sabato 9 aprile 2011

Il Perpignan si scioglie e la Catalogna festeggia

Heineken Cup - Barcelona
Perpignan 29 - 25 Toulon


Servono quaranta minuti al Perpignan per sentirsi a proprio agio nel catino dello Stadio Olimpico di Barcellona. 55.000 persone, i colori della Catalogna che prendono facilmente il sopravvento su quelli del Tolone. Il sole alto nel cielo. L’aria delle grandi occasioni attorno al campo. E i padroni di casa “in trasferta” che hanno i muscoli contratti, la testa ingombrata da tanti pensieri e la più grande paura per una squadra che deve vincere, quella di perdere una partita chiave nella logica di tutta una stagione. Anche perché di fronte c’è il Tolone delle individualità, dei singoli che hanno la meglio quando il gioco è rotto, quando si va avanti di espedienti, nel senso che sono i guizzi a fare la differenza in un incontro costellato di errori. Qualcosa come trentacinque turnover concessi nell’arco di ottanta minuti, equamente ripartiti.
Servono quaranta minuti al Perpignan per sentirsi a casa vincere per 29-25 il primo quarto di finale di Heineken Cup nel primo derby francese del turno (domani è il turno di Biarritz – Tolosa). Il pubblico da parte sua è caldissimo, con i fischi che accolgono l’ingresso sul terreno di gioco degli ospiti: questa è terra catalana, qui stiamo parlando di rivalità in formato esportazione, ma pur sempre di rivalità. Di sangue latino che bolle nelle vene. Arbitra un mezzo francese, l’irlandese Alain Rolland, che non manca di mostrare alcuni lati criptici del suo modus operandi. Insomma, non manca nulla e si può cominciare a servire le portate.
Le prime sono già corpose e sostanziose, affari di mischia che consentono a Jonny Wilkinson di presentarsi alla piazzola e di spedire tra i pali da centrocampo l’ovale, da posizione defilata dopo cinque minuti, con lo stadio contro, con i fischi a scandire i secondi di preparazione all’esecuzione perfetta. La reazione del Perpignan si fa sentire nella morsa difensiva, complici un paio di errori degli avversari nella trasmissione del pallone. Il fatto è che però è il Tolone a produrre la maggiore mole di gioco, anche in modo semplice e affidandosi anzitutto al piede del mediano di mischia, il sempreverde Pierre Mignoni, direttamente dal box per portare la pressione dei suoi trequarti sul ricevitore catalano di turno – e spesso è l’estremo Jerome Porical. I rossoneri se la cavano bene in rimessa, ne vinceranno sedici e non ne perderanno una sul lancio del proprio tallonatore Sebastien Bruno. Piuttosto, proprio da una touche sui 5 metri degli ospiti, la seconda linea di casa Guillame Vilaceca perde la testa, usa la parte del corpo per rifilarla addosso ad un avversario e Rolland gli rifila un giallo al 10’. L’inizio è nervoso, frenetico, puro istintivo rugbistico. Il contorno ideale per il Tolone.


Il Perpignan si affida anzitutto alla difesa, andando a chiudere gli spazi nel momento in cui i due centri opposti Gabrieli Lovobalavu e Geoffry Messina si trovano il pallone tra le mani, con le maglie sangre y oro addosso. È la seconda ondata che provoca guai, come al 16’ quando lo stesso Lovobalavu trova una porta aperta e ci si infila, venendo abbattuto nell’ultimo uno contro uno con Porical e due compagni al largo sui quali poteva anche stringere. Al 20’, si registra la prima scossa offensiva dei catalani, dopo un’altra ricezione non perfetta di Porical sull’ennesimo calcio alto, stavolta di Wilkinson, che consente alla terza linea Bertrand Guiry si esplorare la profondità e ne esce un calcio di punizione che Porical però non trasforma (su dieci appuntamenti alla piazzola, sette andranno a buon fine). Si rimane sullo 0-3.
Gli errori gestuali si susseguono: passaggi forzati, trasmissioni affrettate e in poco spazio, incroci improbabili per mantenere il possesso. Mentre il motore in rimessa del Tolone è ben oliato, quello del Perpignan è difettoso. C’è un problema nella tattica dei padroni di casa: i ball carrier non hanno sostegno quando sono chiamati ad andare oltre e la sola stazza del Numero 8 Henry Tuilagi non può bastare a fare da leva, considerato che non tocca molti palloni. Ma è comunque un segnale, tanto che attorno al 26’ sposta le tende a ridosso dell’area di meta nemica, con una serie di raggruppamenti a terra ravvicinati che svaniscono con l’ovale rubato e spedito lontano da Mignoni.
Al 30’, Porical si ripresenta per un penalty dalla distanza che stavolta va a buon fine ed è il pareggio, giunto dopo il momentum che ha visto i catalani produrre la maggior mole di gioco. Tre minuti più tardi, Rolland ravvisa un tenuto a terra di Wliko appena oltre la metà campo e Porical ci ritenta, ma stavolta il calcio è corto. Come se non bastasse, arriva un altro giallo, stavolta all’altra seconda linea Robins Tchale-Watchou per un placcaggio alto ai danni dell’ex Wallabie George Smith sotto gli occhi del giudice di gara e Wilkinson punisce l’ingenuità per il 6-3 del Tolone al 33’. Situazione simile, stavolta è Bruno a commettere tenuto Porical pareggia il conto a tre dalla fine del primo tempo. Due volte in inferiorità numerica, due volte che Perpignan azzera il momentaneo vantaggio avversario. Peccato che non abbia la tempra per dare continuità al tutto. Piuttosto, al 39’ arriva la prima meta dell’incontro, firmata dall’australiano Smith intercetta la traiettoria di un calcio di liberazione dell’apertura Nicolas Laharrague dai propri 22: la terza linea allunga le braccia, stoppa il pallone e schiaccia in meta. La conversione di Wilko non va a segno e si va negli spogliatoi sull’11-6. 


Due gialli, poco possesso e per lo più frammentato. Il secondo tempo è un’altra storia, perché il Perpignan evidentemente realizza di essere chiamato a raddrizzare le cose e si scrolla di dosso la pressione che può nascere spontanea dall’avere tutti gli occhi puntati addosso, anche se sono quelli dei propri tifosi. Spinge immediatamente sull’acceleratore e guadagna un calcio di punizione per un fallo in ruck che consente a Porical di presentarsi per la quinta volta alla piazzola, nuovamente dalla distanza, e non commette errori per il -2. È un primo graffio, il secondo per poco non si materializza in tutta la sua profondità con una ripartenza decisa dai propri 22, con il guizzo di Laharrague che prosegue grazie ai sostegni prontamente presenti e infine ad azionarsi sono le gambe dell’ala Julien Candelon che sfugge ai placcatori e tenta un riciclo per il compagno Jean-Philiope Grandclaude, ma non va a buon fine. È però un altro Perpignan.
Laharrague tenta un drop da lontano, senza buon esito. Il lavoro certosino però prosegue nel migliore dei modi, dopo qualche istante di altro gioco rotto, quando l’orologio indica che siamo al 50’. Un minuto dopo, la sorte del quarto di finale è destinato a cambiare definitivamente, con la meta del trequarti Adrein Planté. Roba da manuale: driving maul che assorbe le guardie, poi il primo giocatore all’esterno servito dal mediano Florian Cazenave che va ed esplorare la linea difensiva e quindi via all’esterno, con l’ala che chiude al meglio la trasmissione. Rolland chiede il TMO sia per confermare la meta sia per valutare se la conversione di Porical sia dentro o meno ed è dentro. Al 51’ è 16-11.


Vero che i catalani sono più determinati e più compatti, ma il Tolone non è da meno in questa fase e non è un caso che la risposta arrivi a stretto giro di posta e abbia come protagonista la seconda linea Deam Schofield, uno dei migliori tra i suoi con il compagno di reparto Kris Chesney. I rossoneri recuperano palla sul drop di ripartenza, Schofield servito appena fuori dal raggruppamento a terra impatta su Nicolas Mas che non è affatto pronto e viene rimbalzato via, Schofield passa l’ovale a Joe van Niekerk che allunga le leve e marca sotto i pali per il controsorpasso del 16-18. Apparentemente è un duro colpo per i padroni di casa, che nel breve periodo – un paio di minuti – ne risentono, ma il libro di questa partita è destinato ad ospitare un nuovo capitolo, quello dell’indole a farsi del male degli avversari. Porical non trova i pali al 59’ dopo un tenuto dell’ala inglese Paul Sackey, entrato quattro minuti prima. Ma non c’è fretta, perché viene sanzionato l’ingresso laterale della prima linea pacifica arrivato dalla panchina Saimone Taumoepeanu al 63’ e dalla trequarti l’estremo riporta avanti il Perpignan di un punto. 


Sventolano le bandiere della Catalogna, sale la tensione e l’agonismo, materializzato in un bel placcaggio, di quelli come si deve del mediano Gavin Hume che sbatte a terra Lovobalavu e spegne un tentativo di attacco del Tolone. Al 68’ è invece un break del tallonatore Guilhem Guirado che consente di procurare un calcio di punizione nei 22 avversari e Porical non può fallire da posizione centrale, portando i suoi sul 22-18. Gli ospiti non vedono all’orizzonte la linea dei dieci metri dall’altra parte del campo da troppo tempo. Non hanno possesso e di conseguenza i suoi singoli non possono inventarsi granché e non basta l’inserimento di un doppio registra come Felipe Contepomi a fare da spalla a Wilkinson. Senza ovale tra le mani, non si va da nessuna parte. Si rimane inchiodati all’angolo, come al 72’, con una mischia ai cinque metri in attacco per il Perpignan: tutto nasce da un calcetto di David Melé, entrato al 61’ a numero 9. Mischia che si ripete, con la pelata di Perry Freshwater a farsi notare tra le altre teste in ballo. È lo stesso pilone a chiudere definitivamente i conti, con un pick and go dal timing perfetto ad un ciuffo dall’area di meta dopo l’ingaggio vinto dal pack arlecchino. Porical non sbaglia – figuriamoci, a questo punto – èd è 29-18.


Il resto scivola via con i consueti errori e con i catalani che amministrano la folata d’orgoglio degli avversari che partorisce la meta allo scadere di Fabien Cibray che Wilkinson converte per il risultato definitivo. Ma allo Stadio Olimpico è ormai partita la ola, il toro è stato matado e il tripudio sangre y oro suggella la festa in quella parte di penisola iberica che non è Spagna. È Catalogna.

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