Maramao scozzese al Sudafrica
Murrayfield, Edinburgh: Scotland 21 - 17 South Africa
(Attendance: 35,555 - Half-time: 12 - 9)
Scotland: 15 Hugo Southwell; 14 Nikki Walker, 13 Joe Ansbro, 12 Graeme Morrison, 11 Sean Lamont; 10 Dan Parks, 8 Rory Lawson (capt); 8 Kelly Brown, 7 Nathan Hines, 6 John Barclay; 5 Scott MacLeod, 4 Richie Gray; 1 Allan Jacobsen, 3 Euan Murray, 2 Ross Ford
Replacements: Dougie Hall, Moray Low, Richie Vernon, Ross Rennie, Greig Laidlaw, Ruaridh Jackson, Chris Paterson
South Africa: 15 Zane Kirchner; 14 Gio Aplon, 13 Francois Steyn, 12 Jean de Villiers, 11 Lwazi Mvovo; 10 Morne Steyn, 9 Francois Hougaard; 8 Ryan Kankowski, 7 Juan Smith, 6 Deon Stegmann; 5 Victor Matfield (capt), 4 Bakkies Botha; 3 Jannie du Plessis, 2 Bismarck du Plessis, 1 Tendai Mtawarira
Replacements: Adriaan Strauss, CJ van der Linde, Flip van der Merwe, Willem Alberts, Ruan Pienaar, Patrick Lambie, Adi Jacobs
La famosa canzonetta che affonda le sue radici nella notte dei tempi, recita: "Maramao perchè sei morto/Pane e vin non ti mancava/ l'insalata era nell'orto/ e una casa avevi tu". La figura del Maramao la fa il Sudafrica, proveniente da un paio di vittorie di misura ma trafitto, sempre di misura, da un proditorio agguato di Pitti e Scoti nelle umide e fredde brughiere del Nord.
Già, la situazione atmosferica - no lieve pioggerellina british, è diluvio da lupi del Mare del Nord - ambienta bene l'ambush; però non stiamo parlando di freddolosi latini o di solari australi dediti al gioco arioso e aperto: i sudafricani sono perlopiù cresciuti lambiti dalle fredde correnti del Capo o in altura e possiedono la durezza, la fisicalità, l'approccio tosto e concreto per venir fuori agevolmente, anzi per approfittare di condizioni al limite che favoriscano il gioco chiuso e l'approccio fisico. I Boks inoltre hanno nella faretra due armi letali, la precisione al piede e le maul, adattissime alla situazione. Eppure ...
Grande il merito degli scozzesi che non mollano mai e sfidano i sudafricani sulla veemenza nel punto di impatto (mai nome fu più adeguato), guidati da un impavido faccia-da-pirata della terza linea, John Barclay Man of the Match - ma si distinguono anche il giovane biondone Richie Gray, Ross Ford, Sean Lamont, l'esordiente Joe Ansbro e un Nathan Hines apparentemente fuori ruolo, in realtà solido scoglio contro le percussioni dei forwards sudafricani - si affidano alle qualità supreme del piede di Dan Parks, superiore al maestro Mornè Steyn in quanto a precisione.
Aggiungi un paio di "aiutini" - uno autoinflitto coi soliti cambi predefiniti un po' auto-spiazzanti dei Boks (il quasi decisivo Willem Alberts a parte), l'altro per alcune decisioni inspiegabili dell'arbitro Dickinson, il famigerato nono uomo della mischia All Blacks a San Siro - e si ottiene la vittoria di misura scozzese. Tant'è, vittoria che oltre a vendicare i cugini celtici sconfitti di misura dai Boks in questo Tour, seppellisce la batosta subita dai neozelandesi e procura alle tribù a Nord del Vallo il consueto scalpo annuale di una Grande, dopo quello dell'Australia l'anno scorso: dev'essere una clausola nel contratto di coach Robinson ...
La cronaca - Ci vogliono meno di tre minuti a Mornè Steyn per infilare il primo penalty da 30 metri per un offside difensivo degli scozzesi. La partita sembra incanalata in un percorso noto in cui i sudafricani sguazzano (incanalare, sguazzare: tutti termini adatti al clima di giornata al Murrayfield), difatti la loro pressione aumenta così come le opportunità di punizioni: Steyn ne centra un'altra al 12' ma ne fallisce inopinatamente un altro paio. Dopo un primo quarto di gara schiacciati, i padroni di casa iniziano timidamente a reagire e nel giro di pochi minuti riparano i danni con Dan Parks, autore di un penalty e di un drop che livella il punteggio al 23', dopo un bello sfondamento di Sean Lamont. Tutto da ricominciare per i sudafricani, ma sono gli scozzesi a insistere, sempre sfruttando la capacità chirurgica di Parks a punire la minima indisciplina: alla mezz'ora è 12-6 dopo altri due piazzati dell'apertura australiano di nascita. Steyn riesce a piazzare un'altra punizione prima della fine del tempo, tenendo a tiro gli avversari, e li raggiunge al 45'.
La partita nel frattempo non cambia: le due squadre si affrontano a zuccate nel clima più plumbeo della maglia di casa e che peggiora sempre più; tutti fanno il loro, con le due prime linee che si annullano nonostante una lieve prevalenza scozzese, Bismark Du Plessis e Ryan Kankowski con Juan Smith a mettersi in luce come ball carriers tra i Boks, con Bakkies Botha a fronteggiare ogni situazione, intemperanza incluse - è definitivamente l'amico che vorresti avere al tuo fianco se succede qualche screzio in periferia; lato scozzese, una ottima terza linea Hines-Barclay-Brown onnipresente ferma tutto, i due lock McLeod e Grey pure, anche quando il primo s'infortuna alla mezz'ora ed entra Vernon la situazione non cambia. Al largo e da dietro Gio Aplon si produce in qualche tentativo di fuga come Zane Kirchner dal fondo, contraccambiato dai tentativi di sfondamento di Sean Lamont e Joe Ansbro dall'altra parte, cui partecipano col fisico anche Rory Lamont, l'anziano Nikki Walker e Hugo Southwell dal fondo: scontri tra titani. Sul versante negativo il capitano di giornata scozzese Rory Lawson, un mediano che stoppa regolarmente con le sue (in-)decisioni una relativa supremazia della sua prima linea, e l'esordio di un Mvovo incerto all'ala chiusa.
L'equilibrio viene rotto da tre ulteriori piazzati, assegnati a Parks da Dickinson tra il 50' e il 70', nella crescente incredulità di capitan Matfield. Di tutti uno ne descriviamo, forse il più clamoroso: Juan Smith arriva in piedi su uno scozzese isolato e già a terra, si piega e contesta la palla e l'arbitro fischia fallo: non il tenuto dello scozzese, deve aver visto le punte delle unghie di Smith in fuorigioco. Tant'è, al 68' è 21-12 per gli scozzesi.
A quel punto, come nella partita con l'Irlanda a un segnale convenuto il Sudafrica par dire, ok ora basta: partono con la specialità della casa, rimesse laterali e maul avanzanti, mangiando metri su metri agli scozzesi che non sanno come fermarli. I falli si ripetono nell'incompetenza di Dickinson - forse aveva dimenticato i cartellini in albergo. La maul porta Bismark du Plessis in meta al 69' ma Dickinson annulla, fischiando un fallo precedente agli scozzesi! Poco male, i sudafricani scelgono la rimessa laterale, il lancio di Bismark finisce forse casualmente in mano a Willem Alberts appena entrato, che fionda la sua inarrestabile mole in meta: è 21-17 a dieci minuti dalla fine. Qui gli effetti dei cambi "standard" si ritorcono contro i sudafricani: prima il giovane Patrick Lambie entrato al posto di Steyn sbaglia - di poco - la non facile trasformazione che poteva significare, drop o punizione uguale vittoria; poi i restanti nove minuti con quattro punti da recuperare quindi con necessità di meta, vengono gestiti da Ruan Pienaar entrato al posto di Frans Hougaard in modo frenetico, poco saggio. Gli scozzesi nonostante l'unica meta della gara stia nel loro passivo tengono botta senza eccessivo affanno e la partita finisce nel tripudio del diluvio, tra cornamuse bagnate ma sprizzanti gioia da tutti i loro pifferi.
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