lunedì 15 novembre 2010

Italia monocorde all'Arena di Verona

Consentiteci la provocazione, far cronaca di rugby è più facile che in altri sport - ci sono i piazzati, le mete e i cartellini a scandirne i momenti cruciali, non vaghi cross o falli, o al contrario continuità poco discernibili di canestri o schiacciate. Non è invece semplice narrarne i perchè e i percome. C'è da un lato la profonda tecnicità di questo sport, dall'altro la battaglia regolata, la fatica, il fango, il coinvolgimento di sentimenti atavici, tutto congiura a scatenare le emozioni e l'irrazionale, anche quando si valuta un lontano Hawke's Bay vs. Taranaki. Figurarsi quando di mezzo c'è la Nazionale Azzurra! Noi qui riusciamo a vedere una squadra sola in campo persino quando gioca l'Inghilterra o i Cheetahs, figuriamoci ... Eppure nel rugby la palla NON è rotonda e l'esito delle sfide, pur fondato per forza su episodi, centimetri, secondi, NON è mai del tutto prono alla Dea Bendata o alla Mano de Dios come accade nel Sacro Giuoco del Pallone, dove non a caso prospera il dilettante allo sbaraglio, il commento tifoso: il nostro sport è 99 volte su cento razionalmente leggibile, a patto di aver visto qualche partita e di mettere da parte il tifo recuperando un minimo di mente fredda. Questo è uno dei motivi per cui ci riduciamo buoni ultimi a commentare questo Italia 16- 22 Argentina allo Stadio Bentegodi di Verona, prima uscita autunnale degli Azzurri.Narreremo la cronaca ma utilizzeremo costantemente "il senno di poi" per tentare di delineare quelle che secondo noi sono le lezioni e i perchè di questa sconfitta.
a) Le Formazioni
Abbiamo presentato qui l'Argentina e qui l'Italia. Argentini certamente più rimaneggiati di noi (assenti di peso el Mago JM Hernandez, Leguizamon e Albacete); formazione italiana ultraconservativa tranne dove non se ne poteva fare a meno (Barbieri al posto di Bergamauro infortunato), "anche a scapito del momento di forma attraversato da alcuni "senatori" nei rispettivi club", scrivevamo; unica novità Tommy Benvenuti all'ala - "il posto giusto per farlo esordire" dice Mallett, intendendo che da noi come per il Sudafrica, di ovali "intenzionali" fin là in fondo ne arrivano pochi. Alla fine invece il giovanotto andrà a cercarsene diversi, mostrando una discreta personalità.

b) Il primo quarto: brillìo di luci al Bentegodi
Al fischio di avvio gara dell'arbitro Pollock in uno Stadio Bentegodi densamente popolato ma con delle strane chiazze vuote, gli Azzurri sono più lesti, quasi frenetici: al primo possesso azzurro Gower apre splendidamente al sostegno di un ottimo Barbieri (uno dei migliori in campo) che scarica immediatamente a Parisse alle sue spalle: break favoloso, il capitano entra nei 22m argentini ma invece di fissare il punto o cercare un offload, decide di ergersi a protagonista e calcia un chip per se stesso a scavalcare l'estremo; in tal modo mostra di non possedere nè la straordineria umiltè di SB Williams nè piedi di Kurtley Beale: la palla sbilenca rotola in area di meta per il facile annullo.
Una occasione persa, ma ci sta: fa morale, destabilizza gli avversari e ci tiene in pressione. Tant'è che all'azione successiva è già calcio di punizione a nostro favore, peraltro fallito da Mirco.
L'Italia rimane sul piede avanzante: subito dopo sempre Parisse intercetta un loro calcio di rinvio dai 22m, poi rubiamo la prima rimessa laterale della gara a un impreciso Ledesma e a una coppia di seconda linea alta e potente ma poco affiatata, Galarza e Carizza. Al settimo minuto fermiamo a metà campo il primo attacco argentino: Parisse s'invola ovale in mano lungo l'out destro senza nessuno davanti, solo Contepomi arriva parallelo da centrocampo. Ce l'avrebbe fatta el capitàn se avesse accelerato a tutta manetta senza tentennare? Chi lo sa: forse Juan Smith è più veloce del Nostro, difatti il sudafricano una meta simile al Galles l'ha segnata. Il Parisse invece, forse indeciso se attendere il sostegno stavolta, rallenta e ingaggia Felipe Contepomi in un tentativo di passo dell'oca alla Campese: l'apertura ignora la finta e lo sbatte fuori. L'attimo successivo è significativo della diversa determinazione in campo: Parisse cerca gli occhi di Contepomi, quasi a dire, ci ho provato dài; l'altro manco lo ... considera, la sua mente guarda già avanti mentre quella di Sergio è rimasta lì.
Nel primo quarto succede poco di più: al calcio piazzato da Mirco B. al nono, risponde Contepomi al 16'; tante le percussioni timidamente multifase Azzurre, portate democraticamente sia da avanti che da trequarti ma regolarmente arenate nell'intorno della metà campo dalla difesa gaucha, attenta quanto la nostra e che i nostri pareggiano nella capacità di gestione del punto di impatto - il che non è poco.
Quel che conta, siamo 3 pari e per avere occasioni migliori l'Italia dovrà aspettare l'ultimo quarto. Intanto le linee argentine si sono serrate, han preso le misure del nostro gioco mono-tono, fatto di percussioni al centro o al largo poco importa, quel che conta è che sono tutte lanciate con quel passettino in più o quel secondino di ritardo che impedisce regolarmente a dei giocatori volonterosi ma non certo fulmini di guerra alla Ashton o Cueto piuttosto che potenze alla Alberts o Matfield, di trasformarle in break. Primi passi nell'arte del multifase.

c) Il secondo quarto: luci già spente al Bentegodi
Potremmo agganciarci alle fasi statiche per riguadagnare un po' di campo? Beh, la nostra rimessa è solidamente in controllo e ne rubiamo un paio, riuscendo a "sporcare" regolarmente le loro, ma l'arbitro sgama la nostra pressione sovente oltremisura (aggrediamo i saltatori in aria, sbilanciamo i loro sostegni). In mischia ordinata onvece, il Maestro Roncero con quell'aria da Maradona in cerca di rogne trova subito il modo di innervosire Castrogiovanni: col trick della testa (appena il tight "battezza" dove sta per infilare il capo, il loose ci piazza la fronte, così il primo o si inclina lateralmente per infilarsi di sbieco o si agita - e l'arbitro lo fischia). Niente da fare, il pallino di una gara lenta e monotona tra team similari sia pur a diversi stadi del loro "sviluppo", passa lentamente agli argentini. Contrapposto alla frenesia dei nostri, l'atout che hanno è la pazienza e la coesione totale.
Inciso: non è perchè guardiamo solo gli Azzurri che troverete pochi nomi di Pumas nel post: si muovono coesi e per reparti, facendo le cose giuste senza individualismi: il loro è un rugby latino molto nacionàl -populàr, l'opposto di quello australiano, molto diverso anche dagli altri rugby moderni come quello multi-opzione dei Kiwis e quello potente dei Boks, tutti basati sul possesso.
Qui siamo già passati dalla narrativa alla saggistica: dopo le sbornie di "ping pong aereo" del 2009, tutti van oggi spostando la filosofia del gioco dalla conquista territoriale al possesso palla: dopo la Scozia con Robinson un anno fa, adesso persino l'Irlanda di O'Gara; gli argentini invece hic optime manebitur, sono gli ultimi "saggi" rimasti ancorati alle certezze dei poveri. Che sono, io calcio sistematicamente e mentre il tuo pack vagola avanti e indrè con la testa per aria, io muovo avanti la linea; tu rispondi? Io ricalcio più lungo; tu riparti? Bene, è quello che cerco: ingaggiarti nella tua metà campo. Ci han vinto un bronzo nel 2007 così, facendo impazzire due volte la Francia di Laporte. Noi frenetici ci caschiamo come polli: McLean è autorizzato a un solo calcio lungo, massimo due, Parisse quarto uomo "tattico" in fondo, riparte regolarmente come Mirco Bergamasco e una volta a fine gara in modo del tutto arrischiato pure Benvenuti; così ci giochiamo regolarmente una trentina di metri di campo, da risalire faticosamente a forza di multifase.
Al 25' gli argentini arrivano per l'unica volta nel primo tempo dentro la nostra area dei 22m ma ne escono subito, per un errore di passaggio di Contepomi; al 28' Mirco B. ci riporta in vantaggio 6-3, punendo un "velo" poco oltre metà campo (la massima profondità dove ci possa portare il nostro mono-tono gioco d'attacco). Al 35' è di nuovo pari, punizione centrata (dopo una fallita al 29') per un nostro fuorigioco poco oltre la linea dei 10metri (anche loro sempre lì vengono fermati).
Il primo tempo finisce sei pari, con tutte le statistiche a favore dell'Italia: 61% di prevalenza territoriale, 17 minuti di possesso contro 14, dieci corse palla in mano contro tre, cinque offload su sette tentati contro due su quattro; fanno eccezione gli errori, sei contro due dei Pumas: un segnale che ci proviamo di più ma anche che siamo poco pratici. Quello che le statistiche non dicono, lo dice il punteggio: non riusciamo ad essere incisivi, non abbiamo fari che orientino il gruppo nella notte (uno s'è spento con quel passo dell'oca, ammesso sia mai stato acceso), non abbiamo alternative a quel gioco lì.

d) Il terzo quarto: carpe diem!
Verrebbe da dire, qui la svolta della gara. Ma ad analizzare bene, che cosa è cambiato? Nulla; continuiamo a difendere bene, come del resto loro, continuiamo a schiantar testate inutili a metà campo, loro anche ma in modo più "misto" col gioco territoriale; sornioni, felini, portano lo scontro dove vogliono loro, tra le due linee dei dieci metri, in attesa del momento giusto per piazzare tante graffiatine coi piazzati o la zampata mortale del giaguaro (Nb: non tutti sanno che la nazionale argentina di rugby è detta dei "Pumas" per sbaglio: fu un giornalista sudafricano, confuse il felino del Nordamerica col giaguaro sudamericano: come sei Cheetahs o i Lions si chiamassero "Tigers") .
Al 42' l'arbitro punisce la solita nostra spintarella in rimessa, per fortuna Contepomi fallisce da posizione non difficile, imitato al 48' da Mirco. Il momento topico della gara all'azione successiva: siamo al 50', una nostra percussione trova finalmente un efficace ricircolo veloce sulla verticale Gower-McLean, l'azione viene fermata da un evidente fallo di mani in ruck ma l'arbitro è lontano e il guardalinee arranca; sugli sviluppi i Pumas prima fissano un punto di incontro a metà campo, poi aprono sulla loro sinistra. Palla in mano all'estremo Martin Rodriguez Gurruchaga, il quale s'accorge che la nostra penerazione profonda ci ha sbilanciato difensivamente: sul lato i nostri sono già in parità numerica ma con due avanti, Geldenhuys e Zanni, contro due backs. L'estremo ex Pampas XV ora Stade Francais ne approfitta immediatamente: l'ovale va subito all'ala Amorosino senza passettini perditempo, questi sfida i due italiani nella corsa lungolinea e li supera. Sopraggiunge da dietro l'ala Benvenuti ma viene scavalcato da un chip dal tempismo e distanze perfetti, la palla appena ripresa dall'ala viene subito scaricata al sostegno dell'estremo biancoazzurro per saltare l'ultimo uomo McLean; è meta da sessanta metri, il 6-13 dopo la trasformazione e la partita si fa in salita per i nostri. Il compagno di squadra di Parisse fa le scelte giuste ed esegue correttamente l'unica occasione che ha, mentre i suo capitano di club ne aveva fallite due.
Come reagire? Una sola ne sappiamo fare: a testate democraticamente divise tra avanti e trequarti, sempre col passaggio un secondo troppo tardi o un metro dopo o col sostegno che arriva un mezzo secondo troppo presto o troppo tardi. Dopotutto, Gower e mcLean a parte, mica siamo australiani. In più, se possibile ora facciamo il tutto ancora più freneticamente di prima.
Una soluzione sarebbe ancorarci alla fase statica che sinora ci ha dato delle sicurezze, la rimessa laterale. Infatti al 55' non tentiamo un difficile calcio di punizione da metà campo angolato e cerchiamo la rimessa sulla linea dei 22metri: ma è il primo lancio sbagliato, occasione persa. Al 58' ci riproviamo: finalmente riesce una bella maul avanzante a metà campo, incassiamo il fallo, cerchiamo la seconda rimessa laterale. A lanciare subentra il più freddo Ongaro: ben presa, maul, secondo fallo incassato. Siamo dentro ai 22m, un po' angolati sulla destra, calcio impegnativo per gli skill di Mirco ma piazzabile. Invece ci giochiamo il tutto per tutto scegliendo di calciare in rimessa sui 5 metri, forse ingolositi dal richiamo dell'arbitro al capitano Contepomi per il secondo crollo consecutivo deliberato di una maul. Sono armi a doppio taglio: l'ultimo quarto di apre con un "o la va o la spacca", con una sfida all'Ok Corral da noi voluta, ma dopotutto pur sempre con ovale in mano e a 5 metri dalla meta.

e) L'ultimo quarto: per chi suona la campana? Per il pack
Uno studente poco brillante almeno una cosa del programma la deve sapere, se vuol sperare di passare l'esame e tutto su quello deve puntare; lo stesso nel rugby. Nel caso in questione abbiamo chiesto di essere interrogati su cosa si fa a cinque metri dalla linea di meta avversaria. Primi errori, portiamo a terra la rimessa (nel senso letterale del termine) e in tre percussioni non guadagnamo un metro. Riesce a prenderne un paio Castrogiovanni ma si isola (i compagni sono sorpresi?) e Tebaldi coi suoi due soliti passettini viene braccato mentre estrae l'ovale e perdiamo 30 metri. Respinti, bilancio altri 3 punti gettati. Al 63' la mischia ordinata guadagna un calcio di punizione dopo il ricambio delle linee (entra per noi LoCicero, più tardi ci sarà un altro ritorno dal Racing, quello di Dellapè al posto di Del Fava). Errare è umano, perserverare ... Invece di piazzare (Mirco è ancora timido, non lo chiede e il nostro capitàn ... lasciamo stare), calciamo ancora in rimessa laterale. Stavolta riusciamo ad allestire la maul che però avanza pochi metri. Dopdichè è jam session, spazio alla improvvisazione: giostriamo tre fasi una delle quali ben penetrante con McLean sostenuto da Benvenuti al largo, poi l'azione si spegne al centro con Gendenhuys che commette in avanti.
Al 68' alfine ci decidiamo a far piazzare a Bergamirco una punizione per fuorigioco, è 9-13.
Si riparte da qui? Abbiamo dodici minuti e due alternative "tradizionali", portarsi nel loro campo provocando il fallo oppure provando il drop. Nulla di tutto questo: al calcio di rinvio prendiamo palla, fissiamo il punto e Canavosio subentrato a Tebaldi calcia un grubber; l'arbitro accusa Barbieri che placca il ricevitore di essere partito davanti al calciatore. Falso rivedendo il reply - a dire il vero la cappella la fa Ongaro ma non è lui a placcare; tant'è, è facile per Contepomi piazzare il 9-16 che ci ricaccia dov'eravamo.
Al 74' quel poco di lucidità ha abbandonato tutti gli Azzurri: Gower placcato viene superato da una controruck argentina e lui oltre la linea del vantaggio, si riprende la palla ... è la punizione del 9-19. Sei punti persi nel giro di cinque minuti cruciali. A proposito di leadership e frenesie.
Capita spesso a noi italiani di dare il meglio quando siamo disperati: riusciamo a tornare nell'area dei 22m avversari grazie alla spinta dei neoentrati Derbyshire (al posto di Zanni) Canavosio e Orquera all'apertura, supportati dall'inesauribile Barbieri (Parisse intanto tocchetta e giochicchia per tutta la partita, non è in giornata, mentre la seconda linea fa il suo mestiere di quantità, pur con diverse imprecisioni ed errori). Sgarbi subentrato al centro e Benvenuti completano l'azione offensiva Azzurra con un bel break sulla destra fino alla linea dei 5 metri e i Pumas cadono in fallo di fuorigioco. McLean gioca veloce, viene fermato sulla linea di meta da un fallo da giallo di Galarza: Pumas in 14. Un paio di mischie ordinate e LoCicero scardina la prima linea dei Gauchos, procurando la meta tecnica. Siamo 16-19 al 78', in teoria un droppino dell'Ave Maria potrebbe anche starci, ma chi lo calcerebbe? Avessimo Burton ... Frenesia delle frenesie, l'epilogo è un fuorigioco in mischia fischiato ai nostri a tempo scaduto: e il nobile Contepomi decide di piazzare per il 16-22 finale. Stavolta sarà lui a cercare col sorrisetto auto-assolutorio lo sguardo dei nostri: è andata così, dài ... (ma a rugby le lezioncine, pur pedanti e eccessive, te le vai a cercare coi tuoi errori).

Concludendo: Nontigodi al Bentegodi
Una bella esperienza, giocare tutto sommato quasi alla pari coi numero sei del ranking, noi che al dodicesimo piano stiamo. Purtroppo per come sono costruiti i calendari, una nazione come la nostra ha poche opportunità di vincere e una di questa era proprio con questa Argentina.
Passato lo jurno, gabbato lu santo....
S'è riproposta L'Italia nota: sappiamo difendere bene (la meta è bravura avversaria a sfruttare l'opportunità), abbiamo aumentato l'iniziativa offensiva e il coraggio, ma risultiamo troppo monocordi e mono-toni. Oltre a non saper mai cogliere l'attimo fuggente, per mancanza di lucidità e di focus su quelle due-cose-due da sapere assolutamente eseguire bene per passar l'esame; ma anche questa non è una novità.
Al punto in cui siamo, è lecito domandarsi se i trequarti "senatori" attuali, beninteso tutta gente di esperienza che si impegna dando l'anima - ma sono quelli del passettino o del secondo in più - siano i personaggi giusti. Forse serve un po' di coraggio, forse è il caso di cambiar qualcosa a partire dal centro. Ciò a nostro avviso viene prima e pesa di più del solito antiquato e stucchevole valzer dei mediani: già si sa, toccherà a Gower peraltro infortunato, e a Tebaldi, retrocesso alla Nazionale A, a far da capri espiatori. Già, Gower: nel gioco moderno, in cui potenza, velocità di gambe e di mani sono indispensabili nel punto di incontro, paradossalmente crediamo sarebbe più utile al centro che dietro la linea. Il tema del piazzatore lasciamolo stare, abbiamo ben altri problemi da affrontare: Mirco Bergamasco tra l'altro non sarà un calciatore "naturale" ma è diventato sufficientemente affidabile, almeno sui calci "normali" (centrali e entro i 40 metri): ne ha sbagliati due quanti Contepomi. Su di lui ho cambiato idea dopo averlo visto vincere coi piazzati una gara dello Stade Francais, quando Wisniewki ha dato forfait e Frans Steyn era assente. Il problema casomai è l'opposto, dargli fiducia invece di cercare le rimesse laterali.
Veniamo piuttosto agli avanti azzurri di cui nessuno parla mai (male): non è ammissibile che a due anni di distanza dall'abbandono delle ELV, balbettino ancora nell'esecuzione delle maul. Notatelo: non battiamo mai chiodo ogniqualvolta si arrivi alla linea dei cinque metri avversari, solo la mischia ordinata schioda qualcosa - ma non si campa di mete di punizione, come insegna quel memorabile pomeriggio a San Siro, un anno fa.
Terzo e ultimo punto, se in questa squadra non manca certo l'impegno, spirito di sacrificio e gli skill individuali beh, manca tanto una leadership. Squagliarsi alla prima rimessa laterale dentro ai 22m avversari non è colpa (solo) del lanciatore. Ci sono altre nazionali dove c'è un leader riconosciuto addirittura per ogni fase e reparto, a noi ne basterebbe uno.
Ci sarebbe anche il tema caratteriale-motivazionale, amplificato da prese di posizione "politiche" discutibili (la faccia padronal-schifata di Dondi in tribuna). Se l'ambiente, allenatore incluso, risulta poco adatto allo sviluppo nel medio lungo termine di una mentalità sana e vincente, è un problema che qui non approfondiamo.
Gli argentini? Bene così, ottimo allenamento per loro del collettivo e per il timoniere Contepomi, anche se è costato loro diversi infortuni (omero fratturato per Carizza, brutta botta alla cresta iliaca per Fernandez Lobbe - han ragione gli anglosassoni, siamo sempre "scrappy") in vista della sentitissima prova classica loro contro la Francia. Lì si vedrà se saranno in grado di applicare il loro gioco "operaio" anche sotto pressioni ben più forti di quella che riesce a produrre questa Italia.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Ecco, come sempre avete espresso in modo esteso, completo e puntuale ciò che avevo in mente.
("ho tutto in mente ma non riesco a dirlo" cit.)
Al fischio finale mi è rimasto l'amaro in bocca pensando proprio al fatto che, se non concretizziamo contro l'Argentina, che ci giochiamo a fare con gli aussies? Servirà a migliorarci?

Notazione OT: ma come cavolo è che due settimane prima dell'incontro su listticket non c'era uno straccio di biglietto disponibile e il Bentegodi era completamente vuoto??

Abr ha detto...

Tnxs forthose, è che ci abbiam macerato sopra tutto il weekend.
OT sui ticket: il Bentegodi risultava soldout, e difatti l'anello alto era gremito; forse quello spicchio di curva vuota più in basso visibile in tv, era chiuso (o riservato "ai tifosi ospiti" secondo le tradizioni calcistiche?).

for those... ha detto...

(sempre OT) mah, il Cecio - che solitamente tende a magnificare oltre la realtà - diceva in tono molto sconsolato che "non c'è il tutto esaurito"; a fine gara una panoramica sugli spalti dal campo mostrava lo stadio veramente semideserto (ma magari molti erano già usciti sconsolati dalla prestazione); infine su rugby.it qualcuno commentava in diretta durante la partita che lo stadio si presentava pieno sì e no a metà.
Secondo me è successo qualcosa all'organizzazione.
Ho letto anche un'ipotesi che spero non sia vera: che moltissimi veneti avessero comprato il biglietto ma poi non fossero andati perché colpiti dall'alluvione.

Abr ha detto...

Tnxs forthose per il chiarimento: approfondiremo.

Abr ha detto...

"Fermento in città, evidenziato anchedagli ottimi riscontri al botteghino: pochissimi i tagliandi che restano da vendere, per il momento, su una capienza stimata di 35mila posti. Se non sarà tutto esaurito, non ci mancherà molto" (dal Corriere del Veneto, 12 nov.)

Abr ha detto...

"Non ci aspettavamo tutta questa gente" dice l'autista del bus: "nè Verona nè Chievo messi insieme riescono a riempire lo stadio" (da un commento sul ilgazzettino).
Da cui problemi organizzativi non meglio specificati; oltre alle solite rapine (0,33cl cl Peroni a 5 euri, e lo chiamano "terzo tempo").

Non so; Ripeto, su Sky si vedeva vuoto un pezzo di curva stile "spazio per tifo organizzato ospite", ma il resto dello stadio pareva pieno, soprattutto l'anello più alto.

Anonimo ha detto...

Il Bentegodi era quasi pieno, tenete conto che in parterre è meglio non andare, la visuale è pessima. Il costo del biglietto di alcuni posti era semplicemente alto (anello medio a €60.00 e € 80.00) e ben pochi tagliandi sono stati regalati. Tenete bene a mente che in altri luoghi per far vedere il tutto esaurito i biglietti si regalano in quantità industriali, a Verona (città ricca e poco rugbystica) prezzi alti e niente regali. Con qualche umile vittoria e meno nani e ballerine intorno allo "spettacolare evento" frutto del "moderno" marketing FIR qualche persona in più si sarebbe vista sugli spalti. Personalmente ho speso €171.00 per portare la famiglia(4) allo stadio nell'anello superiore rompendo il mio personale "sciopero" contro questa gestione della Nazionale. Non sono pochi e già sapevo delle belle statuine che mi sarebbero apparse sul prato del Bentegodi, avendo visto due allenamenti a inizio Novembre. Ho comprato due biglietti per Firenze con un esborso superiore ai €100.00. Sono su una brutta china......

Franz ha detto...

Ragazzi, ero lì e vi assicuro che lo stadio non era mezzo vuoto.

C'erano dei settori completamente chiusi, sbarrati, non so perchè
(la teoria dei settori dedicati agli ospiti mi sembra strana, visto che le tifoserie erano civilissimamente mescolate un po' dappertutto).
Era vuotino il parterre, da cui non si vede una mazza, e poi era quasi vuota la parte più costosa (85€!) e lì capisco bene il perchè.
Nel complesso lo stadio risultava quasi pieno.

Quel che metteva tristezza nelle ossa era il silenzio imbarazzato del pubblico, interrotto solo da sporadici applausi cadenzati e da qualche Italia-Italia.
Fiammate di entusiasmo le ho sentite solo in occasione di quei due o tre break oltre le linee avversarie, tutti purtroppo durati ben poco.

Insomma, la mia prima volta a vedere la nazionale. E mi sa anche l'ultima.

Franz ha detto...

Ah, una cosa molto antipatica era il tabellone spento.
Non c'era verso di capire quanto mancasse alla fine, il punteggio reale o (per tutti quelli a cui sfuggono ancora un paio di cosette sul rugby) che tipo di fallo avesse fischiato l'arbitro.
Il megaschermo di Sky era rivolto alle tribune dei giornalisti e mostrava solo la diretta tv.
Peccato perché invece per il resto lo stadio mi sembrava all'altezza dell'evento.

Abr ha detto...

Tnxs Franz per la testimonianza.

I settori chiusi per ospiti: dicevo con sarcasmo sulle paranoie calcistiche: non ci sarebbe da stupirsi se i gestori fossero rimasti sorpresi, oltre dai numeri, dalla mescolanza tra tifosi, diversamente dalla feccia cui sono abituati.

C'è in effetti un po' di timore in giro che 'sta nazionale disamori per il rugby: lo dicevamo da altra parte, in Italia il rugby ha un bacino molto più vasto degli addicted appassionati come noi.
Vero è che basterà un paio di vittorie di seguito prestigiose (al 6 Nazioni o a partire dal post mondiale) per recuperare entusiasmi e Cecinelli. Eh si, ogni rosa ha le sue spine ...

Abr ha detto...

Bella, rugbyVerona! "A Verona (città ricca e poco rugbystica) prezzi alti e niente regali", corrisponde all'idea che mi ero fatto.

Sui "nani e ballerine" di contorno, abbiamo speso un post e ribadiamo, che male c'è?
La mala gestione Fir - o meglio, la gestione provinciale, per certi versi barocca della Fir - prescinde dalle cheerleaders o dalle Melite.

Il guaio di tali iniziative non è che ci siano, è che rimangano isolate, non facciano parte di un piano organico, formalizzato (vedere ad es. il "5 year development plan" del rugby irlandese, un documento da 150 pagine reperibile sul sito della loro federazione, dove si allineano numeri e obiettivi, per cui si misura il successo e insuccesso di una gestione, non a chiacchiere e distintivo come da noi.
Qui rimane tutto alla carlona, idee in libertà, disorganiche. E 0,33cl di Peroni a 5 euro.

ringo ha detto...

Sbaglio o il Bentegodi ha sempre dato questo effetto, almeno televisivamente, di non essere mai del tutto pieno, anche quando invece c'è gente?

for those... ha detto...

Grazie a tutti per le testimonianze. Mi ero un po' incavolato quando ho visto spazi vuoti e non ero riuscito a trovare biglietti!

Abr ha detto...

Un'ultima nota sul "silenzio imbarazzante" del pubblico che evoca Franz.
Capita spesso, successe ricordo anche un anno fa a San Siro, per lunghi tratti, eppure eran 80.000.

Il punto è culturale: la gente è lì prima di tutto per vedere la partita, e prendere parte all'evento nel rugby vuol dire "terzo tempo". Va bene così, sempre meglio che avere quelli col bandieron che dalla CruvaSud ululano "pubblico di merda/dovete gridare".
Il fatto è che non esiste da noi uno "Swing Low Sweet Chariot" da intonare tutti quando è ora (proporrei La Canzone del Piave?). Ergo, effetto ghiacciaia.

NR ha detto...

"La Canzone del Piave" sarebbe splendida, ne sono sempre stato convinto. Ma vi dirò (con molta tristezza) che in certi ambiti è considerata "fascista" - storia di qualche anno fa - oppure "leghista" - storia più recente. Tanto per stare in tema di provincialismi...

Abr ha detto...

Urca!
E allora come si fa? Si ripiega come i calcistici su jingle alla "o-ooo-oo-oo-ooo" come ai mondiali?
Per fare i "politically correct", noi mica possiamo pescare nel patrimonio dei gospel neri, come han fatto gli inglesi con Swing Low ...
Se lo facessimo poi, stai sicuro che qualcuno tirerebbe fuori l'accusa di "clericali".

Nord-Sud, destra-sinistra, alto-basso e chi lo dice sa di esserlo: a dar retta a tutte 'ste fregnacce, non se ne esce.

ringo ha detto...

Beh, allora, a questo punto meglio "Tapum" (o "Venti giorni sull'Ortigara"), che almeno il ritornello dà il senso: dentro, ragazzi, dentro!

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