.. tra i francesi che s'incazzano ...
... che le balle ancora gli girano: adattissima al momento Transalpino post disfatta con l'Australia - 16 a 59! - l'istantanea che dei Cugini fece il grande Paolo Conte.
Del resto un ambiente con seguito e risorse economiche in ballo senza paragoni nel resto del Mondo rugbistico, non poteva che "interrogarsi" - eufemismo - con forza e passione. E noi riportiamo, non per far cronaca o gossip ma alla ricerca di qualche possibile interessante generalizzazione sullo stato dell'arte rugbistica, sul perché di certe superiorità schiaccianti apparentemente inspiegabili, non solo a Saint Denis.
Badate, quello che è successo sabato merita un'analisi, non è liquidabile come una sconfitta delle tante, un episodio che prima o poi càpita a tutti - dopotutto anche gli All Blacks han perso con l'Australia il 30 ottobre scorso. Un mismatch di tali proporzioni non si vedeva dai tempi pre-televisivi dei test tra squadre che si conoscevano per sentito dire, quando oggi tutti si studiano a tempo pieno.
Per fare un paragone popolare e comprensibile che illustri l'enormità di quanto successo, sarebbe come se l'Olanda, seconda nazionale nel ranking Fifa del calcio (che comunque non vale la carta su cui stamparlo), battesse l'Argentina (quinta) o L'inghilterra (sesta) per sette a uno, punteggio uguale al numero di mete segnate l'altra sera.
Trasferisce molto bene il mood del momento Sèbastien Chabal, che parla dall'alto dei sui 33 anni quasi da capitano in pectore: «Si può discutere sulla massa di impegni che un calendario fittissimo ci impone e dire che si tratta del problema del nostro rugby" ha detto l'Uomo delle Caverne riferendosi a un problema sempre vivo in Francia, quello del disallineamento delle priorità tra club e nazionale (già sentita da qualche parte?), "Ma questo non spiega i sessanta punti che abbiamo incassato l'altra sera». E aggiunge: «Questo è più di un incidente di percorso, rimette tutto in discussione».
Arrivando nel merito, la maggior parte dei protagonisti francesi hanno avuto reazioni a caldo improntate al "je ne sais quoi", mentre l'ambiente alza le forche, trovando pace solo nel grido crucifige! (il coaching staff, ca va sans dire).
I trionfi uniscono e le sconfitte dividono: tra le reazioni più classiche alle disfatte ci sono quelle della serie "è tutta colpa sua". Didier Retière, l'allenatore degli avanti Bleus, ha fotografato la gara come segue: "Due centri di più di 100kg (Jauzion e Rougerie) contrapposti ad Australiani che giocano a 2000 all'ora, coi nostri che non salgono (in fase difensiva, ndr)". Addosssare tutta la responsabilità del disastro alla pur evidente fatica e ritardi dei trequarti francesi pare però uno scarico di responsabilità per nasconderne altre, un silurone pesante al collega Emile Ntamack allenatore dei trequarti e secondo braccio destro di Lievremont ...
Il colpo è pesante, l'ambiente scricchiola e il coach ha ancora detto poco di chiaro e rassicurante, per far capire all'ambiente che il problema è chiaro e quindi la sua soluzione è vicina. Al contrario ha detto: "Non sono sicuro che noi arriveremo mai, anche dopo tre settimane, a giocare come gli Australiani fanno dal primo giorno". Di fatto è sotto gli occhi di tutti la differenza drammatica mostrata in basics come i passaggi, il gioco a terra. E stiamo parlando dei francesi!
Fortunatamente qualcuno pare avere le idee più chiare che non i puntuali, banali "ha lasciato fuori Medard, Poitrenaud e Clerc" (triangolo allargato in campo pessimo quello francese, surclassato dagli Aussie) ma anche Harinordoquy il migliore contro l'Argentina; ci sono in giro analisi complessive, non legate a singoli: come quella offerta da Patrice Lagisquet, ex allenatore del Biarritz, su Sud Ouest, di cui proponiamo parziale traduzione:
"Sabato il rugby praticato dalla Francia è apparso démodé se comparato a quello degli Australiani. Il cuore del problema è che les Bleus utilizzano delle forme di gioco che non hanno seguito l'evoluzione delle regole e delle interpretazioni. (...) I punti classici forti del gioco francese: la potenza, la qualità della conquista, sono spariti del tutto. L'uscita di William Servat ha alterato il rendimento del pack e mi pare che la sua assenza abbia pregiudicato anche la touche. Mai disturbati sulla linea, gli Australiani hanno potuto eseguire le loro aperture millimetriche, sfruttando nella prima meta un'area di fragilità difensiva già messa in luce dagli All Blacks (l'anno prima, ndt). E non è stata la sola. Infatti, la difesa dei Bleus è in difficoltà davanti a squadre capaci di sfruttare il gioco largo e i corridoi. Gli Australiani sanno molto bene come sfruttare a meraviglia i passaggi al largo e le finte (i "camminatori" ndt). Se i loro trequarti sono in grado di avanzare all'impatto, non è in ragione di una loro maggior potenza ma perchè sanno accelerare negli intervalli, con appoggi corti, e soprattutto con opzioni attorno a loro per creare incertezze alla difesa. Damien Traille invece non aveva alcuna alternativa a sua disposizione e il confronto è stato doloroso. Ultima constatazione è che la squadra francese è apparsa fisicamente agli sgoccioli. E non erano alla prima partita giocata. Questo apre questioni sul tipo di lavoro effettuato. (...)".
Considerazioni queste che ci fanno sovvenire un'altra sconfitta un po' meno clamorosa ma altrettanto sorprendente, quella dell'Inghilterra col Sudafrica. La maggior parte dei commentatori inglesi, più "corretti" dei Transalpini ma non per questo più razionali, sostengono che la squadra di Martin Johnson abbia perso contro un team che ha giocato con grinta e determinazione superiori ma poco di più; il che casomai solleverebbe la questione di come mai gl'inglesi abbiano sfidato i sudafricani proprio su quel terreno.
La realtà è diversa: gli avanti inglesi non sono stati solo "picchiati" dai sudafricani, sono risultati talmente outplayed sia nelle fasi statiche che dinamiche, da lasciare la loro squadra in piena carestia, senza ovali da giocare.
La conclusione di estrema sintesi, apparentemente lapalissiana che si ricava dalla gara di Twickenham e che vale anche per quella di Saint Denis, è che se si riesce in un modo o nell'altro a sottrarre completamente il possesso agli avversari - con la superiore preparazione fisica e la mentalità combattiva, con la violenza nel punto d'impatto, col controllo delle fonti di gioco, con la capacità di creare turnover, con la velocità o con tutto questo assieme - allora diventa indifferente il tipo di gioco che l'altro voglia o sappia fare: in campo rimane una squadra sola.
La partita allo Stade de France di fatto è rimasta in equilibrio nella prima metà, coi francesi che pure potevano contare su una sola fonte di approvvigionamenti a disposizione, la mischia ordinata. E' bastato che gli Aussie incrinassero senza espugnare quest'ultimo baluardo - con l'uscita di Servat e l'ingresso di Benn Robinson e le sue "malizie" - e i francesi si son trovati nudi sotto la nevicata.
Complici le nuove interpretazioni delle leggi come dice Lagisquet ma soprattutto il lavoro pionieristico e spesso borderline degli All Blacks, la chiave di volta del gioco dal controllo territoriale (il 2009 dell' "aerial game" trionfante Springboks) è passata al possesso: da contestare con ferocia, da mantenere e sfruttare velocemente con avanti e trequarti. Il che presuppone preparazione fisica perfetta, affiatamento e skill individuali di alto livello. Se tutto questo viene eseguito con composture, allora diventano trascurabili persino una certa inconcludenza (Sudafrica) o gli errori commessi (Australia). Se poi si detiene il possesso e in più riesce ad essere efficaci e a commettere pochi errori, allora signori ecco a voi gli All Blacks versione 2010 ...
Ecco la sintesi efficace che si ricava da certe inattese figuracce europee, non solo di sabato scorso; perchè no, spiega anche certe "sopravvivenze": quella degli Azzurri con l'Australia, contrastata con determinazione nel punto di incontro - anche se non sempre con compostezza e disciplina, e in un campo piccolo. Diventa chiaro il perché della superiorità australe, confermata ancora una volta da questi test d'autunno inoltrato. E degli All Blacks su tutti, Hong Kong a parte. Il cerchio si chiude.
12 commenti:
Bella analisi, Socio. Ironia della sorte, senza attenderci ovviamente un risultato del genere, avevamo trattato dell'argomento panchine calde in Francia alla vigilia dei Test Match. Ma al di là della posizione di Lievremont, quando alla fine accenni agli Azzurri e alla partita con i Wallabies, ti chiedo: non è che il fatto di avere un mezzo australe (nel senso dell'emisfero Sud in panca) ha pesato?
Qui il post che dicevo: http://rightrugby.blogspot.com/2010/11/querelle-lievremont.html
La questione della panchina francese è affrontata marginalmente in questo post, incentrato sui "perchè" del gioco; la cosa fa parte della "cronaca" e tu giustamente per attitudine professionale l'avevi già evidenziata (non ci facciamo mancare niente qui). :)
Nel merito della questione tecnica, la domanda è interessante, provo ad articolare risposta.
La mia posizione su Mallett l'ho esposta pubblicamente spesso negli ultimi tempi: ha puntato quasi tutto sullo sviluppo difensivo dei nostri. Credo inizialmente stimasse di aggiungere altri sviluppi, adesso non più.
L'attitudine difensiva è stata assimilata tutto sommato bene e anche abbastanza rapidamente dai nostri perchè ben si sposa le caratteristiche psico attitudinali degli atleti a disposizione e del nostro rugby in generale, completando l'icona nazionale della mischia chiusa. Ah se non avesismpo perso per strada la maul, avessimo dei saltatori e lanciatori "naturali" in touch e sviluppassimo il gioco offensivo duro, di avanti e non solo, negli ultimi 5 metri!!
Sul resto facciamo e faremo più fatica.
Che tale impostazione mallettiana, parziale e limitata, sfoci nel mettere in costante contesa il possesso altrui e quindi ci renda paradossalmente più "moderni" di altri, beh lo trovo abbastanza fortunoso.
Anche perchè ci manca la metà propositiva della questione, cioè usare il nostro possesso più efficacemente.
Ecco perchè a volte abbiamo sostenuto che sarebbe il caso di giocar più tattico, indicando l'Argentina ad esempio di modello "safe" di gioco adatto a noi, anche se non va nella direzione mainstream.
Dovremmo riconoscere insomma, e Mallett non lo fa(rebbe, se non si fosse fermato dove siamo ora), che non possiamo seguire All Blacks o Sudafrica, let alone Australia, se persino Francia e Inghilterra sono rimaste in mezzo al guado.
Piuttosto c'è da sottolineare che quando noi/tu parlasti di "Linea del Piave" al riguardo della gara con l'Australia, avevi azzeccato il concetto in pieno. Con buona pace dei "bisogna vincere, bisogna placcare".
Leggendo i commenti ai video su rugbydump, c'è un ottimismo funebre tra i francesi.
Parlano di disfatta del movimento, di squadra senza piano, di dramma pre mondiale, disillusione e quant'altro.
Secondo me esagerano, a partire proprio dal movimento che è solido e ben gestito soprattutto a livelli bassi.
La cosa curiosa è che in molti hanno detto: ma quali assenze ed estromissioni, a giugno e a novembre scorso le abbiamo prese mettendo in campo tutti i migliori, e abbiamo preso 40 punti!
A giugno i giocatori sono cotti, ma a novembre non va tanto meglio...
Credo che vinceranno anche questo Sei Nazioni, ma per fare un buon risultato al mondiale (è una squadra potenzialmente da finale) occorre giocare bene contro tutti, indipendentemente da chi hai in campo... staremo a vedere.
I francesi quando ci si mettono, so' peggio degli italiani, in quanto a embolo che parte.
Chiaor che esagerino anche a mio avviso, come mi risultano chiari i perchè delle scelte del coach, sia pure discutibili.
Rimane il discorso dei giocatori sempre cotti: ma al mondiale poi emergono sempre, vedi '99, vedi 2007. Cosa che vale anche per gli inglesi.
Il 6nazioni fa storia a se, è tra europei che soffrono esattamente degli stessi porblemi e pure peggio: vedi Galles "in crisi di vocazioni" o Irlanda alla fine del ciclo.
Tutto è relativo; per me sarà un 6N aperto e potenzialmente sorprendente: prima di guardare i calendari (quante ne giocherà in casa e con chi), che ne diresti della Scozia?
A proposito di embolie francesi, c'è anche chi ha evocato Domenech e i mondiali di calcio sudafricani ... autolesionisti.
mah,l'australia che disfa i francesi dopo aver perso male con l'inghilterra che perde col sudafrica che aveva perso in scozia(montanelli avrebbe scritto in iscozia ma me pareva troppo)che per poco non ci lascia la pelle con samoa,mentre noi battiamo fiji che aveva fatto sfigurare il galles che poi ha messo in difficoltà gli ab.
discreto sudoku,non c'è che dire.
l'unico filo conduttore mi è parso un certo scadimento della qualità media delle partite
Come spesso accade , i numeri aiutano a dare risposte .
I Francesi contro l'Australia hanno avuto un 73% di riuscita sui placcaggi , ma se nel primo tempo la riuscita è stata del 88%, nel secondo tempo è scesa sotto al 65% .
E' li il punto dolente, a differenza della partita di Firenze, i Francesi non sono riusciti a sacrificrsi ed essere efficaci in difesa.
Il confronto fra le due partite dei Wallabies è per loro abbastanza sovrapponibile, addirittura pù offload e "runs" fatti contro di noi che contro la francia, ma la differenza è che contro di noi hanno fatto 5 line breaks, e contro la Francia 10 ...
Perfetto GiorgioXT, grazie. Pur tarando il quarto quarto demoralizzato dei Galletti e il sottogamba australiano con noi (peraltro problemi loro), rimane che concentrati sulla difesa, noi non ci siamo fatti mettere in carestia totale.
Se ai francesi serve un bagno di umiltà e un ritrono ai basics, a noi per arrivare a punire chi ci prende sottogamba, dovremmo imparare a tener maggiore composure disciplinare, è stato un passo in avanti riuscito nel secondo tempo con Fiji.
Credi tagus? Personalmente invece ci vedo un filo conduttore importante d evidente, aldilà delle situazioni contingenti (mica è fisica nucleare questa, e anche lì ci sta il comportamento probabilistico).
England batte l'Australia asfissiandola e aggredendola, Boks perdono in Scozia per un pelo e con l'ambiente atmosferico ostile - arbitro incluso e poi "starvano" l'Inghilterra; Samoa che fa soffrire tutti anche se perde sempre; gli Azzurri che battono Figi con un bel salto all'indietro verso la difesa difesa difesa condita con un pizzico di tattica e capitalizzando sui falli.
Ne emerge come detto che vince chi sa affamare di possesso gli avversari. La differenza è che gli AB ci riescono con tutti per large parti della gara, il Sudafrica quasi sempre diluvi a parte e l'Australia una volta si e una no.
Noi nel nostro piccolo ci potremmo riuscire sempre (Argentina a parte, che evidentemente manda in tilt mentale los nostros gauchos), se solo sapessimo rimaner composti come nel secondo temp con Figi.
Con l'Australia, ultima meta ridicola a parte, ci han battuto grazie alle nostre indiscipline, come noi su Fiji.
Abr ... i wallabies non ci hano preso per nulla sottogamba, a vederla da fuori pare impossibile, ma in realtà contro di noi hanno attaccato di più (metà calci di spostamento, più offload, pari numero di runs, più passaggi) che contro la Francia...
Giorgio, coi numeri non si discute, ma va riconosciuto che in certi momenti gli Aussie sono stati irritanti. Se hanno attaccato d ipiù che con la Francia, è perchè hanno avuto ancor più più possessi: n ci limitavamo a fermarli ma non riuscivamo ad essere propositivi in attacco.
Prova a controllare un'altra stat: il numeor di errori Aussie nelle due partite.
Del resto, se ci han segnato una sola meta (due vabbè) invece di sette, delle due l'una: o han frenato loro, o vuoi dire che siamo tre volte meglio dei francesi? C'mon ...
Certo, abbiamo giocato una super gara con loro, compromessa solo dalla mancanza di compostezza e disciplina (4 penalty nel secondo tempo), altrimenti avremmo anche potuto punirli, ma il senso delle proporzioni va sempre mantenuto.
Non sposta la considerazione il fatto che ci fosse un preciso scopo ad es. nelle loro ripartenze alla mano dalla linea di meta a inizio gara, era per richiamare Orquera in linea e lasciar solo McLean a presidiare il territorio: rimane un atteggiamento che coi francesi o inglesi non fanno.
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