Mallett muove le pedine: "Voglio stare in Italia"
Per un re che si incorona da solo, ce n'è un altro, quello ancora seduto sul trono, che dice di non volersene andare. Perché se il francese Jacques Brunel ha fatto sapere che ormai è pronto a sbarcare in Italia dopo i Mondiali in Nuova Zelanda, Nick Mallett da Londra ha risposto di avere grandi motivazioni e di non avere intenzione di lasciare il ruolo di ct della nazionale di rugby. Lo ha dichiarato da Londra, in occasione della presentazione del 6 Nazioni.
"Io vorrei restare perché ho grandi motivazioni e sento l'appoggio della squadra", ha commentato il tecnico sudafricano, declinando inoltre di essere interessato alla nuova posizione di Performance Director inglese e approfittando per dare le sue "coordinate": ""The role with the RFU is not a job I'd get a lot of pleasure from. I love coaching, getting out there and working with players and I'm not so interested in sitting on committees". E per concludere sul suo "Italian Job" ha aggiunto: "Ma non dipende da me". Giusto per lasciare un po' di suspance ai cronisti che immediatamente hanno ripreso e rilanciato le sue parole.
Tanto vale porre l'attenzione su due particolari. Mallett ha ripetuto il concetto per cui lui e il gruppo sono affiatati, che non ci sono frizioni all'interno dello spogliatoio come confermato a novembre dai giocatori che hanno partecipato ai Test Match. "Sento l'appoggio della squadra" ha detto il coach e la cosa non può che fare piacere ai tifosi. Di seguito, l'altro particolare, quello che sicuramente aizza maggiormente gli animi dei commentatori: "Ma non dipende da me".
Che tra l'allenatore e la Fir ci sia qualcosa che bolle in pentola è ormai lampante. Si tratta di capire com'è cominciata la cosa e chi sia stato il primo ad accendere il fuoco del fornello. In questa luce, c'è chi ha accusato il presidente Giancarlo Dondi di non aver saputo gestire la faccenda. A Dondi possono essere imputate diverse colpe e questo blog non si è mai tirato indietro dal criticare talune scelte, ma prova pure a mettersi nei panni di chi una mattina si sente recapitare la notizia che Brunel ha deciso di prendersi la panchina della nazionale, senza averglielo riferito almeno qualche minuto prima. Giusto per educazione.
Poniamo il caso che l'Italia vinca due o addirittura tre partite del prossimo Six Nations o anche una soltanto, ma dimostrando progressi sul piano del gioco. La dirigenza federale sarà incline a certi scivoloni, ma sarebbe impensabile vederla mettere in discussione la posizione di Mallett: è pura logica accompagnata da un briciolo di buonsenso.
Rimane, per l'appunto, quel "ma non dipende da me" pronunciato dal ct. Lascia intendere che ci tenga davvero a restare con l'Italia, è una sorta di firma - pesante - su un prossimo contratto. Allo stesso tempo, attende la mossa di chi sta dall'altra parte della scacchiera (la Fir) dopo aver spostato la propria pedina. Intanto sarebbe il caso di schierare quelle sul campo per il prossimo mese e mezzo.
Buon lavoro a tutti.
"Io vorrei restare perché ho grandi motivazioni e sento l'appoggio della squadra", ha commentato il tecnico sudafricano, declinando inoltre di essere interessato alla nuova posizione di Performance Director inglese e approfittando per dare le sue "coordinate": ""The role with the RFU is not a job I'd get a lot of pleasure from. I love coaching, getting out there and working with players and I'm not so interested in sitting on committees". E per concludere sul suo "Italian Job" ha aggiunto: "Ma non dipende da me". Giusto per lasciare un po' di suspance ai cronisti che immediatamente hanno ripreso e rilanciato le sue parole.
Tanto vale porre l'attenzione su due particolari. Mallett ha ripetuto il concetto per cui lui e il gruppo sono affiatati, che non ci sono frizioni all'interno dello spogliatoio come confermato a novembre dai giocatori che hanno partecipato ai Test Match. "Sento l'appoggio della squadra" ha detto il coach e la cosa non può che fare piacere ai tifosi. Di seguito, l'altro particolare, quello che sicuramente aizza maggiormente gli animi dei commentatori: "Ma non dipende da me".
Che tra l'allenatore e la Fir ci sia qualcosa che bolle in pentola è ormai lampante. Si tratta di capire com'è cominciata la cosa e chi sia stato il primo ad accendere il fuoco del fornello. In questa luce, c'è chi ha accusato il presidente Giancarlo Dondi di non aver saputo gestire la faccenda. A Dondi possono essere imputate diverse colpe e questo blog non si è mai tirato indietro dal criticare talune scelte, ma prova pure a mettersi nei panni di chi una mattina si sente recapitare la notizia che Brunel ha deciso di prendersi la panchina della nazionale, senza averglielo riferito almeno qualche minuto prima. Giusto per educazione.
Poniamo il caso che l'Italia vinca due o addirittura tre partite del prossimo Six Nations o anche una soltanto, ma dimostrando progressi sul piano del gioco. La dirigenza federale sarà incline a certi scivoloni, ma sarebbe impensabile vederla mettere in discussione la posizione di Mallett: è pura logica accompagnata da un briciolo di buonsenso.
Rimane, per l'appunto, quel "ma non dipende da me" pronunciato dal ct. Lascia intendere che ci tenga davvero a restare con l'Italia, è una sorta di firma - pesante - su un prossimo contratto. Allo stesso tempo, attende la mossa di chi sta dall'altra parte della scacchiera (la Fir) dopo aver spostato la propria pedina. Intanto sarebbe il caso di schierare quelle sul campo per il prossimo mese e mezzo.
Buon lavoro a tutti.
4 commenti:
It's just a positioning game, a mio avviso.
Dopo la pesciata in faccia dell' "ambiente che non capisce un....", Mallett è stato forse consigliato di lasciarci "in simpatia". Ha ancora due torneoni da gestire e le sensazioni interne sono positive (grande coesione in squadra, unità d'intenti), per cui, se alla fine avrà fatto bene,se ne andrà non per decisione sua ("non dipende da me"), se farà male è come prima, colpa dell'ambiente.
Senza dimenticare poi che di mezzo c'è un contratto ancora valido: il suo manager gli avrà detto, occhio a quel che dici, se qualcosa va male al 6Nazioni, 'sti qui cercheran rogne per tagliarti senza pagare il dazio! (quel che io chiamavo "il Piano A").
Su Brunel, è un latino ma evidentemente non così bizantino da immaginare il vespaio dove andrà a infilarsi.
Dondi ha in questo caso il torto di voler fare il gioco delle tre carte mediatico, quando in realtà ha già deciso, comunque vada il 6Nazioni. bastava parlasse chiaro, oppure che si fosse ricordato di istruire la controparte a dovere.
Diciamo che sabato gli è arrivato un suggerimento... ;)
Beh, se questo 6 Nazioni dovesse andar male, potrebbe benissimo accadere quello che si è visto a novembre con un presidente che sbotta dopo la sconfitta con l'Argentina e stavolta magari passa all'azione in merito a quelle decisioni che "sarebbe state prese", remember?
Per questo è il caso di mettersi al lavoro e il resto, amen, più tardi.
Mallet aveva annunciato di lasciare dopo la RWC
Dondi aveva dichiarato di dover cercare un coach per tempo...
A parte la Tafazziana gestione della comunicazione, mi paiono manfrine per tirare sul prezzo , anche di un futuro contratto con i Saffacens - una cosa è prendere "un disoccupato" , atra strappare un tecnico ad una nazionale che lo paga 350.000 euro anno
La succursale sudafricana in terra d'Albione...
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