domenica 7 novembre 2010

Gli Springboks saltellano in Irlanda


Dublin, Aviva Stadium: Ireland 21 - 23 South Africa

Ireland: Rob Kearney; Tommy Bowe, Brian O'Driscoll (capt), Gordon D'Arcy, Luke Fitzgerald; Jonathan Sexton, Eoin Reddan; Jamie Heaslip, David Wallace, Stephen Ferris; Mick O'Driscoll, Donncha O'Callaghan; Tony Buckley, Rory Best, Cian Healy
Replacements: Sean Cronin, Tom Court, Donncha Ryan, Denis Leamy, Peter Stringer, Ronan O'Gara, Keith Earls

South Africa: Gio Aplon; Bjorn Basson, Zane Kirchner, Jean de Villiers, Bryan Habana; Morne Steyn, Ruan Pienaar; Pierre Spies, Juan Smith, Deon Stegmann; Victor Matfield (capt), Bakkies Botha; Jannie du Plessis, Bismarck du Plessis, Tendai Mtawarira
Replacements: Chiliboy Ralepelle, CJ van der Linde, Flip van der Merwe, Keegan Daniel, Francois Hougaard, Adi Jacobs, Patrick Lambie

C'è un bel po' di Italia nello stupendo Aviva Stadium che ha rimpiazzato sul medesimo appezzamento l'anziano Lansdowne Road di Dublino, inaugurato con questa gara anche sul piano internazionale: sono le 7.000 tonnellate di peso da sostenere per la avveniristica struttura realizzata dalla ditta Cimolai, di cui i cultori del rugby già inconsapevolmente hanno ammirato le capacità realizzative nel tetto del Millennium Stadium o al Soccer City di Johannesburg (nb, nessuna parentela, nessuno di noi lavora per costoro: è solo giusto orgoglio per il Nordest e l'industriosità italiana). Struttura decisamente sovradimensionata rispetto al peso degli spettatori presenti: "solo" 35.000 rispetto alla capienza totale di 50.000. Errore fatale dei gestori, che forse nell'ansia di rientrare prima possibile dell'investimento da 410 milioni di euro in un Paese schiacciato dai debiti a livello Grecia, hanno scelto di mettere in vendita solo abbonamenti molto costosi per tutti i Test.

Tant'è, veniamo al rugby giocato: pochissimi i problemi disponibilità giocatori per l'Irlanda - assenti solo O'Connell e O'Leary - che a fronte di rientri attesi come quello di Luke Fitzgerald assente da un anno, può permettersi di lasciare in panca per scelta tecnica Lions come Ronan O'Gara e Keith Earls; tutto il contrario per il Sudafrica, che deve lasciare a casa ben tredici Springboks infortunati e deve approfittare della tournèe boreale per saggiare le capacità di un bel po' di emergenti. Oltretuttto, coach DeVilliers non si fida di allargare troppo la lista dei debuttanti (come molti allenatori), e pur con tutti i validi centri ed estremi della Currie Cup a disposizione, sceglie di schierare Zane Kirchner e Gio Aplon fuori ruolo a coprire le assenze di titolari e riserve.
Insomma, lo scenario della vigilia pare l'esatto opposto di quello degli altre due Test Britannici: squadra di casa a punto, con gente che si conosce, contro Tourists scompaginati e scossi anche a livello manageriale dalle recenti sconfitte in serie. Solo, il coaching team irlandese commette un bell'errore strategico, simile a quello dei gestori dello Stadio, che "rimette le cose a posto" nei rapporti Nord -Sud anche a Dublino. La scelta di Jonathan Sexton all'apertura con Eoin Reddan mediano non è sbagliata in sè, nè il ragazzo si rivelerà particolarmente impreciso dalla piazzola come capitato a Stephen Jones dall'altra parte del Canale d'Irlanda: sono piuttosto le istruzioni che gli dànno - gioca alla mano, possesso possesso possesso - a rivelarsi fatali secondo alcuni. Nei fatti, cambiata la tattica più che gli esecutori, gli irlandesi rischiano di agguantare in dieci minuti il risultato compromesso in un'ora. Buon per gli Springboks che fino ad agosto giocavano un tempo solo - il primo o il secondo - e stavolta arrivano all'ora.
Una parola anche per le ali Boks, non ne parleremo mai per tutta la analisi: sostanziale inattività all'esordio "serio" di Bjorn Basson, autore di un devastante record assoluto di 21 mete in 13 partite in Currie Cup, schierato con l'evanescente Bryan Habana nel ruolo più ingrato per un sudafricano. Eh si, l'ovale fin là in fondo non arriva mai; se lo dovrebbero guadagnare da soli, tipicamente col tempismo sotto gli up&under di Steyn. In più il tempaccio non favoriva certo il gioco espansivo, come invece erroneamente scelto dai padroni di casa.

La cronaca - Dopo qualche tentativo irlandese di aprire il gioco, il Sudafrica s'impadronisce del pallino, costringendo i padroni di casa sul piede arretrante: sono 18 i placcaggi in cinque minuti cui viene costretta la linea verde dalle classiche percussioni dei ball carrier sudafricani, tra i quali si evidenzia da subito The Beast Tendai Mtawarira, messi in movimento perpetuo da Ruan Pienaar. Al primo fuorigioco Mornè Steyn, già detentore del record mondiale di 38 piazzati in fila in Test Match, marca i primi tre punti al quinto minuto.
La sinfonia continua per tutto il primo quarto giocato sotto la pioggia - make no mistake: tetto chiudibile o meno, con gli Australi, qui o al Millennium non si rinuncia mai ai vantaggi di casa. l'Irlanda paga il tentativo di cercare di aprire e di sfondare senza gioco territoriale, venendo atterrata e derubata regolarmente. O'Driscoll e d'Arcy al centro si schiantano sulla linea pilotata da Jean DeVilliers, così come le sovrapposizioni e i tagli di Tommy Bowe e Rob Kearney; solo Luke Fizgerald riesce a rendersi pericoloso in un paio di occasioni al largo, mentre Gio Aplon fa buona guardia in fondo. Davanti, la terza linea di livello Lions Ferris-Wallace-Heaslip non riesce a farsi largo rispetto all'esordiente openside Stegmann (lavoro oscuro ma continuo il suo), soffre le iniziative del più "bello" (in senso rugbistico) dei blindside in giro Juan Smith, concentrandosi a ribaltare regolarmente il palestrato Spies, mai più visto ai livelli dell'anno scorso. In rimessa laterale inizia a farsi sentire da subito il peso di Matfield che ritrova il sodale Botha, cui inizalmente Mick O'Driscoll prova a tener botta. In mischia ordinata sono dimenticate le sofferenze e le umiliazioni di un anno fa: il peso della prima linea Sharks, con Mtawarira e i due fratelli Du Plessis, scompagina i piani dei padroni di casa, mettendo rapidamente in difficoltà il tighthead Tony Buckley.
Accade così in modo apparentemente episodico, in realtà figlio della monotona ripetitività del canovaccio di casa: al 17' rimessa laterale irlandese controllata faticosamente, il mediano Reddan apre a memoria ma l'azione è già "letta" da Juan Smith che intercetta e un po' "bradipo" ma veloce, s'invola per tutta la metà campo: è 0-10.
Jonathan Sexton manca il suo primo penalty mentre al pioggia va intensificandosi, ma centra il secondo tentativo poco prima della mezz'ora. Nel frattempo, pioggia o meno il predominio sia in fase dinamica che statica dei Boks si va consolidando: è una punizione della mischia irlandese a procurare a Steyn il penalty del 3-13 al 38', subito contrastato da Sexton che marca il 6-13 con cui si va al riposo.

Il secondo tempo segna il fixing di un record: Steyn sbaglia da 45 metri il primo penalty dopo 41 centri consecutivi. I Sudafricani, resi sempre più solidi e confidenti a partire dalla mischia ordinata e nelle percussioni, iniziano a imporre la loro legge nelle loro aree tradizionali: contraerea e rolling maul. Da paura, per i migliori rappresentanti europei delle due specialità, incapaci di riportare a terra una sola rimessa o di arrestare le testuggini sudafricane senza falli.
Steyn torna a produrre punti al 53', punendo il crollo deliberato di una maul, estendendo il gap al 6-16. Tra tutte le difficoltà, Sexton tiene i suoi a distanza di break, centrando il suo terzo penalty al 56'.
Si giunge così all'ora di gioco che apporta una serie di svolte decisive nella gara. La prima è il debutto dell'enfant prodige Patrick Lambie, Man of the Match nella finale di Currie Cup e secondo marcatore del torneo dopo il neo trevigiano Willem deWaal: entra al posto di Steyn toccato duro in una delle sue rare partecipazioni difensive, più frequenti del solito in questa partita. Sull'altro fronte gli irlandesi provano a mettere una pezza alle fasi statiche, sostituendo un frastornato O'Driscoll (Mick) con il lock Donncha Ryan e inserendo Tom Court in prima linea al posto di Tony Buckley, prima schiantato da The Beast e poi infortunatosi. Il ventenne di Durban paga subito dazio all'emozione, sbagliando del tutto un penalty potabile, ma porta fortuna: in una delle rare incursioni debordanti dal centro del campo dei Boks, Zane Kichner apre il mar Rosso a Gio Aplon che incrocia e va in meta intonso. Lambie non ha difficoltà a trasformare, è un apparentemente irreversibile 9-23 a 15 minuti dal fischio finale.
Sempre attorno all'ora l'altra svolta della gara, stavolta favorevole agli irlandesi: il cambio della linea mediana, con O'Gara e Stringer in campo. Sono le istruzioni che portano a fare la differenza. E' infatti arrivato il momento di smetterla di schiantarsi addosso al muro sudafricano e di tentare di scavalcarlo: al 70' O'Gara pesca con un calcio perfetto il taglio di Bowe che marca pesante la riapertura della gara, manco impensierito dal goffo tentativo di Aplon ultimo uomo. Con la trasformazione è 16-23 e il segnale per l'assedio, cui i sudafricani rispondono con un certo ordine, ma nemmeno i migliori Boks possono far sparire la palla per dieci minuti. Infatti gli irlandesi appena riacquisiscono il possesso, riescono a stretchare la difesa con attacchi alimentati con tempismo da Stringer, fino a quando Kearney marca sull'angolino al 74' la meta del potenziale pareggio, ancora una volta saltando come ridere un Aplon senza birra e determinazione (avete presente Toeava che si scaglia su Hape lanciato in meta? Avete presente Drew Mitchell che usa tutto il corpo per non farsi saltare da Harries all'ultimo minuto? Ecco, Aplon invece ... meno male che dalla prossima torna disponibile Frans Steyn).
Il Dio del rugby però decide che sia cosa buona e giusta che O'Gara sbagli la angolata trasformazione, consentendo ai Boks di interrompere una striscia di tre sconfitte consecutive in Irlanda, portando a casa una vittoria sudata (negli ultimi dieci minuti) che fa morale e che mancava da dieci anni.
Nei minuti finali, esordi sfortunati perchè immersi nella tensione - ma è bello l'urlo liberatorio finale - per il flanker Keegan Daniels, il ritorno dopo tanto tempo del centro Adi Jacobs e un'altra chanche a Flip Van der Merwe e CJ Van der Linde tra i sudafricani.

Nota finale di colore: i baffi del Movember, una "quasi tradizione" crescente nell'universo angloassone, fanno bella mostra anche quest'anno, diffusi soprattutto tra australiani e irlandesi. Ditelo all'enciclopedico Pierantozzi, che tenta di spiegarsi gli assolutamente temporanei baffoni di Heaslip (in foto) con il padre ufficiale dell'esercito.

Vista in prospettiva Azzurra (gli irlandesi saranno l'Ostacolo tra noi e l'obiettivo qualificazione ai quarti nel Mondiale), la partita dice che lo squadrone irlandese al gran completo è battibile. A patto di giocare una partita iperfisica e di dominare le fasi statiche, il che ... Servirebbe una ... Benetton in gran spolvero (nel senso di modello di gioco sudafricano) con una prima linea migliore, un Castrogiovanni che porta palla come Mtawarira e una rimessa laterale mai vista dagli italiani. Come suggerisce Diego Dominguez, sarebbe importante sotto il profilo psicologico batterli nel prossimo Sei Nazioni, quando visiteranno Roma.

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