Gli irlandesi fanno i generosi finché gli va bene
Six Nations
Scotland 18 - 21 Ireland
Dal punto di vista della classifica, la vittoria nella domenica pomeriggio dell'Irlanda a Murrayfield sulla Scozia per 21-18 dice che la truppa di Declan Kidney è ancora in gara per il titolo finale del Six Nations e addirittura per la Triple Crown: ora settimana di pausa, poi c'è il derby celtico con il Galles e infine lo scontro diretto con l'Inghilterra. Questo è quanto racconta la classifica, appunto. Ma c'è un'altra storia che riguarda anche gli italiani perché dopo il passo indietro contro i gallesi, gli scozzesi hanno rifatto un passo in avanti, affidandosi ai potenti mezzi che sono i calci di Chris Paterson e Dan Parks: il mediano d'apertura bocciata da coach Andy Robinson dopo la prestazione di due settimane fa, entra a partita in corso al posto dell'esordiente Ruaridh Jackson e si fa perdonare. Alla fine, tre punti di scarto bastano all'Irlanda per tenere botta al ritorno dei padroni di casa nel secondo tempo.
La Scozia ha la possibilità di portarsi subito avanti, dopo un fuorigioco fischiato dal gallese Nigel Owens alla seconda linea Paul O'Connell, ma la conclusione del giovane Ruaridh Jackson al primo cap da titolare arriva corta. Al contrario, il piede di Ronan O'Gara è propiziatorio per la prima meta degli irlandesi: l'apertura del Munster mette in difficoltà Paterson che per evitare ulteriori rischi sulla pressione avversaria mentre gestisce l'ovale nei propri 22, si rifugia in rimessa laterale. E qui l'Irlanda comincia a suonare la proprie arpe. Dal lancio, la terza linea David Wallace e il pilone Cian Healy sono le teste di ponte di una driving maul che non trova sufficiente opposizione: quando ormai è il momento di finalizzare, il tallonatore Rory Best serve il possente Jamie Heaslip che timbra la prima marcatura pesante dopo cinque minuti. O'Gara converte per il momentaneo 7-0.
A dare una mano agli uomini in Blue Navy ci pensa però l'indisciplina degli avversari - anche se poi bisogna essere bravi a concretizzarla in punti a proprio favore. Così la responsabilità dei piazzati passa dalla giovane promessa al veterano Chris Paterson, che al 15' smuove il tabellino per i suoi dopo un fischio che penalizza il centro Gordon D'Arcy, mentre nei minuti che seguono sia il mediano Mike Blair che l'ala Sean Lamont provano a alzare il ritmo e dare un po' di efficacia alle operazioni offensive sempre tambureggianti ma poco concrete della Scozia. I verdi si difendono e respingono al mittente le minacce. Non rimane che sparare colpi di cannone: Heaslip stavolta si fa beccare mentre commette le solite infrazioni da irlandesi in ruck, Owens richiama ufficialmente per tutti il capitano Brian O'Driscoll e nel frattempo, al 18', Paterson accorcia per il 7-6 ospite. Ci si aggiunge anche la mira smorta di O'Gara dalla piazzola per un fallo del pilone Moray Low che sostituisce Euan Murray, assente giustificato perché lui di domenica di non gioca. Il numero 10 di Limerick alla fine dei conti avrà a disposizione due calci da piazzare come penalty e li sbaglierà entrambi. Però il piede è caldo e soprattutto collegato al cervello quando si tratta di usarlo tatticamente ed è così che rimedia agli errori.
Al 27', per esempio, trova una infima rimessa laterale nei 22 opposti: la Scozia sui propri lanci ne vincerà 15, ma ne perderà due ed una costa parecchio cara, quella in questione. O meglio, l'ovale lo acciuffano anche sul lancio del tallonatore Ross Ford, ma non riescono a proteggere il possesso giunto tra le braccia del mediano Blair e allora si passa per una mischia ai cinque metri, introduzione Irish: occasione troppo ghiotta per non sfruttarla al meglio. L'ingaggio è tutto a favore degli ospiti, poi Heaslip grande e grosso com'è assorbe due guardie fuori dal raggruppamento ordinato per servire infine il mediano Eoin Reddan che marca la seconda meta di giornata e del primo tempo. O'Gara converte, si va sul 14-6 sempre per l'Irlanda. Ma l'indisciplina congenita - come detto - permette a Paterson di tenere legata alla partita la formazione scozzese solo tre minuti più tardi, mentre O'Gara non controbatte non dalla distanza.
Verso lo scadere della prima frazione, ci provano l'ala Tommy Bowe e l'estremo Luke Fitzgelard per lanciare l'altra ala, Keith Earls, quasi a voler dire che con gli uomini giusti anche i trequarti irlandesi sono quelli di una volta, ma sul più bello Lamont gioca e vince nell'autoscontro con Earls. Nulla di fatto, si va al riposo sul 9-14, tre piazzati (su quattro tentati) contro due mete trasformate (su due incursioni nei 22 metri avversari). .
La ripresa si apre di fatto con il cartellino giallo rifilato da Owens al pilone Allen Jacobsen, pescato da Owens a "fare il granchio" (spingere di lato in mischia per farla girare e/o destabilizzarla) sotto il suo naso dopo regolare avviso al 44'. Poi è il turno di Healy che viene ripreso nei soliti falli in ruck senza essere sin binned, mentre Sean O'Brien prova a capitalizzare al meglio la superiorità numerica; se l'intenzione è buona, l'esecuzione meno. Il blind side flanker ha comunque carburato, le gambe sono a pieni giri e si rifà vivo in attacco anche in seguito, quando alla fine è O'Gara che si fa perdonare gli errori dalla piazzola con una meta sotto i pali, sfuggendo anche alla presa di Paterson in piena area di meta per andare a depositare l'ovale in mezzo ai pali (nella foto, mentre scappa anche dalla presa del tallonatore Ross). Al 52', con la conversione, l'Irlanda si porta sul 21-9 e a quel punto si tratterebbe di governare, visto anche l'esperienza del XV in campo. Ma tredici falli sono sempre tredici falli, alla fine dei conti. E così, la Old Scotland torna in gara grazie all'old Paterson e a Parks che fa il suo ingresso al 53' al posto di Jackson e si guadagna immediatamente un calcio di punizione che manda a buon fine.
Al 60' è il momento di Peter Stringer e così si ricompone la vecchia mediana sia dell'Irlanda che del Munster. Ma non è pomeriggio per romanticismi. Gli ospiti difendono quando i padroni di casa provano a muovere palla, ma devono cedere per l'ennesima irregolarità e Parks li punisce da lontano al 65' per il 21-15 che non può lasciar sereni gli avversari. Il guaio è che l'Irlanda ormai non sa come reagire o anche solo allentare la pressione. Finalmente anche Max Evans riesce a entrare nel vivo del gioco scozzese e l'entrata di Jonathan Sexton al posto di O'Gara non porta i benefici sperati a Kidney.
Evans prova a inventarsi il colpo per ribaltare del tutto la situazione, ma viene trattenuto quel tanto che basta per evitare il colpo grosso, ma non per impedire che sugli sviluppi della continuità offensiva gli scozzesi portino a casa qualcosa: è un drop, al 70', firmato Parks che con la sua tomaia già fece male all'Irlanda all'ultima giornata dello scorso 6 Nazioni: è il -3 che accende ancor di più il finale. Robinson manda dentro anche Simon Danielli nella speranza che il giocatore dell'Ulster si renda protagonista di un assolo come diverse volte ha fatto in Celtic League. L'accampamento degli Highlanders è ormai nei 22 avversari, sono al di là del Vallo di Adriano, mentre gli irlandesi tentano di gestire affidandosi al gioco degli avanti. Avanti che invece non riescono ad aiutare del tutto la cavalleria leggera scozzese, quando falliscono in touch: eccola, la seconda cannata del giorno. L'ultima chance svanisce così sotto il cielo di Edimburgo.
122 i placcaggi portati dall'Irlanda, che oltre ai tredici calci, concede anche 13 turnover. Già contro gli Azzurri aveva elargito regali per imprecisioni varie: ma anche stavolta si salva lo scalpo, ancora una volta per un pelo.
Conclusa la terza giornata, è il momento di fare un riassunto. L'Inghilterra comanda in classifica, unica con tre vittorie e 6 punti. Seguono Francia, Irlanda e Galles con due vittorie e 4 punti. Chiudono Italia e Scozia ancora a secco. Si riparte sabato 12 marzo, con Italia - Francia al Flaminio e Galles - Irlanda a Cardiff. L'Inghilterra di domenica si gioca l'ultima partita in casa, la Calcutta Cup contro la Scozia prima di far visita a Dublino all'ultimo turno.
Lezioni utili - by Abr
Tante belle succose informazioni possono essere tratte da questo confronto domenicale, a nostro avviso tutte positive se viste dal nostro punto di vista di italiani, come sempre impegnati a tentare di schivare la cucchiaiata legnosa che regolarmente ci arriva in mezzo alle costole quasi ogni anno, ma stavolta anche interessati a tener d'occhio l'Irlanda, in prospettiva settembrina neozelandese.
Iniziamo dagli obiettivi ravvicinati: la Scozia, quella che doveva essere la sorpresa di questo Sei Nazioni, si appresta ad affrontarci nell'ultima gara a pari punti con noi. Per quanto infatti la Calcutta Cup possa rappresentare da sempre l'obiettivo di una intera stagione per gli scozzesi, non vediamo questa compagine rappresentare una seria minaccia per gli inglesi tra le loro mura; perlomeno non più di quanto sulla carta lo possa essere una Italia con più certezze che dubbi, nei confronti della pur scossa nostra bestia nera francese.
Da potenziale sorpresa a contendente del cucchiaio di legno: cos'è successo agli scozzesi? A mio avviso Andy Robinson li ha portati troppo avanti nella strada del gioco "moderno" tutto possesso e avanti Savoia, ooops go go Cameron Highlanders. Uno spartito il suo indubbiamente in linea coi dettami Australi in voga, ma se non hai le qualità richieste negli interpreti, produci solo sfiancanti percussioni e allargamenti ma guarda caso, senza segnare mai una meta.
Dal nostro punto di vista, abbiamo avuto la "fortuna" di venir brutalmente svegliati a Twickenham per tempo, dal sogno nazional popolare che ci conduceva lungo la stessa strada perdente ("battere gli inglesi in casa loro si può, basta affrontarli a viso aperto" !), avendo ancor meno risorse e tradizioni degli scozzesi; un traumatico risveglio dai sogni di gloria, la "paura" di prender altri 50 punti come ha gisutamente detto Parisse, ci potrebbe salvare.
Loro invece no, sono oramai troppo avanti, Robinson è committed, son tutti troppo monodimensionali e amanti della bravery per cambiar strada e tornare a interpretazioni più chiuse e conservative, fortunatamente per noi.
Eppure non servirebbero gran analisti per accorgersi che è con l'ingresso di Parks al posto di un anonimo Jackson (deve crescere) e il suo minimo abbozzo di gioco tattico che la Scozia ha rischiato sul serio di strappare ai pigri (o logori) irlandesi una gara sin lì dominata tre mete a zero. E prima di lui, la baracca era stata retta non dai nobili assalti all'arma bianca al suono delle pive, ma dalla più "chiusa" delle tattiche, punire le indiscipline avversarie grazie all'educatissimo piede del veterano Paterson.
Nel mentre le famose "Killer Bees' " si facevano dominare da Heaslip, Sean O'Brien e David Wallace, (e per fortuna che son fallosi) e anche Al Kellock e Richie Gray non la spuntavano nei confronti dei logori O' & O', gestiti invece quasi con sufficienza persino in rimessa dai nostri lock.
Tutte belle notizie per gli Azzurri verso il Murrayfield (prima con la Francia, sguardo molto basso e prenderla come "rifinitura"), nella misura in cui sapremo leggere appropriatamente questa ulteriore lezione di UMILTA': fare poche cose, quelle che si sanno fare e farle BENE, lasciando perdere quel che fanno "quelli bravi". Non è da tutti portare un'auto su strade innevate come faceva Kankunen, anche se quello è il modo perfetto di guidare.
Lezione invece perfettamente assimilata dall'Irlanda: anche loro avanti lungo la strada del gioco più aperto, dopo le difficoltà con noi e lo schiaffo francese in casa, Kidney ritira fuori dalla naftalina Ronnie O'Gara, un nome una garanzia, e gli fa sparacchiare un po' dei suoi missili intelligenti a cercar rimesse laterali. Senza esagerare beninteso, ma avete per caso notato che oggi le due ali verdi è come se non ci fossero state in campo, in fase offensiva? Viva la tradiciòn, gioco sporco, "avanti con gli avanti" - e i centri - come si faceva un tempo- e ancor oggi - a Munster!
Il problema di Kidney analizzato in ottica Mondiali è che sarà difficile rimanere in mezzo al guado, un po' di qua - gioco di possesso - e un po' di là - ritorno alle sane ruvidezze marca Munster. Aprirebbe troppi dubbi, a partire dal contrordine compagni, Sexton o O'Gara? L'aver fatto entrare il primo quando sarebbe servito come il pane continuare col tatticismo del secondo, stava per fargli pedere la partita: il peggior cambio visto quest'anno in Europa dopo quelli di Ranieri nell'ultima sua partita con la Maggica.
Se a questo si aggiunge l'evidente logorìo di alcuni veterani ( non di O'Connell, splendido protagonista esaltatosi nei minuti finali da guastatore in trincea), fatto dimostrato dalla fatica a chiudere le partite con le squadre inferiori (due punti all'Italia, tre alla Scozia), beh insomma, un minimo di speranziella ci rimane.
In sintesi, questa partita ci offre un messaggio consolatorio per il finale del torneo, quando andremo in casa scozzese a disputare il Cucchiaio - e alla vigilia del torneo non avremmo scommesso un soldo bucato; mentre ora, avendo perso noi di due e loro di tre con l'Irlanda, noi di otto e loro di diciotto col Galles ...
Anche in prospettiva neozelandese cioè Irlanda, qualche piccola e pallida luce in fondo al tunnel questo giro di boa del Sei Nazioni ce lo sta offrendo. A patto ovviamente di non illudersi di avere un piazzatore affidabile (problema comune anche alle due italo-celtiche ora come ora) e considerare a posto la rimessa laterale, o meglio entrambe le cose.
Altre considerazioni sparse: la prima, m'è piaciuto l'arbitraggio di Nigel Owen, molto attento - e aiutato dai guardalinee - anche se un giallo a un irlandese a caso ci sarebbe stato, con tutti quei falli cinici: come la moglie del cinese, magari tu non sai perché ma lui si. Probabilmente Andy Robinson sarà d'accordo. In particolare di Owen ho gradito, sull'altro fronte, l'espulsione del pilone Allan Jacobsen: non era recidivo ma è stato pescato a far crabbing dopo circostanziato avviso, e cacciato subito. Ah, finalmente uno che arbitra la mischia, anche se s'è perso i troppi "testa a testa" di Cian Healy. Se il collega Clancy, quello di Inghilterra - Francia, ha visto la partita, probabilmente gli son fischiate le orecchie in modo fastidioso. E anche Barnes deve aver avvertito un leggero prurito sulla fronte ...
L'altra considerazione, stavolta l'ultima per davvero: ranking a parte, l'Europa s'allarga al vertice e Inghilterra vola, anche se all'inizio de Le Crunch ha nostrato dei limiti temperamentali, ha sentito molto la pressione e s'è rimessa anche grazie agli "aiutini", mentre la Francia batte il passo ma rimane un livello più alto delle altre, ranking a parte, alla luce della gara con l'Irlanda; a meno che il morale, sempre importante per i Transalpini, non sia sceso troppo. Al contempo l'Europa ci pare si restringa alla base: i risultati lo provano, oggi non c'è più 'sto abisso di differenza, pur nel rispetto dei valori di sempre, tra Irlanda, Scozia, Galles e udite udite, Italia.
La quale, lo ricordiamo perché siamo gli unici a farlo, se qualche anno fa venivs affrontata dai rincalzi, oggi se la gioca con gli avversari di questo livello che schierano i migliori. Se con le prime due ci sono ancora le decine di punti di divario, con queste non più, non adesso.E non è poco, in attesa di chi sappia selezionare una nuova generazione e "condizionarla" non solo fisicamente e tecnicamente.
Scotland 18 - 21 Ireland
Dal punto di vista della classifica, la vittoria nella domenica pomeriggio dell'Irlanda a Murrayfield sulla Scozia per 21-18 dice che la truppa di Declan Kidney è ancora in gara per il titolo finale del Six Nations e addirittura per la Triple Crown: ora settimana di pausa, poi c'è il derby celtico con il Galles e infine lo scontro diretto con l'Inghilterra. Questo è quanto racconta la classifica, appunto. Ma c'è un'altra storia che riguarda anche gli italiani perché dopo il passo indietro contro i gallesi, gli scozzesi hanno rifatto un passo in avanti, affidandosi ai potenti mezzi che sono i calci di Chris Paterson e Dan Parks: il mediano d'apertura bocciata da coach Andy Robinson dopo la prestazione di due settimane fa, entra a partita in corso al posto dell'esordiente Ruaridh Jackson e si fa perdonare. Alla fine, tre punti di scarto bastano all'Irlanda per tenere botta al ritorno dei padroni di casa nel secondo tempo.
La Scozia ha la possibilità di portarsi subito avanti, dopo un fuorigioco fischiato dal gallese Nigel Owens alla seconda linea Paul O'Connell, ma la conclusione del giovane Ruaridh Jackson al primo cap da titolare arriva corta. Al contrario, il piede di Ronan O'Gara è propiziatorio per la prima meta degli irlandesi: l'apertura del Munster mette in difficoltà Paterson che per evitare ulteriori rischi sulla pressione avversaria mentre gestisce l'ovale nei propri 22, si rifugia in rimessa laterale. E qui l'Irlanda comincia a suonare la proprie arpe. Dal lancio, la terza linea David Wallace e il pilone Cian Healy sono le teste di ponte di una driving maul che non trova sufficiente opposizione: quando ormai è il momento di finalizzare, il tallonatore Rory Best serve il possente Jamie Heaslip che timbra la prima marcatura pesante dopo cinque minuti. O'Gara converte per il momentaneo 7-0.
A dare una mano agli uomini in Blue Navy ci pensa però l'indisciplina degli avversari - anche se poi bisogna essere bravi a concretizzarla in punti a proprio favore. Così la responsabilità dei piazzati passa dalla giovane promessa al veterano Chris Paterson, che al 15' smuove il tabellino per i suoi dopo un fischio che penalizza il centro Gordon D'Arcy, mentre nei minuti che seguono sia il mediano Mike Blair che l'ala Sean Lamont provano a alzare il ritmo e dare un po' di efficacia alle operazioni offensive sempre tambureggianti ma poco concrete della Scozia. I verdi si difendono e respingono al mittente le minacce. Non rimane che sparare colpi di cannone: Heaslip stavolta si fa beccare mentre commette le solite infrazioni da irlandesi in ruck, Owens richiama ufficialmente per tutti il capitano Brian O'Driscoll e nel frattempo, al 18', Paterson accorcia per il 7-6 ospite. Ci si aggiunge anche la mira smorta di O'Gara dalla piazzola per un fallo del pilone Moray Low che sostituisce Euan Murray, assente giustificato perché lui di domenica di non gioca. Il numero 10 di Limerick alla fine dei conti avrà a disposizione due calci da piazzare come penalty e li sbaglierà entrambi. Però il piede è caldo e soprattutto collegato al cervello quando si tratta di usarlo tatticamente ed è così che rimedia agli errori.
Al 27', per esempio, trova una infima rimessa laterale nei 22 opposti: la Scozia sui propri lanci ne vincerà 15, ma ne perderà due ed una costa parecchio cara, quella in questione. O meglio, l'ovale lo acciuffano anche sul lancio del tallonatore Ross Ford, ma non riescono a proteggere il possesso giunto tra le braccia del mediano Blair e allora si passa per una mischia ai cinque metri, introduzione Irish: occasione troppo ghiotta per non sfruttarla al meglio. L'ingaggio è tutto a favore degli ospiti, poi Heaslip grande e grosso com'è assorbe due guardie fuori dal raggruppamento ordinato per servire infine il mediano Eoin Reddan che marca la seconda meta di giornata e del primo tempo. O'Gara converte, si va sul 14-6 sempre per l'Irlanda. Ma l'indisciplina congenita - come detto - permette a Paterson di tenere legata alla partita la formazione scozzese solo tre minuti più tardi, mentre O'Gara non controbatte non dalla distanza.
Verso lo scadere della prima frazione, ci provano l'ala Tommy Bowe e l'estremo Luke Fitzgelard per lanciare l'altra ala, Keith Earls, quasi a voler dire che con gli uomini giusti anche i trequarti irlandesi sono quelli di una volta, ma sul più bello Lamont gioca e vince nell'autoscontro con Earls. Nulla di fatto, si va al riposo sul 9-14, tre piazzati (su quattro tentati) contro due mete trasformate (su due incursioni nei 22 metri avversari). .
La ripresa si apre di fatto con il cartellino giallo rifilato da Owens al pilone Allen Jacobsen, pescato da Owens a "fare il granchio" (spingere di lato in mischia per farla girare e/o destabilizzarla) sotto il suo naso dopo regolare avviso al 44'. Poi è il turno di Healy che viene ripreso nei soliti falli in ruck senza essere sin binned, mentre Sean O'Brien prova a capitalizzare al meglio la superiorità numerica; se l'intenzione è buona, l'esecuzione meno. Il blind side flanker ha comunque carburato, le gambe sono a pieni giri e si rifà vivo in attacco anche in seguito, quando alla fine è O'Gara che si fa perdonare gli errori dalla piazzola con una meta sotto i pali, sfuggendo anche alla presa di Paterson in piena area di meta per andare a depositare l'ovale in mezzo ai pali (nella foto, mentre scappa anche dalla presa del tallonatore Ross). Al 52', con la conversione, l'Irlanda si porta sul 21-9 e a quel punto si tratterebbe di governare, visto anche l'esperienza del XV in campo. Ma tredici falli sono sempre tredici falli, alla fine dei conti. E così, la Old Scotland torna in gara grazie all'old Paterson e a Parks che fa il suo ingresso al 53' al posto di Jackson e si guadagna immediatamente un calcio di punizione che manda a buon fine.
Al 60' è il momento di Peter Stringer e così si ricompone la vecchia mediana sia dell'Irlanda che del Munster. Ma non è pomeriggio per romanticismi. Gli ospiti difendono quando i padroni di casa provano a muovere palla, ma devono cedere per l'ennesima irregolarità e Parks li punisce da lontano al 65' per il 21-15 che non può lasciar sereni gli avversari. Il guaio è che l'Irlanda ormai non sa come reagire o anche solo allentare la pressione. Finalmente anche Max Evans riesce a entrare nel vivo del gioco scozzese e l'entrata di Jonathan Sexton al posto di O'Gara non porta i benefici sperati a Kidney.
Evans prova a inventarsi il colpo per ribaltare del tutto la situazione, ma viene trattenuto quel tanto che basta per evitare il colpo grosso, ma non per impedire che sugli sviluppi della continuità offensiva gli scozzesi portino a casa qualcosa: è un drop, al 70', firmato Parks che con la sua tomaia già fece male all'Irlanda all'ultima giornata dello scorso 6 Nazioni: è il -3 che accende ancor di più il finale. Robinson manda dentro anche Simon Danielli nella speranza che il giocatore dell'Ulster si renda protagonista di un assolo come diverse volte ha fatto in Celtic League. L'accampamento degli Highlanders è ormai nei 22 avversari, sono al di là del Vallo di Adriano, mentre gli irlandesi tentano di gestire affidandosi al gioco degli avanti. Avanti che invece non riescono ad aiutare del tutto la cavalleria leggera scozzese, quando falliscono in touch: eccola, la seconda cannata del giorno. L'ultima chance svanisce così sotto il cielo di Edimburgo.
122 i placcaggi portati dall'Irlanda, che oltre ai tredici calci, concede anche 13 turnover. Già contro gli Azzurri aveva elargito regali per imprecisioni varie: ma anche stavolta si salva lo scalpo, ancora una volta per un pelo.
Conclusa la terza giornata, è il momento di fare un riassunto. L'Inghilterra comanda in classifica, unica con tre vittorie e 6 punti. Seguono Francia, Irlanda e Galles con due vittorie e 4 punti. Chiudono Italia e Scozia ancora a secco. Si riparte sabato 12 marzo, con Italia - Francia al Flaminio e Galles - Irlanda a Cardiff. L'Inghilterra di domenica si gioca l'ultima partita in casa, la Calcutta Cup contro la Scozia prima di far visita a Dublino all'ultimo turno.
Lezioni utili - by Abr
Tante belle succose informazioni possono essere tratte da questo confronto domenicale, a nostro avviso tutte positive se viste dal nostro punto di vista di italiani, come sempre impegnati a tentare di schivare la cucchiaiata legnosa che regolarmente ci arriva in mezzo alle costole quasi ogni anno, ma stavolta anche interessati a tener d'occhio l'Irlanda, in prospettiva settembrina neozelandese.
Iniziamo dagli obiettivi ravvicinati: la Scozia, quella che doveva essere la sorpresa di questo Sei Nazioni, si appresta ad affrontarci nell'ultima gara a pari punti con noi. Per quanto infatti la Calcutta Cup possa rappresentare da sempre l'obiettivo di una intera stagione per gli scozzesi, non vediamo questa compagine rappresentare una seria minaccia per gli inglesi tra le loro mura; perlomeno non più di quanto sulla carta lo possa essere una Italia con più certezze che dubbi, nei confronti della pur scossa nostra bestia nera francese.
Da potenziale sorpresa a contendente del cucchiaio di legno: cos'è successo agli scozzesi? A mio avviso Andy Robinson li ha portati troppo avanti nella strada del gioco "moderno" tutto possesso e avanti Savoia, ooops go go Cameron Highlanders. Uno spartito il suo indubbiamente in linea coi dettami Australi in voga, ma se non hai le qualità richieste negli interpreti, produci solo sfiancanti percussioni e allargamenti ma guarda caso, senza segnare mai una meta.
Dal nostro punto di vista, abbiamo avuto la "fortuna" di venir brutalmente svegliati a Twickenham per tempo, dal sogno nazional popolare che ci conduceva lungo la stessa strada perdente ("battere gli inglesi in casa loro si può, basta affrontarli a viso aperto" !), avendo ancor meno risorse e tradizioni degli scozzesi; un traumatico risveglio dai sogni di gloria, la "paura" di prender altri 50 punti come ha gisutamente detto Parisse, ci potrebbe salvare.
Loro invece no, sono oramai troppo avanti, Robinson è committed, son tutti troppo monodimensionali e amanti della bravery per cambiar strada e tornare a interpretazioni più chiuse e conservative, fortunatamente per noi.
Eppure non servirebbero gran analisti per accorgersi che è con l'ingresso di Parks al posto di un anonimo Jackson (deve crescere) e il suo minimo abbozzo di gioco tattico che la Scozia ha rischiato sul serio di strappare ai pigri (o logori) irlandesi una gara sin lì dominata tre mete a zero. E prima di lui, la baracca era stata retta non dai nobili assalti all'arma bianca al suono delle pive, ma dalla più "chiusa" delle tattiche, punire le indiscipline avversarie grazie all'educatissimo piede del veterano Paterson.
Nel mentre le famose "Killer Bees' " si facevano dominare da Heaslip, Sean O'Brien e David Wallace, (e per fortuna che son fallosi) e anche Al Kellock e Richie Gray non la spuntavano nei confronti dei logori O' & O', gestiti invece quasi con sufficienza persino in rimessa dai nostri lock.
Tutte belle notizie per gli Azzurri verso il Murrayfield (prima con la Francia, sguardo molto basso e prenderla come "rifinitura"), nella misura in cui sapremo leggere appropriatamente questa ulteriore lezione di UMILTA': fare poche cose, quelle che si sanno fare e farle BENE, lasciando perdere quel che fanno "quelli bravi". Non è da tutti portare un'auto su strade innevate come faceva Kankunen, anche se quello è il modo perfetto di guidare.
Lezione invece perfettamente assimilata dall'Irlanda: anche loro avanti lungo la strada del gioco più aperto, dopo le difficoltà con noi e lo schiaffo francese in casa, Kidney ritira fuori dalla naftalina Ronnie O'Gara, un nome una garanzia, e gli fa sparacchiare un po' dei suoi missili intelligenti a cercar rimesse laterali. Senza esagerare beninteso, ma avete per caso notato che oggi le due ali verdi è come se non ci fossero state in campo, in fase offensiva? Viva la tradiciòn, gioco sporco, "avanti con gli avanti" - e i centri - come si faceva un tempo- e ancor oggi - a Munster!
Il problema di Kidney analizzato in ottica Mondiali è che sarà difficile rimanere in mezzo al guado, un po' di qua - gioco di possesso - e un po' di là - ritorno alle sane ruvidezze marca Munster. Aprirebbe troppi dubbi, a partire dal contrordine compagni, Sexton o O'Gara? L'aver fatto entrare il primo quando sarebbe servito come il pane continuare col tatticismo del secondo, stava per fargli pedere la partita: il peggior cambio visto quest'anno in Europa dopo quelli di Ranieri nell'ultima sua partita con la Maggica.
Se a questo si aggiunge l'evidente logorìo di alcuni veterani ( non di O'Connell, splendido protagonista esaltatosi nei minuti finali da guastatore in trincea), fatto dimostrato dalla fatica a chiudere le partite con le squadre inferiori (due punti all'Italia, tre alla Scozia), beh insomma, un minimo di speranziella ci rimane.
In sintesi, questa partita ci offre un messaggio consolatorio per il finale del torneo, quando andremo in casa scozzese a disputare il Cucchiaio - e alla vigilia del torneo non avremmo scommesso un soldo bucato; mentre ora, avendo perso noi di due e loro di tre con l'Irlanda, noi di otto e loro di diciotto col Galles ...
Anche in prospettiva neozelandese cioè Irlanda, qualche piccola e pallida luce in fondo al tunnel questo giro di boa del Sei Nazioni ce lo sta offrendo. A patto ovviamente di non illudersi di avere un piazzatore affidabile (problema comune anche alle due italo-celtiche ora come ora) e considerare a posto la rimessa laterale, o meglio entrambe le cose.
Altre considerazioni sparse: la prima, m'è piaciuto l'arbitraggio di Nigel Owen, molto attento - e aiutato dai guardalinee - anche se un giallo a un irlandese a caso ci sarebbe stato, con tutti quei falli cinici: come la moglie del cinese, magari tu non sai perché ma lui si. Probabilmente Andy Robinson sarà d'accordo. In particolare di Owen ho gradito, sull'altro fronte, l'espulsione del pilone Allan Jacobsen: non era recidivo ma è stato pescato a far crabbing dopo circostanziato avviso, e cacciato subito. Ah, finalmente uno che arbitra la mischia, anche se s'è perso i troppi "testa a testa" di Cian Healy. Se il collega Clancy, quello di Inghilterra - Francia, ha visto la partita, probabilmente gli son fischiate le orecchie in modo fastidioso. E anche Barnes deve aver avvertito un leggero prurito sulla fronte ...
L'altra considerazione, stavolta l'ultima per davvero: ranking a parte, l'Europa s'allarga al vertice e Inghilterra vola, anche se all'inizio de Le Crunch ha nostrato dei limiti temperamentali, ha sentito molto la pressione e s'è rimessa anche grazie agli "aiutini", mentre la Francia batte il passo ma rimane un livello più alto delle altre, ranking a parte, alla luce della gara con l'Irlanda; a meno che il morale, sempre importante per i Transalpini, non sia sceso troppo. Al contempo l'Europa ci pare si restringa alla base: i risultati lo provano, oggi non c'è più 'sto abisso di differenza, pur nel rispetto dei valori di sempre, tra Irlanda, Scozia, Galles e udite udite, Italia.
La quale, lo ricordiamo perché siamo gli unici a farlo, se qualche anno fa venivs affrontata dai rincalzi, oggi se la gioca con gli avversari di questo livello che schierano i migliori. Se con le prime due ci sono ancora le decine di punti di divario, con queste non più, non adesso.E non è poco, in attesa di chi sappia selezionare una nuova generazione e "condizionarla" non solo fisicamente e tecnicamente.
4 commenti:
Vi segnalo l'articolo seguente:
http://www.independent.ie/sport/rugby/six-nations/comment-analysis/radical-changes-required-to-restore-irish-vision-2559066.html
Grazie Ale ;)
I nostri lettori sono sempre bravi ragazzi.
bell'articolo, molto interessante la visione irlandese "dall'interno"...vuoi vedere che forse forse noi siamo più noi i peggiori? :)
Per quanto mi riguarda ho trovato il seconda linea scozzese Richie Gray molto bravo, a voi non è piaciuto?
Poi, se posso, non condivido il commento sui "cugini" francesi. Non sono sicuro che il loro morale ne abbia risentito cosi tanto, da quello che leggo ho l'impressione che solo ora, dopo la buona prova difensiva contro gli inglesi, siano riusciti a superare gli strascichi della batosta contro gli Aussie di Novembre (imho)
Vince
Ale, registrato e non solo, pubblicato!
@Vince: Richie Gray è una "presenza" moltomessosi in luce sin dalla vittoria di novembre sugli Springboks, molto dinamico oltre che fisico. Ma anche lui pare esser partecipe a una difesa allegrotta anzichenò ...
Interessante la tua lettura sul morale francese, in effetti potrei ricredermi: forse è il morale inglese ad esser stato toccato, nonostante il bel recovery del secondo tempo: nel primo han rischiato grossissimo e se non c'erano gli aiutini arbitrali ...
E si legge di cazziatoni reciproci in spogliatoio (Youngs ai flanker, trequarti a Fllod, Johnson a tutti).
Ritornerebbe allora a galla la nostra tesi del prepartita: è stato un play down francese, noi latini preferiamo esser outsider che favoriti.
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