La Francia doppia le scogliere irlandesi
Six Nations - Aviva Stadium. Dublin
Ireland 22 - 25 France
La Francia che aveva così impressionato la settimana scorsa contro la Scozia, esce salva ma col brivido e molti danni al morale dalla navigazione nelle tempestose acque dell'isola Smeraldo; l'Irlanda che molti avevan dato per cotta prima ancora che cominciasse il torneo si rivela ancora vitale, pur subendo una sorta di contrappasso della gara di Roma: stavolta niente sorpasso finale, anche se c'è in qualche modo andata vicina.
E per venire ai casi nostri e chiudere un weekend poderosamente negativo con una nota un po' meno tragica, da questo confronto ne esce ulteriormente ridimensionata la Scozia - che aveva illuso i francesi ma è stata smascherata dal Galles - e nel suo piccolo ne emerge un po' rinfrancata l'Italia, che quando gioca conservativa e umile come a Roma non come a Twickenham, sa mettere in crisi chi stava per fare il colpaccio contro i campioni in carica. Per salire ai piani alti, quanto visto nell'ultima gara domenicale corrobora l'idea, a quindici giorni dallo scontro cruciale di Twickenham tra le due squadre rimaste a punteggio pieno, che la favorita del torneo nell'anno "giusto" sia nettamente l'Inghilterra.
- La cronaca "ragionata": Gara complessivamente bella, a tratti spettacolare, in un impianto bello e spettacolare. Lasciatemi iniziare con un inciso "ingegneristico" sullo stesso: il pur apprezzabile, informatissimo e simpatico cronista Pierantozzi, il database vivente, se invece di ripetere come un nonno un po' arterio sempre le solite menate biogafiche sul numero di piede e il titolo di studio di chiunque passi, s'informasse e informasse piuttosto i telespettatori che quella meraviglia di nuovo stadio di Dublino nella sua parte più caratteristica e spettacolare - la struttura portante in carpenteria - è opera italiana (ditta Cimolai, friulana), come del resto il tetto del Millennium Stadium a Cardiff, annoierebbe meno e compirebbe opera meritoria nel 150 anniversario dell'Unità, celebrando conquiste italiane vere e positive, non menate retoriche. Fine inciso.
L'Irlanda parte col piede basso sull'acceleratore, ha molto da dimostrare dopo la risicata vittoria al Flaminio; la Francia è messa sul piede arretrante. Film già visto anche con la Scozia, solo che i Verdi orchestrati da Sexton e O'Leary non si fanno fermare a metà campo e nemmeno infilare in contropiede. E non è che i francesi non ci provino: alla prima palla recuperata ripartono alla mano, arrivando fino a Poitrenaud che perde palla in avanti dentro la sua area dei 22 metri; ne approfitta l'alona Fergus McFadden per marcare la prima meta che Sexton trasforma facile per il 7-0 del quarto minuto di gioco.
I Bleus sono probabilmente disturbati dal gameplan di questa Irlanda che immaginavano più "tradizionale", più "rispettosp" nei loro confronti che contro l'Italia: invece i Verdi non tornano indietro al gioco "vecchio", calciano pochissimi possessi (solo il 22%, il minimo del torneo, contro il pur basso 32% della Francia) e fanno tante percussioni sequenziali su tutta la larghezza dle campo. I francesi si trovano così ad avere in campo un'arma d'attacco spuntata, il triangolo allargato tutto dinamismo Poitrenaud, Medard e Huget pensato per le ripartenze.
Uno dice vabbè, ripartenze a maggior ragione contro una squadra in transizione di modulo che fa molti errori come l'Irlanda, e in effetti i padroni di casa ne commetteranno di fatto molti (ben 17 contro i nove dei francesi) ma al contempo confermeranno la solidità difensiva: gli attacchi francesi tentati al largo da Huget, in mezzo da Traille e Rougerie vengono regolarmente fermati (96% di successo nei placcaggi).
E allora si rivela la vera forza di questa Francia: se questo non funziona, identificano un punto debole alternativo dei padroni di casa e applicano immediatamente il piano B. Pari anche per via del metro arbitrale lassista in mischia e equivalenti in rimessa (diamogli pure addosso ai logori O'Connell e O'Callaghan, ma almeno questo lo sanno ancora gestire decentemente), il punto debole irlandese è la compostezza in campo altrimenti detta disciplina: se l'arbitro Pearson fa un po' finta di niente nelle mischie ordinate, penalizzando indirettamente i più forti francesi, non può non vedere il solito florilegio di manine, fuorigiochini, ritardini e furbatine tipiche del repertorio irlandese nel gioco dinamico.
Anche i francesi sono fallosi (alla fine saranno nove le penalità concesse dai Verdi contro le otto dei Bleu), ma gli irlandesi un po' come i neozelandesi accentuano il gioco borderline man mano che l'avversario si avvicina ai loro 22 metri, mentre i francesi fanno il contrario. Così può entrare in scena il piede di Morgan Parra che alla fine risulterà perfetto: quattro piazzati tra il decimo e il 27', intervallati dall'unico concesso in range agli irlandesi e piazzato da Sexton, a poco a poco portano in vantaggio gli ospiti 10-12.
Gli irlandesi non demordono col loro gioco niente tattico e tutto d'attrito; fanno molta fatica ad arrivare nei 22 metri avversari a causa dei detti errori e soprattutto di una difesa francese stavolta molto attenta (alla fine saranno solo 3 i placcaggi mancati dai francesi, contro i 25 con la Scozia); anche per i francesi è estremamente complesso entrare nei 22metri avversari ma possono rifarsi col "tiro da fuori", come si direbbe nel basket. Clamorosa comunque alla fine la differenza tra i 44 possessi irlandesi dentro ai 22 metri avversari e i 7 francesi. Gli irlandesi quando riescono a penetrare col loro gioco multifase gestito velocemente da O'Leary con David Wallace e il rientrato Heaslip protagonisti, sono comunque letali: al 37' è proprio il mediano a concludere una fase d'attacco in meta, Sexton non trasforma e si va al riposo sul 15-12, due mete a zero.
La ripresa prosegue sulla falsariga del primo tempo, solo col pallino sempre più in mano agli ospiti che continuano a non farsi superare in difesa, mentre questi continuano a usare "il tiro da fuori" concesso dalle indiscipline irlandesi: pareggiano al 48' con la quinta punizione su cinque di Parra.
Al 50' il giro di cambi che porta fortuna ai francesi: Yachvili per Parra, Chabal per Bonnaire con Harinordoquy spostato flanker, Marconnet per Domingo meno brillante dell'altra settimana (ma c'entra un po' anche Pearson), Clerc per un frastornato Poitrenaud mandando Medard estremo.
Alla prima mischia ordinata in mezzo campo, nasce l'azione perfetta: siamo al 52', ovale tallonato pulito, Yachvili lancia Trinh Duc (al solito tanto perfetto che pare non ci sia, ma quando non c'è si vede) già quasi sulla sua verticale alla sua destra, che a sua volta mentre le linee collidono apre a Rougerie. Sarà la potenza unita alla velocità, fatto sta che il biondo passa d'Arcy come non ci fosse, in uno dei pochissimi "buchi" nei placcaggi dell'intera partita (3 mancati dai francesi su 88, 4 su 104 dagli irlandesi); e qui scatta il rallenty (Kirwan direbbe: guardate voi che state a casa): una volta guadagnata la linea del vantaggio, mentre i difensori convergono su di lui, il trequarti del Clermont immediatamente pianifica l'offload, non il correre per arrivare in meta da solo o il tener ben stretta la palla per guadagnare il primo down. Si guarda attorno, vede che Medard, uno che sa come si fa il sostegno, ha accelerato alla sua destra e appena O'Driscoll converge su di lui tac, passa e lo manda in meta. Con la trasformazione fa 15-22, rimarrà l'azione che caratterizza la giornata.
Ovviamente gli irlandesi non mollano ma poco cambia: Yachvili può marcare "da fuori" il 15-25 dopo pochi minuti.
All'ora di gioco anche gli irlandesi rimescolano le carte e fa tra gli altri ingresso in campo O'Gara "il risolvi problemi". Qualche minuto dopo gli irlandesi riescono finalmente a entrare nei 22 metri francesi e producono lo sforzo massimo, contrati in modo eccellente dalla impeccabile difesa. Accumuleranno 30 fasi veementi tra i cinque metri e la linea di meta, fino a quando O'Gara inventa un repentino cambio di fronte d'attacco, portando i trequarti sul lato destro; i difensori francesi non dormono e "scramblano" veloci, a quel punto l'apertura di Munster tenta un calcetto a lanciare Fitzgerald ma forse impaurito dai difensori oramai addosso gli vien fuori sbilenco; è la sua fortuna, perchè incoccia nel piedone di Thion e finisce in mano a Heaslip che lo deposita sull'angolo destro. O'Gara trasforma dalla linea laterale colpendo il palo, e siamo al film già visto, tra l'altro anche a Monigo in giornata: 12 minuti a disposizione dei padroni di casa per marcare tre punti e pareggiare.
Tra alterne vicende i francesi riescono a tenere gli irlandesi distanti, anzi paiono pianificare per bene il drop della sicurezza, fino a quando Chabal s'inventa un passaggio pazzo e perde palla. Mancano due minuti alla fine, c'è un parapiglia incredibile co Medard ultimo uomo che perde palla all'indietro sulla corsa di Fitzgerald e Earls, ma da qualche parte sta scritto che gli irlandesi han già consumato tutta la loro fortuna al Flaminio, così terminano i sostegni quando il campo era aperto. La gara si conclude con una mischia per i francesi, gli irlandesi perdono nonostante le tre mete contro una.
Eppure i Bleus ne han fatte di ogni per perderla: il finale "frantic" ha rovinato quell'impressione di cinica calma a fronte degli imprevisti offerta inizialmente, nonostante i grandi progressi della difesa nel giro di una settimana.
Una vittoria sofferta che predispone uno scontro stellare tra quindici giorni, a maggior ragione perchè i detentori del titolo visiteranno gli sfidanti inglesi con un sorpasso ai loro danni nel ranking Irb, che li porta al primo posto delle europee e quarto complessivo: il thrashing dell'Italia infatti non ha dato punti all'Inghilterra (superiore di 10 punti ai nostri), mentre una vittoria fuori casa dei francesi sulla sesta nel ranking gli farà fare il salto in alto. Come se non ci fosse già abbastanza on stake, a Twickenham.
E per venire ai casi nostri e chiudere un weekend poderosamente negativo con una nota un po' meno tragica, da questo confronto ne esce ulteriormente ridimensionata la Scozia - che aveva illuso i francesi ma è stata smascherata dal Galles - e nel suo piccolo ne emerge un po' rinfrancata l'Italia, che quando gioca conservativa e umile come a Roma non come a Twickenham, sa mettere in crisi chi stava per fare il colpaccio contro i campioni in carica. Per salire ai piani alti, quanto visto nell'ultima gara domenicale corrobora l'idea, a quindici giorni dallo scontro cruciale di Twickenham tra le due squadre rimaste a punteggio pieno, che la favorita del torneo nell'anno "giusto" sia nettamente l'Inghilterra.
- La cronaca "ragionata": Gara complessivamente bella, a tratti spettacolare, in un impianto bello e spettacolare. Lasciatemi iniziare con un inciso "ingegneristico" sullo stesso: il pur apprezzabile, informatissimo e simpatico cronista Pierantozzi, il database vivente, se invece di ripetere come un nonno un po' arterio sempre le solite menate biogafiche sul numero di piede e il titolo di studio di chiunque passi, s'informasse e informasse piuttosto i telespettatori che quella meraviglia di nuovo stadio di Dublino nella sua parte più caratteristica e spettacolare - la struttura portante in carpenteria - è opera italiana (ditta Cimolai, friulana), come del resto il tetto del Millennium Stadium a Cardiff, annoierebbe meno e compirebbe opera meritoria nel 150 anniversario dell'Unità, celebrando conquiste italiane vere e positive, non menate retoriche. Fine inciso.
L'Irlanda parte col piede basso sull'acceleratore, ha molto da dimostrare dopo la risicata vittoria al Flaminio; la Francia è messa sul piede arretrante. Film già visto anche con la Scozia, solo che i Verdi orchestrati da Sexton e O'Leary non si fanno fermare a metà campo e nemmeno infilare in contropiede. E non è che i francesi non ci provino: alla prima palla recuperata ripartono alla mano, arrivando fino a Poitrenaud che perde palla in avanti dentro la sua area dei 22 metri; ne approfitta l'alona Fergus McFadden per marcare la prima meta che Sexton trasforma facile per il 7-0 del quarto minuto di gioco.
I Bleus sono probabilmente disturbati dal gameplan di questa Irlanda che immaginavano più "tradizionale", più "rispettosp" nei loro confronti che contro l'Italia: invece i Verdi non tornano indietro al gioco "vecchio", calciano pochissimi possessi (solo il 22%, il minimo del torneo, contro il pur basso 32% della Francia) e fanno tante percussioni sequenziali su tutta la larghezza dle campo. I francesi si trovano così ad avere in campo un'arma d'attacco spuntata, il triangolo allargato tutto dinamismo Poitrenaud, Medard e Huget pensato per le ripartenze.
Uno dice vabbè, ripartenze a maggior ragione contro una squadra in transizione di modulo che fa molti errori come l'Irlanda, e in effetti i padroni di casa ne commetteranno di fatto molti (ben 17 contro i nove dei francesi) ma al contempo confermeranno la solidità difensiva: gli attacchi francesi tentati al largo da Huget, in mezzo da Traille e Rougerie vengono regolarmente fermati (96% di successo nei placcaggi).
E allora si rivela la vera forza di questa Francia: se questo non funziona, identificano un punto debole alternativo dei padroni di casa e applicano immediatamente il piano B. Pari anche per via del metro arbitrale lassista in mischia e equivalenti in rimessa (diamogli pure addosso ai logori O'Connell e O'Callaghan, ma almeno questo lo sanno ancora gestire decentemente), il punto debole irlandese è la compostezza in campo altrimenti detta disciplina: se l'arbitro Pearson fa un po' finta di niente nelle mischie ordinate, penalizzando indirettamente i più forti francesi, non può non vedere il solito florilegio di manine, fuorigiochini, ritardini e furbatine tipiche del repertorio irlandese nel gioco dinamico.
Anche i francesi sono fallosi (alla fine saranno nove le penalità concesse dai Verdi contro le otto dei Bleu), ma gli irlandesi un po' come i neozelandesi accentuano il gioco borderline man mano che l'avversario si avvicina ai loro 22 metri, mentre i francesi fanno il contrario. Così può entrare in scena il piede di Morgan Parra che alla fine risulterà perfetto: quattro piazzati tra il decimo e il 27', intervallati dall'unico concesso in range agli irlandesi e piazzato da Sexton, a poco a poco portano in vantaggio gli ospiti 10-12.
Gli irlandesi non demordono col loro gioco niente tattico e tutto d'attrito; fanno molta fatica ad arrivare nei 22 metri avversari a causa dei detti errori e soprattutto di una difesa francese stavolta molto attenta (alla fine saranno solo 3 i placcaggi mancati dai francesi, contro i 25 con la Scozia); anche per i francesi è estremamente complesso entrare nei 22metri avversari ma possono rifarsi col "tiro da fuori", come si direbbe nel basket. Clamorosa comunque alla fine la differenza tra i 44 possessi irlandesi dentro ai 22 metri avversari e i 7 francesi. Gli irlandesi quando riescono a penetrare col loro gioco multifase gestito velocemente da O'Leary con David Wallace e il rientrato Heaslip protagonisti, sono comunque letali: al 37' è proprio il mediano a concludere una fase d'attacco in meta, Sexton non trasforma e si va al riposo sul 15-12, due mete a zero.
La ripresa prosegue sulla falsariga del primo tempo, solo col pallino sempre più in mano agli ospiti che continuano a non farsi superare in difesa, mentre questi continuano a usare "il tiro da fuori" concesso dalle indiscipline irlandesi: pareggiano al 48' con la quinta punizione su cinque di Parra.
Al 50' il giro di cambi che porta fortuna ai francesi: Yachvili per Parra, Chabal per Bonnaire con Harinordoquy spostato flanker, Marconnet per Domingo meno brillante dell'altra settimana (ma c'entra un po' anche Pearson), Clerc per un frastornato Poitrenaud mandando Medard estremo.
Alla prima mischia ordinata in mezzo campo, nasce l'azione perfetta: siamo al 52', ovale tallonato pulito, Yachvili lancia Trinh Duc (al solito tanto perfetto che pare non ci sia, ma quando non c'è si vede) già quasi sulla sua verticale alla sua destra, che a sua volta mentre le linee collidono apre a Rougerie. Sarà la potenza unita alla velocità, fatto sta che il biondo passa d'Arcy come non ci fosse, in uno dei pochissimi "buchi" nei placcaggi dell'intera partita (3 mancati dai francesi su 88, 4 su 104 dagli irlandesi); e qui scatta il rallenty (Kirwan direbbe: guardate voi che state a casa): una volta guadagnata la linea del vantaggio, mentre i difensori convergono su di lui, il trequarti del Clermont immediatamente pianifica l'offload, non il correre per arrivare in meta da solo o il tener ben stretta la palla per guadagnare il primo down. Si guarda attorno, vede che Medard, uno che sa come si fa il sostegno, ha accelerato alla sua destra e appena O'Driscoll converge su di lui tac, passa e lo manda in meta. Con la trasformazione fa 15-22, rimarrà l'azione che caratterizza la giornata.
Ovviamente gli irlandesi non mollano ma poco cambia: Yachvili può marcare "da fuori" il 15-25 dopo pochi minuti.
All'ora di gioco anche gli irlandesi rimescolano le carte e fa tra gli altri ingresso in campo O'Gara "il risolvi problemi". Qualche minuto dopo gli irlandesi riescono finalmente a entrare nei 22 metri francesi e producono lo sforzo massimo, contrati in modo eccellente dalla impeccabile difesa. Accumuleranno 30 fasi veementi tra i cinque metri e la linea di meta, fino a quando O'Gara inventa un repentino cambio di fronte d'attacco, portando i trequarti sul lato destro; i difensori francesi non dormono e "scramblano" veloci, a quel punto l'apertura di Munster tenta un calcetto a lanciare Fitzgerald ma forse impaurito dai difensori oramai addosso gli vien fuori sbilenco; è la sua fortuna, perchè incoccia nel piedone di Thion e finisce in mano a Heaslip che lo deposita sull'angolo destro. O'Gara trasforma dalla linea laterale colpendo il palo, e siamo al film già visto, tra l'altro anche a Monigo in giornata: 12 minuti a disposizione dei padroni di casa per marcare tre punti e pareggiare.
Tra alterne vicende i francesi riescono a tenere gli irlandesi distanti, anzi paiono pianificare per bene il drop della sicurezza, fino a quando Chabal s'inventa un passaggio pazzo e perde palla. Mancano due minuti alla fine, c'è un parapiglia incredibile co Medard ultimo uomo che perde palla all'indietro sulla corsa di Fitzgerald e Earls, ma da qualche parte sta scritto che gli irlandesi han già consumato tutta la loro fortuna al Flaminio, così terminano i sostegni quando il campo era aperto. La gara si conclude con una mischia per i francesi, gli irlandesi perdono nonostante le tre mete contro una.
Eppure i Bleus ne han fatte di ogni per perderla: il finale "frantic" ha rovinato quell'impressione di cinica calma a fronte degli imprevisti offerta inizialmente, nonostante i grandi progressi della difesa nel giro di una settimana.
Una vittoria sofferta che predispone uno scontro stellare tra quindici giorni, a maggior ragione perchè i detentori del titolo visiteranno gli sfidanti inglesi con un sorpasso ai loro danni nel ranking Irb, che li porta al primo posto delle europee e quarto complessivo: il thrashing dell'Italia infatti non ha dato punti all'Inghilterra (superiore di 10 punti ai nostri), mentre una vittoria fuori casa dei francesi sulla sesta nel ranking gli farà fare il salto in alto. Come se non ci fosse già abbastanza on stake, a Twickenham.
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