La fortuna di Easter e i pensieri di Johnno
Era da un po' di tempo che l'Inghilterra non si ritrovava in una situazione del genere: pressappoco, dall'ottobre 2007 quando a Parigi ha affrontato il Sud Africa nella finale di Coppa del Mondo. Ad un passo dal trionfo, dopo un cammino tra alti e bassi, gente che è andata e gente che è arrivata, nuovi talenti coltivati e altri che hanno messo in chiaro che pure loro non sono da meno. Giusto in tempo, alla vigilia della World Cup 2011, i bulldog di mister Martin Johnson sono alle prese con l'ultima settimana di duro lavoro perché sabato se la dovranno vedere contro l'acciaccata Irlanda a Dublino: irlandesi fuori dai giochi, ma la Storia insegna che da quelle parti godono un mondo a fare scherzetti agli ex conquistatori.
Nel frattempo, nell'entourage inglese c'è chi chi parla e chi scrive. Scrive ad esempio Nick Easter, il Numero 8 della nazionale, che commenta sulle colonne del Daily Telegraph, tenendo una specie di diario di bordo (nella foto, sorseggia birra con la maglia del suo club, gli Harlequins). La truppa è salda e concentrata, anche se qualcuno è stanco perché il torneo logora e ci sono un po' di ferite, ma una cosa è certa: contro l'Irlanda "dobbiamo giocare molto meglio rispetto a quello che abbiamo fatto con Scozia e Francia". La terza linea ha svelato che da due settimane ormai lo spogliatoio è sgonfio, alla luce delle ultime prestazioni, in particolare quella di domenica pomeriggio a Twickenham. C'è della frustrazione ed è comprensibile perché l'Inghilterra non è riuscita a dare sfogo a tutta la sua potenza.
"Abbiamo giocato del buon rugby nei primi due match, ma contro la Francia abbiamo sprecato tre mete. E lo stesso contro la Scozia. Abbiamo costruito buone occasioni, ma abbiamo osato troppo". Dicesi: voglia di spaccare il mondo a tutti i costi, con il sangue agli occhi e poco ossigeno al cervello. Non aiuta molto. Ha aiutato al contrario la fortuna, gli inglesi sanno che è della loro, ma contro gli irlandesi "dobbiamo alzare il nostro gioco".
L'Inghilterra non vince a Dublino dal 2003, anno dell'ultimo Grand Slam nel 6 Nations che poi è coinciso con il trionfo mondiale in Australia. E dalla cabala passiamo oltre. E' la prima volta degli uomini di Johnson al nuovo Aviva Stadium che per il tecnico di sua maestà significa la trasferta più dura di tutto l'emisfero nord, con un ben servito al Galles e ai transalpini. "Come squadra, non ci siamo mai detti di non nominare il Grand Slam", ha raccontato, ammettendo che le cose contro gli scozzesi potevano finir male. Riguardo ai prossimi avversari, li ha considerati "un team molto orgoglioso. Discuteremo su come batterli. Andiamo probabilmente nel posto più duro dove giocare a Nord in questo momento".
"Tutto ciò che faremo sarà cercare di vincere la partita. Se la conseguenza della vittoria è la conquista del titolo, tanto meglio". Infine Johnno ha cercato di sgombrare il campo dalla pressione, sicuro che gli errori commessi contro Scozia e Francia, molti tra i quali nell'area del breakdown, non faranno altro che aiutare i suoi uomini a rimettersi in riga. Quanto agli aggiustamenti di formazione, se Mike Tindall non dovesse farcela, al posto di secondo centro potrebbe finirci Matt Banahan, con i gradi di capitano proprio a Easter.
Nel frattempo, nell'entourage inglese c'è chi chi parla e chi scrive. Scrive ad esempio Nick Easter, il Numero 8 della nazionale, che commenta sulle colonne del Daily Telegraph, tenendo una specie di diario di bordo (nella foto, sorseggia birra con la maglia del suo club, gli Harlequins). La truppa è salda e concentrata, anche se qualcuno è stanco perché il torneo logora e ci sono un po' di ferite, ma una cosa è certa: contro l'Irlanda "dobbiamo giocare molto meglio rispetto a quello che abbiamo fatto con Scozia e Francia". La terza linea ha svelato che da due settimane ormai lo spogliatoio è sgonfio, alla luce delle ultime prestazioni, in particolare quella di domenica pomeriggio a Twickenham. C'è della frustrazione ed è comprensibile perché l'Inghilterra non è riuscita a dare sfogo a tutta la sua potenza.
"Abbiamo giocato del buon rugby nei primi due match, ma contro la Francia abbiamo sprecato tre mete. E lo stesso contro la Scozia. Abbiamo costruito buone occasioni, ma abbiamo osato troppo". Dicesi: voglia di spaccare il mondo a tutti i costi, con il sangue agli occhi e poco ossigeno al cervello. Non aiuta molto. Ha aiutato al contrario la fortuna, gli inglesi sanno che è della loro, ma contro gli irlandesi "dobbiamo alzare il nostro gioco".
L'Inghilterra non vince a Dublino dal 2003, anno dell'ultimo Grand Slam nel 6 Nations che poi è coinciso con il trionfo mondiale in Australia. E dalla cabala passiamo oltre. E' la prima volta degli uomini di Johnson al nuovo Aviva Stadium che per il tecnico di sua maestà significa la trasferta più dura di tutto l'emisfero nord, con un ben servito al Galles e ai transalpini. "Come squadra, non ci siamo mai detti di non nominare il Grand Slam", ha raccontato, ammettendo che le cose contro gli scozzesi potevano finir male. Riguardo ai prossimi avversari, li ha considerati "un team molto orgoglioso. Discuteremo su come batterli. Andiamo probabilmente nel posto più duro dove giocare a Nord in questo momento".
"Tutto ciò che faremo sarà cercare di vincere la partita. Se la conseguenza della vittoria è la conquista del titolo, tanto meglio". Infine Johnno ha cercato di sgombrare il campo dalla pressione, sicuro che gli errori commessi contro Scozia e Francia, molti tra i quali nell'area del breakdown, non faranno altro che aiutare i suoi uomini a rimettersi in riga. Quanto agli aggiustamenti di formazione, se Mike Tindall non dovesse farcela, al posto di secondo centro potrebbe finirci Matt Banahan, con i gradi di capitano proprio a Easter.
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