sabato 20 novembre 2010

Missioni compiute ma nulla di più per le due Grandi Europee

Ci riferiamo alle vittorie di Inghilterra e Francia rispettivamente su Samoa (26-13) e sull'Argentina (15-9). Vittorie sono state, il dovere è compiuto; sono importanti in quanto vittorie, in quanto conferme di un trend vincente, ma poco di più.

L'Inghilterra ha tirato fuori i noti attributi per imporre il suo gioco e battere Samoa; ma alla fine della fiera è un poco esaltante due a due (mete) tutto quello che porta a casa.
Non han giocato con l'intensità della scorsa settimana con l'Australia - la partita perfetta; gli inglesi han dovuto impegnarsi sotto il profilo fisico, facendo leva sui notori punti di forza Boreali, le fasi statiche. Nel finale un po' di inevitabile relax (versione inglese) e un premio agli sforzi isolani ha avvicinato un punteggio che poteva essere più rotondo.
Lato samoano, alla fine si tratta sempre di un pari a livello di mete - agli angolini quindi non trasformate quelle degli Isolani, in mezzo ai pali quelle inglesi - ma la disciplina e la capacità di imporsi vista con l'Irlanda non s'è vista. Dimostrazione che la fisicità, la velocità e buoni skill individuali possono bastare nel Sevens o nel League ma non quando si gioca con le regole Union, ovviamente se davanti si trova una squadra non timida, tosta e veloce, che sappia far leva nella miglior organizzazione dei set pieces e delle fasi dinamiche.
La formazione samoana era esattamente quella che si era ben comportata a Dublino, cedendo solo per un attimo di distrazione a un trick del duo Stringer-O'Gara. Quella inglese mandata in campo da Martin Johnson non concedeva sconti, era quella che sta emergendo come standard in questi test: identica nell'impianto, solo rinforzata dal fisico di Matt Banahan in insolita posizione centrale al posto di Tindall, più l'approccio "sudafricano" di Hendre Fourie combinato al fisico di James Haskell in zona loose forwards, al posto di capitan Lewis Moody e di Tom Croft.


England: 15 Ben Foden; 14 Chris Ashton, 13 Matt Banahan, 12 Shontayne Hape, 11 Mark Cueto; 10 Toby Flood, 9 Ben Youngs; 8 Nick Easter (capt), 7 Hendre Fourie, 6 James Haskell; 5 Tom Palmer, 4 Courtney Lawes; 3 David Wilson, 2 Dylan Hartley, 1 Andrew Sheridan
Replacements: Steve Thompson, Dan Cole, Dave Attwood, Tom Croft, Danny Care, Charlie Hodgson, Delon Armitage

Samoa: Paul Williams; David Lemi, George Pisi, Seilala Mapusua, Alesana Tuilagi; Tasesa Lavea, Kahn Fotualii; George Stowers, Manaia Salavea, Ofisa Trevarinus; Kane Thompsen, Filipo Lavea Levi; Anthony Perenise, Mahonri Schwalger (capt), Sakaria Taulafo.
Replacements: Ti'I Paulo, Census Johnston, Iosefa Tekori, Afa Aiono, Junior Poluleuligaga, Gavin Williams, Fautua Otto

Il primo tempo è ruvido ma con pochi sbilanci: passa per prima Samoa al 3' con un piazzato di Paul Williams estremo del Sale, che fallisce poco dopo la possibilità del raddoppio. A differenza dell'Irlanda gli inglesi non hanno particolari esperimenti da effettuare, semplicemente in questa loro ultima versione non ci stanno proprio a venir sfidati sul piano fisico e della velocità di esecuzione. Già all'11' Ben Foden arriva in meta, ma il Tmo la cassa per via di un piede dell'estremo dei Saints sulla linea laterale. Il pari arriva entro il primo quarto, un penalty di Toby Flood (in foto) per l'ultimo fallo samoano di una serie in mischia ordinata. Al 24' altra opportunità di meta per gli inglesi, ma l'ultimo passaggio di Shontayne Hape a Ashton è in avanti. Poco prima della mezz'ora arriva il vantaggio inglese 6-3, sulla punizione di un fallo in ruck dei samoani: è il punteggio con cui le due squadre vanno al riposo.
Alla ripresa del gioco lo choc: pronti via, un bel recupero dell'ovale del lock appena entrato Iosefa Tekori del Castres lancia Paul Williams in meta all'angolo: 6-8, never underestimate Pacific Islanders. I samoani si galvanizzano ma gli inglesi rispondono alle loro martellate con altrettanta determinazione, solo più organizzata: nel giro di sette minuti, un decoy run di Banahan al centro sui 22m apre una autostrada al compagno di reparto Hape, il quale serve Asthon a rimorchio che a sua volta scarica a Bahanan che proseguiva all'interno: ta-taa-tac, quasi all'australiana, è meta in mezzo ai pali, 13-8 dopo la facile trasformazione. La partita è riassestata.
Gli inglesi hanno l'opportunità di estendere il vantaggio con Cueto lanciato ancora da Banahan, ma l'ala di Sale, ancora una volta uno dei migliori in campo, veniva fermata a pochi passi dalla meta. E' Flood a mettere in sicurezza il risultato con due penalty centrati, portando il punteggio sul 19-8 a 10 minuti dal fischio finale. Ciò non frena i padroni di casa: un intercetto del protagonista della gara Banahan lancia ancora Hape e trova il sostegno finale per la meta di Tom Croft subentrato da poco. Gli ospiti limitavano il deficit nei minuti finali, con la meta all'angolo del rimpiazzo centrale Fautua Otto.

A Montpellier la Francia riesce a battere la sua bestia nera argentina, ed è solo la terza volta negli ultimi dieci incontri; ci riesce prevalendo in una gara noiosa e dispersiva priva di mete, in cui subisce il ritmo e i percorsi dettati dai Pumas. Peccato per questi ultimi non essere riusciti ad azzeccare un pertugio come quello che trovarono con l'Italia la settimana scorsa, perchè le premesse c'eran tutte. La prevalenza finale francese risulta ben fotografata dal punteggio risicato: il pertugio non lo trovano neppure i Bleus, nonostante la buona volontà dei trequarti, la prevalenza degli avanti nelle fasi statiche e le testate profuse in attacco, in specie dai due "in prova" Sebastien Chabal al nr. 8 e Aurelien Rougerie (in foto) al centro. Usati senza risparmio come arieti, manco fossero ... argentini (o Isolani) da massacro, da spremere come limoni e poi cambiare (e invece ti mettono in piedi nazionali da paura: coach Laporte dixit nel 2007, l'Argentina è un mostro che abbiamo creato noi). Alla fine la prevalenza dei padroni di casa, a parità di disciplina, si fonderà tutta sui piedi di Morgan Parra e sulla attitudine dropparola di Damien Traille, una opzione mai da sottovalutare quando non si riesce ad aprirsi la strada negli ultimi 22 metri (vero Italia?).


France : 15 Alexis Palisson, 14 Yoann Huget, 13 Aurelien Rougerie, 12 Yannick Jauzion, 11 Marc Andrieu, 10 Damien Traille, 9 Morgan Parra; 1 Thomas Domingo, 2 William Servat, 3 Nicolas Mas, 4 Lionel Nallet, 5 Julien Pierre, 6 Thierry Dusautoir, 7 Julien Bonnaire, 8 Sebastien Chabal.
Replacements: Guilhem Guirado, Luc Ducalcon, Jerome Thion, Imanol Harinordoquy, Dimitri Yachvili, Fabrice Estebanez, Jerome Porical.

Argentina: 15 Martin Rodriguez; 14 Gonzalo Camacho, 13 Gonzalo Tiesi, 12 Santiago Fenandez, 11 Lucas Gonzalez Amorosino; 10 Felipe Contepomi (capt), 9 Nicolas Vergallo; 7 Miguel De Achaval, 8 Juan Martin Fernandez Lobbe, 6 Genaro Fessia; 5 Patricio Albacete, 4 Mario Galarza; 3 Martin Scelzo, 2 Mario Ledesma, 1 Rodrigo Roncero
Substitutes: Agustin Creevy, Marco Ayerza, Santiago Guzman, Julio Farias Cabello, Alvaro Galindo, Alfredo Lalanne, Marcelo Bosch

Il primo tempo termina 9-3 e delinea l'impostazione di tutta la gara, caratterizzato da un minimo di struttura francese che si fonda su tentativi di sfondamento primariamente affidati a Chabal e Rougerie, cui seguono tentativi di fasi di gioco più aperte; ma i francesi, coi neuroni probabilmente bagnati dalla serata uggiosa, sovente cadono nella bagarre e nelle azioni personali e non riescono a dar continuità ad alcune fasi interessanti.
Gli argentini di converso amano lasciare l'iniziativa, a patto di esser loro a dettarne ritmi e luoghi e ci riescono anche in Francia. Belli chiusi e attenti, giocano molto bene e molto volentieri tattico, cercando poco la rimessa e molto gli up&under - è quello che abbiamo definito "il rugby dei poveri": palla in campo tuo, prima di tutto prova a prenderla e poi problemi tutti tuoi gestirla, risalire, inventare, provare; io ti aspetto e, non appena esiti o sbagli ...
Quello che più impressiona è la sagacia di tutti i Pumas nessuno escluso, sia giovani che espertissimi, in tutte le situazioni di gioco, statico o dinamico, organizzato o "rotto": san tutti sempre qual'è la cosa giusta da fare, e la fanno. Altra differenza (ebbene si, diciamolo) con gli italiani, gli skill individuali: pochissimi gli errori gratuiti, non raccolgono solo i passaggi perfetti e per vedergli un in avanti, vuol dire che la difesa s'è proprio dannata a provocarlo. I francesi improvvisano, i Pumas invece sono sempre in controllo pur non mortificando mai l'iniziativa individuale: si muovono come squadra, sempre; implacabili nei punti di contatto, sanno difendersi dalla veemenza dei Bleus in modo leggendario.
Purtroppo per i Gauchos ogni tanto il falletto ci scappa e i francesi hanno nel loro bagaglio la opzione "balistica" per risolvere una partita: tre i penalty centrati da Morgan Parra nel primo tempo. Va sottolineato comunque che anche i Pumas, pur giocando prevalentemente in difesa, si procurano comunque le "pari opportunità" punitive (altro sintomo di sagacia di un approccio tattico, che tiene la difesa "alta"); senza El Mago JM Hernandez non hanno però la precisione dei francesi, Felipe Contepomi centra un penalty su due nel primo tempo e si rifà nel secondo con due su due, mentre un tentativo dalla lunga distanza di Martin Rodriguez risulta corto. Guarda caso sono giusto quei sei punti che fanno la differenza nello score finale.
Nel secondo tempo la prevalenza della mischia ordinata francese si fa evidente ma, in assenza di distrazioni difensive e break vincenti, è un Damien Traille opaco per il resto a identificare la exit strategy vincente: un suo drop eseguito perfettamente a inizio della seconda frazione porta il punteggio sul 12-3 e pare chiudere la gara. I Pumas però hanno l'arma letale, quella che costò la vittoria e le sicurezze all'Italia: non solo up&under e pick&go ma anche i blitz improvvisi da cobra al largo. Ogni volta che Camacho, Amorosino e Rodriguez Gurruchaga partono da dietro, sono pericolosi perchè scelgono il momento e il pertugio giusto: guadagnano metri e almeno un paio di volte paiono prossimi a sfondare arrivando alla meta che risulterebbe decisiva. Contepomi gestisce costantemente la sua squadra, ne detta i tempi e accorcia le distanze coi padroni di casa con due punizioni nel secondo tempo, ma non è sufficiente: il colpo fortunato del ko, la distrazione fatale avversaria come nel caso italiano, stavolta non arriva. Se i francesi sono stati spesso confusionari in attacco nell'umida serata mediterranea, non si sono mai distratti in difesa e nei set pieces. Il che non è poco, dopotutto è la caratteristica che li fece prevalere nel famoso quarto di finale a Cardiff con gli All Blacks.

Nel frattempo in giro per l'Europa "minore", la Georgia prevale sul Canada per 22-15, mentre il Portogallo prevale sulla Namibia per 24 -12, con due mete di Vasco Uva.

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