L'Italia perde, ma gioca. E trova una mediana
Six Nations - Stadio Flaminio, Roma
Italy 16 - 24 Wales
Quando si dice: giocare a rugby. Ci sono diversi modi di farlo e la scelta va in base alle qualità che una squadra possiede. Gli Azzurri, per esempio, non possono permettersi di giocare come hanno fatto contro l’Inghilterra e i risultati si sono visti; in compenso, possono giocare come hanno sempre fatto, affidandosi all’abrasione dei suoi ball carrier, allo stare serrati e senza strafare. L’Italia perde al Flaminio di Roma contro il Galles per 16-24, concedendo agli avversari solo tre punti in tutto il secondo tempo, un drop costruito con cinismo puro per chiudere una pratica pericolosa e complicata. Ma vede in Fabio Semenzato il Man of The Match e, soprattutto, un mediano che resiste agli urti, calcia bene e attacca la linea al di fuori dei raggruppamenti. Mica poco. Peccato che poi la stessa Italia arrivi corta in alcuni momenti chiave della partita, come quella mischia ai cinque metri al 60’ che svanisce nonostante la superiorità mostrata dal pacchetto azzurro per tutti gli ottanta minuti. Tranne, ecco, in quella occasione, con il XV di Nick Mallett sotto di cinque punti. E poi c’è la rimessa laterale: non gira, non è un’ancora alla quale aggrapparsi e non permette quindi di sbilanciarsi nel gioco al piede. Cose belle e cose no. Ma almeno si è visto del rugby.
L’inizio scivola secondo copione, con il Galles di Warren Gatland che muove palla fuori e poi si affida agli ingressi all’interno del centro Jamie Roberts, provando a scalfire la rete difensiva italiana. I dragoni rossi non riescono nel loro intento, ma guadagnano un calcio di punizione che al 2’ Stephen Jones spedisce in mezzo ai pali per aprire definitivamente le marcature. L’Italia però è in campo e la notizia è rassicurante. E ha gli uomini per fare male: al 4’ Semenzato calcia alto dalla base nella nostra metà campo, con Mirco Bergamasco e Sergio Parisse che portano la pressione su Lee Byrne. I gallesi devono riorganizzare la linea, lo fanno molto male e trasmettono con l’ovale con insufficienza di spirito, tanto che Andrea Masi e Gonzalo Canale si intromettono nella linea e il centro del Clermont ribalta la situazione con un calcio profondo e in un testa a testa con il più lento Bradely Davies, seconda linea. Spalla spalla fino alla fine e Canale che schiaccia l’ovale a terra. È meta, è il 5-3 per gli Azzurri che galvanizza gruppo e pubblico.
Il ritmo è alto e cinque minuti dopo arriva la replica degli ospiti che al solito muovono palla al largo, innescando l’atteso James Hook che trova un varco nella difesa azzurra dalle parti di Canale, servendo poi l’ala degli Scarlets Morgan Stoddart che va a marcare giungendo sulla fascia destra. Black out mentali che costano caro, azioni dei singoli che fanno la differenza. Ma tre minuti più tardi arriva il pareggio dalla piazzola con Bergamasco e il bottino giunge – guarda caso – da un calcio in profondità di Kris Burton sul quale lo stesso Stoddart pasticcia all’interno dei 22, provocando un tenuto a terra ed è l’8-8.
Nemmeno il tempo di tirare il respiro. Il Galles vuole sbrogliare il più presto possibile una matassa che si sta complicando, al di là del fatto che nelle prime occasioni offensive abbia conquistato punti. Nuovamente è la complicità dell’Italia a dare una mano ai celtici che trovano un altro buco nuovamente con Hook che poi serve l’accorrente terza linea Sam Warburton libero di schiacciare sotto i pali. È forse il momento più difficile per i nostri che non hanno palloni di qualità da giocare dalla rimessa. Anzi, non ne hanno proprio perché la sintonia tra Leonardo Ghiraldini e Sergio Parisse non c’è. Un problema di quelli che creano nervosismo e tensione, nonché frenesia nel voler rimediare. In compenso, sull’asse della mediana di Marca c’è una colonna vertebrale composta e strutturata che al 25’ consente di accorciare nel risultato.
L’Italia ha l’abbrivio giusto, Burton si infila nei 22 gallesi, i ball carrier racimolano centimetri e centimetri, metri, arrivando a portare l’accampamento a un passo dalla linea di meta. Sono tutti lì raggruppati i pezzi grossi, dalla prima linea a Quintin Geldenhuys e Alessandro Zanni. Che afferra l’ovale fuori dal raggruppamento, si butta sopra l’agglomerato di maglie azzurre e rosse e schiaccia in meta. O forse no. L’arbitro inglese Wayne Barnes chiede l’aiuto del TMO, ci sarebbe Stoddart di mezzo, con la mano sotto la palla pare di intuire anche se le immagini fanno pensare il contrario, che sia touch down e niente più. Non per Barnes, che torna sul vantaggio precedente che consente a Bergamirco di infilare altri tre punti davanti alla porta per l’11-15 al 25’. Lo spavento sui volti gallesi è percepibile e allora si rifanno vedere in attacco, con una serie di lunghe fasi nei nostri 22 attorno alla mezz’ora che si conclude con un provvidenziale placcaggio di Masi ai danni di Ryan Jones. Da segnalare che l’azione era partita da un calcio intercettato di Semenzato dalla base. Gli hanno preso le misure al mediano trevigiano che però non ha alcuna voglia di smorzare i toni. Parte della sue esplosive gambe la risposta della truppa di Mallett, con una touch finalmente conquistata bene nei 22 nemici, un tentativo di driving maul prontamente disossata dagli avanti gallesi e un drop per il piede di Burton che però è marcato a vista da Warburton: i confronti in Magners League li hanno filmati e visionati in occasione del faccia faccia nel 6 Nazioni.
Dal punto di vista opposto, sono evidenti due cose: la prima che tra mischia e scontro fisico, i Dragoni non sputano certo fiamme; la seconda che gli stessi Dragoni sono leziosi quando tentano di applicare il loro piano di gioco anche se alla lunga, a tenere il possesso, qualcosa si crea. Fortuna che svanisce al 35’ nel passaggio in avanti tra Shane Williams e Byrne quando i gallesi sono nuovamente nei nostri 22. Nel frattempo, l’inerzia azzurra tira il fiato e non è un caso che nel momento in cui abbiano meno palloni giocabili, gli italiani siano a difendere la mura della propria fortezza. Tra il 37’ e la fine del primo tempo, il Galles trova sei punti, grazie di nuovo alla complicità della rimessa italiana. Mike Phillips timbra anche Semenzato, che però con il riposo si ripiglia al meglio. Si va così negli spogliatoi sul 21-11 per gli ospiti, ma quei dieci punti di scarto si percepisce facilmente come siano relativi, senza fare riferimento alla meta negata a Zanni.
Secondo tempo - Al rientro non c’è Salvatore Perugini sostituito da Andrea Lo Cicero e l’Italia soffre di qualche istante di amnesia, mal gestendo il primo possesso e gettando alle ortiche un'altra touch. I gallesi che cominciamo come avevano finito la prima frazione, nei nostri 22, sentono l’odore della terza meta: mancano i placcaggi azzurri, manca la fluidità dei trequarti opposti e tutto rimane com’è. Anzi, al 45’ un placcaggio alto del capitano e tallonatore Matthew Rees ai danni di un Burton nuovamente in movimento viene sanzionato con un penalty dalla linea dei 10 metri che però Bergamasco non manda a buon fine. È il primo errore alla piazzola del secondo tempo e, purtroppo, non sarà l’unico.
C’è anche un’altra storia da raccontare, quella di quattro minuti di fuoco dell’Italia. Quattro lunghi minuti di momentum, ovvero quell’istante in cui la truppa azzurra mette alle strette la difesa nemica, con un bellissimo Semenzato che aggira gli avversari partendo dalla ruck, serve un off load a Masi e insomma fa quello che è richiesto ai mediani nel rugby di oggi. Il Galles muove palla a sua volta, ma per linee orizzontali e non sfonda, pasticcia, rallenta, perde palla indietreggiando e consente a Canale di lanciarsi sull’ovale, poi arriva Parisse che incorna Stephen Jones sulla linea dei cinque metri e va a schiacciare. Stavolta il TMO avvalora la meta che al 51’ significa -5, con la trasformazione dall’altezza della bandierina di Bergamirco che non va a segno.
Entra Valerio Bernabò per Santiago Dellapè, entra Luciano Orquera per Burton. I dragoni provano l’accoltellata al 57’ con una ripartenza sull’asse Shane Williams – Hook, ma per fortuna azzurra la palla esce dopo aver rimbalzato in area di meta. Ma il contrappasso è dietro l’angolo. Se si guarda alle statistiche su tutta la partita, l’Italia vince 5 mete e ne perde una. Perde quella del 60’, quando un fallo in rimessa laterale su lancio azzurro – rimessa vinta – consente al pack italiano di dare conferma della propria superiorità. Conferma in termini di punteggio. Si va in ingaggio, Craig Mitchell entra di potenza e mette in difficoltà Martin Castrogiovanni. Barnes fischia fallo ai danni del pilone del Leicester e quel replay di un Italia – All Blacks a San Siro si dissolve in un istante. Sette minuti più tardi, la mischia conquista un calcio, ma la gittata di Orquera è troppo corta. Altri punti che non vanno a referto. Tutta sostanza per il Galles che è ancora impalato a quota 21 e che è per lunga parte del secondo tempo all’angolo.
Intanto Mallett cambia del tutto la linea mediana inserendo Pablo Canavosio ed entra anche Manoa Vosawai per Robert Barbieri. Siamo sempre corti di cinque punti, con due piazzati sbagliati, ma ormai alle spalle. Non c’è storia che tenga, però, quando il Galles decide che la sofferenza è durata fin troppo, che sono affari degli italiani se non riescono a capitalizzare le occasioni che hanno avuto. Al 72’, Masi calcia direttamente in rimessa fuori dai 22, poi fa una smorfia di dolore toccandosi la gamba destra ed entra Tommaso Benvenuti. Ma gli ospiti organizzano la prima azione seria della ripresa, spostano l’accampamento a raggio di tiro per il piede di Hook che va di drop per l’allungo finale definitivo. Per il +8 che chiude i giochi.
La coperta Azzurra, bella ma corta - by Abr
Ma che bel primo tempo degli Azzurri! Game plan, l'attitudine e i "piloti" giusti in mediana. Dimenticate per fortuna quelle follìe "allarga il gioco a tutti i costi", siamo decisi a percuotere regolarmente vicino al punto di contesa senza far viaggiare troppo la palla in orizzontale; tutto gestito da una mediana (in due, Burton non solo Semenzato) svelta e "opportuna", che mette in movimento ora gli avanti, ora i trequarti, ora i secondi supportati dai primi o viceversa. Rinfrancati dal numero di palle giocabili, alcuni nostri se la sentono finalmente di provare - udite udite! - qualche offload, e pure funziona! Da non crederci. Peccato che per un insieme di cose che funzionano, ce ne sia una, enorme, che ancora non gira. E che compromette tutto il resto nella prima frazione. Cose che capitano alle "coperte corte".
Non ci riferiamo alle due mete gallesi del primo tempo: la prima nasce da un placcaggio mancato e la seconda da una ripartenza su fase rotta con tanto di mismatch difensivo tra lento ( Dellapè) vs. veloce (Hook) in uno contro uno; sono due eventi che contro i Dragoni ci stanno, vanno messi in preventivo. No, il problema del primo tempo è annoso, si chiama rimessa laterale.
Tre possessi importanti in fila, uno dei quali dentro ai loro 22m, ceduti senza colpo ferire. Stavolta però i nostri alla fine del tempo trovano una soluzione, un Piano B: facciamo le rimesse a numero ridotto di saltatori - un modo elegante per dire, Parisse fuori, e tutto va magicamente a posto, quasi sempre. Si dimostra così che il problema non era (principalmente) i lanci di Ghiraldini. Dellapè e Zanni si alternano a Geldenhuys e riesce anche una bella "furba". Peccato che intanto s'è perduto un tempo.
Sempre relativamente al primo tempo, si potrebbe pensare a un "se fosse": non lo facciamo spesso perchè è esercizio onanistico, ma stavolta ci sta. Se il Tmo avesse convalidato la quasi limpida e certamente meritata meta di Zanni alla mezz'ora, avremmo serrato sul 13-15 (tre punti in meno per la punizione dataci a contentino e cinque punti in più - oggi Mirco quella trasformazione non la metteva dentro manco l'avesse riprovata ad libitum ). A quel punto forse la pressione che ha sicuramente attanagliato i gallesi nel secondo tempo sarebbe emersa prima, e allora chissà. Tant'è, ci sta che una meta che nessun Tmo avrebbe osato negare a una Nuova Zelanda o Inghilterra, a noi parvenu non venga concessa facilmente manco in casa.
Nel secondo tempo il vento spirava alle nostre spalle e non solo dal punto di vista meteorologico, ai gallesi non è rimasto che fare "hold on", con facce sempre più smarrite fin che i nostri hanno avuto birra.La seconda frazione alla fine registra solo tre punti gallesi - un drop preparato magnificamente con DUE calciatori potenziali predisposti, uno 30 gradi alla destra e l'altro 30 a sinistra del mediano; cinque invece sono quelli marcati dall'Italia. Abbiamo vinto il tempo, ma non è bastato.
Sia pure tralasciando la meta negata nel primo tempo, dopo la meta di Parisse al 50' eravamo sul piede avanzante e sotto di cinque punti con mezz'ora di gioco. E ci sarebbero da recriminare altre altre DUE METE e 13 PUNTI. La prima è quella persa dalla mischia ordinata, dominante in tutto il resto della gara, a cinque metri dalla meta: Castro. viene fischiato slegarsi. Senza dar la croce addosso a Barnes (che secondo LoCicero in diretta Sky "ha fatto una caxxata"), va sottolineata la mancanza di "cinismo" degli espertissimi nostri, che a un metro dal formaggio si eccitano troppo e, scomponendosi, fan sempre quel qualcosina di troppo che non piace agli arbitri. Sempre a proposito di "cinismo" (tradotto: fa solo la cosa giusta quando serve), la seconda meta mancata è una mangiata da Mirco Bergamasco, lanciato splendidamente da Canale lungo l'out sinistro, il quale si fa rovesciare il cabaret delle paste da Stoddard alle sue spalle. Ma non le vede le gare Nfl, come portano palla i running back? Sei hai un corridore sopraggiungente alle tue spalle, l'ovale lo devi stringere al petto con le braccia! Quanto ai 13 punti mancati, sono dieci punti piazzabili (due trasformazioni e due punizioni) missed da Mirco e tre da Orquera. E per il nostro tipo di gioco, ogni piazzato mancato vale sei punti in meno (tra averceli e non averceli, tre più tre fa sei).
I singoli - Sottolineiamo volentieri, noi spesso critici nei suoi confronti, la prova finalmente positiva di Sergio Parisse: umile e attivissimo sia in attacco che in difesa, non merita il Man of the Match solo per la prova superlativa di Semenzato e certi nervosismi sottolineati dal Socio. Viene finalmente aiutato da due decisioni, quella di tenerlo fuori dalle rimesse - e Ghiraldini ringrazia - e da Mallett che finalmente smette di affidarsi al marconista Troncon, alza il deretano, scende a bordo campo e urla qualche istruzione ("placcare subito le penetrazioni centrali, sennò m'inquieterò alquanto" e "ora si calciano tutte le punizioni": non produrrà nulla, ma almeno toglierà pressione al neurone del capitano).
Ottima, dominante la prova di tutto il pack Azzurro, a partire dalla prima linea (incluso Perugini) ma in particolare i loose forwards (seconda e terza linea: Dellapè, Geldenhuys, Zanni, Barbieri e Parisse) nel gioco dinamico, hanno annullato totalmente sia Bradley Davies che i temuti Walburton, Lydiate e Ryan Jones. Una segnalazione la merita Ghiraldini: a parte la affidabilità in rimessa (short) nei secondi 40 minuti, ha effettuato il grillotalpa più limpido di tutta la gara.
Della linea mediana impeccabile Semenzato - Burton s'è detto: svelti, completi, aggressivi in difesa, incomprensibile come il secondo sia stato sacrificato in Inghilterra all'altare dell'offensivismo cieco reclamato da "quelli che di rugby non capiscon un ...." . melgio così, là sarebbe rimasto travolto pure lui. Un solo neo nella prova di Semenzato, quel grubber intercettato nel primo tempo che gli ha causato un blackout di qualche minuto, ma ci sta.
Sufficiente più la linea centrale, anche se Sgarbi si lascia scappare Jamie Roberts un paio di volte e Canale manca un placcaggio-meta; ma il secondo ne segna una e fa l'assist per l'altra mancata da Mirco; quanto al primo, Roberts che sfonda "solo" due volte fa notizia. In fondo Masi è una sicurezza, si produce anche stavolta nel suo solito placcaggio just in time salva-meta di ogni partita, mentre McLean sbriga con la solita diligenza il suo lavoro di pulizia.
Senza alcun intento "punitivo" nè tantomeno definitivo ma solo a titolo di stimolo, eleggiamo invece uno che molto ci piace, Mirco Bergamasco, a Villain of the Match. Nervoso per via di tutti quegli errori al piede, si distingue solo per cavolate: spintoni, musi duri e sguardi truci, una palla persa in avanti che era meta e prima un tentativo di ripartenza da suicidio, solo contro tutti da ultimo uomo. Servirebbe più calma olimpica nei nostri senatori, di Semenzato capaci di apportar saggezza tra i più anziani non ne abbiamo altri.
Che dire dei Gallesi? Dopo un primo tempo con due centri "cinici" nel senso positivo del termine, ma per il resto velleitario al limite del frufru, si sono accontentati di controllarci, come suggerisce qualche report anglosassone? A scorrere i nostri taccuini non troviamo un solo nome dei Rossi da segnalare. Nulla la mediana; James Hook si segnala per il drop e l'assist sulla seconda meta, ma per uno come lui liberarsi di Dellapè uno-contro-uno è da denuncia al Ministero delle Pari Opportunità. Il resto è nullo, a partire dai temuti Davies davanti e Roberts dietro, il primo annullato e il secondo gestito sufficientemente bene. Anche la terza linea si esalta solo nella strenua difesa del terzo quarto di gara ma senza particolari brillii: Walburton marca meta ma passava di lì a lavoro già fatto.
Questo Galles molle sotto la pressione italiana e promosso dai nostri errori ed omissioni più che dalla propria abilità, se con questa la seconda vittoria dopo otto sconfitte consecutive crede di esser fuori dal tunnel, si sta illudendo ancora una volta.
Italy 16 - 24 Wales
Quando si dice: giocare a rugby. Ci sono diversi modi di farlo e la scelta va in base alle qualità che una squadra possiede. Gli Azzurri, per esempio, non possono permettersi di giocare come hanno fatto contro l’Inghilterra e i risultati si sono visti; in compenso, possono giocare come hanno sempre fatto, affidandosi all’abrasione dei suoi ball carrier, allo stare serrati e senza strafare. L’Italia perde al Flaminio di Roma contro il Galles per 16-24, concedendo agli avversari solo tre punti in tutto il secondo tempo, un drop costruito con cinismo puro per chiudere una pratica pericolosa e complicata. Ma vede in Fabio Semenzato il Man of The Match e, soprattutto, un mediano che resiste agli urti, calcia bene e attacca la linea al di fuori dei raggruppamenti. Mica poco. Peccato che poi la stessa Italia arrivi corta in alcuni momenti chiave della partita, come quella mischia ai cinque metri al 60’ che svanisce nonostante la superiorità mostrata dal pacchetto azzurro per tutti gli ottanta minuti. Tranne, ecco, in quella occasione, con il XV di Nick Mallett sotto di cinque punti. E poi c’è la rimessa laterale: non gira, non è un’ancora alla quale aggrapparsi e non permette quindi di sbilanciarsi nel gioco al piede. Cose belle e cose no. Ma almeno si è visto del rugby.
L’inizio scivola secondo copione, con il Galles di Warren Gatland che muove palla fuori e poi si affida agli ingressi all’interno del centro Jamie Roberts, provando a scalfire la rete difensiva italiana. I dragoni rossi non riescono nel loro intento, ma guadagnano un calcio di punizione che al 2’ Stephen Jones spedisce in mezzo ai pali per aprire definitivamente le marcature. L’Italia però è in campo e la notizia è rassicurante. E ha gli uomini per fare male: al 4’ Semenzato calcia alto dalla base nella nostra metà campo, con Mirco Bergamasco e Sergio Parisse che portano la pressione su Lee Byrne. I gallesi devono riorganizzare la linea, lo fanno molto male e trasmettono con l’ovale con insufficienza di spirito, tanto che Andrea Masi e Gonzalo Canale si intromettono nella linea e il centro del Clermont ribalta la situazione con un calcio profondo e in un testa a testa con il più lento Bradely Davies, seconda linea. Spalla spalla fino alla fine e Canale che schiaccia l’ovale a terra. È meta, è il 5-3 per gli Azzurri che galvanizza gruppo e pubblico.
Il ritmo è alto e cinque minuti dopo arriva la replica degli ospiti che al solito muovono palla al largo, innescando l’atteso James Hook che trova un varco nella difesa azzurra dalle parti di Canale, servendo poi l’ala degli Scarlets Morgan Stoddart che va a marcare giungendo sulla fascia destra. Black out mentali che costano caro, azioni dei singoli che fanno la differenza. Ma tre minuti più tardi arriva il pareggio dalla piazzola con Bergamasco e il bottino giunge – guarda caso – da un calcio in profondità di Kris Burton sul quale lo stesso Stoddart pasticcia all’interno dei 22, provocando un tenuto a terra ed è l’8-8.
Nemmeno il tempo di tirare il respiro. Il Galles vuole sbrogliare il più presto possibile una matassa che si sta complicando, al di là del fatto che nelle prime occasioni offensive abbia conquistato punti. Nuovamente è la complicità dell’Italia a dare una mano ai celtici che trovano un altro buco nuovamente con Hook che poi serve l’accorrente terza linea Sam Warburton libero di schiacciare sotto i pali. È forse il momento più difficile per i nostri che non hanno palloni di qualità da giocare dalla rimessa. Anzi, non ne hanno proprio perché la sintonia tra Leonardo Ghiraldini e Sergio Parisse non c’è. Un problema di quelli che creano nervosismo e tensione, nonché frenesia nel voler rimediare. In compenso, sull’asse della mediana di Marca c’è una colonna vertebrale composta e strutturata che al 25’ consente di accorciare nel risultato.
L’Italia ha l’abbrivio giusto, Burton si infila nei 22 gallesi, i ball carrier racimolano centimetri e centimetri, metri, arrivando a portare l’accampamento a un passo dalla linea di meta. Sono tutti lì raggruppati i pezzi grossi, dalla prima linea a Quintin Geldenhuys e Alessandro Zanni. Che afferra l’ovale fuori dal raggruppamento, si butta sopra l’agglomerato di maglie azzurre e rosse e schiaccia in meta. O forse no. L’arbitro inglese Wayne Barnes chiede l’aiuto del TMO, ci sarebbe Stoddart di mezzo, con la mano sotto la palla pare di intuire anche se le immagini fanno pensare il contrario, che sia touch down e niente più. Non per Barnes, che torna sul vantaggio precedente che consente a Bergamirco di infilare altri tre punti davanti alla porta per l’11-15 al 25’. Lo spavento sui volti gallesi è percepibile e allora si rifanno vedere in attacco, con una serie di lunghe fasi nei nostri 22 attorno alla mezz’ora che si conclude con un provvidenziale placcaggio di Masi ai danni di Ryan Jones. Da segnalare che l’azione era partita da un calcio intercettato di Semenzato dalla base. Gli hanno preso le misure al mediano trevigiano che però non ha alcuna voglia di smorzare i toni. Parte della sue esplosive gambe la risposta della truppa di Mallett, con una touch finalmente conquistata bene nei 22 nemici, un tentativo di driving maul prontamente disossata dagli avanti gallesi e un drop per il piede di Burton che però è marcato a vista da Warburton: i confronti in Magners League li hanno filmati e visionati in occasione del faccia faccia nel 6 Nazioni.
Dal punto di vista opposto, sono evidenti due cose: la prima che tra mischia e scontro fisico, i Dragoni non sputano certo fiamme; la seconda che gli stessi Dragoni sono leziosi quando tentano di applicare il loro piano di gioco anche se alla lunga, a tenere il possesso, qualcosa si crea. Fortuna che svanisce al 35’ nel passaggio in avanti tra Shane Williams e Byrne quando i gallesi sono nuovamente nei nostri 22. Nel frattempo, l’inerzia azzurra tira il fiato e non è un caso che nel momento in cui abbiano meno palloni giocabili, gli italiani siano a difendere la mura della propria fortezza. Tra il 37’ e la fine del primo tempo, il Galles trova sei punti, grazie di nuovo alla complicità della rimessa italiana. Mike Phillips timbra anche Semenzato, che però con il riposo si ripiglia al meglio. Si va così negli spogliatoi sul 21-11 per gli ospiti, ma quei dieci punti di scarto si percepisce facilmente come siano relativi, senza fare riferimento alla meta negata a Zanni.
Secondo tempo - Al rientro non c’è Salvatore Perugini sostituito da Andrea Lo Cicero e l’Italia soffre di qualche istante di amnesia, mal gestendo il primo possesso e gettando alle ortiche un'altra touch. I gallesi che cominciamo come avevano finito la prima frazione, nei nostri 22, sentono l’odore della terza meta: mancano i placcaggi azzurri, manca la fluidità dei trequarti opposti e tutto rimane com’è. Anzi, al 45’ un placcaggio alto del capitano e tallonatore Matthew Rees ai danni di un Burton nuovamente in movimento viene sanzionato con un penalty dalla linea dei 10 metri che però Bergamasco non manda a buon fine. È il primo errore alla piazzola del secondo tempo e, purtroppo, non sarà l’unico.
C’è anche un’altra storia da raccontare, quella di quattro minuti di fuoco dell’Italia. Quattro lunghi minuti di momentum, ovvero quell’istante in cui la truppa azzurra mette alle strette la difesa nemica, con un bellissimo Semenzato che aggira gli avversari partendo dalla ruck, serve un off load a Masi e insomma fa quello che è richiesto ai mediani nel rugby di oggi. Il Galles muove palla a sua volta, ma per linee orizzontali e non sfonda, pasticcia, rallenta, perde palla indietreggiando e consente a Canale di lanciarsi sull’ovale, poi arriva Parisse che incorna Stephen Jones sulla linea dei cinque metri e va a schiacciare. Stavolta il TMO avvalora la meta che al 51’ significa -5, con la trasformazione dall’altezza della bandierina di Bergamirco che non va a segno.
Entra Valerio Bernabò per Santiago Dellapè, entra Luciano Orquera per Burton. I dragoni provano l’accoltellata al 57’ con una ripartenza sull’asse Shane Williams – Hook, ma per fortuna azzurra la palla esce dopo aver rimbalzato in area di meta. Ma il contrappasso è dietro l’angolo. Se si guarda alle statistiche su tutta la partita, l’Italia vince 5 mete e ne perde una. Perde quella del 60’, quando un fallo in rimessa laterale su lancio azzurro – rimessa vinta – consente al pack italiano di dare conferma della propria superiorità. Conferma in termini di punteggio. Si va in ingaggio, Craig Mitchell entra di potenza e mette in difficoltà Martin Castrogiovanni. Barnes fischia fallo ai danni del pilone del Leicester e quel replay di un Italia – All Blacks a San Siro si dissolve in un istante. Sette minuti più tardi, la mischia conquista un calcio, ma la gittata di Orquera è troppo corta. Altri punti che non vanno a referto. Tutta sostanza per il Galles che è ancora impalato a quota 21 e che è per lunga parte del secondo tempo all’angolo.
Intanto Mallett cambia del tutto la linea mediana inserendo Pablo Canavosio ed entra anche Manoa Vosawai per Robert Barbieri. Siamo sempre corti di cinque punti, con due piazzati sbagliati, ma ormai alle spalle. Non c’è storia che tenga, però, quando il Galles decide che la sofferenza è durata fin troppo, che sono affari degli italiani se non riescono a capitalizzare le occasioni che hanno avuto. Al 72’, Masi calcia direttamente in rimessa fuori dai 22, poi fa una smorfia di dolore toccandosi la gamba destra ed entra Tommaso Benvenuti. Ma gli ospiti organizzano la prima azione seria della ripresa, spostano l’accampamento a raggio di tiro per il piede di Hook che va di drop per l’allungo finale definitivo. Per il +8 che chiude i giochi.
La coperta Azzurra, bella ma corta - by Abr
Ma che bel primo tempo degli Azzurri! Game plan, l'attitudine e i "piloti" giusti in mediana. Dimenticate per fortuna quelle follìe "allarga il gioco a tutti i costi", siamo decisi a percuotere regolarmente vicino al punto di contesa senza far viaggiare troppo la palla in orizzontale; tutto gestito da una mediana (in due, Burton non solo Semenzato) svelta e "opportuna", che mette in movimento ora gli avanti, ora i trequarti, ora i secondi supportati dai primi o viceversa. Rinfrancati dal numero di palle giocabili, alcuni nostri se la sentono finalmente di provare - udite udite! - qualche offload, e pure funziona! Da non crederci. Peccato che per un insieme di cose che funzionano, ce ne sia una, enorme, che ancora non gira. E che compromette tutto il resto nella prima frazione. Cose che capitano alle "coperte corte".
Non ci riferiamo alle due mete gallesi del primo tempo: la prima nasce da un placcaggio mancato e la seconda da una ripartenza su fase rotta con tanto di mismatch difensivo tra lento ( Dellapè) vs. veloce (Hook) in uno contro uno; sono due eventi che contro i Dragoni ci stanno, vanno messi in preventivo. No, il problema del primo tempo è annoso, si chiama rimessa laterale.
Tre possessi importanti in fila, uno dei quali dentro ai loro 22m, ceduti senza colpo ferire. Stavolta però i nostri alla fine del tempo trovano una soluzione, un Piano B: facciamo le rimesse a numero ridotto di saltatori - un modo elegante per dire, Parisse fuori, e tutto va magicamente a posto, quasi sempre. Si dimostra così che il problema non era (principalmente) i lanci di Ghiraldini. Dellapè e Zanni si alternano a Geldenhuys e riesce anche una bella "furba". Peccato che intanto s'è perduto un tempo.
Sempre relativamente al primo tempo, si potrebbe pensare a un "se fosse": non lo facciamo spesso perchè è esercizio onanistico, ma stavolta ci sta. Se il Tmo avesse convalidato la quasi limpida e certamente meritata meta di Zanni alla mezz'ora, avremmo serrato sul 13-15 (tre punti in meno per la punizione dataci a contentino e cinque punti in più - oggi Mirco quella trasformazione non la metteva dentro manco l'avesse riprovata ad libitum ). A quel punto forse la pressione che ha sicuramente attanagliato i gallesi nel secondo tempo sarebbe emersa prima, e allora chissà. Tant'è, ci sta che una meta che nessun Tmo avrebbe osato negare a una Nuova Zelanda o Inghilterra, a noi parvenu non venga concessa facilmente manco in casa.
Nel secondo tempo il vento spirava alle nostre spalle e non solo dal punto di vista meteorologico, ai gallesi non è rimasto che fare "hold on", con facce sempre più smarrite fin che i nostri hanno avuto birra.La seconda frazione alla fine registra solo tre punti gallesi - un drop preparato magnificamente con DUE calciatori potenziali predisposti, uno 30 gradi alla destra e l'altro 30 a sinistra del mediano; cinque invece sono quelli marcati dall'Italia. Abbiamo vinto il tempo, ma non è bastato.
Sia pure tralasciando la meta negata nel primo tempo, dopo la meta di Parisse al 50' eravamo sul piede avanzante e sotto di cinque punti con mezz'ora di gioco. E ci sarebbero da recriminare altre altre DUE METE e 13 PUNTI. La prima è quella persa dalla mischia ordinata, dominante in tutto il resto della gara, a cinque metri dalla meta: Castro. viene fischiato slegarsi. Senza dar la croce addosso a Barnes (che secondo LoCicero in diretta Sky "ha fatto una caxxata"), va sottolineata la mancanza di "cinismo" degli espertissimi nostri, che a un metro dal formaggio si eccitano troppo e, scomponendosi, fan sempre quel qualcosina di troppo che non piace agli arbitri. Sempre a proposito di "cinismo" (tradotto: fa solo la cosa giusta quando serve), la seconda meta mancata è una mangiata da Mirco Bergamasco, lanciato splendidamente da Canale lungo l'out sinistro, il quale si fa rovesciare il cabaret delle paste da Stoddard alle sue spalle. Ma non le vede le gare Nfl, come portano palla i running back? Sei hai un corridore sopraggiungente alle tue spalle, l'ovale lo devi stringere al petto con le braccia! Quanto ai 13 punti mancati, sono dieci punti piazzabili (due trasformazioni e due punizioni) missed da Mirco e tre da Orquera. E per il nostro tipo di gioco, ogni piazzato mancato vale sei punti in meno (tra averceli e non averceli, tre più tre fa sei).
I singoli - Sottolineiamo volentieri, noi spesso critici nei suoi confronti, la prova finalmente positiva di Sergio Parisse: umile e attivissimo sia in attacco che in difesa, non merita il Man of the Match solo per la prova superlativa di Semenzato e certi nervosismi sottolineati dal Socio. Viene finalmente aiutato da due decisioni, quella di tenerlo fuori dalle rimesse - e Ghiraldini ringrazia - e da Mallett che finalmente smette di affidarsi al marconista Troncon, alza il deretano, scende a bordo campo e urla qualche istruzione ("placcare subito le penetrazioni centrali, sennò m'inquieterò alquanto" e "ora si calciano tutte le punizioni": non produrrà nulla, ma almeno toglierà pressione al neurone del capitano).
Ottima, dominante la prova di tutto il pack Azzurro, a partire dalla prima linea (incluso Perugini) ma in particolare i loose forwards (seconda e terza linea: Dellapè, Geldenhuys, Zanni, Barbieri e Parisse) nel gioco dinamico, hanno annullato totalmente sia Bradley Davies che i temuti Walburton, Lydiate e Ryan Jones. Una segnalazione la merita Ghiraldini: a parte la affidabilità in rimessa (short) nei secondi 40 minuti, ha effettuato il grillotalpa più limpido di tutta la gara.
Della linea mediana impeccabile Semenzato - Burton s'è detto: svelti, completi, aggressivi in difesa, incomprensibile come il secondo sia stato sacrificato in Inghilterra all'altare dell'offensivismo cieco reclamato da "quelli che di rugby non capiscon un ...." . melgio così, là sarebbe rimasto travolto pure lui. Un solo neo nella prova di Semenzato, quel grubber intercettato nel primo tempo che gli ha causato un blackout di qualche minuto, ma ci sta.
Sufficiente più la linea centrale, anche se Sgarbi si lascia scappare Jamie Roberts un paio di volte e Canale manca un placcaggio-meta; ma il secondo ne segna una e fa l'assist per l'altra mancata da Mirco; quanto al primo, Roberts che sfonda "solo" due volte fa notizia. In fondo Masi è una sicurezza, si produce anche stavolta nel suo solito placcaggio just in time salva-meta di ogni partita, mentre McLean sbriga con la solita diligenza il suo lavoro di pulizia.
Senza alcun intento "punitivo" nè tantomeno definitivo ma solo a titolo di stimolo, eleggiamo invece uno che molto ci piace, Mirco Bergamasco, a Villain of the Match. Nervoso per via di tutti quegli errori al piede, si distingue solo per cavolate: spintoni, musi duri e sguardi truci, una palla persa in avanti che era meta e prima un tentativo di ripartenza da suicidio, solo contro tutti da ultimo uomo. Servirebbe più calma olimpica nei nostri senatori, di Semenzato capaci di apportar saggezza tra i più anziani non ne abbiamo altri.
Che dire dei Gallesi? Dopo un primo tempo con due centri "cinici" nel senso positivo del termine, ma per il resto velleitario al limite del frufru, si sono accontentati di controllarci, come suggerisce qualche report anglosassone? A scorrere i nostri taccuini non troviamo un solo nome dei Rossi da segnalare. Nulla la mediana; James Hook si segnala per il drop e l'assist sulla seconda meta, ma per uno come lui liberarsi di Dellapè uno-contro-uno è da denuncia al Ministero delle Pari Opportunità. Il resto è nullo, a partire dai temuti Davies davanti e Roberts dietro, il primo annullato e il secondo gestito sufficientemente bene. Anche la terza linea si esalta solo nella strenua difesa del terzo quarto di gara ma senza particolari brillii: Walburton marca meta ma passava di lì a lavoro già fatto.
Questo Galles molle sotto la pressione italiana e promosso dai nostri errori ed omissioni più che dalla propria abilità, se con questa la seconda vittoria dopo otto sconfitte consecutive crede di esser fuori dal tunnel, si sta illudendo ancora una volta.
22 commenti:
L'Aretino
Comunque, oltre al piede tremebondo dei piazzatori, ho visto una gestione assurda nel secondo tempo: calciato in touche dove siamo stati osceni quando invece tre punti ci avrebbero riportato comodamente sotto a giocarcela; andati fra i pali (sbagliando) invece che in una buonissima touche quando invece mancavano dieci minuti e avremmo potuto andare sopra, vista la loro sofefrenza in ruck.
Mallet era al villaggio Peroni?
Eh, ma a quanto pare ad un certo punto Mallett ha ordinato espressamente di calciare, di portare a casa ogni punto possibile. Fermo restando che, personalmente, trovo che al di là dei calci, la grande occasione persa è stata la mischia sui cinque metri. Visto che vanno in giro a dire, alcuni, che l'Italia ha la mischia più forte, è in momenti come quelli che devi darne conferma.
Amen. Io mi accontento di aver visto giocare e di aver visto due mediani in campo. Ora vediamo quando Mallett è disposto a tenere duro su questo asse.
L'Aretino
Dondi si è accorto oggi che non abbiamo un calciatore degno di questo nome (con tutta la comprensione e l'incoraggiamento per Mirco). Noi da un po' ci siamo accorti che non abbiamo una Federazione degna di questo nome.
Nella famosa mischia al 60° Ryan Jones si è staccato dal dai suoi comapagni di linea e ha messo la testa tra il flanker sinistro e la seconda linea (credo fosse Davis), continuando a spingere, peccato che l'arbitro non se ne sia accorto.
Inoltre ho visto qualche off load fatto bene, molto positivo !
Vince
@@ Aretino, purtroppo non siamo in grado di fidarci nè dei piazzati nè della rimessa laterale, ancorchè oggi gestita in modo sufficiente ma mai sicuro (zero maul provate, la dice lunga).
Il problema non è Mallett, è chi non è all'altezza di implementare degli automatismi minimali tra avanti espertissimi e quotatissimi. Se è bastato un mese di lavoro di un esperto sui punti d'incontro per farci fare un salto di qualità (aldilà dei placcaggi mancati a Twickenham sui quali ci sarebbe molto da dire, non siamo più in dieci per placcarne uno), non ci vorrebbe molto a un qualsiasi ex lock internazionale, magari anch'esso sudafricano con le palle, a produrre due schemi due rimessa-maul. Sarebe tutto quello che ci serve.
Assieme a un punto cruciale che sottolinea il Socio nella sua risposta e il sottoscritto nelle sue note: ma come fa la miglior prima linea del mondo, un milione di caps, a dominare in mischia e scomporsi regolarmente ogni volta che questa vale 5 punti?
@vince. vero, la mischia gallese girava come una trottola a ogni loro intro, oltre che in tale occasione.
La giornata di Barnes è stata rovinata dal Tmo e da una serie di mancate penalizzazioni alla loro mischia ordinata.
Consoliamoci col fatto che ha visto l'in avanti di Hook a Byrne e annullato la meta: un altro arbitro europeo di quelli che chiamo "old fart" sarebbe stato quindici metri indietro e se la sarebbe sicuramente persa.
@vince: d'accordissimo nel sottolienare la novità assoluta degli offload.
Nel post ho dato una lettura: secondo me il numero di ovali gestibili che arrivava veloce e puntuale dalla mediana, ha dato quel minimo di confidenza anche ad avanti e centri per provarci. Era ora.
Una piccola nota : da "Manuale degli errori gravi" il calcio di punizione dato da Barnes contro la nostra mischia ... una mischia che si sposta lateralmente di 6 metri va fatta rifare, e visto che si è vicini alla linea di meta se alla seconda volta si sposta di nuovo è calcio di punizione contro la difesa...
Magra consolazione il fatto che l'Irlandese Clancy stasera ne abbia fatto di peggio condannando la Francia .
PS : se avete visto "Le Crunch" , avete notato come nel secondo tempo praticamente non si sono più viste le mische se non da lontano o dall'alto mentre nel primo tempo c'erano anche i replay?
Anticipi la mia analisi su Le Crunch, Giorgio: la "prevenzione" attuata da Clancy nei confronti della mischia ordinata francese sa di "scientifico". Una cosa mai vista, se non contro Romanie o Georgie - o Italie post New Zealand a San Siro. Clancy del resto non m'ha mai convinto.
Quanto a Barnes, ha fischiato bene tranne in quell'episodio.
Voleva tagliar corto come da raccomandazioni Irb e ha preso un abbaglio grave. Una mischia che fa crabbing va minimo fatta rifare, una che gira va punita.
Rimane comunque che subire da ingenui lo capirei da un Cittadini, ma non da iper esperti come Castro e LoCicero.
Sono lì a un metro dalla meta, sanno che i gallesi sanno di essere inferiori e cosa si aspettano, che dicano prego s'accomodi?
Appena si son resi conto della contromisura - che era la stessa da almeno un quarto d'ora - dovevano o tener botta o buttar giù tutto.
Va ben, son professionisti di vertice ed è giusto aspettarsi di più di noi comuni mortali, ma noi si fa presto a parlare. Chiunque sia stato parte di una mischia ordinata lo ha provato in diretta: essa si comporta come un organismo vivente autonomo, indipendente dalle decisioni di ogni suo singolo componente.
Le prime volte è ... è fin spaventoso, me ne ricordo ancora.
Io la prima mischia uno ha scoreggiato. Indimenticabile
.. certe esperienze segnano una vita ... spero per Carletto fosse un avversario ...
ma ci sono penalità particolari se la mischia crolla a causa di eventi tipo quello descritto da Carletto?
buahahahahahahah...
ahahahahahahh
Beh, non serve che la mischia crolli: se "sfuggisse" a uno che non sia il capitano e l'arbitro lo sente, questi potrebbe fischiare il fallo disciplinare perchè s'è rivolto a lui con tono inappropriato e soprattutto senza averne titolo e facoltà .... ;)
A proposito di arbitri e decisioni di cui si è molto (s)parlato in questo weekend di 6N, io stavo proprio "sopra" Canale quando ha segnato la meta e mi (anzi, CI) era parso che il gallese avesse trattenuto (o tentato di trattenere) il nostro durante la corsa senza palla.
Impressione peraltro rafforzata vedendo i filmati.
In queste situazioni non dovrebbe comunque scattare un giallo a prescindere dalla meta?
O mamma mia. Ho scritto "scattare il giallo" come uno Zazzeroni pallonaro qualsiasi! Chiedo scusa!!
:-)
Si forthose,ha tentato di sbilanciarlo, tanto che Munari in telecronaca ha urlato "meta tecnica!" mentre Canale ancora correva.
C'è da dire che non s'è mai vista attenzione arbitrale alle "sportellate" tra due in corsa, sopratutto sugli up&under,a meno che non ci sia proprio evidentissimo da risultare un placcaggio senza palla. Fanno bene a mio avviso, perprevenire: già si vede ogni tanto qualcuno che si butta a terra "alla pallonara" con tanto di massaggiatori che accorrono.
Per fortuna Canale ha segnato senza bisogno di ricorrere al Tmo ...
QUi si analizza tutto, arbitri inclusi, e magari li si critica anche, ma è sottinteso che le loro decisioni si discutono a posteriori mentre si accettano a prescindere.
Quindi don't worry forthose se t'è sfuggito quel modo di dire calcistico, la differenza rimane "antropologica" :)
un arbitro come barnes lo prendo sempre,anche se è verissimo quel che dice giorgio sulla mischia fischiata vs castro.
di fatto però una squadra così dominante in mischia e così stitica dal punto di vista dei punteggi per la seconda volta perde in casa avendo segnato lo stesso numero di mete degli avversari.
il tutto senza voler gettare la croce addosso a mirco:chiunque abbia calciato sa che ci sono periodi in cui,inspiegabilmente,la porta si restringe;l'unica differenza sta nel fatto che se uno lo fa da quando era un bambino ha qualche in più riferimento cui aggrapparsi;la controprestazione poi viene da sè,perchè si gioca sentendosi in colpa nei confronti della squadra.
diciamolo solo inter nos,ma io ho avuto la netta impressione che canale commetta in avanti un istante prima di schicciare.
l'agiografia sulle mischie è densa di leggende anche non metropolitane:dalle insalate di radici,fagioli e lampascioni consumate la sera prima,ai piloni che non si lavavano i denti per giorni prima della partita.
è per questo che essendo un po' saponetta ho capito quasi subito che il mio ruolo era estremo.
tagus, è facile ma veritiero imputare una sconfitta due a due (le mete) alla imprecisione nei piazzati (che affligge anche le italo-celtiche) e al blackout in rimessa laterale del primo tempo.
I piazzati: Mirco è un professionista, se è in giornata storta lo dica e faccia un passo indietro come Jackson nei confronti di Paterson e questi con Parks. Il problema à che qui in Italia chi fa un passo indietro vien mangiato dai cani ...
Per un gioco come il nostro, i piazzati sono importanti e meriterebbeopià attenzione che non esser messi in secondo piano da gerarchie senatoriali interne.
Nel nostro mondo ideale, non c'è nulla di male a dare a Mirco il titolo di Villain of the Match:sia da sprone per la prossima volta.
La meta di Canale m'è parsa al replay perfettamente legale, casomai forse la testa di Parisse tocca la linea prima di schiacciare nella sua meta ... ma ci mancava solo quello! Al Tmo abbiamo abbondantemente dato nella gara.
Chi non è stato parte dle pack non può sapere, tagus, lasciaci questo orgoglio: come il venexian autentico divide il mondo tra città (ciò che viene di qua del ponte della Libertà) e "campagna" (tutto ciò che sta aldilà del ponte, includendo New York, Londra Parigi e Shanghai), per un avanti c'è il pack da una parte e tutti gli altri sport dall'altra, trequarti - mediano di mischia a parte- inclusi :)
Tornando alla performance di Mirco Bergamasco dalla piazzola (e non solo), leggiamo che viene data enfasi alla di lui difesa da parte di capitan Parisse.
A proposito di gossip & provincia ci vien da dire: c'è qualcosa di più scontato di questa "non notizia"?
Il contrario, Parisseche dà addosso a un compagno, sarebbe stato tipo "uomo morde cane" (what happens in the dressing room, stays in the dressing rooom).
Alle medie mi avevano spiegato che "cane morde uomo" non fa notizia e non si pubblica...
Ma tant'è; tornando nel merito e stigmatizzando ancora una volta il tipico immobilismo italico (qui da noi mai nessuno sbaglia, sia mai! E guarda caso, nessuno migliora, nè nessuno molla mai l'osso), abbiamo considerato positivamente Mirco fino in Inghilterra, ma stavolta quanno ce vo' ce vo'.
Proprio per non unirci al coro di quelli che: il singolo non si tocca ma tutto fa schifo, quindi ... cacciamo l'allenatore (così che il nuovo si prenda la briga di dar la famosa "pacca sulla spalla" all'individuo e ne trovi un altro, mentre noi "tu lo sai, siamo sempre stati dalla tua parte").
La critica, lo dice la parola stessa, dovrebbe servire da stimolo, esser puntuale. Per non ridursi al calciottardo je tutto sbagliato je tutto da rifà.
Invece no, dev'esser per forza colpa di Mallett (o di Dondi) anche quando una partita non la si vince - e alla grande - per due soli elementi, piazzati e rimessa laterale.
Tra l'altro: in Viadana - Munster, mischia ai cinque metri Aironi con introduzione mantovana. E meta tecnica per gli irlandesi. Devo ammettere che a memoria non mi ricordavo una scena del genere e ci sono anche un po' rimasto...
Spero fossero in inferiorità numerica ...
Ulterore conferma: chi come noi vede regolarmente le partite della italo.-celtiche, può affermare che non siamo inferiori sul piano del gioco, lo siamo nella cura dei dettagli e dei particolari (piazzati, rimesse laterali, "cinismo" etc.).
Alla fine manchiamo di concretezza non di strumenti e occasioni. Lo stesso problema guarda caso che affligge la nazionale.
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