Benetton marcia bene ma cede all'avantreno
Una italiana inguaia pesantemente per un'ora una delle "top del Top" (14) non tra le mura amiche ma su un campo che sa trasformarsi in torcida, dove han salvato lo scalpo solo tre straniere: Munster, Leicester, Ospreys: farebbe già notizia; che poi la stessa italiana ceda di schianto non allo strapotere manovriero dei backs o alla precisione del calciatore ma della mischia ordinata avversaria, anche questa è un'altra notizia.
Succede a Benetton, sconfitta a Perpignan con un pesante e punitivo 35-14, cinque mete a due, punteggio che non racconta bene come sia stato l'andamento della gara. Punteggio alla fine giustissimo, badate bene: nel rugby non c'è "la palla è tonda", tale sport possiede una logica quasi matematica e molto ingegneristica, a un carico eccedente anche di poco corrisponde inevitabile lo smottamento, che può risultare catastrofico.
Unica attenuante, l'arbitraggio insufficiente: i catalani in affanno nel secondo quarto meritavano almeno un giallo e la meta di Britz è viziata da una ostruzione prima e da un passaggio in avanti poi; tant'è, un Barnes o un Joubert avrebbero solo avvicinato i punteggi, i meriti dei catalani non sono discutibili. Per meglio dire, non lo sono quelli del reparto che, in fase di presentazione del match, avevamo definito la MITICA prima linea titolare (tenuta inizialmente in panchina) in una terra dove la mischia ordinata è una religione.
Il minuto di svolta della gara, nettissima e percepibile da chiunque (tranne a chi ha assegnato il Man of the Match, dato a un diligente Gavin Hume quando la partita l'ha vinta il Galletto Nicolas Mas, in foto) è il 55', quando a Mas già entrato si affiancano Guirado e Freshwater a completare il trio titolare davanti. Ma procediamo con ordine.
Benetton riesce finalmente a entrare in gara senza sbandamenti, evitando la solita meta dei primi cinque minuti. La ritarda solo: in un sostanziale equilibrio, i catalani guadagnano metri con"sporcizie" in mischia ordinata e in rimessa (incredibile "l'old style" del mediano Melèe, nomen omen, sempre a disturbare l'introduzione avversaria ad arbitro sull'altro lato della mischia), poi si affidano ai guizzi dei loro backs: all'11' dopo un paio di cambiamenti di fronte, la potente ala Candelon riesce a sfuggire a un paio di placcaggi, trova il sostegno vicino dell'estremo Jerome Porical che entra in meta sul lato destro. Benetton prende le misure e dal 20' in poi domina totalmente possesso e territorio, i catalani non riusciranno più ad affacciarsi nella metà campo trevigiana per tutto il tempo.
L'azione dei trevigiani è martellante, coinvolge tutti i reparti senza ball carrier identificati, tutti contribuiscono (Zanni, Derbyshire, i Pavanello, Sgarbi, Williams, McLean, Vidal) percuotendo la linea al ritmo dato da Botes, con protezione tempestiva e corretta delle guardie. I francesi si difendono come possono, arretrando e commettendo una caterva di falli. Botes calcia in touch tre punizioni in fila guadagnate nel giro di pochi minuti, tutte piazzabili; il pack italiano da lì le prova tutte - pick and go, maul, aperture indietro - ma trova la strada verso la meta sempre bloccata, con le buone o le cattive. Nota importante: Benetton non perde palla in attacco, viene fermata. E' la differenza con gli Aironi odierni che si perdono oltre la terza/quarta fase d'attacco, per chi ce l'ha chiesta. Anche per Treviso rimane comunque da migliorare l'efficacia nella finalizzazione.
Il perchè Botes non piazzi mai emerge al 34': una brezza di mare tanto sostenuta da far cadere l'ovale dal sostegno, gli fa fallire un piazzato molto potabile. Benetton non demorde e dopo aver fallito almeno cinque limpide occasioni di meta per demeriti propri o furberie non punite come servirebbe, finalmente al 35' finalizza sul lungolinea sinistro un dinamico break ricco di offload, corale come ogni azione Benetton, aperto da Brendan Williams lesto a recuperare un in avanti avversario e concluso in meta da Tommy Benvenuti. Le due squadre vanno al riposo sul 7 pari e il manager Brunel si gratta la testa preoccupato.
Ne ha ragione, infatti il secondo tempo si apre com'era terminato il primo: errore sul kickoff catalano, pressione trevigiana, bella azione di percussione con offload veloci, al 42' Luke McLean trova il break e il sostegno di Tommy Benvenuti che schiaccia in mezzo ai pali, segnando la sua seconda brace of tries in due partite giocate in Heineken Cup: il ventenne è il metaman del torneo sinora! Benetton guida 7-14 e Brunel sbuffa come una vaporiera: quando ottengono il possesso palla, i suoi commettono errori di handling, dando l'impressione di esser succubi psicologicamente oltre che nel gioco. Eppure la soluzione ce l'ha a tre metri di distanza, in panchina.
I primi cambi sono al 46': Nicolas Mas inizia a saggiare il terreno, sull'altro versante Sbaraglini e Cittadini rilevavano Rouyet e Di Santo in una prima linea trevigiana sino ad allora lievemente dominante. Entra anche Barbieri per Enrico Pavanello, protagonista in terza linea con Zanni e Derbyshire di una gara non vistosa ma molto concreta e aggressiva, con una efficace difesa montante e guardie sempre pronte in attacco. Entra anche Burton per Sgarbi spostando McLean, mossa giustificabile col tentativo di giocar più tattico ma che col senno di poi si rivelerà squilibrante e infausta. Ma il vero asso viene calato dai catalani al 55': entrano Guirado per Tincu a tallonare e Freshwater per Schuster. La prima linea titolare è completata e la differenza si nota: mettono subito il pack italiano sul piede arretrante. Gavin Hume un minuto dopo marca la meta del pareggio, trovando un bell'angolo attraverso una difesa scombinata dopo una palla scardinata dalla mischia su introduzione di Botes.
Mamma metti il caffè sul fuoco che torniamo a casa: il risultato è 14 pari e manca ancora oltre un quarto di gara ma non è difficile capire che per Treviso è il capolinea. Non si tratta di fiato o energie generalizzate ma di quello che gli anglosassoni definiscono mismatch: per Perpignan subentra una prima linea di livello mondiale, per Treviso no. L'ingresso al 60' di Ghiraldini, ultima carta davanti, non cambia nulla: non è colpa dei tre malcapitati italiani, l'errore è stato fatto a Treviso, in fase di preparazione tattica del match.
Al 65' l'arbitro concede la meta di penalità al pack catalano dopo cinque ripetizioni della mischia ai 5 metri. E' sofferenza pura ma i trevigiani non smettono di giocare; al 75' su un rovesciamento di fronte all'altezza di metà campo sul lato destro, il flanker subentrato Gerrie Britz marca la meta del bonus, inficiata da una serie di falli evidenti (ostruzione, passaggio in avanti) ma l'arbitro rimane spiazzato indietro come molta della difesa trevigiana e non vede nulla. Al 75' altra meta, il nr.8 Chouly finalizza una incursione che sfonda tra Burton e Vilk, maglie oramai sfilacciate della difesa italiana. Altre sono le opportunità per i padroni di casa sventate con l'orgoglio dei disperati, nella bolgia di un Colosseo che vede finalmente il sangue del "nemico" dopo aver sofferto preoccupato per un'ora.
Cosa non fa la mischia al morale e al risultato di una partita di rugby! Eppure i Benettoniani non ci stanno. I catalani esaltati dalla folla reagiscono alla reazione, pur con 21 punti di margine partono alla carica anche dopo l'ottantesimo, quasi a voler punire la superbia di chi, privo di blasone, aveva osato sognare l'impresa sul loro campo e li aveva fatti tremare. Poi anche loro scendono a più miti consigli: prima un break di Derbyshire, poi una incursione di Brendan Williams fermata dall'ultimo uomo, consigliano loro di calciar fuori e chiuderla lì.
L'aver allestito una difesa solida per ottanta minuti (livello cui anche altre italiane sono giunte, nazionale inclusa) e aver costruito un attacco capace di gestire più di 5/10 fasi senza entrare in asfissia, ha reso Treviso in grado di giocarsela a questi livelli anche fuori casa, questa è la sensazione positiva che rimane dalla prestazione odierna. Ma non si è finito di imparare: la lezione odierna è che a questi livelli va curata anche la preparazione tattica della gara, dove la panca gioca un ruolo cruciale non solo nel senso di energie fresche ma anche di skill a disposizione. Ribadiamo, sia come sia, Benetton c'è ed è in grado di giocarsela pure fuori casa. Non è una nuova da poco in prospettiva Lega Celtica.
Attenzione a quelli che invece vi diranno "Benetton ha retto solo sessanta minuti, come le italiane di una volta", o a chi accomunerà questi 21 punti di margine negativo alle altre sconfitte della giornata italiana in giro per l'Europa: non hanno compreso. Tanto di cappello piuttosto alla prima linea catalana, una delle prime della Francia, cioè del Mondo a livello di club.
9 commenti:
"Attenzione a quelli che invece vi diranno "Benetton ha retto solo sessanta minuti, come le italiane di una volta": probabilmente sono gli stessi per cui la mischia è solo un modo per riprendere il gioco.
Peccato davvero per il cedimento finale: azzardato pensare nel colpaccio quando i veneti sono andati a segno a inizio ripresa (finalmente cinque minuti positivi, diciamo così, visti i precedenti), ma alla lunga quando ti prendono le misure lì, in mischia, nel senso che le carte sono scoperte e le tue sono più basse, beh, va a finire come è andata a finire.
Promettente il fatto che la Benetton abbia difeso bene, anche in affanno, nel primo quarto d'ora di gioco: le vecchie squadre italiane avrebbero già ceduto in quel frangente, invece ha retto all'urto e la cosa dovrebbe far ben sperare il club in vista di trasferte celtiche impegnative. Mi viene in mente il Munster, ad esempio. O Ulster. E alcune abilità individuali, come la meta del primo tempo con una palla ballerina tenuta in campo e trasmessa con sicurezza.
Quanto ai francesi, il Socio li conosce meglio di me. Non dimentichiamoci che avranno voglia di riscatto, dopo un 2009/2010 che si è spento troppo presto, in coppa come in campionato.
La bottomline è che per 24 minuti han trovato davanti un pack devastante, uno dei migliori del mondo, Munster o altri celtici incluso: mai visto Tv soffrire così davanti e cedere in maniera così evidente, ricordava gli All Blacks a Milano. E s'è trovata ad affrontarlo, nell'economia dei turnover, con uno diciamo così, di rincalzo. Tutto qui, che nel rugby versione union non è poco.
Se il Toulon è andato a schiantarsi contro il Munster in quel modo che abbiamo visto, non vedo perché dovremmo fare tragedie per questa sconfitta del Benetton. L'isterismo di certa blogosfera rugbystica, quello sì fa paura! E poi Treviso "non ha retto" 60 minuti, ma è stata superiore, nella quantità e forse anche nella qualità. Quest'anno abbiamo giocato sette partite nel rugby che conta: tre ne abbiamo vinte, quattro ne abbiamo perse. Ma abbiamo incontrato: Leicester, Perpignan, Leinster, Ospreys, Blues, Dragons, Scarlets. Magari continuasse così! C'è una qualità anche nella sconfitte, al di là del punteggio. Promette di più un pugile che crolla alla fine dimostrando però di avere il pugno del ko che quello che perde tutte le riprese ai punti restando in piedi.
Eh, l'isterismo... Secondo me, si respirava un po' di soddisfazione davanti a certi televisori: "Ah, finalmente anche Treviso ha ceduto!".
Complimenti, analisi impeccabile !!!
Grazie Leoni, avanti così (ma okkio alla difesa, cfr. post di analisi sulla giornata di Heineken Cup).
Oh, un saluto ai Leoni che ci seguono con interesse.
condivido l'analisi...treviso spumeggiante e padrona del campo da fine primo tempo a inizio secondo tempo...poi il crollo della mischia che sta subendo una pressione incredibile da 7 partite, piuttosto perchè non usare di piu' il carrettino? grazie treviso x il cuore e lo spettacolo (benvenuti è il realzzatore finale ma le mete sono di tutti i 3/4)
Beh la maul avanzante è stata provata diverse volte, in un caso sono arrivati in meta (primo tempo) ma l'arbitro ha fischiato mischia ai 5 metri.
Che la mischia di Tv sia "sotto pressione" ai livelli in cui giocano mi par normale, ma come sono stati messi sotto nel 2' tempo a Perpinyà non s'era mai visto. Non credo ricapiterà di sovente.
Concordo su Benvenuti, è quel che manca ad altre squasre: un finalizzatore, uno che ha quella dose di incoscienza per trovarsi al posto giusto nel momento giusto col guizzo finale. Geniale spostarlo dall'ala, dove si interviene sporadicamente nel gioco, al centro.
Con la maturità diventerà un estremo di livello mondiale.
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