Che bello far la storia
Della serie il pericolo è il nostro mestiere: perso per un pelo di drop con l'Irlanda, perso nonostante i meriti col Galles, invece di smonarci come dei francesi qualsiasi, proprio coi più ostici e difficili dei campioni in carica riusciamo a ricattarci?
Scusate il ritardo, ma avendo un paio di dirimpettai francesi (simpatici) - uno ex giocatore, l'altro di Pau e non dico altro - capirete dove possa esser stato per tutta la sera, recando meco apposita bottiglia di Passito per addolcire la pillola.
Tanta bella robba da parlarne ancora e poi ancora, quasi come Contradaioli col Palio vinto, in questa storico 22-21 dell'Italia sulla Francia al Flaminio. Che bello scendere nei dettagli, belli o brutti che siano, sulla scorta di un risultato finalmente vincente, e storico!
- La meta di Clerc -
Al quarto d'ora del primo tempo, la sensazione è quella del dejà vu: la meta di Clerc arriva come quella di Walburton con la Scozia, quando Hook approfittava da maestro di una fase di gioco "rotto" e dopo il primo break, si aprono le praterie. Una meta per gara d'infilata, di ripartenza, uno scotto da mettere in preventivo. Ma già allora l'Italia non aveva disarmato, a maggior ragione stavolta: passin passetto, umilmente secondo le nostre caratteristiche 2011, guadagnamo terreno e capitalizziamo indiscipline. Soffriamo per cinque minuti, dalla meta a un altra azione di gioco rotto, con in mezzo tre mischie ribaltate e che producono una punizione sotto i pali. Ma evitiamo una meta a Rougerie che poteva spaccare la partita, e il resto dle primo tempo è tutta iniziativa nostra.
- Sei a diciotto -
Finito il primo tempo sul sei a otto, è come sempre l'inizio della seconda frazione il momento critico Azzurro. Anche se i primissimi minuti scorrono senza danni, anzi siamo noi a fare gioco con un paio di incursioni, la prima delle quali molto promettente aperta da Masi e chiusa da un improvvido calcetto di Orquera dopo un suo bell'offload, tra 44' e 50' arrivano 10 punti da Parra, con una punizione e la meta. I Bleus provano in tale frangente l'accelerazione che potrebbe chiudere la partita, ma giocare cinque minuti per tempo da parte di una Francia trgolsrmente perdente sui punti di contatto e coi ball carrier sfavati, non bastano a piegare una Italia pimpante e vogliosa di avanzare, che si può permettere poco dopo il lusso di sbagliare due piazzati in fila, il primo dei quali centrale, "ciccato" a mo' di sand iron da golf che affonda nel bunker e la pallina si solleva ma non avanza. E' una bella prova di carattere, di "palle" come direbbe Castrogiovanni.
- La meta di Masi -
Un piazzato cannato e Masi riporta su i nostri. Secondo piazzato (più complesso) falito, ma riparte Parisse con Perugini, Zanni con due percussioni e un po' tutti, orchestrati da Kris Burton e Fabio Semenzato; fino al break di Tommy Benvenuti sulla sinistra in raddoppio: non si fida di fare un offload immediato a Garcia, ma assorbe bene i difensori; a Andrea Masi non rimane che crederci - facile per lui, l'ha fatto per tutta la gara - e fiondarsi sul corridoio oramai sguarnito. E Mirco partecipa alla festa piazzando la trasformazione più difficile; e tutti si esaltano continuando a spingere sul meno due, fino a procurare al nostro bouteur le due punizioni decisive, non semplici ma lui è in trance agonistica, per il match. Senza badare al precedente piazzato a distanziarci di Parra, senza impaurirci per un tentativo di drop di Trinh Duc fallito di poco. Che bello!
- Quell'ultima mischia ordinata
E arriviamo al momentaccio veramente brutto per gli Azzurri: il fine gara prima dell'esplosione di gioia. Stavolta gli italiani han saputo gestire in modo ottimale quattro di quei cinque minuti che stanno tra il raggiungimento del vantaggio e il fischio finale: niente rimesse in gioco perse in avanti, niente falli, niente rischi calciando per due volte palla lunga fino ai 22 avversari. I Bleus però, pur confusionari e solipsistici da un po,' non sono certo improvvisamente diventati dei pellegrini. Nell'ultimo minuto di partita riescono a guadagnar campo, preparando con tutta evidenza un drop. Al minuto 79'50'' vengono bloccati dalla nostra difesa in una ruck senza sbocchi, cinque passi fuori dalla linea dei 22 metri. Palla francese, passano al piano B: calcio di punizione procurato dalla mischia ordinata. La nostra grande fortuna si chiama arbitro Lawrence: semplicemente non se la sente di fischiare una punizione decisiva. Che ci stava comoda, ammettiamolo: i nostri vengono spinti nettamente indietro e la seconda volta è tutto un giustificato oh là là là dei francesi a braccia alzate verso l'arbitro. Alla terza le energie son finite, l'avanzamento si ferma e l'arbitro urla a Harinordoquy di usare la palla. Lo fa, viene bloccato e al minuto 81' 59'' l'arbitro fischia un in avanti o un palla ingiocabile ed è fine della gara.
Siamo stati graziati? Diciamo piuttosto che, nell'economia delle tre gare al Flaminio, si tratta di un riequilibrio della sorte.
Il tutto per sottolineare che abbiam vinto l'unica partita in cui la nostra mischia ordinata è stata "pettinata" sin quasi dall'inizio, come ha detto bene il socio e come ha ammesso un Mallett pur trasfigurato dalla gioia a fine gara ("dovremo lavorare su dei dettagli della mischia". Peccato non dica anche che abbiamo fatto una sola maul in tutta la partita, al 72'. Pazienza). Il che ci pare un titolo di gran merito: l'andar chiaramente sotto in tale fase di gioco per tutta la partita non ha comportato nessun nostro crollo della coesione e del morale, pur in una gara in cui ci son state tante mischie per via del grosso numero di errori soprattutto francese (la prima mischia al primo minuto di gioco, mai visto). Era chiaramente uno dei capisaldi della strategia francese per la partita, ci sono riusciti ma l'esito, prima di tutto su di noi più che sulla loro capacità di sfruttarlo, non è stato quello atteso. Troviamo che Andrea Lo Cicero abbia avuto torto nelle dichiarazioni post gara, a rivendicare in tale fase scorrettezze avversarie e scarsa protezione dall'arbitro. Prima di tutto pensiamo che l'arbitro sia stato attento, fair e se ha favorito qualcuno, è stata l'Italia in quel finale; inoltre ci pare evidente che i nostri fossero ben preparati alle furbate francesi che han gestito (le entrate anticipate o le rotazioni persino antiorarie) ma abbiano regolarmente ceduto a quelle seconde spinte squassanti, in una fase del primo tempo in ben tre mischie di fila su nostra introduzione. Chissà che non sia la volta buona che la finiamo di pensare di essere i migliori al mondo nella specialità e diveniamo umili anche lì: siamo al più dei buoni secondi, parimerito a tratti con altri.
Avanti Savoia!
Oltre alla destabilizzazione della nostra mischia, i francesi avevano nel game plan altri elementi: allargare il gioco, pungolare il nostro estremo con qualche calcio tattico e sfruttare le "fasi rotte", le ripartenze. Il primo e l'ultimo aspetto ha portato frutti solo una volta, in occasione della meta di Clerc nel primo tempo, grazie alla organizzazione difensiva dei nostri: pochi placcaggi sbagliati ma soprattutto grande tenuta organizzativa, con dei varchi che son sovente parsi più trappole per i francesi che buchi.
A proposito di organizzazione difensiva, la seconda meta francese, di Parra, viene imputata a una uscita dalla linea a caccia di intercetto di Parisse, sottolineata dallo stesso Mallett precipitatosi subito in campo a urlare, teniamo la linea (finalmente lo vediamo - per la seconda volta in due gare - lasciare il marconista Troncon e muovere il cu... per andare ad aiutare con la sua esperienza i giocatori in campo a gestire la gara). Vero è che il capitano va un po' a farfalle nell'occasione, soprattutto è troppo esterno rispetto alla giocata più probabile, ma il buco che lascia ci sembrava ancora gestibile dai suoi compagni; diciamo che ci ha provato, pace. Piuttosto anche stavolta, il possesso francese nel bel mezzo del dominio di possesso Azzurro, partiva da una mischia ordinata scardinata.
Ma veniamo al nostro estremo Andrea Masi, meritato Man of The Match. Inizialmente sbaglia: due calci in touch che non escono, il secondo dei quali apre la corsia per la prima meta francese. Prima e dopo, per tutta la gara è la perfezione: prese coraggiose al volo, ringrazia per i cadeau che piovono dal cielo e via palla in mano! Basta tattica e giù il gettone, si va a percuotere la linea, quasi urlando "il mio nome è Poitrenaud", solo con trenta chili in più. Son atteggiamenti che decidono le partite e tolgono opzioni all'avversario.
Con lui a spronare la cavalleria, tutti gli Azzurri hanno mostrato una capacità di avanzamento offensivo sinora riservata quasi solo a Sgarbi: sempre oltre anche se placcati, sempre a spingere sulle gambe per quel metro in più che fa la differenza tra vincere o perdere la battaglia sul punto di contatto.
Con un mediano come Semenzato, veloce di pensiero e rapido ad estrarre come un pistolero del Far West, il più a quel punto era fatto. Ecco la vera chiave della supremazia italiana: a fronte di una Francia chiaramente poco motivata, l'aver saputo premere sull'acceleratore in fase offensiva, senza perdere il focus e l'umiltà di darsi da fare quando la palla ce l'avevan loro.
Quando succede questo - squadra che avanza in fase di possesso e non arretra anzi guadagna metri senza palla - il merito è di tutti ma in primis alla terza linea: grandissimo il display di Zanni, Parisse e Barbieri, con Derbyshire portatore di certezze dalla panchina. La lode va estesa a tutto il reparto dei loose forward, con Del Fava e Dellapè, poi Geldenhuys, a fare il lavoro sporco giù in miniera durante le fasi dinamiche e a gestire sufficientemente bene anche i compiti in rimessa laterale. Dove Festuccia ha fatto bene, e ancor meglio ha fatto a supporto dei loose forward in fase dinamica.
Luciano Orquera ha fatto la sua parte senza errori, anche in fase difensiva; ottimo è stato l'apporto di Kris Burton nel finale, la sua potenza di calcio e di placcaggio (rispetto a Orquera stanco) ha dato maggior compattezza alla trincea finale. I due Gonzo, Canale e Garcia, si sono sacrificati in un gran lavoro di tampone e sfondamento lungo tutto l'arco difensivo e offensivo; in particolare Canale s'è fatto vedere propositivo e attento - era l'unico pronto contro Clerc sul lato destro, quando ha segnato. Quanto alle ali, si sa, quelle italiane sono quelle a più alto tasso di disoccupazione con quelle sudafricane; ma Bergamasco ha centrato i penalty e la trasformazione decisivi, e Tommaso Benvenuti s'è fatto vedere nel secondo tempo, ergendosi a protagonista nella meta di Masi. Non abbiamo nominato i piloni: giornata dura per LoCicero, Perugini e soprattutto Castrogiovanni, che pure è s'è riscattato ampiamente nelle fasi dinamiche, tornando ad essere giocatore che si vede regolarmente nei Tigers anche in Nazionale. Diciamo che per loro s'è trattato di un confronto coi maestri, come Black Mamba contro Pai Mei in "Kill Bill". E, ci consentite l'eresia? Noi li preferiamo così, perdenti ma vincenti.
- Implicazioni formali?
Questa è una vittoria che ci fa quadagnare quasi due punti nel ranking Irb (dovremmo arrivare a 73,93) ma per un pelo non ci fa ancora scavalcare Samoa e Fiji (11' e 10' con 74,02 e 74,05 punti). Diciamo che sarebbe un goloso obiettivo in più per il Murrayfield di settimana prossima: affrontare i mondiali al decimo posto invece che come dodicesima nazionale nel ranking e con due vittorie al Sei Nazioni, porrebbe Nick Mallett in perfetta linea con gli obiettivi stabiliti da Dondi lo scorso novembre, prima del "grande freddo" tra i due, ricordate?
A tal proposito, una vittoria al Murrayfield allontanerebbe di almeno sei mesi ogni discorso predisposto sui sostituti francesi già ingaggiati dalla Fir. Come non godere sotto i baffi di ciò con Vittorio Munari, di cui sono noti gli splendidi rapporti coi Federali e che in telecronaca s'è lasciato sfuggire un goduto "mi fa molto piacere per Mallett, guarda!". Eh, bei sogni ... Ma crediamo che anche a Dondi piacerebbe esser messo in imbarazzo in tal senso: oggi era il primo in campo per ritirare quel Trofeo Garibaldi, degno della cancellata di una qualsiasi villetta della Bassa ...
Torniamo al gioco e lungi dal gossip "satira politica", di sicuro questa vittoria pone in pressione gli scozzesi: domani forse ne vedremo delle belle e ancor di più sarà bello per noi al Murrayfield, comunque vada e vinca il migliore (speremo de no ...).
Quanto alla Francia, la sconfitta costa, scenderà a 81.10 punti nel ranking ma rimane quinta, dato che l'Irlanda perde punti e dovrebbe scendere a 81,01 punti col Galles che sale a 80,51 (calcoli personali - qui, lunedì l'ufficialità). Nemmeno la partita di domenica Inghilterra - Scozia modificherà le posizioni del ranking, qualunque sia l'esito.
Scusate il ritardo, ma avendo un paio di dirimpettai francesi (simpatici) - uno ex giocatore, l'altro di Pau e non dico altro - capirete dove possa esser stato per tutta la sera, recando meco apposita bottiglia di Passito per addolcire la pillola.
Tanta bella robba da parlarne ancora e poi ancora, quasi come Contradaioli col Palio vinto, in questa storico 22-21 dell'Italia sulla Francia al Flaminio. Che bello scendere nei dettagli, belli o brutti che siano, sulla scorta di un risultato finalmente vincente, e storico!
- La meta di Clerc -
Al quarto d'ora del primo tempo, la sensazione è quella del dejà vu: la meta di Clerc arriva come quella di Walburton con la Scozia, quando Hook approfittava da maestro di una fase di gioco "rotto" e dopo il primo break, si aprono le praterie. Una meta per gara d'infilata, di ripartenza, uno scotto da mettere in preventivo. Ma già allora l'Italia non aveva disarmato, a maggior ragione stavolta: passin passetto, umilmente secondo le nostre caratteristiche 2011, guadagnamo terreno e capitalizziamo indiscipline. Soffriamo per cinque minuti, dalla meta a un altra azione di gioco rotto, con in mezzo tre mischie ribaltate e che producono una punizione sotto i pali. Ma evitiamo una meta a Rougerie che poteva spaccare la partita, e il resto dle primo tempo è tutta iniziativa nostra.
- Sei a diciotto -
Finito il primo tempo sul sei a otto, è come sempre l'inizio della seconda frazione il momento critico Azzurro. Anche se i primissimi minuti scorrono senza danni, anzi siamo noi a fare gioco con un paio di incursioni, la prima delle quali molto promettente aperta da Masi e chiusa da un improvvido calcetto di Orquera dopo un suo bell'offload, tra 44' e 50' arrivano 10 punti da Parra, con una punizione e la meta. I Bleus provano in tale frangente l'accelerazione che potrebbe chiudere la partita, ma giocare cinque minuti per tempo da parte di una Francia trgolsrmente perdente sui punti di contatto e coi ball carrier sfavati, non bastano a piegare una Italia pimpante e vogliosa di avanzare, che si può permettere poco dopo il lusso di sbagliare due piazzati in fila, il primo dei quali centrale, "ciccato" a mo' di sand iron da golf che affonda nel bunker e la pallina si solleva ma non avanza. E' una bella prova di carattere, di "palle" come direbbe Castrogiovanni.
- La meta di Masi -
Un piazzato cannato e Masi riporta su i nostri. Secondo piazzato (più complesso) falito, ma riparte Parisse con Perugini, Zanni con due percussioni e un po' tutti, orchestrati da Kris Burton e Fabio Semenzato; fino al break di Tommy Benvenuti sulla sinistra in raddoppio: non si fida di fare un offload immediato a Garcia, ma assorbe bene i difensori; a Andrea Masi non rimane che crederci - facile per lui, l'ha fatto per tutta la gara - e fiondarsi sul corridoio oramai sguarnito. E Mirco partecipa alla festa piazzando la trasformazione più difficile; e tutti si esaltano continuando a spingere sul meno due, fino a procurare al nostro bouteur le due punizioni decisive, non semplici ma lui è in trance agonistica, per il match. Senza badare al precedente piazzato a distanziarci di Parra, senza impaurirci per un tentativo di drop di Trinh Duc fallito di poco. Che bello!
- Quell'ultima mischia ordinata
E arriviamo al momentaccio veramente brutto per gli Azzurri: il fine gara prima dell'esplosione di gioia. Stavolta gli italiani han saputo gestire in modo ottimale quattro di quei cinque minuti che stanno tra il raggiungimento del vantaggio e il fischio finale: niente rimesse in gioco perse in avanti, niente falli, niente rischi calciando per due volte palla lunga fino ai 22 avversari. I Bleus però, pur confusionari e solipsistici da un po,' non sono certo improvvisamente diventati dei pellegrini. Nell'ultimo minuto di partita riescono a guadagnar campo, preparando con tutta evidenza un drop. Al minuto 79'50'' vengono bloccati dalla nostra difesa in una ruck senza sbocchi, cinque passi fuori dalla linea dei 22 metri. Palla francese, passano al piano B: calcio di punizione procurato dalla mischia ordinata. La nostra grande fortuna si chiama arbitro Lawrence: semplicemente non se la sente di fischiare una punizione decisiva. Che ci stava comoda, ammettiamolo: i nostri vengono spinti nettamente indietro e la seconda volta è tutto un giustificato oh là là là dei francesi a braccia alzate verso l'arbitro. Alla terza le energie son finite, l'avanzamento si ferma e l'arbitro urla a Harinordoquy di usare la palla. Lo fa, viene bloccato e al minuto 81' 59'' l'arbitro fischia un in avanti o un palla ingiocabile ed è fine della gara.
Siamo stati graziati? Diciamo piuttosto che, nell'economia delle tre gare al Flaminio, si tratta di un riequilibrio della sorte.
Il tutto per sottolineare che abbiam vinto l'unica partita in cui la nostra mischia ordinata è stata "pettinata" sin quasi dall'inizio, come ha detto bene il socio e come ha ammesso un Mallett pur trasfigurato dalla gioia a fine gara ("dovremo lavorare su dei dettagli della mischia". Peccato non dica anche che abbiamo fatto una sola maul in tutta la partita, al 72'. Pazienza). Il che ci pare un titolo di gran merito: l'andar chiaramente sotto in tale fase di gioco per tutta la partita non ha comportato nessun nostro crollo della coesione e del morale, pur in una gara in cui ci son state tante mischie per via del grosso numero di errori soprattutto francese (la prima mischia al primo minuto di gioco, mai visto). Era chiaramente uno dei capisaldi della strategia francese per la partita, ci sono riusciti ma l'esito, prima di tutto su di noi più che sulla loro capacità di sfruttarlo, non è stato quello atteso. Troviamo che Andrea Lo Cicero abbia avuto torto nelle dichiarazioni post gara, a rivendicare in tale fase scorrettezze avversarie e scarsa protezione dall'arbitro. Prima di tutto pensiamo che l'arbitro sia stato attento, fair e se ha favorito qualcuno, è stata l'Italia in quel finale; inoltre ci pare evidente che i nostri fossero ben preparati alle furbate francesi che han gestito (le entrate anticipate o le rotazioni persino antiorarie) ma abbiano regolarmente ceduto a quelle seconde spinte squassanti, in una fase del primo tempo in ben tre mischie di fila su nostra introduzione. Chissà che non sia la volta buona che la finiamo di pensare di essere i migliori al mondo nella specialità e diveniamo umili anche lì: siamo al più dei buoni secondi, parimerito a tratti con altri.
Avanti Savoia!
Oltre alla destabilizzazione della nostra mischia, i francesi avevano nel game plan altri elementi: allargare il gioco, pungolare il nostro estremo con qualche calcio tattico e sfruttare le "fasi rotte", le ripartenze. Il primo e l'ultimo aspetto ha portato frutti solo una volta, in occasione della meta di Clerc nel primo tempo, grazie alla organizzazione difensiva dei nostri: pochi placcaggi sbagliati ma soprattutto grande tenuta organizzativa, con dei varchi che son sovente parsi più trappole per i francesi che buchi.
A proposito di organizzazione difensiva, la seconda meta francese, di Parra, viene imputata a una uscita dalla linea a caccia di intercetto di Parisse, sottolineata dallo stesso Mallett precipitatosi subito in campo a urlare, teniamo la linea (finalmente lo vediamo - per la seconda volta in due gare - lasciare il marconista Troncon e muovere il cu... per andare ad aiutare con la sua esperienza i giocatori in campo a gestire la gara). Vero è che il capitano va un po' a farfalle nell'occasione, soprattutto è troppo esterno rispetto alla giocata più probabile, ma il buco che lascia ci sembrava ancora gestibile dai suoi compagni; diciamo che ci ha provato, pace. Piuttosto anche stavolta, il possesso francese nel bel mezzo del dominio di possesso Azzurro, partiva da una mischia ordinata scardinata.
Ma veniamo al nostro estremo Andrea Masi, meritato Man of The Match. Inizialmente sbaglia: due calci in touch che non escono, il secondo dei quali apre la corsia per la prima meta francese. Prima e dopo, per tutta la gara è la perfezione: prese coraggiose al volo, ringrazia per i cadeau che piovono dal cielo e via palla in mano! Basta tattica e giù il gettone, si va a percuotere la linea, quasi urlando "il mio nome è Poitrenaud", solo con trenta chili in più. Son atteggiamenti che decidono le partite e tolgono opzioni all'avversario.
Con lui a spronare la cavalleria, tutti gli Azzurri hanno mostrato una capacità di avanzamento offensivo sinora riservata quasi solo a Sgarbi: sempre oltre anche se placcati, sempre a spingere sulle gambe per quel metro in più che fa la differenza tra vincere o perdere la battaglia sul punto di contatto.
Con un mediano come Semenzato, veloce di pensiero e rapido ad estrarre come un pistolero del Far West, il più a quel punto era fatto. Ecco la vera chiave della supremazia italiana: a fronte di una Francia chiaramente poco motivata, l'aver saputo premere sull'acceleratore in fase offensiva, senza perdere il focus e l'umiltà di darsi da fare quando la palla ce l'avevan loro.
Quando succede questo - squadra che avanza in fase di possesso e non arretra anzi guadagna metri senza palla - il merito è di tutti ma in primis alla terza linea: grandissimo il display di Zanni, Parisse e Barbieri, con Derbyshire portatore di certezze dalla panchina. La lode va estesa a tutto il reparto dei loose forward, con Del Fava e Dellapè, poi Geldenhuys, a fare il lavoro sporco giù in miniera durante le fasi dinamiche e a gestire sufficientemente bene anche i compiti in rimessa laterale. Dove Festuccia ha fatto bene, e ancor meglio ha fatto a supporto dei loose forward in fase dinamica.
Luciano Orquera ha fatto la sua parte senza errori, anche in fase difensiva; ottimo è stato l'apporto di Kris Burton nel finale, la sua potenza di calcio e di placcaggio (rispetto a Orquera stanco) ha dato maggior compattezza alla trincea finale. I due Gonzo, Canale e Garcia, si sono sacrificati in un gran lavoro di tampone e sfondamento lungo tutto l'arco difensivo e offensivo; in particolare Canale s'è fatto vedere propositivo e attento - era l'unico pronto contro Clerc sul lato destro, quando ha segnato. Quanto alle ali, si sa, quelle italiane sono quelle a più alto tasso di disoccupazione con quelle sudafricane; ma Bergamasco ha centrato i penalty e la trasformazione decisivi, e Tommaso Benvenuti s'è fatto vedere nel secondo tempo, ergendosi a protagonista nella meta di Masi. Non abbiamo nominato i piloni: giornata dura per LoCicero, Perugini e soprattutto Castrogiovanni, che pure è s'è riscattato ampiamente nelle fasi dinamiche, tornando ad essere giocatore che si vede regolarmente nei Tigers anche in Nazionale. Diciamo che per loro s'è trattato di un confronto coi maestri, come Black Mamba contro Pai Mei in "Kill Bill". E, ci consentite l'eresia? Noi li preferiamo così, perdenti ma vincenti.
- Implicazioni formali?
Questa è una vittoria che ci fa quadagnare quasi due punti nel ranking Irb (dovremmo arrivare a 73,93) ma per un pelo non ci fa ancora scavalcare Samoa e Fiji (11' e 10' con 74,02 e 74,05 punti). Diciamo che sarebbe un goloso obiettivo in più per il Murrayfield di settimana prossima: affrontare i mondiali al decimo posto invece che come dodicesima nazionale nel ranking e con due vittorie al Sei Nazioni, porrebbe Nick Mallett in perfetta linea con gli obiettivi stabiliti da Dondi lo scorso novembre, prima del "grande freddo" tra i due, ricordate?
A tal proposito, una vittoria al Murrayfield allontanerebbe di almeno sei mesi ogni discorso predisposto sui sostituti francesi già ingaggiati dalla Fir. Come non godere sotto i baffi di ciò con Vittorio Munari, di cui sono noti gli splendidi rapporti coi Federali e che in telecronaca s'è lasciato sfuggire un goduto "mi fa molto piacere per Mallett, guarda!". Eh, bei sogni ... Ma crediamo che anche a Dondi piacerebbe esser messo in imbarazzo in tal senso: oggi era il primo in campo per ritirare quel Trofeo Garibaldi, degno della cancellata di una qualsiasi villetta della Bassa ...
Torniamo al gioco e lungi dal gossip "satira politica", di sicuro questa vittoria pone in pressione gli scozzesi: domani forse ne vedremo delle belle e ancor di più sarà bello per noi al Murrayfield, comunque vada e vinca il migliore (speremo de no ...).
Quanto alla Francia, la sconfitta costa, scenderà a 81.10 punti nel ranking ma rimane quinta, dato che l'Irlanda perde punti e dovrebbe scendere a 81,01 punti col Galles che sale a 80,51 (calcoli personali - qui, lunedì l'ufficialità). Nemmeno la partita di domenica Inghilterra - Scozia modificherà le posizioni del ranking, qualunque sia l'esito.
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