All Blacks down in Hong Kong!
Australia 26, New Zealand 24: inizia con l'arrivederci alla caccia al record di vittorie consecutive quello che doveva essere l'autunno trionfale degli All Blacks, partenti all'ennesimo "Grand Slam Tour". Parleremo più diffusamente di questa fantastica, per molti versi paradigmatica partita, per ora basti sottilineare il 19-24 a favore dei Kiwis all'ottantesimo, la meta di James O'Connor per il pareggio, vicina all'out destro a tempo scaduto dopo lunghi minuti di pressione dei 15 Wallabies a pochi metri dalla meta, la sua trasformazione non semplicissima per la vittoria. Villain of the Match, Stephen Donald rimpiazzo di Dan Carter: manca un penalty non impossibile a quattro minuti dal termine che avrebbe portato i suoi oltre il break, e al 79' e passa calcia verso l'out una palla riconquistata dal suo pack sotto pressione, ma questa rimane in campo e consente a Kurtley Beale di ripartire impostando l'ultimo assalto, quello vincente.
Break iniziale 12-0 dei Wallabies con le mete di Cooper da "pressione" e una straordinariamente "australiana" di Ashley-Cooper, che forse si sta adattando al centro, per diventare il nuovo Stirling Mortlock. Dopodichè gli All Blacks sornioni e tremendamente efficienti, con letteralmente metà dei possessi marcheranno ben 24 punti unanswered, chiudendo il primo tempo davanti 12-17 segnando due mete con Cowan e Cory Jane, poi nel secondo tempo con Ma'a Nonu la meta che in altre circostanze "mentali" avrebbe chiuso la gara. I Tutti Neri sfuttano il pack e quel poco possesso che hanno, pur risultando imprecisi dalla piazzola quasi quanto gli avversari. All'ora di gioco riapre i giochi Drew Mitchell, mandato in meta da Beale a sua volta smarcato da Cooper, con un'altra azione tremendamente "australiana" quasi fotocopia della meta del primo tempo: una seconda fase da rimessa laterale a metà campo, basata su passaggi rapidi e millimetrici e quesiti improvvisi alla piatta linea difensiva Tutta Nera - e c'è da immaginare con terrore cosa potrebbero fare questi backs Wallabies così confidenti a una difesa non sempre così salda nei placcaggi, come ad esempio quella italiana nei Test e poi ai Mondiali ... L'uscita di Giteau per Barnes, così come quella di Genia per Burgess, entrambe meno geniali ma più continui, agevolano il finale fantasmagorico sopra detto.
More to come, per intanto onore ai Wallabies e al loro gioco tutto "quantità": sfavillìo di trequarti che possono permettersi azzardi ed errori data la quantità di palle che giostrano - clamoroso al 70' un break di Berrick Barnes, capace di rende facile la cosa difficile di penetrare la linea difensiva degli All Blacks come il burro, e poi ti sbaglia clamorosamente un passaggio apparentemente semplice al largo per l'accorrente e smarcato O'Connor; forza e tecnica pulita e sopraffina degli avanti - su tutti il sempre più efficace openside Pocock - ma sprechi inauditi nelle fase statiche: rimesse ridicole (soprattutto con Fainga'a al posto di Moore), mischia in crisi sind al quarto d'ora (il tighthead Owen Franks sottomette il loosehead opposto Benn Robinson per tutta la partita: 4 le rubate su introduzione Wallabies e innumerevoli le punizioni, ma anche gli All Blacks sono stati puniti due volte per ingaggio anticipato). Sprechi che includono la imprecisione dalla piazzola, che già costò molto cara ai Wallabies (l'unica sconfitta nello scorso tour autunnale in Scozia, è solo un esempio): si sono alternati prima Beale, poi Giteau infine O'Connor, mancava solo Cooper a far Superman.
Update - C'è stato un attimo della partita in cui il giovane Pocock ha guardato dritto negli occhi Richie McCaw prima di una mischia. Il capitano della Nuova Zelanda allora ha volto lo sguardo da un'altra parte: e forse questa scena tra le tante ha permesso di fare la tara del match tra Australia e All Blacks. Una sfida avvincente, con lunghe fasi di gioco, grazie anche all'arbitraggio dell'irlandese Alain Rolland che ha avuto il merito di farsi trovare spesso nel posto giusto, al momento giusto. Che ci crediate o meno, ha fischiato contro i neozelandesi in ruck, quando il Kaino di turno non faceva nulla per levarsi dal giocatore placcato o quando il pilone Woodcock o un altro per lui entrava da un gate laterale.
Poi si è conclusa con gli Aussie di un soffio sopra: la sfida per i ragazzi di coach Deans è anche questa, dovere rincorrere i propri errori dalla piazzola perché nel primo quarto d'ora hanno sprecato la bellezza di otto punti tra due calci piazzati e una trasformazione dalla pedata dell'estremo Beale, poi sostituito invano da Giteau e, infine, dal biondo O'Connor che ha marcato la meta allo scadere e ha infilato tra i pali i due punti della vittoria.
Non è un'assicurazione stabile quella di affidarsi alla briosità nel gioco al largo e ad una sorta di "pazzia ragionata" per passare prima in vantaggio e poi lanciarsi nella disperata rincorsa: gli AB di ieri hanno chiuso bottega convinti che tutti fossero usciti dal negozio e si sono trovati il ladruncolo nascosto sotto il bancone. Anche chi ha giocato bene, come il mediano Cowan, in alcuni frangenti si è dimostrato in ritardo, macchinoso e troppo pensieroso nel chiudere la strada alle folate offensive avversarie. Carter ha vinto la sfida tattica al piede con il concorrente diretto Quade Cooper, ma il motore dei trequarti di mister Henry aveva qualcosa che non andava. E non è il caso di credere che avessero preso sottogamba l'impegno che apre le porte al tour europeo.
Poi, ci sta che dopo 15 vittorie di fila arrivi uno sgambetto. Paradossalmente, potremmo anche aggiungere che la cosa potrebbe rivelarsi un bene per questa nazionale, condannata per l'ennesima volta a subire la pressione in vista del Mondiale che ospiterà sull'isola: quattro anni fa eravamo qui a dire che questi erano impossibili da fermare, poi è finita come ben sappiamo. Uno scivolone, in questa fase, può essere salutare.
Ultima annotazione: l'agonismo. In attesa di vedere come è messo il Sud Africa, questi corrono e spingono come dei forsennati, vado in apnea e ci rimangono pure. Il confronto con le boreali sarà interessantissimo da questo punto di vista.
Quanto alla cronaca, tra tutte le cose che succedono e alle quali dobbiamo prestare occhio e orecchie, la trovate qui.
Break iniziale 12-0 dei Wallabies con le mete di Cooper da "pressione" e una straordinariamente "australiana" di Ashley-Cooper, che forse si sta adattando al centro, per diventare il nuovo Stirling Mortlock. Dopodichè gli All Blacks sornioni e tremendamente efficienti, con letteralmente metà dei possessi marcheranno ben 24 punti unanswered, chiudendo il primo tempo davanti 12-17 segnando due mete con Cowan e Cory Jane, poi nel secondo tempo con Ma'a Nonu la meta che in altre circostanze "mentali" avrebbe chiuso la gara. I Tutti Neri sfuttano il pack e quel poco possesso che hanno, pur risultando imprecisi dalla piazzola quasi quanto gli avversari. All'ora di gioco riapre i giochi Drew Mitchell, mandato in meta da Beale a sua volta smarcato da Cooper, con un'altra azione tremendamente "australiana" quasi fotocopia della meta del primo tempo: una seconda fase da rimessa laterale a metà campo, basata su passaggi rapidi e millimetrici e quesiti improvvisi alla piatta linea difensiva Tutta Nera - e c'è da immaginare con terrore cosa potrebbero fare questi backs Wallabies così confidenti a una difesa non sempre così salda nei placcaggi, come ad esempio quella italiana nei Test e poi ai Mondiali ... L'uscita di Giteau per Barnes, così come quella di Genia per Burgess, entrambe meno geniali ma più continui, agevolano il finale fantasmagorico sopra detto.
More to come, per intanto onore ai Wallabies e al loro gioco tutto "quantità": sfavillìo di trequarti che possono permettersi azzardi ed errori data la quantità di palle che giostrano - clamoroso al 70' un break di Berrick Barnes, capace di rende facile la cosa difficile di penetrare la linea difensiva degli All Blacks come il burro, e poi ti sbaglia clamorosamente un passaggio apparentemente semplice al largo per l'accorrente e smarcato O'Connor; forza e tecnica pulita e sopraffina degli avanti - su tutti il sempre più efficace openside Pocock - ma sprechi inauditi nelle fase statiche: rimesse ridicole (soprattutto con Fainga'a al posto di Moore), mischia in crisi sind al quarto d'ora (il tighthead Owen Franks sottomette il loosehead opposto Benn Robinson per tutta la partita: 4 le rubate su introduzione Wallabies e innumerevoli le punizioni, ma anche gli All Blacks sono stati puniti due volte per ingaggio anticipato). Sprechi che includono la imprecisione dalla piazzola, che già costò molto cara ai Wallabies (l'unica sconfitta nello scorso tour autunnale in Scozia, è solo un esempio): si sono alternati prima Beale, poi Giteau infine O'Connor, mancava solo Cooper a far Superman.
Update - C'è stato un attimo della partita in cui il giovane Pocock ha guardato dritto negli occhi Richie McCaw prima di una mischia. Il capitano della Nuova Zelanda allora ha volto lo sguardo da un'altra parte: e forse questa scena tra le tante ha permesso di fare la tara del match tra Australia e All Blacks. Una sfida avvincente, con lunghe fasi di gioco, grazie anche all'arbitraggio dell'irlandese Alain Rolland che ha avuto il merito di farsi trovare spesso nel posto giusto, al momento giusto. Che ci crediate o meno, ha fischiato contro i neozelandesi in ruck, quando il Kaino di turno non faceva nulla per levarsi dal giocatore placcato o quando il pilone Woodcock o un altro per lui entrava da un gate laterale.
Poi si è conclusa con gli Aussie di un soffio sopra: la sfida per i ragazzi di coach Deans è anche questa, dovere rincorrere i propri errori dalla piazzola perché nel primo quarto d'ora hanno sprecato la bellezza di otto punti tra due calci piazzati e una trasformazione dalla pedata dell'estremo Beale, poi sostituito invano da Giteau e, infine, dal biondo O'Connor che ha marcato la meta allo scadere e ha infilato tra i pali i due punti della vittoria.
Non è un'assicurazione stabile quella di affidarsi alla briosità nel gioco al largo e ad una sorta di "pazzia ragionata" per passare prima in vantaggio e poi lanciarsi nella disperata rincorsa: gli AB di ieri hanno chiuso bottega convinti che tutti fossero usciti dal negozio e si sono trovati il ladruncolo nascosto sotto il bancone. Anche chi ha giocato bene, come il mediano Cowan, in alcuni frangenti si è dimostrato in ritardo, macchinoso e troppo pensieroso nel chiudere la strada alle folate offensive avversarie. Carter ha vinto la sfida tattica al piede con il concorrente diretto Quade Cooper, ma il motore dei trequarti di mister Henry aveva qualcosa che non andava. E non è il caso di credere che avessero preso sottogamba l'impegno che apre le porte al tour europeo.
Poi, ci sta che dopo 15 vittorie di fila arrivi uno sgambetto. Paradossalmente, potremmo anche aggiungere che la cosa potrebbe rivelarsi un bene per questa nazionale, condannata per l'ennesima volta a subire la pressione in vista del Mondiale che ospiterà sull'isola: quattro anni fa eravamo qui a dire che questi erano impossibili da fermare, poi è finita come ben sappiamo. Uno scivolone, in questa fase, può essere salutare.
Ultima annotazione: l'agonismo. In attesa di vedere come è messo il Sud Africa, questi corrono e spingono come dei forsennati, vado in apnea e ci rimangono pure. Il confronto con le boreali sarà interessantissimo da questo punto di vista.
Quanto alla cronaca, tra tutte le cose che succedono e alle quali dobbiamo prestare occhio e orecchie, la trovate qui.
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