi con il livello che viene alzato di qualche centimetro dalle attuali prestazioni della Nuova Zelanda, quella vista nel Tri Nations. D'altra parte, tra un anno saranno tutti su quell'isola. Qualcuno a Londra scrive che questa Inghilterra ora è più vicina ad Australia e Sud Africa di quanto non lo fosse un anno fa, ma per capire se è davvero così bisogna attendere proprio i Test Match autunnali. Se si dà un'occhiata agli All Blacks, "eseguono tutto così bene. I loro giocatori prendono le giuste decisioni. Se sono in ruck, eseguono il lavoro e fanno la differenza. Altrimenti, rimangono fuori e portano placcaggi difensivi forti e decisivi nei canali che ci sono da entrambi i lati della ruck". Predatori, assalitori, bulldog pronti ad azzannare i polpacci degli avversari: mister Johnno vuole questo, par di capire.
Il Johnsonism come detto, ne ha anche per gli arbitri. Fare paragoni di skills tra gli atleti dei due emisferi è complicato perché a Nord il sistema di giudizio impedisce ai giocatori di mettere in luce tutte le abilità in modo continuo.
A dirla tutta, il discorso è labile. Gli AB che vanno a caccia di palloni in questo Tri Nations godono - inutile evidenziarlo, lo si nota senza bisogno di una lente d'ingrandimento - di un certo laissez faire che ha fatto storcere il naso al coach degli Springboks Peter De Villiers, poi finito sotto inchiesta per le frecciatine messe in campo. A Nord il problema è lo stesso con alcuni arbitri tra mischie e ruck non vedono ingressi dai gate più disparati, mani furfanti e placcatori che si fingono cadaveri per non abbandonare l'area di contesa. Il rugby secondo Johnno ha il merito, al momento, di mettere il dito nella piaga. In attesa di capire che chi di dovere intuisca. Ne riparleremo tra qualche settimana.
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