Treviso se la gioca fino in fondo
Sotto il sole allo stadio di Monigo Benetton Treviso in maglia "Metalcrom" rivisitata la scorsa stagione, cede allo scadere ai campioni inglesi di Leicester Tigers nella prima giornata di Heineken Cup: finisce 34-29 per gli ospiti dopo ottanta minuti divertenti, pieni di emozioni e con due squadre che si sono fronteggiate a viso aperto. Scusate se è poco, ma ci pare già questa una notiziona: invece di esaltarci per il punto di bonus conquistato in casa, celebriamo una italiana che se la gioca del tutto alla pari - inclusi errori ed omissioni da ambo le parti, certo, ma chi può dire quali siano i difetti intrinseci e quali gli errori provocati dal gioco avversario? - con uno dei primi tre club mondiali!
Finisce 5 mete a 2, come in Premiership i Tigers vincono o perdono ma si prendono comunque il punto di bonus: Benetton come una di Premiership, appunto. Ri-scusate se è poco. Oltretutto ancora una volta nei soliti primi cinque minuti, i veneti si complicano la vita concedendo punti pesanti agli avversari, come sempre dall'inizio della stagione.
Gli inglesi partono bene e partono forte con la meta dopo soli sessanta secondi del centro Matt Smith che infila una linea difensiva disordinata per aprire le marcature del lungo pomeriggio. Il leit motiv dei Tigers è molto semplice, quello di sempre, "aggravato" se vogliamo da inizio stagione dalla indisponibilità di tutte le aperture e da una certa involuzione del gioco tattico: procedere per linee verticali affidandosi alla qualità dei ball carrier, tra i quali spicca il nome di Martin Castrogiovanni che si vedrà attribuire il titolo di Man of The Match. Un'azione abrasiva per frustrare le guardie opposte, sfilacciare le maglie allargate e puntare all'area del campo che scotta. Cinque minuti di apnea, ma Treviso reagisce anche stavolta, a partire da una azione di Ludovico Nitoglia che scuote gli animi. Perché anche la Benetton può contare su una strategia chiara, affidandosi non solo alla compostezza della mischia e alla capacità di difesa ma anche alla inedita capacità per una italiana di inanellare fasi d'attacco. Tutto merito dell'intensità sviluppata preparandosi e giocando in Celtic League.
E dalla nuova confidenza gestuale dei backs ma non solo, arriva la meta del secondo centro nemmeno ventenne Tommaso Benvenuti: il terza linea italianissimo Paul Derbyshire va oltre il placcaggio, assorbendo i difensori e consegna l'ovale con un perfetto offload al compagno di squadra, che arriva lanciato e al 10' marca sotto i pali (nella foto) dopo esser sgusciato dalle mani di Castrogiovanni e aver dribblato l'estremo. Con la conversione di Chris Burton si va sul 7-5 per i Leoni: italiani davanti e non è finita qui, la partita sarà tutta così, sorpassi e controsorpassi su un piano di assoluta parità.
Due minuti più tardi Billy Twelvetress, il giovane centro schierato all'apertura per necessità da inizio stagione, riporta avanti i suoi dalla piazzola, mentre l'arbitro francese Gauzere - finalmente uno che capisce di mischia, ordinata e non! - richiama all'attenzione di capitan Antonio Pavanello l'indisciplina del suo pack in fase dinamica, quando viene messo alle strette. Il mestiere e l'aggressività dei Tigers paiono infatti inarrestabili con le "buone" ogni volta che riescono ad affacciarsi nei 22m trevigiani.
La partita è un conto aperto, le tigri bianco-rosso-verdi vogliono chiuderla come di consueto quando scendevano in Italia seguiti dal loro migliaio di fan. Al 20' il terza linea neozelandese Craig Newby va in meta sfruttando appunto una serie di percussioni dei suoi avanti dentro i 22m avversari ed è 7-13. I Leoni colmano il distacco senza affanno, affidandosi al piede di Burton che accorcia, mentre Ignacio Rouyet deve cedere il posto che fronteggia Castro in mischia a Franco Sbaraglini prima del preventivato, per infortunio.
Gli uomini di coach Franco Smith non perdono confidenza, sentono che questi Tigers non sono perfetti - privi di gioco tattico e delle certezze di una vera apertura - e continuano a macinare gioco davanti e coi backs in percussione multifase. Con l'obiettivo immediato e meno logorante del calcio di punizione, o di consentire a Burton di esibirsi nel marchio di fabbrica, il drop, come succede prima dlela fine del tempo, pervenedo al pareggio (13-13). Unico problema, Treviso chiude in 14 perché Robert Barbieri al terzo sgarbo in ruck si fa cacciare per dieci minuti al 38'.
A inizio ripresa dopo un piazzato di Burton che aveva ridato il vantaggio a Treviso, prima i Tigers guadagnano faticosamente campo poi, una volta nei 22m avversari, graffiano ancora con le percussioni frenetiche che asfissiano l'avversario, contro le quali Treviso non ha contromisure efficaci: tocca a Castrogiovanni finalizzare questo tipo di gioco abrasivo al 46'. L'apertura tricolore sbaglia ancora la trasformazione, Visitors nuovamente davanti 16-18.
E' già il tempo per Smith di operare i consueti cambi: entra Tobias Botes mediano al posto di Fabio Semenzato (buona prova), Diego Vidal tallonatore al posto di Leonardo Ghiraldini (sicuro in rimessa) e Pedro del Santo per Lorenzo Cittadini (solido) e così la prima linea è tutta nuova rispetto a quella di partenza. E poi Joe Maddock in fondo per Luke McLean: probabilmente il ragionamento del coach è, in assenza di gioco tattico avversario, poteva essere interessante una terza ala in campo al posto di un calciatore. Zanni - Barbieri - Derbyshire continuano nel frattempo a muoversi alle calcagna dei portatori di palla assieme ai duo delgi alti Pavanello- Van Zyl, con un back e una delle terze a coprire il posto 9-10 dove spesso Murphy si accoda a Twlevetrees. Al centro i giovani Alberto Sgarbi e Tommy Benvenuti hanno lo sprint e il coraggio giusto per testare la consistenza della retroguardia inglese. E così arriva la seconda meta di Benvenuti al 50', che incrocia perfettamente all'interno con Botes per aprirsi con due finte di corpo un'autostrada davanti a sé. Burton converte, nuovo sorpasso 23-20.
La girandola di emozioni è destinata a proseguire, anche per merito - o meglio demerito - degli errori in fase difensiva da una parte e dell'altra, con alcuni giocatori a corto di fiato o mai entrati pienamente in partita. Tutti problemi amplificati dalla vicinanza di punteggio che sicuramente sorprende gli ospiti. Ad esempio si fa notare per grigiore Scott Hamilton, mentre l'estremo irlandese Geordan Murphy conferma che, a livello di club, in ambito internazionale si trova a suo agio. Al 56', dopo che i suoi hanno nuovamente guadagnato campo e si sonoinstallati nei 22m avversari, il folletto Ben Youngs prende palla da una mischia sui 5 metri, s'infila nella difesa e allunga il braccio per schiacciare in meta. Twelvetress stavolta centra i pali, per il nuovo sorpasso 23-27. Castro lascia per Dan Cole, Chuter per Rob Hawkins per gli unici due cambi degli ospiti.
Le squadre sono abbastanza cotte ma nessuno molla, come due pugili stanchi ognuno cerca il colpo del ko che non arriva. Treviso ci va molto vicino: con altri tre punti dal piede di Burton e con un drop dello sveglio Benvenuti al 67', nato dalla percussione di Enrico Pavanello, entrato da poco al posto dell'altro Pavanello: il ragazzo dell'Alta Trevigiana riceve palla arretrato, ad arbitro col braccio alzato a favore; lui ci prova tanto non ci perde niente e va benissimo. Due mete e un drop, non male come esordio in Heineken Cup, manca solo il titolo di Man of the Match più che meritato, avessero vinto i suoi; comunque appuntatevi il nome, finalmente abbiamo un italiano "vero", giovane e forte fuor di mischia.
E' l'ennesimo sorpasso 29-27 e sembra fatta, perché manca poco e i veneti si riportano avanti; Leicester non modifica il game plan (l'unico che può fare oggi) "solo" perchè manca poco: risale il campo con coraggio e anche rischiando dal fondo, secondo il solito andazzo (linee verticali); succede che Maddock allontani l'ovale con un calcio lungo che però non si spegne in touch. Ahia! Gli inglesi si riprendono il terreno e Tom Croft innesca quell'armadio a quattro ruote motrici che è rinchiuso nel corpo di Alesana Tuilagi: l'ala non la ferma più nessuno e si beve gli ultimi quaranta metri per tuffarsi in area di meta a tre minuti dal fischio finale. Twelvetress chiude la pratica con la conversione.
Se per le Tigri è missione compiuta pur col brivido, la beffa (e l'applauso) questa volta tocca a quelli della Marca. Comunque resta che c'è mancato veramente poco, e non stiamo parlando di una partita con una meta e tre calci, vinta o persa per un piazzato o di giornate storte che possono capitare a tutti. Qui è successo qualcosa di nuovo che va sottolineato a dovere: otto cambi di squadra leader nel punteggio contro uno dei top team d'Europa, quante volte v'è capitato di vedere un team italiano con queste palle? Il tutto preceduto da affermazioni con Leinster, Scarlets etc., cioè non estemporaneo. A parte il discorso dei cinque minuti iniziali regalati e gli errori commessi nell'occasione, tenere testa ad un gruppo come i Tigers, con la filosofia di gioco e il progetto che il club si porta dietro da anni, non è facile: a Treviso di passi in avanti ne hanno fatti.
Franco Smith fa bene ad essere deluso alla fine: se per gran parte della gara l'appassionato ha sofferto e goduto quasi alla Galliani, sotto il profilo razionale è una grande occasione perduta. Fa anche benissimo a dire grazie a tutti i suoi, nessuno escluso, per la magnifica prova. E a dir loro che manca ancora un piccolo extra in più, per onorare lo splendido pubblico che gremisce lo stadio: sono finiti i tempi della prevalenza di turisti in mascherina veneziana.
La conferma che la Benetton è il new kid in the block di cui tener conto, arriva da Richard Cockerill coach dei Tigers: "If anyone was under any illusions about Treviso then they won't be now. We didn't take them lightly at all, they have a game-plan and they play it well. Their league form is no fluke".
Ah, un'ultima nota per quelli che, Treviso (e Aironi) si, ma sono pieni di stranieri: tra i 15 titolari, Benetton presentava sei nati all'estero (Rouyet, Van Zyl, Barbieri, Burton, Vilk, McLean) di cui due stranieri (Van Zyl e Vilk); i Tigers sette stranieri di nascita e formazione di cui cinque "pacifici" (Stankovich, Waldrom, Newby, Tuilagi e Hamilton) e due europei (l'irlandese Murphy, l'italo-argentino Castrogiovanni).
(le due foto piccole, courtesy of Benetton Rugby)
15 commenti:
Un'altra nota, che mettiamo nei commenti per "political correctness": siamo perversi a immaginarci, nella nostra fantasia infinitamente perversa, che ai piani alti del rugby italico, qualcuno fino a tre minuti dalla fine di questa partita tremasse d'imbarazzo, e ora stia facendo pfffuiii, scampato pericolo?
Già, ci riferiamo a quelli che presenziano al derby di Roma (nulla da dire al proposito: atto dovuto) ma non si sono mai fatti vedere alle partite di Celtic. Manco il ragazzo di bottega ci han mai mandato. A proposito di "collegamento" (che difatti non esiste).
Eh si, questa è la realtà in Italia, Paese dove il campionato domestico, non la Magners League, si chiama freudianamente "Eccellenza" - alla faccia del falso peana: "Alles fur Celtic, nicht fur Eccellenza" che alcuni amano cantarsi e suonarsi.
Esageriamo?
Questo pezzo, alla fine a quattro mani, sembra una dichiarazione d'intenti. Dove spicca il tifo del Socio per questioni di sangue, direi. Nessuna annotazione polemica, questo è sottinteso: è un tifo sincero, nessun campanilismo, che prevede l'esistenza di un avversario e non ha gli occhi puntati solo in casa. D'altra parte, la partita del pomeriggio è la dimostrazione che in Italia si può produrre del buon rugby a livello di club: e non è che la Benetton sale alla ribalta perché è in Celtica, ma piuttosto perché ha messo in piedi una baracca mica da ridere. Che va dai XV in campo al management seduto in panchina.
E settimana prossima, a Viadana gli Aironi tutti nuovi affronteranno Bath, pure lei tutta nuova se pensiamo alla nuova direzione che tenta di recuperare una squadra azzoppata da scandali e misure disciplinari: scommettiamo che ci sarà da divertirsi pure lì?
Ogni pezzi di RR alla fine è a 4 mani: se non altro perchè tutto è frutto di scambi, discussioni, suggestioni e spunti tra noi.
Nel caso in questione, come sovente capita, gran parte del mio intervento riguarda aspetti "tecnici" o di dettaglio (sottolineare chi è un Benvenuti che segna due mete e un drop all'esordio, per esempio: fosse SBW o Gavin Henson, ci faremmo un post), cose che come sai mi appassionano.
In più ci sono le considerazioni finali, che tu legittimamente scambi per tifo; non mi offendo, ma non lo sono, o meglio sono tifo per la sprovincializzazione del rugby italiano.
Quel che è successo a Monigo è infatti a
mio avviso è un SALTO QUANTICO del movimento rugbistico italiano.
Tra qualche anno, se tutto va bene, quando vorremo identificare una data di svolta in cui la nobiltà del rugby europeo ha cominciato a rispettarci sul serio e non più parlare solo di bei piloni e "gioco fisico" (che siamo, rumeni? E' solo eufemismo per dire, tutti in difesa), citeremo il 8 ottobre 2010.
Tanto per cominciare, non si tratta di un episodio, di un jolly pescato dal mazzo, di una squadra B che incespica in una giornata storta passando di qui. Nulla di tutto questo, leggere le parole di Cockerill riportate alla fine del post: 'sti qui (Treviso) hanno un piano e lo sanno svolgere bene.
Da oggi in poi chi viene a Treviso non ci andrà più col pensiero del salto a Venezia, ma rimarrà preoccupato fino al fischio finale.
Non s'è vinto, vero. Ma paragonare questa ad altre vittorie mancate di poco, lo troverei miope: dico, una gara con OTTO CAMBI OTTO DI LEADER NEL PUNTEGGIO, contro i campioni in carica d'Inghilterra con due Heineken Cup in bacheca!?!? Ma chi l'ha mai vista una squadra italiana con palle del genere? La ricordiamo Italia - Inghilterra, finita anch'essa persa di poco, come fu giocata?
A maggior ragione questa è una giornata da ricordare, se ci mettiamo anche la vittoria dei Cavalieri (ma cosa aspettano a Viadana ad assumere DeRossi?).
Dici bene, questo post è una dichiarazione d'intenti. Che non è certo il tifo per Treviso (peraltro "non possumus", per motivi di campanile), bensì è celebrare una luce in fondo al tunnel oggi apparsa: si chiama RISPETTO NON EPISODICO guadagnato d auan italiana sul campo. E di riflesso da tutto il movimento, se gli altri sapranno comprendere e adattarsi.
Sotto tale profilo, non per caso abbiamo celebrato immediatamente la vittoria dei Cavalieri e stigmatizziamo col silenzo altre prestazioni sottogamba di altre italiane in Coppa; non ci riferiamo certo agli Aironi, che almeno il coraggio di smenarci per provarci sul serio ce l'hanno.
Errata corrige: ... citermo il NOVE ottobre ...etc. etc.
Probabilmente la partita di rugby tra squadre di club più completa nelle sue espressioni e componenti mai vista in Italia (compresi gli errori, un arbitro precisino ma non invadente, e un pubblico debordante: ma perché il sito dalla Benetton si fissa sempre sui soliti 5000 spettatori? E' curioso per una società per altri versi piuttosto organizzata. Non basta fare la somma degli abbonamenti e dei biglietti venduti per arrivare vicino al numero esatto?). Adesso mi rovino e dico che il Leicester in fondo ha meritato di vincere in virtù di un gioco d'attacco alla mano più completo e talentuoso di quello dei trevigiani. D'altronde il tabellino dice 5 a 2 in fatto di mete. Mi è dispiaciuto assai per la meta di Tuilagi ma, a dire il vero, non l'ho sentita come un'ingiusta pugnalata. Certo, potevamo vincere, e non ci sarebbe stato nulla da dire. Insomma, la sensazione generale alla fine della partita era quella di aver superato un esame di maturità. E giustamente i del Benetton sono stati salutati alla fine dal pubblico in modo trionfale. Al di là della solita mischia che ha retto benissimo l'impatto coi “maestri” del Leicester, la cosa più confortante è stata la netta sensazione che molti italiani – italiani e giovani – giocassero finalmente senza paure o riserve mentali. Non solo gli Sgarbi e i Benvenuti, ma anche Nitoglia ad esempio, che in fondo coi suoi 27 anni è tutt'altro che “vecchio”. Derbyshire ha fatto il suo. L'ormai esperto Zanni non ha sbagliato un colpo. Solidissimo. Quasi quasi il migliore.
P.S. A proposito della vittoria di Prato. Non sono molto sorpreso. E' la squadra che l'anno scorso mi impressionò di più a Treviso, quando ci inflisse una batosta inattesa. E lo scrissi anche. (L'idea di ingaggiare Burton e Gori nacque il quell'occasione probabilmente) Se il Benetton, parlando a spanne, è una squadra di tipo sudafricano, il Prato è molto più francese; una squadra “femmina”, per così dire, fondata sul movimento e l'agilità, sempre pronta a ripartire.
"è un tifo sincero, nessun campanilismo" (io); "o meglio sono tifo per la sprovincializzazione del rugby italiano" (il Socio): appunto, unità di intenti, "almost coincident visions of the World, different ways to execute; effectiveness as a result".
Ringo
D'accordo con Zamax, trovo azzecata la definizione di "esame di maturità passato" per Benetton.
Da apprezzare al competenza del pubblico che dimostra a tutto l'ambiente e ai calciottardi che non c'è bisogno di gran bandieroni e troppi giovinotti organizzati per dare un bel calore a una squadra.
Un pubblico che pur cresciuto notevolmente conserva la memoria, non pretende ma attende positivo, come un genitore non apprensivo conscio di quanto valga il suo rampollo pur alle prese col salto di categoria.
Sui Tigers, sono monocordi ma spaventosamente efficaci nei 22m avversari; coraggiosi a ripartire multifase dal fondo, nel finale; fortunati in occasione dell'ultima meta, con due errori gravi dei trevigiani: Maddock è stato messo in campo per attaccare non calciare, e Nitoglia si fa assorbire al largo e non ci prova neppure con Tuilagi. Ma tant'è, solo per dire che, se avesse vinto non avrebbe rubato nulla, esattamente come non ha rubato Leicester.
A cercare il pelo nell'uovo, ora che siamo "maturi", trovo criticabile Joe Maddock nel complesso delle sue apparizioni: mi aspettavo di più dall'ex capocannoniere di Premiership, invece ho come l'impressione che sia venuto come venivano una volta, a finire la carriera.
Benino ma non eccezionali a mio avviso, un filo sotto questo livello Vilk e Nitoglia: "le ali che diventano sempre più piccole man mano che passa il tempo", Munari dixit.
Aldilà di Benvenuti poi, mi piace troppo Sgarbi che a proposito di sudafricani, fa il ball carrier alla Jaque Fourie. Manca ancora un Jean de Villiers che intercetti ...
Peccato per Burton (e Marcato dov'è?): sta crescendo ottimamente ma tra un po' arriva Willem de Waal.
Eh Maddock! L'ho dovuto perfino difendere in tribuna dai giudizi impietosi. Aspettiamo. E' rimasto acciaccato nel periodo precampionato e si vedeva che mancava di brillantezza fisica nelle partire precedenti, dove ha pure commesso qualche erroraccio. Ieri mi pareva in buona giornata. Ricordo una sua bella zig-zagante azione appena entrato sulla destra. Secondo me anche lui è deluso di se stesso e gli pesa di non essere stato fin qui all'altezza delle aspettative. Quindi un po' di incertezza e paura, che gli ha fato fare quel calcio "sbagliato" ma che non doveva neanche fare, giocando in una squadra ideale per il pick and go perditempo come il Benetton di Smith. E poi quel tragicomico velo finale dove è andato a sbattere contro un suo compagno! Insomma, la sfiga ci vede come al solito benissimo! Io dico:aspettiamo. Non mi sembra affatto il tipo poco coscienzioso.
Il mio giudizio positivo su Nitoglia è relativo. Era rimasto fuori dal grande giro. Credo che molti pensassero che il Benetton l'avesse scelto tanto per far numero. Invece si sta giocando bene la sua chance. Non è stato impeccabile in difesa (ma guarda anche chi aveva contro) però in tutte e due le partite che ha giocato ha fatto qualche buon numero dei suoi ed è apparso volitivo.
Marcato? Boh! Per adesso fa spesso il ball-boy, ossia il raccattapalle. Ma probabilmente non è ancora perfettamente al cento per cento fisicamente. Smith non guarda in faccia nessuno, nel bene e nel male, quindi non credo abbia preclusioni. Vedi Barbieri. L'anno scorso ha giocato pochissimo. Poi venne fuori nel finale di stagione e adesso fin qui ha fatto il "titolare". Mi sa però che se Marcato rispunta fuori lo vedremo più come estermo che come apertura.
Giò, Marcato vice McLean. Barbieri à una bella scoperta, lo Schalk de' noantri per rimanete nel parallelo Sfa, quello che fa il lavoro sporco e spende i falli (Derby nel suo piccolo è Juan Smith: fa sempre al cosa giusta, mentre Zanni anche fisicamente mi ricorda Kankowski).
Su Nitoglia m'hai convinto, I buy it.
Non su Maddock, a parte il discorso di dargli un po' di tempo, ma non troppo.
Aldilà dell'episodio, peraltro decisivo, un calcio di liberazione lo può sbagliare anche Monrnè, ma il punto, come ho scritto è che è stato mandato in campo per NON calciare ma per far possesso.
In generale è stato preso - uno solo non mille come l'altra franchigia - per fare un salto di qualità, per instillare sicurezza e spirito bulldog inglese - hai presente, it ain't over 'til it's over (forse la vera chiave trascurata della vittoria dei Tigers).
Invece è pari agli altri?! E non parte titolare pur essendo guarito?!? Coi problmemini psicosomatici come un liceale di Velletri?! C'mon ...
Ps.: se in panca c'era il Dingo invece di Maddock, quel calcio non veniva calciato ....
se me lo permettete dissentirei (lievissimamente,eh)su un solo punto.
sarà maturità completamenteamente superata quando una partita così verrà vinta,quando solo dopo il fischio finale verrà mollata la gola di una squadra fortissima ma che si è presentata a tv con qualche problema(ad es. un centro schierato apertura che ha fatto andar per terra almeno 6\7 palloni, che ha costretto i tigers a risalire sempre il campo palla in mano e che ha lasciato qcs anche dalla piazzola).
ovviamente sul fatto che treviso possa stare a questi livelli legittimamente credo non possa esserci discussione,ma non posso non condividere la delusione di smith:'sta partita andava vinta.
Il dissenso motivato e informato è sempre il benvenuto qui a RR: fa dibattito.
Nel merito, confermo il mio punto di vista: dal punto di vista del tifoso e non del cronista, i problemi dell'avversario son cavolacci suoi, se permetti ognuno si guardi i suoi,: voglio dire, la sconfitta non è aggravata (come la vittoria eventuale non sarebbe stata sminuita) dalle assenze nei Tigers.
Proprio gli anglosassoni insegnano, si va in campo come si è e vince chi vince, senza vittimismi o scuse.
'Sta partita POTEVA esser vinta e chiunque avesse vinto non avrebbe rubato nulla. Non siamo bulldog come loro, non abbiamo la loro esperienza: quando ce l'avremo, altor che maturità dal mio punto di vista, quella sarà laurea con lode! Se tanto mi dà tanto, a quel punto potremmo competere per i titoli.
No, rimango dell'opinione che aver saputo reggere, col gioco e con la testa, OTTO cambi di leadership nel punteggio sia esattamente quello che non s'era mai visto da una italiana.
In più, come ha detto Dominguez, di italiane che sanno difendersi se n'è già viste (una volta avevamoi suoi piedi per attaccare), ma di italiane capaci di attaccare no, siamo a una autentica prima assoluta.
Fatto peraltro non episodico o casuale, come mostrano le performance in Lega. E il commento di Cockerill lo sottolinea.
Insisto sul concetto: "hanno un piano e sanno eseguirlo": detto da un coach inglese, al posto del solito "tough physical game" - frase di circostanza pronunciata regolarmente post capitolazione di rumene o italiane (squadre, non ragazze; o entrambe?).
Tradotto significa, cavolo, 'sti qui hanno imparato che pe rgiocare a rugby a nord del 45' parallelo e a sud del Tropico, non basta aspettare gli errori, il tempaccio, la giornata storta del calciatore avversario e di avanzare la maul ...
Tropico del Capricorno, of course
La crescita del gruppo trevigiano sta anche nei cambi. Nel senso che tengono botta - a parte l'errore di Maddock entrato dalla panchina, ma il giocatore a Bath ha dimostrato di saper fare buone cose, ergo le può fare a Treviso, sempre che non abbia coltivato un debole per il prosecco ;)
Chissà, chissà che nei corridoi delle ggente che conta non imparino la lezione: ricordate, tutte le volte in cui sospiriamo perché in Nazionale i cambi non ci sono? Organizzazione, piani studiati perché dalla carta vengano messi in pratica: roba così, che poi è semplice e infatti a chi piacciono i ghirigori poi non riescono mai.
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