Strapotere All Blacks
Lansdowne Road - Aviva Stadium, Dublin: Ireland 18 - 38 New Zealand
(Attendance: 46,302 Half-time: 13 - 19)
Ireland: 15 Robert Kearney; 14 Tommy Bowe, 13 Brian O'Driscoll (capt), 12 Gordon D'Arcy; 11 Luke Fitzgerald; 10 Jonathan Sexton, 9 Eoin Reddan; 8 Jamie Heaslip, 7 David Wallace, 6 Stephen Ferris; 5 Mick O'Driscoll, 4 Donncha O'Callaghan; 3 Tom Court, 2 Rory Best, 1 Cian Healy
Replacements: Sean Cronin, John Hayes, Devin Toner, Denis Leamy, Peter Stringer, Ronan O'Gara, Keith Earls
New Zealand: 15 Mils Muliaina; 14 Cory Jane, 13 Conrad Smith, 12 Ma'a Nonu, 11 Hosea Gear; 10 Daniel Carter, 8 Andy Ellis; 8 Kieran Read, 7 Richie McCaw (capt), 6 Jerome Kaino; 5 Tom Donnelly, 4 Anthony Boric; 3 Owen Franks, 2 Hikawera Elliot, 1 Tony Woodcock
Replacements: Andrew Hore, John Afoa, Samuel Whitelock, Liam Messam, Alby Mathewson, Stephen Donald, Sonny Bill Williams
Bellissima partita all'Aviva Stadium, grande show di eccellente rugby giocato tra due squadre che come direbbe il giornalista cane, si sfidano "a viso aperto". Il fatto è che le due squadre giocano un rugby similare, anche se con peculiarità e a stadi di sviluppo ben differenziati; come al solito quando accade, chi gode è chi sta più in alto nel ranking e più avanti con gli automatismi. L'ha capito l'Inghilterra che ha incastrato l'Australia giocando la partita perfetta per le sue corde ed antitetica al gioco dei Wallabies, ci prova sempre l'Argentina e difatti risulta una brutta gatta da pelare per molte. Unica eccezione sinora in questi Test Match d'autunno è la vittoria della Scozia col Sudafrica; tempo a parte, abbiamo tentato in precedenza di spiegare perchè.
Alla fine all'Aviva Stadium, aldilà della bellezza epica dello scontro, ci sono alcune interessanti note tecniche da sottolineare sulla vincente.
Primariamente, la Nuova Zelanda conferma il suo ruolino di marcia intonso con l'Irlanda e passa per quattro mete a due, tutte e quattro di uomini del pack, tre su quattro chiudendo azioni alla mano agli angoli opposti del campo. Non è cioè mera superiorità degli avanti, al contrario è che gli All Blacks sono arrivati al "total rugby" in cui chiunque dei primi otto può far le veci di un trequarti (ancora non il viceversa) in termini di skill individuali, attitudine personale. Per non menzionare il posizionamento in campo: macchè mini-unit, gente raggrumata per il campo; tutti schierati in linea, come si fa del resto in difesa.
La seconda nota riguarda la difesa: dentro ai loro 22metri i Neri continuano a fare i "cinici", anche se in modo più discreto e se possibile ancora più "esperto" di prima. Ne risulta una capacità difensiva eccezionale con l'obiettivo di ritardare le trasmissioni avversarie per riposizionarsi. Come sempre accade però, stare sul filo del rasoio senza margini di sicurezza, sarà il loro tallone d'Achille ai Mondiali: contro una qualche Francia che riesca a sfidarli appropriatamente, se qualche arbitro vorrà potrà "farli Neri" con qualche cartellinata gialla; a quel punto sarà troppo tardi per adattarsi.
Infine, i Tutti Neri nel secondo tempo se ne sbattono di consentire a Dan Carter il record mondiale di punti segnati in Test Match e convertono le punizioni in mischie ordinate: un affronto per la nazione del Munster, ci dice che Graham Henry è già oltre i temi della formazione tipo e del gioco, si sta dedicando a mettere a punto i minimi dettagli, anche quelli apparentemente più lontani dalla filosofia di gioco dei Kiwis. Oltre a sentirsi così forte da sfidare una Boreale in uno dei suoi terreni prediletti: elemento di guerra psicologica non da poco.
La cronaca - Pronti via, la Nuova Zelanda non perde tempo e mette subito l'Irlanda sul piede arretrante: ogni giocatore in Nero pare abbia la consegna stringente a guadagnar qualche metro ogni singola volta che tocchi palla. Il pilone Cian Healey non rotola via da un tackle e Dan Carter può aprire le marcature al 5' minuto. Jonathan Sexton risponde dalla distanza dopo due minuti a punire una partenza di Kieran Read davanti al suo calciatore, mostrando alla folla che c'è vita anche sul lato verde del pitch. Lo scambio tra i due calciatori continua per la prima mezz'ora, quando è 6-9 per gli ospiti.
Col tempo e rimanendo incollati a fronte di tanta furia, gli irlandesi guadagnano fiducia: i loro possessi si fanno meno timidi e al primo vero assalto dentro ai 22m All Blacks ci scappa alfine la meta:dopo una lunga fase in spinta, d'Arcy e Cronin (appena subentrato a Rory Best toccato duro) fissano il punto sulla destra del fronte d'attacco ben dentro l'area dei 22metri avversaria; apertura immediata a Sexton che serve Heaslip al centro; davanti a lui Carter si convince che il sopraggiungente Stephen Ferris sia un "camminatore", un decoy runner e la palla invece debba arrivare a Fitzgerald o Kearney larghi a sinistra, quindi s'allarga. Ha ragione nel senso che Ferris è troppo avanti quando Heaslip lo serve nel mezzo del buco difensivo, ma nessuno dice niente ed è meta, 13-9 dopo la trasformazione.
Nessuna protesta come si fa nel rugby, nemmeno segnali di panico da parte degli All Blacks: si rimettono a macinare il loro gioco, chiudono le distanze sul 13-12 con un altro penalty centrato da Carter su fallo irlandese in mischia ordinata; poi al 40', dopo tre punti di contatto fissati a un metro dalla meta irlandese e sotto vantaggio, Anthony Boric si impadronisce di un una palla uscita con poco controllo dalla ruck, dribbla i difensori e allungando i suoi due metri arriva ad appoggiare l'ovale in meta. E' 13-19 all'intervallo dopo la trasformazione, tutto torna regolare. Attenzione, Dan Carter ha già 14 punti personali in carniere, glie ne bastano altri sei per eguagliare il record mondiale di marcature in Test Match di Jonny Wilkinson.
Alla ripresa Sam Whitelock subentra all'infortunato Donnelly e gli All Blacks riprendono il loro routinario job a mille all'ora mandato a memoria e nel giro di tre minuti, tra 45' e 48', chiudono la gara con una duplice dimostrazione di total rugby.
Al 45' Carter apre a Ma'a Nonu sulla sua destra poco fuori della linea dei 10 metri in campo irlandese, questi apre a Jerome Kaino (nella foto) che allarga verso destra. Davanti c'è Ferris e il mediano Reddan, il quale già scala verso l'esterno; Kaino ruba a Ferris quel metro che basta, davanti a Reddan c'è Kieran Read più potente e più veloce a ricevere l'offload e andare marcare sull'angolo. Al 48' pressappoco la stessa scena sull'angolo opposto: l'attacco Tutto Nero si sviluppa a sinistra, dove Hosea Gear fissa Cronin, cadendo apre all'interno a Richie McCaw a sostegno, il quale assorbe i residui difensori e apre alla sinistra su Sam Whitelock che aveva sostenuto i due all'esterno, mandando la sua mole da seconda linea in meta. Manca ancora mezz'ora ma siamo 13-33 e a Dan Carter mancano solo due punticini per il record.
Al 53' un intercetto di Heaslip e la sua galoppata riportano gli irlandesi dentro ai 22metri neri; dopo due punizioni mutate in rimesse laterali, due mischie e molti punti di incontro sulla linea dei cinque metri, gli irlandesi finalmente allargano sulla destra del loro attacco, penetrano sul lungolinea ma perdono palla; arriva Brian O'Driscoll che con un gesto atletico fantastico raccoglie in corsa con una mano l'ovale e lo porta in meta, 18-33.
Cambia poco, sicuramente non la pressione degli All Blacks; all'ora di gioco e in contemporanea con qualche cambio (entrano SB Williams al centro, Mathewson in mediana e Hore a tallonare, seguito qualche minuto dopo dal pilone Afoa ), arriva quello che potrebbe essere un momento storico: punizione in mezzo ai pali guadagnata dai Tutti Neri, record mondiale in tasca a Dan Carter. E invece l'apertura in nero deve abbassare lo sguardo, quel che conta è il progresso di squadra, o forse il suo orgoglio: il capitano McCaw chiede all'arbitro la mischia ordinata! Si, avete capito bene: un anno dopo San Siro non è passato invano down under. Tracotanti a sfidare la mischia in Irlanda? Offesi per pochi minuti prima, quando gli irlandesi li han sfidati sui loro 5 metri con analoga richiesta? O semplicemente desiderano mettere a punto persino questo dettaglio in cui han sempre creduto poco, pur avendo specialisti non da poco? Chi lo sa; sta di fatto che da quella mischia ne guadagneranno altre tre di punizioni, e sempre richiederanno mischia.
Alla fine gli irlandesi riusciranno a respingere l'assalto; negli sviluppi, c'è spazio per la LORO orgoliosa rischiesta di mischia al posto di una punizione; nell'azione che ne consegue Keith Earls sfiora la meta al 75', ma il ricorso al Tmo dimostra che Cory Jane lo butta fuori prima di schiacciare.
Quando ci sono gli All Blacks in campo, tanti o pochi punti di distacco non conta, la partita finisce quando l'arbitro fischia: all'ultimo minuto i neozelandesi assaltano in forze il campo irlandese, dopo un break centrale di Whitelock, Muliaina apre sulla destra dove ci sono tre All Blacks - Read, Woodcock, Jane tutti belli in linea perfetta come fosse il primo minuto - contro un irlandese, per giunta assorbito dall'estremo Tutto Nero. E Kieran Read va a marcare la sua seconda meta di giornata. Ciò offre l'oramai insperata l'opportunità a Carter di pareggiare il record, dopo il sacrificio fatto in precedenza; ma a tempo scaduto l'apertura forse migliore di tutti i tempi commette l'unico errore della sua gara mancando la no semplice trasformazione. E' umano pure lui, i record pesano; del resto, sarà più dolce conseguirlo al Millennium.
Troppo forti questi All Blacks per l'Irlanda, forse lo sono per tutti; ora solo il Galles con le spalle al muro sta tra loro e l'ennesimo Grand Slam; siamo all'ennesima stagione pre-mondiale conclusa da indiscutibili numeri uno.
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